peristilio del portale, nella
Cattedrale
di Ventimiglia
La stella a sette punte sul
|
"Sola", stella a sette punte.
Portale della Cattedrale di Amiens
da Fulcanelli
STORIA DELLA CITTÁ DI VENTIMIGLIA
SIMBOLI DELLA SCIENZA SACRA
CALENDARIO
DIZIONARIO DEI SIMBOLI
I L L I N G U A G G I O D E L L A D E A
LE STAGIONI DEL CIELO
DIZIONARIO DEI NOMI
LA CHIAVE DI HIRAM
P L A N E T A R I O
L’ASTROLOGIA E LE ARTI DIVINATORIE
Eredi Ghislini - Oneglia 1886
Mondadori - Milano 1975
Rusconi - Milano 1988
BUR Dizionari Rizzoli - Milano 1989
Fratelli Stianti - Firenze 1991
Mondadori - Milano 1991
Mondadori - Milano 1992
Mondadori - Milano 1998
Mondadori - Milano 1998
DeAgostini - Novara 1998
Girolamo Rossi
R. Guenon
A. Cattabiani
J. Chevalier -
A. Gheerbran
Marija Gimbutas
C. Baroni -
R. Gianni
Selene
C. Knight -
R. Lomas
A. Cattabiani
A.A.V.V.
DOCUMENTI:
A pagina 78, della sua Storia
ventimigliese. Girolamo Rossi scrive: -“Quanta dovesse essere perciò la
ricchezza di non poche famiglie ed il benessere generale d’ogni ordine, di
cittadini, della nostra città, appariva in modo particolare nella festa più
grande dell’anno, che ricorreva ai 15 di agosto, dedicata a Nostra Signora
Assunta, festa già della Federazione latina, che comincia in Roma il 13 di
agosto presso il tempio di Diana sull’Aventino e a Ventimiglia lo stesso
giorno presso il tempio di Giunone. Allorché il cristianesimo si fece
trionfante nella nostra città, si mutò il nome della divinità pagana in
quella della Vergine Madre di Cristo; ma la solennità civile, che consisteva
di celebrare feste popolari con simulacri di battaglie, alla presenza della
magistratura ed in una festa che durava tre giorni, fu religiosamente
mantenuta. Cominciava la sera del 13 a suonare per un’ora la campana
maggiore della Cattedrale; (quantunque le feste e la fiera siano state da
più secoli abbandonate, ciò nullameno non è mai stato smesso l’uso di
suonare la storica campana) e nello ORDO DIOCESANUS al 13 agosto si legge:
HOIDE SERO POST VESP. PULSANTUR PER HOROE UNIOS SPATIUM CAMPANQE CATHD.
ECCLES/IUXTA ANTIQUISSIMUM RITUM. Questo faceasi per invitare i rettori
delle chiese, comprese nel territorio del Comune, a recarsi coi fedeli alla
festa, che andava a incominciare, e associarsi quindi alla solenne
processione, in cui il clero secolare e regolare preceduto dal vescovo, alle
autorità civili e militari aventi a capo il podestà pigliavano parte tutti i
paratici o maestranze colle loro insegne. Un fatto attirava in copia i
forestieri, ed era il poter assistere alla vigilia della festa, allo scolo
di un’acqua miracolosa, farmaco a molte infermità, che scaturiva da una
stella di pietra, scolpita sul pilastro sinistro dell’elegante peristilio,
che dà il principale ingresso alla cattedrale”-.
.
A proposito della stella scolpita sulla porta della
Cattedrale, è ancora il Rossi che a pagina 199 della “Storia”, riporta
testualmente quanto ha rinvenuto sopra un antico manoscritto, datato 1497.
-“In quest’anno pure mancò l’acqua miracolosa, che da una
stella di pietra posta nella porta della cattedrale usciva, per virtù di cui
guarivano molti di varie infermità nella vigilia dell’Assunta, ove veniva: e
concorreva gran gente per esservi una fiera grossa.
Avvenne che un giovane cittadino, la cui famiglia non
mi par lecito nominare, con ardire baciò sopra la detta porta una giovane, e
in un subito mancò quest‘acqua; fu per questo subito bandito. La stella
esiste tuttora, come sono patenti gli stati minerali, rimasti aderenti alla
pietra dal liquido che ivi scaturiva”-.
.
Nelle chiese medievali le acque piovane erano
convogliate in “puteuoli”, pozzetti ricavati nei muri maestri dei templi.
Ancora il Rossi, nel suo glossario, parlando di puteuli, informa, - Un
frammento d’iscrizione ventimigliese conserva “qui curat puteolos sacrarum
edium”, frase che si riferisce alle acque lustrali esistenti nei vestiboli
dei templi, di cui parla Seneca. Tale usanza si mantenne per lungo tempo
nelle primitive chiese cristiane; e di acque che si bevevano per guarire da
alcune infermità conservano memoria le cattedrali di Albenga e di
Ventimiglia e la chiesa plebana di S. Maria di Nogaretto, presso Castel
Vittorio -.
.
Sulla dedicazione della Cattedrale, il documento a
pagina 414 della “Storia” di G. Rossi: - Occurrente festo dedicationis
ecclesiæ cathedralis vintimiliensis XIII maii, quod ut plurimum ratione
aliarum solemnitatum privilegiatarum, et precipue Ascensionis et Pentecostes
cum officio et missa minime celebrari valet, propterea ex parte episcopi
illius civitatis pro facultate in posterum transferendi dictum festum cum
officio et missa ad aliam diem non impeditam s. rituum Congregationi enixe
supplicatum fuit; et sacra eadem Congregatio petitam translationem pro alia
die ab eorum ordinario semel designanda et non amplius mutanda concedendam
esse censuit. Die 14 aprilis 1742.
NOTE:
.
( 1) Il segno si presenta scolpito capovolto, secondo la consueta prassi di presentazione del logo.
( 2) Tale “bocchetta” è strutturata come una incavatura di cinque centimetri di larghezza, alta due centimetri,
della quale non è più possibile rilevare la profondità, risultando oggi intasata da
gomma americana e quant’altro. Ben ripulita e ispezionata, potrebbe
rivelarci se si tratta d'uno sfogo d’acque, magari la rinsecchita fontana della leggenda.
( 3) Non si ha notizia, se durante i restauri fosse venuto alla luce il puteulo interessato, o quantomeno non si è mai intrapresa una seria ricerca
di quell’oggetto, tanto affascinante per la tradizione. Nell’allegata serie
di documenti sono riportati i brani relativi alla sortita dell’acqua dall’eptagramma.
( 4) Della leggenda legata alla stella scolpita sulla porta della
Cattedrale, è ancora il Rossi che a pagina 199 della “Storia”, riporta
testualmente quanto ha rinvenuto sopra un antico manoscritto, datato 1497:
“In quest’anno pure mancò l’acqua miracolosa, che da una stella di pietra
posta nella porta della cattedrale usciva, per virtù di cui guarivano molti
di varie infermità nella vigilia dell’Assunta, ove veniva: e concorreva gran
gente per esservi una fiera grossa. Avvenne che un giovane cittadino, la cui
famiglia non mi par lecito nominare, con ardire baciò sopra la detta porta
una giovane, e in un subito mancò quest‘acqua; fu per questo subito bandito.
La stella esiste tuttora, come sono patenti gli strati minerali, rimasti
aderenti alla pietra dal liquido che ivi scaturiva”-. Da questa leggenda,
Filippo ‘Giliu’ Rostan ha tratto una stupenda poesia, poi egregiamente posta
in musica dal maestro Anacleto ‘Ginotu’ Ughes, col titolo “A funtana da
Catedrale”, repertorio solito della “sua” Corale e della Cumpagnia Cantante.
( 5) Secondo l’astrologa Geneviève Dubois sotto lo pseudonimo di Fulcanelli
è siglata un’opera collettiva di Jean-Julien Champagne, Eugène Canseliet e
Pierre Dujols, che avrebbero elaborato appunti dell’occultista Schwaller.
( 6) La stella, che mostra ai filosofi la nascita del “Figlio del sole”, nel
1447, fu dipinta anche sul rivestimento dell’ospedale di Beaune.
( 7) Nelle province dell’Impero ai nomi divini romani si sostituirono quelli
equivalenti nella religione del luogo, che sopravvivono in parte ancor oggi
nelle lingue germaniche: per esempio, l’inglese Wednesday è il giorno di
Wodan, equivalente a Mercurio ed il tedesco Freitag è il giorno di Freya,
analoga a Venere. In inglese, invece, i giorni della settimana hanno
conservato gli antichi nomi latini, infatti, il sabato è il giorno di
Saturno, Saturday, e la domenica il giorno del Sole, Sunday.
( 8) Per non citare Lourdes, ma proporre esempi sul territorio intemelio,
potremo riferirci al Santuario di N.S. del Fontano, nei pressi di Briga,
nella vallata del Levenza, alle spalle del Saccarello, oggi francese; a
quello di N.S. del Nogareu, presso le fonti termali di Pigna; a N.S.della
Rota, tra Bordighera ed Ospedaletti, o a N.S. di Laghetto, presso La Turbia.
( 9) La tradizione della fonte della giovinezza si ritrova nei Pozzi
Sacri posseduti nel medioevo da numerose cattedrali gotiche, l’acqua che vi
si raccoglieva era considerata di grandi virtù curative. Abbon, nel suo
poema che tratta dell’assedio sostenuto da Parigi contro i Normanni, ci
trasmette intere pagine che testimoniano le proprieta’ curative dell’acqua
del pozzo di Saint-Germain-des-Pres.
(10) Zigani e Gitani sono popolazioni di Intoccabili, cacciate dall’India
nel X secolo d.C. che si sono stabiliti, come nomadi, in centro Europa, i
primi, ed in Medio Oriente, Nordafrica e Spagna, i secondi.
(11) I Templari avevano elaborato il mazzo dei tarocchi per poter istruire i
novizi senza insospettire la Chiesa, la quale, quando l’Ordine fu sciolto e
decimato, proibì anche l’utilizzo delle carte.
(12) Sul terreno giallo e ondulato crescono una pianta con tre foglie e due
arbusti verdi che si stagliano nel cielo; quello di sinistra è il più
importante: un uccello nero, simbolo dell’anima immortale vi si è posato
sopra. Nel cielo sei stelle sovrapposte tre a tre, di dimensioni e colori
diversi (due gialle a sette raggi, due azzurre e due rosse a otto raggi)
sono disposte in modo simmetrico attorno alla settima stella al culmine
della figura, che è molto più grande e che sembra essa stessa essere
composta di due stelle sovrapposte a otto raggi, una gialla e una rossa, che
sono, secondo certi commentatori, la natura umana e la natura divina.
(13) La ragazza nuda è in una condizione di ricettività perfetta e non
conserva per se stessa niente di ciò che ha ricevuto. L’acqua che scorre dai
vasi, serpeggiando come quella della Temperanza, è azzurra come i suoi
capelli e va a raggiungere senza mescolarvisi realmente, un’acqua ugualmente
azzurra, o va ad annaffiare la terra arida. Non è forse questo un modo di
far partecipare alla natura celeste gli elementi materiali che sono l’acqua
e la terra ?
(14) Per verificare antropocentrismo dei tarocchi, bisogna disporre gli
arcani, sia in forma di ruota, che colloca il Matto fra il Bagatto e il
Mondo, sia su due file, dall’I al XI eppoi in senso inverso, dal XII al
Matto. L’asse verticale raggiunge appunto l’Amante e la Stella. La forma di
ruota circoscrive la Rota della vita.
(15) Tutti i commentatori dei Tarocchi citano qui la leggenda di Eracle al
bivio della scelta fra il Vizio e la Virtù o la tradizione orfica e
pitagorica della via seguita dall’anima dopo la morte quando, ancora a un
bivio, deve scegliere fra la strada di sinistra, che in realtà porta agli
Inferi e quella di destra che porta ai Campi Elisi della felicità. Una sola
strada conduce alla vera felicità: spetta a noi di saperla scegliere. La
freccia, simbolo dinamico e decisivo, vettore di sole di luce intellettuale
che aiuta a risolvere il problema dell’ambivalenza, guiderà l’amante e gli
detterà la scelta. Concorre a separarlo dalle seduzioni illusorie.
(16) La Venere, popolarmente conosciuta con la denominazione “dei crocicchi”
è la divinità conosciuta con l’appellativo di Venere Trivia, composta dalla
Venere Urania, e quella Pandemia, qualificata: a volte quale angelo a volte
come demonio.
(17) Una più ampia informazione sulla leggenda degli amanti e della Fontana
della Cattedrale di Ventimiglia è presente, più sotto, nel paragrafo dei
documenti.
(18) Nel 1485 papa Innocenzo VIII° emanava una bolla contro la stregoneria e
la magia. Il 7 marzo 1487, il cardinale di Campofregoso faceva nominare il
proprio figlio Alessandro vescovo della nostra diocesi. Lo stesso giorno il
vescovo, dietro istanza di fra GioBattista Poggio, vicario generale degli
Agostiniani, poneva la prima pietra del convento dedicato a N.S. della
Consolazione, "a Madòna d'a Cìnghia", presso l’esistente chiesuola dedicata a San Simeone alle Barme,
nel luogo denominato Bastida, chiamato ora Sant’Agostino. Nel giugno del 1497,
il vescovo inviava a Briga, contro gli eretici, l’inquisitore fra Girolamo.
A Firenze, il Savonarola denunciava gli scandali del papato. Il 13 agosto
del 1500, il vescovo Fregoso riuniva il capitolo, nel convento della
Consolazione, dove aveva preso sede.
(19) Riportando il documento in latino, datato al 14 aprile del 1742, a
pagina 414 della sua Storia della Città di Ventimiglia, Girolamo Rossi dice:
“La festa di dedicazione della chiesa cattedrale venne sempre celebrata il
giorno 13 maggio fino all’anno 1742 …(Vedi documento)… In virtù di questo
decreto veniva trasportata alla terza domenica del mese di ottobre, nel qual
giorno ancora oggidì viene celebrata”. Nei primi anni del Novecento, la
Festa di dedicazione della nostra Cattedrale è stata ulteriormente spostata
al 15 dicembre.
(20) La Corona Boreale è una piccola costellazione tra Ercole e Boote. Il
nome rispecchia fedelmente l’aspetto, che è proprio quello di una corona. E’
composta da sette stelle delle quali la più luminosa è Alphecca, chiamata
anche Gemma, che si trova incastonata come una pietra preziosa nel centro
della Corona. La costellazione già compariva nell’elenco di Tolomeo e
secondo la tradizione rappresenta una corona donata da Dioniso ad Arianna,
figlia di Minosse re di Creta e di Pasifae, quale dono nuziale. Purtroppo
Arianna era, come tutti noi, una mortale, mentre Dioniso un essere divino:
così, perché fosse ricordata in eterno, alla sua morte la corona fu portata
da Dioniso in cielo e divenne una costellazione.
(21) Il Ferragosto è il giorno festivo laico dedicato alla solennità
religiosa consacrata alla Vergine Assunta in cielo, festa introdotta a Roma
nel VII secolo, quasi certamente da monaci orientali. Il dogma dell’Assunta
è stato definito nel 1950, da Pio XII.
(22) La lapide, ora esposta sul muro perimetrale, nel primo tratto della
navata di destra, recita:
IVNONI REGINAE SACR ·OB ·HONOREM ·MEMORIAMQVE ·VERGINIAE P.F. ·PATERNAE·P.
VERGINIUS ·RHODION ·LIB. NOMINE ·SVO ET METILIAE TERTVLLINAE ·FLAMINIC
·VXORIS SVAE ET LIBERORVM ·SVORVM ·VERGINIORVM ·QVIETI ·PATERNAE ·RESTITVTAE
·ET· QVIETAE S. P. P.
(23) Giunone Regina veniva onorata in grande pompa il primo giorno di
febbraio, con riti di purificazione. Giunone Lucina presiedeva alle nascite
e veniva celebrata nei Matronalia, il primo giorno di marzo. Inoltre,
l’intero mese di giugno era dedicato alla madre del pantheon romano,
strettamente associata alla Luna.
(24) Joseph Loth - Les Mabinogion, 1,191 - Secondo volume - Parigi 1913 -
(25) Nel nostro dialetto Sirona si pronunzierebbe
Scirùna. Sul territorio di
San Remo, la divinità italica Matuta ha ereditato gli attributi della dea
madre preromana onorata sul luogo, mentre in seguito, la cristianizzazione
ha disposto San Scì a dedica della Cattedrale, un vescovo Siro, genovese,
morto nel 340 e celebrato il 29 giugno. Contrariamente al più noto Siro,
Patrono di Pavia, che deriva il proprio nome dalla regione di nascita, la
Siria; il Siro sanremese deriva dal greco Seiros, latinizzato in Sirius, col
significato di “splendente, ardente”.
(26) Altro titolo di Grannus è Apollo Grannus, il cui nome è un misto fra un
dio romano e uno celtico entrambi legati al sole.
(27) Altri simboli legati alla dea sono le spighe, frutti e i grappoli
d’uva. Nel mondo celtico veniva chiamata anche con nomi di Tsirona e Sarana.
(28) L’iconografia della Madonna Assunta, in molte occasione rappresenta la
Vergine nell’atto di schiacciare il demonio, nelle sembianze d’un serpente,
richiamando assai formalmente le sembianze di Sirona.
(29) Nell’analizzare la presenza dell’eptagramma sul nostro portale, non
possiamo ignorare le reminiscenze celtoliguri che potrebbero aver
influenzato i locali lapicidi romanici, dei quali è storicamente confermata
la provenienza dalla vicina Provenza.
Questa ricerca è stata argomento per il
pubblico incontro indetto nella Sala della Civica Biblioteca Aprosiana, dal
Comitato Pro Centro Storico, nel primo pomeriggio di sabato 6 aprile 2002;
col titolo “La Stella della Cattedrale nella tradizione enigmatica”.
Luigino Maccario - 1999
IL SEGNO SCOLPITO
.
Sul fronte del pilastro di
levante, nel portale, all’ingresso principale della nostra cattedrale, la
superficie del concio di ponente, della settima fila dal basso, è scolpita:
contiene una stella a sette punte, inscritta in un cerchio.
Si tratta d’un bassorilievo ben incavato, che misura
venti centimetri di diametro, egregiamente conservato ed ottimamente
restaurato. È mancante soltanto d’un piccolo frammento della circonferenza
superiore, mentre alcune delle punte, in alto, sono interrotte da un solco
trasversale saliente, provocato dall’usura della pietra. 1
Tale bassorilievo è l’unico segno che ravviva la liscia
parete granitica della facciata ornamentale più avanzata, la quale, in quel
punto, è larga settantuno centimetri e non presenta, infatti, altri segni di
scultura per tutta la sua altezza, ad esclusione di una presunta bocchetta,
sul concio di levante della terza fila dal basso. Questo buco è strutturato
in modo tale da poter apparire quale sbocco d’una canaletta adatta alla
fuoriuscita d’acqua. 2
Avanti che fossero portati a termine i restauri
di quel manufatto, negli anni Ottanta e Novanta del XX secolo; a partire dal
segno a stella, i lisci conci di pietra del grande pilastro si presentavano
incrostati da detriti calcarei che pareva fossero stati rilasciati dal
passaggio di abbondanti acque, in caduta.
Infatti, attraverso le informazioni che abbiamo
ricevute dagli storici locali e dalla tradizione orale, pare che, per tutto
il Medioevo, da quella stella, o nei suoi pressi, nella sera di vigilia
della festività dedicata all’Assunta, scaturisse un’acqua miracolosa,
probabilmente derivata da qualche puteulo, celato nelle spesse mura della
chiesa, o dello stesso portale.
3
Facendo più attenzione, nel mezzo della parte
mancante alla circonferenza superiore, tra la fessura che unisce il nostro
concio a quello soprastante, si intravede ciò che sembra uno spiraglio
voluto, marcato da sostanze tendenti al color ruggine.
L’idea che i restauratori siano stati costretti a
togliere lo scolpito mancante perché questo era stato reso eccessivamente
calcareo dalla troppa acqua assorbita, si presenta veramente affascinante.
I SEGRETI DELLE CATTEDRALI
.
Grazie alle interpretazioni di alcuni
studiosi d’esoterismo, da tempo le cattedrali ci hanno confidato i loro
segreti secolari. La superstizione che circondava queste mirabili “case di
Dio” è dimostrata anche dalle numerose leggende che circolano su alcune di
esse.
4
Ogni chiesa ha una sua voce, una sua lingua di pietra
parlata. Non bisogna soffermarsi a valutare, nell’architettura di una
cattedrale, soltanto l’armonia incomparabile delle imponenti volte, la
nobiltà delle navate o la bellezza dell’esecuzione.
Come sostiene Fulcanelli, la cattedrale è «un insieme
perfetto al quale ci si può riferire senza timore ogni volta che c’è bisogno
di approfondire il pensiero degli antenati in qualsiasi campo: religioso,
laico, filosofico o sociale». 5
Questa visione della chiesa intesa come libro dei
libri, architettura universale del pensiero umano, “enciclopedia”
insuperata, sconcerta non poco il profano, ma pare proprio sia nella
tradizione.
Dice ancora Fulcanelli: «L’apparato, la struttura
e gli ornamenti di una cattedrale emanano e riflettono, con la loro
straordinaria potenza, delle sensazioni meno edificanti, uno spirito laico
e, diciamo, quasi pagano».
In questa analisi si riflette appieno la svagata
constatazione che proprio l’architettura sacra, gloria del cristianesimo, è
stata per secoli, o “da sempre”, il veicolo e lo scrigno della dottrina
ermetica e di innumerevoli culti pagani.
Quale esempio che collima con il nostro caso, rileviamo
le conclusioni, tratte dal Maestro, nella sua inchiesta sulla cattedrale di
Amiens, in Piccardia, dove indica un piccolo soggetto posto anch’esso alla
sinistra del portico dedicato alla Vergine Madre.
Nella scena si notano tre discepoli e un iniziatore che
indica loro l’astro ermetico, una stella a sette punte. Un’iscrizione arcana venne incisa come motto
di riconoscimento: «Sola». Per gli adepti essa rappresenta il segno
caratteristico dell’Opera, l’unica sola stella (solare). 6
EPTAGRAMMA SETTENARIO
.
Il simbolo della stella a sette punte
inscritta in un cerchio viene chiamato «Settenario» o «Eptagramma» ed è un
segno esoterico che si collega alla sequenza primordiale che contiene: il
Punto, il Cerchio, la Croce inscritta nel cerchio e la
Rosa Celtica.
Bisogna dire che l’interpretazione dell’eptagramma
risulta assai più complessa di quella dei segni citati, tanto da dover
fissare la data della sua realizzazione in un periodo storico assai più
recente, nell’Era Antica.
Nel nostro caso, si tratterebbe del simbolo settenario
evocante i sette cieli, le sette gerarchie angeliche, che rappresentano
insiemi perfetti. Se settenario è il numero dei cieli, secondo Dante è
quello delle sfere planetarie, alle quali i Catari facevano corrispondere le
sette arti liberali.
Ogni sera, al termine del suo tragitto, il sole si
immerge nel settimo cielo, dove abita la divinità con l’acqua fecondante che
egli dispensa sotto forma di pioggia.
Rappresentando l’ordine formato da sette elementi, il
fondamento ultimo del settenario si trova iscritto nelle sette direzioni
dello spazio: due contrarie per ogni dimensione più il centro, inteso nella
propria corposità.
Come modello del settenario nel trascorso temporale, la
proiezione di questo ordine spaziale, composto da sei elementi dinamici, più
uno statico; coincide con la settimana, dunque ai sei giorni dinamici,
lavorativi, più un giorno contemplativo, dedicato alla riflessione.
Inoltre, presso molte culture, le figure composte da
sette elementi vengono vagliate assommando il tre al quattro, giacché, il
tre corrisponde al numero del cielo, con l’ordine verticale nella croce a
tau delle tre dimensioni spaziali; il quale è aggiunto al quattro, che rappresenta
la terra, ovvero le quattro direzioni assimilabili ai punti cardinali, nelle
due dimensioni del piano. Per questo, il sette è il numero sommativo del
cielo e della terra.
Quindi, l’eptagramma può rappresentare il simbolo
del “Tutto”, ma di quello della totalità in movimento, ovvero il “dinamismo
totale”, nella comunicazione fra mondi diversi.
Infatti, esso raffigura: la lira cosmica, la musica
delle sfere, l’armonia del mondo, l’ottava musicale, l’arcobaleno dei sette
colori, le sette zone planetarie ed altro.
Per la sua costruzione, legata alla divisione caldea
del tempo, risultano basilari i pianeti e gli astri celesti conosciuti
nell’antichità, quei sette corpi del cielo che avevano assunto un’entità
divina.
Questi saranno riportati nei punti di intersezione secondo la
progressione del periodo siderale, su una circonferenza divisa in sette
parti, mentre, i punti corrispondenti verranno uniti seguendo la successione
dei giorni della settimana, così come hanno stabilito gli stessi Caldei,
nell’antichità.
Ne risulta, appunto, una figura stellare a sette punte
le cui linee curve di unione saltano ciascuna due dei punti di intersezione
del cerchio, per rimediare alle due dimensioni del piano.
SETTIMANA DI ASTRI E PIANETI
.
Gli astri ed i pianeti allora conosciuti e
divinizzati erano: il Sole, la Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere e
Saturno, che hanno dato il loro nome ad un giorno della settimana
babilonese.
Questa venne adottata dall’Impero romano, nel I° secolo
dell’Era Volgare, quando dalle province orientali giunse a Roma una
divisione del calendario legata alle fasi lunari che sostituì Kalende,
None
ed Idi, tanto che già nel III secolo, Dione Cassio considerava la settimana
una istituzione prettamente romana. 7
Il Cristianesimo trionfante del IV secolo stentò
ad accettare i nomi «pagani» dei sette giorni laici, ma in seguito si adeguò
al calendario civile con due cambiamenti. Il giorno del Sole divenne
Dominicus o Dominica dies, giorno del Signore, dedicato al riposo
ed alla celebrazione comunitaria, mentre quello di Saturno si chiamò
Sabbatum o Sabbata, traduzione dello Shabbat ebraico.
IL CENTRO DELL’EPTAGRAMMA COME FONTE LUSTRALE
.
Tornando all’eptagramma quale segno
esoterico, è stabilito che il suo centro rappresenti la comunicazione tra
mondi diversi, sicché quando da questo dovesse scaturire dell’acqua, come
nel nostro caso, verrebbe ricordata la Nascita, nei miti e nei sogni.
Starebbe ad indicare una creazione in via di realizzazione per la comunità o
per il singolo uomo, con un ritorno ai centri di energia terrestri e
celesti.
La fiducia nelle virtù terapeutiche dell’acqua che
sgorga risale agli antichi culti delle sorgenti ed addirittura alla
preistoria. Il Cristianesimo riprese di buon grado queste tradizioni; le
zone limitrofe alle fonti miracolose divennero sempre luoghi di
pellegrinaggio. 8
Queste polle d’acqua erano messe in rapporto con la
Vergine Maria e spesso si credeva avessero un potere terapeutico,
soprattutto sulle malattie degli occhi. I pozzi delle cattedrali
riprendevano il mito della Fontana di Vita, sui bordi di quei pozzetti,
sovente era era scritto: Ominis qui bibit aquam , si fidem addit, salvus
erit. 9
Ma il simbolo dell’eptagramma da cui scaturisce
dell’acqua, risulta ben chiaro esaminando i significati dei Tarocchi
divinatori. I precursori delle allegorie, contenute sulle lame, di quello
che diventerà un passatempo, molto diffuso.
Le basi del moderno gioco con 78 carte, costituite da 22
arcani maggiori, o Trionfi, e 56 minori, vennero foggiati dai
cabalisti-alchimisti, nel XIV secolo, su ispirazione delle carte rotonde,
chiamate Desvatara, portate dagli Zigani nell’Europa centrale, nel X
secolo.
Questa operazione è stata ispirata dal Gran Maestro dei
Cavalieri Templari: Ugo di Payns, rientrato in Francia da Gerusalemme, dove
si era impadronito dei medesimi significati simbolici, visionando le carte
addotte in Medio Oriente dai Gitani, e trasformate nelle 22 lettere-numeri
dell’alfabeto ebraico e della cabala. 10
Il Gran Maestro templare, partecipò nell’occasione al
Concilio di Troyes, nel gennaio dell’anno 1128, trasferendo in Europa i
segreti dell’architettura ogivale, appresi con le nozioni occulte dei
Maestri edili mediorientali. Nozioni indispensabili nell’edificazione delle
grandi Cattedrali gotiche, costruite appunto a partire dal XII secolo.
Gli arcani di quelle carte, assai simili ai moderni Tarocchi,
servirono ai Templari, ai Cistercensi ed alle Maestranze edili, impegnate
nella costruzione delle Cattedrali, per trasferire messaggi in codice, ma
anche per definire il percorso iniziatico all’Ordine cavalleresco o alla
Corporazione dei muratori. 11
Dunque, per scoprire l’accezione dell’eptagramma
erogatore d’acque bisogna rifarsi al diciassettesimo arcano maggiore, ovvero
alla Stella dei Tarocchi.
LA STELLA DEI TAROCCHI
.
“La Stella, diciassettesimo Trionfo dei Tarocchi,
rappresenta un centro di luce, che, in astrologia corrisponde alla quinta
casa dell’oroscopo. Una giovane donna nuda dai capelli biondi, ma a volte
azzurri, che ricadono
inanellati sulle spalle, il ginocchio sinistro a terra, tiene in ciascuna
mano un vaso rosso di cui versa il contenuto blu in una specie di lago,
evidentemente azzurro. 12
Proprio sopra la testa della ragazza che senza dubbio
rappresenta l’umanità, brilla una stella gialla a otto raggi. In alcune
edizioni di tarocchi, l’insieme di sette stelle raggruppate attorno a una
più grande richiama la costellazione delle Pleiadi.
Nella progressione numerica delle lame, con la XVII°, è
la prima volta che gli astri appaiono nel Tarocco e le due figure seguenti
sono la Luna ed il Sole. Fin qui l’uomo era rinchiuso nel suo universo, ora
egli si mescola alla vita cosmica e si abbandona alle influenze celesti che
debbono condurlo all’illuminazione mistica. 13
Comunicazione tra mondi diversi, anima che unisce lo
spirito alla materia, passaggio all’evoluzione orientata, l’arcano XVII
presenta un simbolismo di creazione, di nascita, di mutazione, l’immagine
dell’acqua che scorre da un vaso ricorda che la nascita, nei sogni e nei
miti, si associa a immagini d’acqua o si esprime attraverso di esse.
Come le falde freatiche, da cui nascono le sorgenti,
debbono essere alimentate e rigenerate dall’acqua proveniente dal cielo,
così devono essere altrettanto alimentati i cicli naturali di rigenerazione
dell’uomo.
La Stella è il mondo in formazione, il centro
originale di un universo. Strettamente legata al cielo da cui essa dipende,
la Stella evoca anche i misteri del sogno e della notte; per brillare di
luce personale l’uomo deve inserirsi nei grandi ritmi cosmici ed
armonizzarsi ad essi.
Questo arcano con la flora e le acque, le brocche che
si versano, le stelle a sette e otto raggi, rappresenta simbolicamente la
creazione, ma non quella compiuta e perfetta, ma una creazione in via di
realizzazione; un movimento di formazione del mondo o dell’uomo medesimo, un
ritorno alle fonti acquatiche e luminose, ai centri di energia terrestri e
celesti”.
LA LEGGENDA DEGLI AMANTI
.
Se verifichiamo come appaia l’asse verticale
sugli arcani maggiori dei tarocchi, nella loro situazione di
antropocentrismo, formando un particolare cerchio con le carte, detto "Rota
di Vita", quest’asse raggiunge gli arcani VI e XVII, ovvero la Stella e l’Amante,
fatto che appare specifico a quello riportato dalla leggenda legata al
nostro eptagramma. 14
Alcuni aspetti dei valori espressi dall’Amante, bene si
legano alla nostra ricerca attraverso le loro idee di unione e di
antagonismo, rimarcando numerose, diverse conseguenze. L’Amante e la Stella,
rappresentano l’uno l’affettività e l’altro la speranza, come se questi due
valori fossero il perno attorno al quale gravitano tutti gli altri, messi in
campo dall’abbinamento degli altri arcani maggiori.
Un giovane uomo è al centro del VI arcano, vestito di
una tunica a bande verticali azzurre, rosse e gialle. Due donne lo
affiancano: alla sua sinistra una donna bionda avvolta in un abito azzurro e
in una cappa azzurra dai bordi rossi dirige la mano sinistra verso il petto
del giovane, mentre la palma dell’altra mano si volge verso il basso.
A destra dell’amante una donna vestita di un abito
rosso a grandi maniche azzurre, coi capelli azzurri sormontati da una specie
di pettinatura o corona gialla posa la sua mano destra sulla spalla destra
del giovane e apre l’altra in direzione del terreno.
La prima delle due donne è seducente, la seconda, dal
lungo naso, ha l’aspetto severo e senile, ma è lei che il giovane guarda.
Sopra di lui, un Cupido dalle ali azzurre è al centro di un cerchio solare
dai raggi azzurri, gialli e rossi; tiene in mano un arco e una freccia
bianca che dirige verso i due giovani.
Le interpretazioni appaiono numerose: l’amante
esprime la scelta giudiziosa e difficile a farsi; il libero arbitrio, il
contraccolpo traumatico; l’accordo o il disaccordo; la prova, la
determinazione della volontà; l’esame e l’incertezza; la tentazione
pericolosa e la mancanza di eroismo. 15
Ma questo arcano rappresenta anche i valori
affettivi e la proiezione della doppia immagine che l’uomo ha della donna.
Non una semplice femmina ma la Venere dei crocicchi, ispiratrice di amore
carnale o platonico, che non cessa di rivestire forme molteplici di fronte
alle quali l’uomo esita perché in fondo non conosce se stesso. 16
L’uomo, sia che nasconda un conflitto inespresso,
sia che esiti di fronte ai termini di un conflitto che sta emergendo, deve
prima di tutto realizzare la presa di coscienza esauriente degli elementi
che lo lacerano, poi la loro ricerca obbiettiva, cioè l’accesso a una
posizione che lo renderà indipendente nei loro confronti.
Solo a questo punto, è possibile una sintesi
costruttiva: tale è la dialettica fondamentale di ogni progresso della
coscienza. E tale è una delle lezioni simboliche date dagli amanti,
portatori dell’ego affettivo di fronte al quale si pongono e nel quale si
risolvono tutte le nostre scelte.
Ebbene, l'acqua che usciva miracolosamente dal nostro
eptagramma, nella vigilia dell'Assunta, è legata ad una leggenda, assai
conosciuta, che l'ha vista cessare di sgorgare definitivamente, nel 1497;
per colpa di un bacio sensuale scambiato, proprio da due amanti, nel bel
mezzo del portale, all'uscita da una cerimonia affollatissima. 17
In un anno emblematico e colmo di eresie come il 1497,
quando la Scoperta dell’America aveva da poco concluso formalmente il
Medioevo, quella fonte essiccando, nel bel mezzo del Ferragosto, ha potuto
dar termine alle aspettative inconsistenti e superstiziose della
popolazione, a favore della devozione e dello attaccamento alla Fede,
prospettati dal VI arcano, allineato alla Stella. 18
STELLE CELTOLIGURI
.
Sovente le Cattedrali tramandano
affidabili indizi sulle divinità pagane cui erano dedicati i templi che in
precedenza occupavano il medesimo sito territoriale. Inoltre,
nell’antichità, l’apertura di un cantiere per un edificio sacro teneva
sempre in considerazione la posizione degli astri sulla volta celeste,
facendo in modo di confermare la dedicazione del tempio con riscontri
astronomici.
Dovremmo allora meditare sulla data di celebrazione
della Dedicazione stabilita per la Cattedrale ventimigliese, che fino al 14
aprile del 1742, veniva computata il giorno 13 di maggio,
19 periodo attorno al quale,
dall’antichità fino a tutto l’Alto Medioevo, tenendo conto della Precessione
degli equinozi, si era potuto assistere al sorgere eliaco della Corona
Boreale. 20
Significativamente, dall’XI al XIII secolo, quando
veniva costruita la nostra Cattedrale, la costellazione della Corona Boreale
era situata allo zenith celeste di questo tempio, proprio nella data del
Ferragosto. 21
La lapide ritrovata nella costruzione religiosa
precedente all’attuale cattedrale,
22
.
starebbe ad indicare l’antica dedicazione alla Giunone Regina del pantheon
romano, divinità incoronata, a motivo dell’importanza riservatale tra gli
dei. 23
Mentre ancora in precedenza il sito avrebbe
potuto esser dedicato ad una divinità celto-ligure che per attributo aveva
un diadema per accertare anch’essa il suo alto stato. Tale diadema era detto
Arjanrhot, ruota d’argento, che, tra i Celti serviva a designare, appunto,
la costellazione della Corona Borealis, formata da sette stelle. 24
La divinità celtica detentrice di tale attributo era Sirona,
una dea madre della Gallia Transalpina la cui esistenza è ben documentata
dall’epigrafia di epoca romana; il suo nome significa “stella” ed è
associata con il potere curativo legato alle fonti termali.
25 Spesso è affiancata dal consorte
Grannos, che era una divinità solare. 26
In un santuario importante della tribù dei Tréviri a
lei dedicato, Sirona veniva associata con un cane che le leccava la mano,
fatto questo molto comune nelle rappresentazioni delle Dee-Madri e per le
divinità legate alla guarigione.
Un’altra sua immagine la vede ornata del diadema,
simbolo del suo alto stato, mentre tiene nella mano sinistra tre uova,
rappresentanti la fertilità, e un serpente attorcigliato al suo braccio
destro rivolto verso le uova, che ha una funzione simbolica sia di
guarigione sia di rigenerazione e trasformazione. 27
Non bisogna stupirsi se nella mitologia greca la Corona
Boreale ricorda la vicenda di Arianna, Teseo, il Minotauro e Dioniso,
proprio quando il celtico Arjanrhot è così assonante al nome di Arianna.
In base alle tendenze del pantheon celtico si può
pensare che i teonimi riportati designino uno degli aspetti della grande dea
primordiale, del resto, le peculiarità della Grande Madre sono state
assimilate dalla Vergine Assunta in Cielo, alla quale la nostra cattedrale è
dedicata. 28
Allora, se dovessimo dare al nostro eptagramma il
valore d’un segnale per tramandare una primitiva dedicazione: una “ruota
stellata”, con attributi lustrali, potrebbe collegarsi alla Corona Boreale. 29
Come fosse il marchio degli esecutori, ispirati dai
suggerimenti esoterici propri dell’arte muraria medievale, che intendevano
così definire la nostra unica sola stella (solare), una cattedrale veramente
irripetibile.
EPTAGRAMMA
OTTUSO
EPTAGRAMMA
ACUTO