Alexander Ansted - Greto del Nervia sopra Isolabona - 1894

Alexander Ansted - Mentone da Levante - 1894

i Viaggiatori
hanno scritto ...
dei secoli XVIII e XIX,
nel "Grand Tour",
Sulla Zona Intemelia,

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Bòris Pasternàk, Dottor Zivago, 1957)
Poeta e romanziere russo, nato a Mosca nel 1890 e morto a Peredelkino nel 1960.

         ... Il luogo era incantevole ... Il profumo dei fiori, persistente e come smarrito nell’aria, era inchiodato dall’afa sulle aiuole. Come tutto gli ricordava Antibes e Bordighera ! ...

        Anche Ludovico Ariosto celebrò, in versi, le bellezze dell’estremo Ponente ligure. Nel primo dei “Cinque canti”, col passo dove descrive il viaggio della galea di Gano, dice: “Indi l’Alpe a sinistra apparea lunge / Che Italia in van dà barbari disgiunge, / Indi i monti Ligustici, e Riviera / Che con aranci e sempre verdi mirti / Quasi avendo perpetua primavera, / Sparge per l’aria i bene olenti spirti”.

PRESENTAZIONE

      Il Grand Tour era un lungo viaggio nell’Europa continentale effettuato dai ricchi giovani dell’aristocrazia britannica a partire dal XVII secolo e destinato a perfezionare la loro educazione. Il viaggio poteva durare dai pochi mesi fino ad otto anni.
        Le destinazioni principali erano la Francia, l’Olanda, la Germania, ma aveva come obiettivo privilegiato l’Italia, verso Roma in particolare, e di norma includeva le tappe di Venezia, Firenze, Bologna, Napoli e qualche volta  anche la Sicilia.
        La Francia rappresentava il vertice dello stile e della sofisticazione, così i giovani andavano là per liberarsi del loro comportamento anglosassone per accedere ai comportamenti della aristocrazia continentale; così da poter visionare liberamente le bellezze paesaggistiche mediterranee e non solo.

       Sotto l’occhio attento di un tutore, curato dalle attenzioni di un valletto, il giovane, a Parigi, cancellava tutte le tracce esteriori del precedente Britannico, con l'acquisto d'un guardaroba completamente francese.
       Vestito come un raffinato continentale si introduceva nella società francese, poi come turista andava a Digione, Lione e infine Marsiglia. Dalla Provenza, per raggiungere l'Italia, sovente transitava per la Costa Azzurra e la Riviera di Ponente, inviando a casa delle raffinate descrizioni.

        Anche durante il XIX secolo, gran parte dei giovani europei nordici istruiti fecero il Grand Tour. Più tardi, divenne alla moda anche per le donne giovani. Un viaggio in Italia con la zia nubile in qualità di chaperon faceva parte della formazione della signora d’alto ceto.
         L’espressione Grand Tour, sembra abbia fatto la sua comparsa sulla guida An Italian Voyage di Richerd Lassel edita nel 1698. Il successo del libro di Thomas Coryat: Coryat’s Crudities è considerato come l’inizio della mania per Grand Tour.
         La pratica del Grand Tour divenne meno frequente durante la Rivoluzione francese, ma riprese con la Restaurazione, anche se con tono minore.
         Nello stesso periodo, anche molti scrittori "italiani" sono transitati o hanno dimorato in questa Zona di confine, non per turismo, lasciando descrizioni appropriate.
           Ecco dunque le caratterizzazioni che interessarono la Zona Intemelia, quelle che contribuirono a portare Thomas Hanbury in Costa Azzurra, a cercare il suo "Giardino".

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Tobias George Smollet, Travels through France and Italy ..., 1765
Romanziere inglese, nato a Dalquhurn nel 1721, morto a Livorno nel 1771.
Chirurgo di Marina nelle Indie, visitò Francia e Italia.

         Il genovesato comincia a Ventimiglia, altra città costiera che dista venti miglia da Nizza; (questa circostanza le dette il nome.) Dopo aver passato le città di Monaco, Mentone, Ventimiglia e parecchi altri luoghi di minore importanza che si stendono lungo la riva, ci dirigemmo verso San Martino, con un venticello favorevole, e avremmo potuto percorrere altre venti miglia prima del cader della notte, se le donne non fossero state assalite dal mal di mare e dalla paura per l’agitarsi dei flutti. Il signor R. ne fu così sconvolto, che pregò in segreto il padrone di prender terra a Sanremo, col pretesto che in nessun altro luogo, fino a Noli, quaranta miglia lontana, avremmo potuto trovare un albergo decente. Sbarcammo, dunque, e fummo condotti alla Posta che, a quanto ci assicurava il nostro gondoliere, era il miglior albergo della Riviera.

Valery Larbaud, Ex voto: San Zorzo
Poeta e romanziere francese, nato a Vichy nel 1881 e mortovi nel 1957.

       Più in alto la strada conduce, attraverso valli e altipiani, attraverso curve orlanti precipizi e cingenti le Alpi, alle severe e brumose frontiere d’una Liguria imprevedibile; eppure è lo stesso territorio, dove si parla la stessa lingua, dove i villaggi e le cittadine - come l’antica Ventimiglia e l’autentica Bordighera - sono formati da edifici ammassati verticalmente, uniti tra di loro da archi di pietra per dare origine a strade bordate da profondi corridoi ombrosi sotto un cielo spezzettato in tanti tagli d’azzurro. Non un villaggio, e neppure una cittadina, ma un solo palazzo di trenta piani e una sola lunga facciata volta a pieno mezzogiorno.
        Che senso dello spazio e della prospettiva ! Che gioco sapiente di piani inclinati e orizzontali ! Si perde la nozione del suolo e dei suoi rilievi, qui più domati ed urbanizzati che in nessuna altra parte del mondo. Ogni svolta scopre elementi inaspettati, e la stradicciola, lanciata come una scala di corda, sbocca sul piazzale di una cittadina pianeggiante.

Camillo Sbarbaro, Trucioli, 1914-16
Nato a Santa Margherita, il 12 gennaio 1888, dal 1951 a Spotorno, moriva a Savona il 31 ottobre 1967.

         C’è nel fungajo di case di Ventimiglia vecchia un’antica chiesetta. Una notte che vagando sbucai su una piazza, essa m’apparì staccata su un cielo più celeste che di giorno dove una grande luna faceva di madreperla un gregge di nuvolette ammonticchiate e leggere. Non c’era che questo: ma la luna dava al luogo un aspetto così stupito che pareva di vivere in un’antica stampa.
        Un bambino, che passava per mano d’una donna, alla vista del cielo s’impuntò, smaniando alla luna come verso un giocattolo nuovo; e i due si fermarono in mezzo alla piazza con esclamazioni di meraviglia.
        Uno, rasentando il gruppo di premura, volle dir solo: Cielo a pani se non piove oggi piove domani; ma, fatti altri due passi, anche lui s’arrestò a viso in su, colto da stupore.
        Questo ricordo avrà virtù di farmi sorridere chi sa fra quant’anni ancora.

Marguerite Gardiner Power Blessington, The idler in Italy, 1823
Contessa scrittrice inglese, nata a Knockbrit nel 1789, morta a Parigi nel 1849.

         Nello scenario della strada lungo la Cornice, la varietà è pari alla bellezza. In alcuni punti, il ricco e fertile paesaggio lascia il posto a tratti dove nient’altro è visibile eccetto il mare, le sabbie e le alte rocce che sorgono come una barriera a difendere la terra. Spesso queste rocce sono alte più di seicento piedi, il loro colore è un rosso intenso mescolato con il nero e il grigio chiaro e l’ensemble appare magnifico sotto la luce lunare. Ne vegetazione erbacea ne alberi interrompono per due o tre miglia la sublime grandezza della scena.
         Solo qualche aloe selvatica, che cresce prodigiosamente alta, spunta tra le fenditure delle rocce e aumenta l’effetto pittoresco.

Henry Alford, The Riviera ... . 1869)
Sacerdote, poeta inglese, nato a Londra nel 1810, morto a Canterbury nel 1871.

          ... passato il promontorio di Santa Croce, incontriamo di nuovo una successione di brulle salite e discese e la strada diventa poco interessante, a parte gli splendori sempre nuovi del mare. Comunque, procedendo, un altro notevole paesaggio si para davanti a noi e ci colpisce. Se la giornata è limpida, l’occhio può cogliere, da San Remo in avanti, la sfumata linea delle lontanissime montagne, che sale gradualmente verso l’orizzonte orientale.
        È l’opposta costa italiana che ora comincia a mostrarsi nitidamente ...

Bruno Barilli, Lo Stivale, 1952
Musicista e letterato, nato a Fano nel 1880 e morto a Roma nel 1952

         Secondo il giudizio di un pittore, Bordighera è sul traguardo della luce. La luce, elemento indispensabile per veder chiaro fuori e dentro di noi; per fugare le inquietudini trasognate e distendere i nostri nervi.
         Ogni cosa brilla di luce propria: precisa nel disegno e nel colore - direi quasi che qui la natura, rassicurata, riposa in un fluido chiaroveggente - noi ci sentiamo edotti senza riflettere, ossia illuminati, e in comunicazione perfetta di immagini e di sentimento col mondo trasparente e vaghissimo che ci circonda e ci assedia da ogni lato.
         Dunque qui siamo sul traguardo della luce. Lo ha detto un acquarellista ...
         Luce bionda che fluisce perenne nell’aria tenera e giovane. (A Bordighera è come se fossero sempre le otto del mattino). A quest’aria infantile rispondono gli innumerevoli fiori che sono il linguaggio muto, l’espressione sincera, la confessione di questa terra ligure.
         Imbevuta di sale e di luce, l’atmosfera vien senza fretta, con un sussurro di seta, dal largo dei profondi orizzonti mediterranei, a carezzare le coste e i giardini, e si muove diffusa nell’ampio cielo di smalto, creando il così detto «clima incantato» della Riviera...
         L’aria buona è il miglior nutrimento - o sì, specialmente se stuzzica l’appetito.
          E qui c’è aria buona: non solo per i malati di petto ma anche per quelli più numerosi e fortunati che godono di una salute di ferro. E di quest’ultima categoria sono altrettanti campioni i felici abitanti di Bordighera, marinai e montanari nello stesso tempo.
         La neve, il deserto, i ghiacciai incombono su Bordighera, eppure la temperatura è tale da far supporre che ci sian, dietro le rocce, delle stufe; fra gli scogli, dei termosifoni; e dei radiatori, nel mare.
         Si potrebbe quasi dubitare che l’accumulazione di salute e di forze non diventi qui, col riposo e l’inazione, una specie di malattia. I malati cominciano a guarire a guarire a guarire (come diceva Ferravilla) e non fermandosi più passano il segno, e stan correndo il rischio di sentirsi male un’altra volta per eccesso di salute.
         Il soverchio rompe il coperchio - così l’essere molto ricco e il non aver occasione di spendere, può farci apparir l’esistenza una condizione difficile e addirittura disperata.
         Ma avvertiamo subito che i sardanapali non si troverebbero nell’imbarazzo: San Remo e il suo Casino sono a due passi ...

Blasco Vicente Ibàñez, En el pais del arte, 1896
Scrittore spagnolo, nato a Valencia nel 1867, morto a Mentone nel 1928.

       ... Sfilano le Alpi Marittime. Sono avvolte nella nebbia e sui loro pendii si scorge il multicolore mosaico degli chalets francesi e delle ville italiane.
       Con le sue poetiche spiagge ecco Sanremo, dove il defunto imperatore di Germania Federico Guglielmo lanciava gli strali del suo mortale dolore. E poi, al calar della sera, ghirlande di luci, yachts di ricconi che fanno rotta per Montecarlo.
       ... Dalla costa viene un rumore continuo di vita come se questa fosse un paese ininterrotto.

Edward Wright, Some descriptions made in travelling
through France, Italy ecc. in the years
1720, 1721, and 1722. - 1730)
Cartografo inglese, nato a nel 169 e morto nel 17.

         Dato che il vento era contrario e il capitano non ci dava grandi speranze di un cambiamento, ritirai da bordo i miei bagagli, ingaggiai una guida, presi in affitto una coppia di muli e sabato, 12 maggio, partii da San Remo per Genova. Un viaggio di tre giorni, novanta miglia, che è un po’ come lo stato di quelle strade: buono o pessimo, ma spesso più questo che quello.
         Generalmente il sentiero, strettissimo e molto sconnesso, corre sulla cima di altissime montagne, i precipizi sono scoscesi, in alcuni punti quasi perpendicolari, che profondità ! Basterebbe anche un piccolo tratto per sistemare chi fosse così sfortunato da cadere giù con un passo falso. Tuttavia i nostri animali dal piede sicuro si comportavano sul sentiero non diversamente che se fosse stato perfettamente pianeggiante, noi però fummo talvolta costretti ad arrampicarci dove nessuno, tranne i muli e le capre, poteva arrivare. Sotto, sulla destra, il Mediterraneo ci accompagnava lungo tutto il cammino e si infrangeva contro la costa con una forza tale che il rumore ricordava il tuono; le enormi ondate che mugghiando spingevano avanti una grande quantità di ciottoli, producendo all’urto finale un vero boato, mi facevano rammentare i racconti, quasi certamente veritieri, che avevo letto, a proposito delle cateratte del Nilo, che rendevano sordi gli abitanti delle zone vicine.
           Quando le onde incontravano rocce sulla spiaggia che offrivano resistenza, pioveva come da un’altezza di alcuni campanili. L’altura lungo cui calcavo mi offriva una varietà di panorami e molti di questi non erano sgradevoli. Alcuni luoghi, spesso abbastanza romantici, sarebbero stati bellissimi posti per dei castelli incantati.

Jean-Louis-Charles Garnier, I soggetti artistici di Bordighera, 1883
Architetto, nato a Parigi nel 1825 e mortovi nel 1898.
Ha progettato il teatro dell’Opera di Montecarlo, nel 1878.

     Gli artisti, di solito, non amano che vengano loro indicati preventivamente i soggetti che possono prestarsi alla composizione dei loro quadri e dei loro disegni; essi amano piuttosto vagare alla ventura e scoprire da soli quei piccoli angoli che trasporranno poi con amore sulle tele. Se tutti gli artisti che vengono a Bordighera dovessero soggiornarvi abbastanza a lungo, mi guarderei bene dall’anticipare loro le impressioni e lascerei che si facessero condurre dal caso, dato che sicuramente l’intuito artistico li porterebbe nei punti più suggestivi. Ma è possibile anche che qualche pittore o soltanto qualche amante del bello non faccia che attraversare il paese; può darsi allora che essi passino nei pressi di angoli affascinanti oppure di luoghi caratteristici, senza dubitare neppure che esistano. Da ciò può nascere la privazione di una grande gioia spirituale e un ricordo di Bordighera meno vivo di quanto potrebbe essere.
        Sono sicuro quindi di rendere un favore agli artisti di passaggio e agli amanti del pittoresco che non si sarebbero fermati in questo bell’angolo del mondo, indicando loro le località che devono conoscere, se vogliono fissare nei loro pensieri, se non sulle tele o sugli album di viaggio, i mille motivi così strani e così tipici che fanno di Bordighera una città del tutto singolare.
        In effetti Bordighera è più Palestina che Italia e, senza attraversare il mare, si può volentieri immaginare, percorrendo la città vecchia e i suoi dintorni, di essere trasportati nell’Oriente biblico e perfino, in certi punti, nel paese dei faraoni

Joseph von Scheffel, Bordighera, 1856
Poeta tedesco, nato a Karlsruhe nel 1826 e mortovi nel 1886.

       Dodici palme alzavansi alla sponda
del mar da torno a un vecchio pozzo. Andava
stridulo il carro nella sabbia fonda,
il sole in lontananza si abbassava,
tutto taceva. Il mare di scarlatto
la sera incominciava a colorire,
quando la Morte apparvemi d’un tratto:
così che mi credetti di morire.
I palpiti del cuor s’eran fermati,
s’era fermato il sangue. Già svenivo.
Alle refrigeranti ombre, turbati,
gli amici mi traevano mal vivo.
Placido dissi allor: «Ch’io sia lasciato
qui ! Ne più mi parlate di partenza.
Nessun in patria di me si è curato:
possono anche del cenere far senza.
Qui mi splende l’antico oro e l’azzurro
che il giovami dolore mi addolciva.

William Scott, Rock villages of the Rivera, 1898
Romanziere, nato a nel 1881 e morto nel 1957.

         La prima valle che s’incontra ad ovest di Bordighera, presenta sul suo versante occidentale i villaggi di Borghetto (dal quale la valle prende il nome) e Vallebona, mentre sulla dorsale del versante opposto, a circa metà strada tra questi due abitati, siede Sasso che, a sua volta, da il nome alla vallata che si apre ad est di Bordighera.
         La prima valle è stretta e sinuosa e le colline di entrambi i versanti sono ripide e quasi completamente ricoperte di ulivi, suddivise in terrazzamenti con muri a secco di rozza fattura. Qua e là, vicino al letto del torrente, crescono abbondanti le canne, e le fasce soprastanti risultano intensamente coltivate a vigna.
         Una strada corre lungo il sassoso letto del piccolo corso d’acqua, alimentato in inverno ma pressoché asciutto in estate; e tale strada continua fino a raggiungere la ripida mulattiera che conduce al villaggio. Le vetture devono svoltare a sinistra, a circa metà percorso, dove si dirama una nuova strada che, mediante un moderato pendio, si alza sulla collina tra gli alberi di ulivo e le fasce coltivate, fino alla parte più alta del villaggio, dominata dalle due chiese, per proseguire poi verso Vallebona, ove ha fine.
         Il vino del villaggio merita più di una semplice menzione, ed è uno dei migliori prodotti del distretto, ma i visitatori non dovrebbero giudicarlo dai semplici assaggi abitualmente serviti negli alberghi sotto il nome di «vino del Borghetto». La qualità migliore è il vino rosso, che possiede un peculiare e delizioso aroma; ma vi è pure un piacevole e chiaro vino bianco il quale, simile agli altri vini bianchi della regione, basta a mantere in buona salute.

Charles de Brosses, Lettres écrites d’Italie, 1739
Letterato e giurista francese, nato a Digione nel 1709 e mortovi nel 1777;
Presidente del Parlamento di Borgogna, in viaggio con Jean de Sainte-Palaye.

       Passammo in vista di Villafranca, piccola fortezza del duca di Savoia. Fu lì che il vento cominciò a darci noia, e non accennava a smettere. Fummo costretti ad accostare, e a riva ci facemmo un pranzo delizioso con una zuppa all’olio; ma appena risaliti a bordo, ci attanagliò il mal di mare con tutte le sue conseguenze. Fui io a cominciare il rito, ed ebbi il vantaggio di essere l’ultimo a terminarlo. Sono stato peggio tra tutti, e solo Lacurne se l’è cavata senza danni allo stomaco. I nostri lamenti erano una cosa eccezionale; e soprattutto Loppin rimpiangeva l’ora che si era mosso da tanto lontano per rendere dei popoli stranieri testimoni della sua debolezza ...
         Tuttavia superammo Monaco, brutta cittadina celebrata a torto, tranne che per una gran fortezza appollaiata su un picco liscio, dove si trova anche il palazzo del principe di Monaco, assai bello. Il re vi tiene una guarnigione francese ...
       Poi Roquebrune, Mentone, bella cittadina del principato di Monaco, nei pressi della quale il principe ha la sua casa di campagna. Quindi Ventimiglia, di cui il vostro umile servo non vi dirà nulla, perché in quel momento era occupato a dar da mangiare alle sardine.
         A mio parere, il vomito è il minore dei mali che da il mare; quello che si sopporta meno facilmente è la depressione dell’animo, da farti giungere al punto che non volgeresti il capo per salvarti la vita, e l’odore atroce che il mare ti butta sul naso. Finalmente la bonaccia succedette al vento contrario, e i nostri marinai, invece di mettersi a remare, accostarono a riva, presso un brutto buco di nome Speretti, dove considerammo una fortuna trovare dei polli a 50 soldi l’uno, per rimetterci con un po’ di brodo. Io non sono di quelli che trovano sollievo a rimettere i piedi sulla terra, anzi il mio male raddoppiava; avevo concepito tale orrore per il mare, che non lo potevo neppure guardare.
        Dopo aver superato Sanremo, graziosissima cittadina costruita su un pan di zucchero, i nostri marinai ci sbarcarono sotto un oliveto, dove ci toccò restare per quindici ore a sbadigliare alle cornacchie. Questo è il tempo che si risparmia ad andare a Genova via mare; bisogna essere dei pazzi per prendere un’altra strada che non sia quella del Piemonte, quando si va in Italia. A notte, risalimmo a bordo; giusto per fare a forza di braccia una mezza lega e andare a dormire a Santo Stefano, dove, per aver mangiato, al prezzo di una pistola, in giorno di magro, una vecchia gallina ammazzata apposta per noi, il curato ci venne a fare un predicozzo, quasi non avessimo fatto penitenza ipso facto. Mi sdraiai sotto una tavola e mi addormentai cullato dalle litanie della Vergine intonate da un centinaio di ragazzi sull’aria di quei suonatori di corno che Coeur-de-Roy imita tanto bene.

Eduard Adolf Strasburger, Impressioni di un botanico, 1944)
Tedesco, nato a Varschau nel 1844 e morto a Bonn nel 1912.

Fiori nell’uliveto
           Gli uliveti, attraverso i quali si passa andando da Bordighera vecchia a Sasso, sono di una rara bellezza. Essi nascondono tronchi vecchi e nodosi che spesso poggiano su parecchi sostegni, come su grucce. Ci si indugia involontariamente davanti a queste piante e si ammira in pari tempo il contrasto con cui le corone ombrose si stagliano contro l’azzurro splendente del cielo e del mare. Un simile uliveto è stupendamente bello alla sera quando c’è luna piena. Le foglie d’un grigio pallido, splendono allora così vivacemente, che ad ogni colpo di vento sembrano farsi d’argento. Anche la lunga fascia lunare sul mare appare quasi viva; si culla sulle onde dondolando nel suo cammino e si rompe sulla spiaggia in bianca schiuma.

Joseph Autran, Italie et sémaine Sainte a Rome, 1840
Poeta e drammaturgo francese, nato a Marsiglia nel 1813 e mortovi nel 1877.

         Il 5 aprile 1840 fu uno dei giorni felici della mia giovinezza. Mi imbarcai sul Faramondo una delle più belle navi a vapore del Mediterraneo e partii per l’Italia: andavo a visitare le città più belle della penisola e a passare la settimana santa a Roma.
         Durante la notte, salii venti volte sul ponte per vedere, attraverso le ombre, la costa che si profilava: era già la costa italiana. Portata dai cavalli invisibili attaccati alla sua prua, la nave volava sul mare. Venne il mattino e la nave bordeggiava in modo che potevo distinguere bene la costa e gustarne persino i profumi. Di quando in quando leggere barche a vela triangolare ci passavano accanto e nell’aria mattutina udivo il canto sonoro dei pescatori italiani. Non mi stancavo di guardare.
         A destra si stendeva il mare, illuminata la cresta delle onde dalle luci del mattino, a sinistra si stendeva la costa che, da Nizza a Genova, offre magnifici paesaggi dominati dalle creste degli Appennini bianche di neve. Foreste, colli arrotondati o rudi, villaggi ai piedi della montagna o arrampicati sul pendio, si dipingevano ai miei occhi. Ad ogni istante i colori e le forme mutavano; appena avevo guardato un paese aggrappato alla costa, gruppo di case bianche sorvegliato da un agile campanile sepolto in mezzo ai pini, che un altro usciva da una ansa marina e mi veniva incontro. Tutti avevano un bel nome: Santo Stefano, San Remo, Albenga, Albissola.

Ugo Foscolo, Le ultime lettere di Jacopo Ortis, 1802
      Nato a Zante nel 1778, morto a Londra nel 1827.

         Ho vagato per queste montagne. Non v’è albero, non tugurio, non erba. Tutto bronchi; aspri e lividi macigni; e qua e là molte croci che segnano il sito de’ viandanti assassinati. Là giù il Roia, un torrente che quando si disfanno i ghiacci precipita dalle viscere delle Alpi, e per gran tratto ha spaccato in due questa immensa montagna. V’è un ponte presso la marina che ricongiunge il sentiero. Mi sono fermato su quel ponte, e ho spinto gli occhi sin dove può giungere la vista; e percorrendo due argini di altissime rupi e di burroni cavernosi, appena si vedono imposte sulle cervici dell’Alpi altre Alpi di neve che s’immergono nel Cielo e tutto biancheggia e si confonde da quelle spalancate Alpi cala e passeggia ondeggiando la tramontana, e per quelle fauci invade il Mediterraneo. La Natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo regno tutti i viventi.

J.F. Albanis Beaumont, Travels through the Maritime Alps, 1795.
Letterato francese, nato a Chembéry nel 1755 e mortovi nel 1812.

Attraverso il Colle di Tenda
          «Una catena di stupende montagne, che si spingono da Sud verso Est, si presentano all’occhio dello spettatore attonito; i loro picchi aridi e impervi formano un paesaggio triste e malinconico che appare però, in qualche modo, variato e rallegrato dalla visione del mare, le cui acque azzurre, sullo sfondo, spuntano tra le scoscese indistinte vette, che serrano, con i loro colori di porpora, l’orizzonte».

William Brockedon, Illustrations of the Passes of the Alpes ..., Londra 1828-29
Pittore inglese, nato a Londra nel 1787 e mortovi nel 1854.

          La tristezza sperimentata lungo lo sterile litorale che da Porto Maurizio conduce a Sanremo viene compensata dalle fantastiche forme delle scogliere di Ventimiglia o dai fitti nodi del fico indiano che insieme ai rami delle palme offre all’ambiente un aspetto asiatico. E ancora a Ponte San Luigi vuoi rendersi conto dell’arco gettato attraverso lo “spaventoso dirupo dei Balzi Rossi, scende nella gola ed entra, sorpreso, in un minuscolo vigneto, caverne misteriose si aprono di fronte, mentre il bordo del precipizio, piacevolmente ombreggiato da un delizioso moscato profuma dei fiori di gelsomino che cresce rigoglioso intorno.

Davide Bertolotti, Viaggio nella Liguria Marittima, Torino 1834
              Letterato, nato a Torino nel 1784 e mortovi nel 1860.

         Mezzo miglio a est di Mentone e di nuovo sugli stati Sardi, la strada Ligustica arriva al ponte di San Luigi. Uno straniero diceva: Io vorrei che in capo a questo ponte si mettesse una lapide con quest’iscrizione “Fermati, o viatore, ed ammira come la natura qui abbia sfoggiato in capricci, e come l’arte industriosamente siasi travagliata a domarla".
         E rocce strane, acute, traforate, intagliate, isolate, pendenti, un torrente cascante, spumante, un abisso di ottanta metri di altezza, ecco il luogo ove con un solo arco della corda di 22 metri il ponte di San Luigi, fatto di bellissime pietre riquadrate, con erculeo lavoro congiunge la strada. Non meno svelto che saldo, esso spicca maravigliosamente per quanto gli sta intorno, o si scerne in lontano. Ha nel mezzo dell’aereo spazio ch’ei copre, un vecchio acquedotto, a sinistra un orto di limoni, le cui frutta d’oro pallido contrastano coi balzi rossi del fondo, dalle cui fessure spuntano senza numero le piante del mezzogiorno.

         ... dopo aver lasciato Mentone ...... In cima alla salita siede lietamente collocato un villaggio, indi la strada si di china in un seno ov’è alquanto di pianura, coltivato a guisa di ridente giardino. Costà si conforta l’animo all’aspetto di una casa quadra, dipinta, con grandi camere, col tetto acuminato, coperto di lastre di ardesia. Essa è la prima casa genovese che dal Varo in qua si rincontri, e sorge gioconda foriera dei mille palagi che procedendo sino oltre Sarzana troveremo abbellire i poggi e le spiaggie.

Davide Bertolotti : tomo primo lettera XXIII da Mentone a Ventimiglia a pag. 340.

         La costiera occidentale, dal Varo alla Valle d’Albenga è un continuo oliveto. L’uomo del Nord ama l’olivo, perché indizio d’un clima più fortunato. Ma la monotonia del suo smorto fogliame, quando non è interrotta da più vivaci tinte di verde, riesce spiacevole agli occhi e causa di mestizia all’animo. Ciò si scorge particolarmente nella provincia di Oneglia, ove regna senza compagni l’olivo. Ma nei dintorni di Nizza i frequenti giardini e le valli irrigate interrompono l’uniformità ... A Mentone, a San Remo, i limoni, gli aranci, i cedri sfoggiano l’oro pallido e l’oro carico dei loro pomi in mezzo alle verdissime e lucenti loro foglie. Ed a Bordighera, come ancora a San Remo, l’elegante palma consola gli sguardi con la sua vaghezza orientale. I vigneti in quel lungo tratto di Riviera ora son rari, ora mancano affatto.

Hugh Macmillan, Rivisita “The Riviera”. Londra, 1892
Libraio ed editore inglese, nato a Irvine nel 1818, morto a Londra nel 1896.

        Partendo da Mentone, la strada della “Cornice” sale gradualmente dalla spiaggia fino a giungere sopra “the Red Rocks” al cui interno sono situate le caverne degli uomini preistorici... A circa un miglio e mezzo da Mentone, la strada attraversa la gola di St. Louis, situata fra le montagne del Berçeau e Belenda. Questa gola è una stretta fenditura profonda circa 400 piedi sul fondo della quale, durante piogge abbondanti, un torrente impetuoso ruggisce spumeggiante.
        Essa è attraversata, a circa 150 piedi dal livello dell’acqua, da un moderno ponte ad ampio arco singolo, che appare molto areato e pittoresco se osservato da una certa distanza. Esso è reso ancora più caratteristico dalle rovine di un antico acquedotto, incastonato fra il corso del torrente ed il ponte, dal quale l’acqua veniva anticamente condotta verso qualche frantoio.
        Le rocce, che torreggiano ripide su entrambi i lati, sono vistosamente glabre di vegetazione ed aspre; mentre lo sguardo passa con un fremito dalle bianche ed aride vette, rese ancor più abbaglianti dal forte riverbero del sole, in basso verso gli argini nel freddo ed oscuro strapiombo.
       Oggi questa strana gola delimita il vero e ben definito confine tra Francia e Italia. Se ci si trova nel mezzo di quel ponte, si può mettere un piede nel primo paese e l’altro piede nel secondo. I doganieri italiani hanno la loro casa doganale su di un lato della strada, al si sotto del ponte, abbarbicata sulla parte più alta delle erte rocce, che contengono, immediatamente al di sotto, quattro delle principali caverne summenzionate; la casa doganale francese è invece posta molto vicino a Mentone, in modo da evitare qualsiasi possibilità di contatto.
        Sotto la stazione italiana, un sentiero sassoso molto frequentato si separa dalla strada per condurre al famoso giardino del Dott. Bennet, che tu il primo a decantare ai visitatori inglesi il fascino di Mentone quale lido salutare; infatti si può ben dire che fu lui a fare Mentone, come Lord Brougham fece Cannes e Smollet Nizza.
        Il giardino è posto sui fianchi terrazzati della montagna scoscesa ed è uno dei più significativi esempi del trionfo dell’ingegno e della perseveranza sulle difficoltà quasi insuperabili.
Le nude ed aride rocce, roventi sotto la calda luce del sole, sono state rese verdeggianti e prospere della più svariata e florida vegetazione esotica grazie ad un elaborato sistema di irrigazione ed ad un terreno artificiale.
         Il giardino è aperto a tutti, e nei lunghi viali ornati di vigneti e rampicanti, le cui forme, tinte e profumi addolciscono tutte le facoltà sensoriali, fra le aiuole di rari e brillanti fiori ed accanto ad una fontana avvolta nella bellezza, che diffonde freschezza e luce tutt’intorno con il suo mormorio d’acqua, un paio di ore voleranno via con magica rapidità.
        Nella tenuta, un’antica torre saracena, un tempo utilizzata come posto di guardia quando le incursioni dei barbari pirati terrorizzavano gli abitanti di questa splendida costa, domina l’ampio panorama di Mentone e Monaco, le cui svariate bellezze di forme e colori, terra e mare, rapiscono lo sguardo e lasciano lo spettatore incantato.
        Sopra il giardino, ripidi e accidentati sentieri conducono a terrazze rigogliose di ulivi ed alberi di limone, ed attraverso selvagge ed aspre rocce portano al curioso antico villaggio di Grimaldi, che sta sopra Belenda, con la sua chiesa e campanile che spiccano pittorescamente dagli ulivi.
        Sui torridi e vertiginosi precipizi accanto ad esso, si può godere di una veduta più ampia ed ugualmente splendida, che mentre prima era catturata da curve ed orizzonti verso meravigliosi paesaggi immaginari al di là di essi, ora osserva tutto ciò che è da vedere, l’ampia distesa del mare e la costa da Esterel a Sanremo; e molta della bellezza, che dal mistero e dalla bramosia dipende, è dunque svanita”.

John Ruskin, Viaggi in Italia, Firenze, 1985
Architetto inglese, nato a Londra nel 1819 e mortovi nel 1900.

         All’alba pesanti nubi attorno a tutto l’orizzonte, nell’atto di cedere ad una bella giornata, con il color rosa che avanza celermente sui crepacci occidentali. Pont Saint Louis, un miglio fuori Mentone, a cavallo di un terribile baratro con sotto un arcuato acquedotto e la strada che costeggia il mare; i pendii delle colline coperti di palme, che crescono lussureggianti in vicinanza del mare; ulivi ed aranci come sempre.

Alexander Ansted, The Riviera, Londra, 1894)
Pittore inglese, nato a Floride nel 1808 e mortovi nel 1894.

          Vicino a certe rocce calcaree, le Red Rocks, così chiamate dalla ricchezza del colore che prendono quando si alza la luce del sole e che è veramente notevole, vi è un piccolo tratto dell’antica via romana e al di sopra di essa vi sono le celebri Caverne delle Ossa.

Giacomo Navone “Passeggiata per la Liguria occidentale” 1827.
Poeta e romanziere, nato a nel 1800 e morto nel 19xx. (lettera XIV)

         “... Ad un quarto d’ora dalla città, entrammo nella pianura di Latte, ... con case di villeggiatura in buon numero. Certo Procilla, la saggia madre di Agricola, elegger non potea località migliore, per passare l’autunnale stagione, sì per l’amenità del suolo, che per la salubrità dell’aere... “
          “Vallecrosia, ... villaggio di 500 persone ... le terre attorno al Torrione sono coperte di vigne e d’oliveti”.

Manoscritto del 1754.

        “A un miglio e mezzo dalla città avvi un seno che Latte si appella il quale in amena pianura distendesi e d’in collina tratto si alza, onde i patrizi ed altri ancora l’hanno scelto a loro villeggiatura. ... Quindi le ville con proprietà tenute e li giardini a varie frutta messi. ... Le fabbriche sono nel vero grandi ed in moltitudine unde ... veggendovi li palazzi e li casini ne traggono i passeggeri maraviglia e diletto .....”

Sbarbaro a Ventimiglia
 rivista il: 10 aprile 2012
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