Dotta conferenza sull’Intemelio Alpino, tenuta all’Aprosiana dal “neo academicu ventemigliusu” Werner Forner, dell’Università di Siegen
RENZO VILLA - 1990
Incontro dialettale ad alto livello, sabato 3 marzo1990, alla Civica
Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia per la conferenza «L’intemelio
alpino: una lingua sfrattata» tenuta dal Prof. Werner Forner, docente di
linguistica applicata all’Università di Siegen (Germania Federale) che,
per l'occasione, è stato insignito del titolo di «academicu
ventemigliusu».
Prima della conferenza, hanno preso la parola il Rettore dell’Academia
ventemigliusa de cultüra intemelia: Andrea Maccario e gli assessori alla
cultura del Comune di Ventimiglia e della Provincia di Imperia: Walter
Ravera e Lorenzo Viale.
Fra il pubblico erano presenti tutti (o quasi) i rappresentanti della
cultura dialettale intemelia: Emilio Azaretti, Don Guido Pastor, Rolland
Ghersi, presidente della S.a.h.m. di Mentone. Patrizia Scarsi, Joséphine
Sassi, studiosa della parlata di Breil, Massajoli e Lanteri per l’area
brigasca e, naturalmente, numerosi appassionati di dialetto della nostra
zona.
Dopo aver ringraziato tutti, il Prof. Forner, nel cui “curriculum”
figura una lunga serie di studi e pubblicazioni sui dialetti dell’area
intemelia, ha esordito ricordando l'importanza del dialetto come mezzo
di comunicazione familiare e sociale.
Quando, fra i gruppi, viene a mancare il dialetto, cade un importante
codice espressivo e si è costretti a ricorrere ad un sistema di
comunicazione artificiale come l’argot, cioè il gergo.
In Italia abbiamo avuto la fortuna di possedere un immenso patrimonio,
quello dei dialetti, che ha sempre rappresentato una forma di
bilinguismo naturale e autoctono, non quindi dovuto a provenienze
esterne.
Purtroppo non siamo riusciti a conservarlo come avrebbe meritato, anche
a causa di una politica scolastica che, a parte il periodo iniziale
della riforma Gentile-Lombardo Radice, è stata sempre piuttosto
dialettofoba.
Ma, entrando nel tema specifico della sua conferenza, il Prof. Forner ha
individuato nell’intemelio alpino, il vero e genuino sostrato del
dialetto dell’estremo Ponente ligure come espressione di una civiltà
rurale, contadina e pastorale.
E le parole-fossili ritrovate da Forner durante le sue ricerche
nell’area sono i reperti che documentano l’esistenza di una lingua oggi
in gran parte scomparsa.
Con tutto ciò, anche in epoche remote, si manifestava già la tendenza ad
una certa differenziazione linguistica fra i ceti sociali dei paesi nei
quali a un quartiere “alto” corrispondeva un dialetto “nobile” mentre
nei quartieri bassi si usava un linguaggio considerato inferiore.
In altri termini, un certo tipo di dialetto rappresentava per la Classe
economicamente più ricca una specie di status symbol sociale.
Con l’andare dei secoli, sotto la spinta evolutiva del progresso, si
verificò un’avvanzata della civiltà urbana proveniente dalla costa e, in
generale dalla periferia, diretta verso il centro dell’area intemelia.
È in questo senso che, sebbene impropriamente, secondo il Prof. Forner,
si può giungere a parlare di “sfratto” linguistico.
In realtà, il contrasto si tradusse in un fenomeno di integrazione fra i
due tipi di lingua che furono costretti a coesistere e quindi, per
restare nella metafora domiciliare, a coabitare.
Tutto ciò è stato dimostrato durante la “lezione” del Prof. Forner con
l’ausilio delle cartine geolinguistiche distribuite ai presenti e con
l’effettuazione di alcuni test finali per saggiare il grado di
conoscenza dei vari dialetti possedute dall’uditorio.
Infine alcuni utili consigli e raccomandazioni ai ricercatori, come, ad
esempio, questo: durante le inchieste condotte sul campo, non
accontentarsi mai delle parole isolate, ma richiederle sempre inserite
nei contesti e ciò per comprenderne meglio la funzione e il significato.
Una lingua, o un dialetto, non sono mai una semplice somma di parole, ma
sempre un sistema nel quale ogni singolo elemento svolge un compito ben
preciso e determinato.
LA
VOCE INTEMELIA
anno XLV n. 3 - marzo 1990
Da più di trent'anni è studioso delle varietà linguistiche della Liguria, fin dal 1975, pubblicava importanti lavori scientifici sui dialetti liguri. Poi ha maggiormente concentrato il suo interessamento alle parlate del Ponente e del Levante, con un grosso contributo alla definizione delle loro arée linguistiche. Essendo buon conoscitore della realtà storica e socio-culturale della Liguria, per necessità di studio, parla molti dialetti così bene e con vera passione da non sembrare neppure un forestiero, ma proprio un ligure d'adozione e vocazione.
Academicu ventemigliusu
WERNER FORNER
... auspicare che qualche istituzione locale si faccia promotrice della pubblicazione di tutte le ricerche di Werner Forner riguardanti il territorio ligure intemelio in unico volume e in traduzione italiana.
UN NUOVO STUDIO DI WERNER FORNER
SUI DIALETTI INTEMELI
Andrea CAPANO - 1991
La silloge di saggi: Sive Padis ripis Athesim seu propter Amoenum,
curata da J. Kramer ed edita ad Amburgo in omaggio all’insigne linguista
Giovan Battista Pellegrini, riporta, alle pagine 81-102, un nuovo
contributo alla conoscenza dei dialetti intemeli, opera di Werner Forner,
cattedratico di Siegen e membro dell’Academia Ventemigliusa. Il lavoro,
dal titolo: Relikte sigma tischer Pluralmarkierung und i-Umlaut im
liguri sch-okzi tanischen i-Ubergangsgebiet, discute, con ricchezza
di materiali di prima mano e prudenti argomentazioni scientifiche, la
questione della sopravvivenza di nominativi plurali latini in I nel
dominio ligure occidentale/occitano sud-orientale e della presenza (e
funzione) della metafonia nella stessa area.
Il fatto che anche questo studio che interessa direttamente la zona
intemelia sia redatto in una lingua poco conosciuta nella stessa ci
induce ad auspicare che qualche istituzione locale
si faccia promotrice della pubblicazione di tutte le ricerche di Werner
Forner riguardanti il territorio ligure intemelio in unico volume e in
traduzione italiana.
LA VOCE INTEMELIA
anno XLVI n. 10 - ottobre 1991