1943 - 1945
della Zona
Intemelia
Diario di
Guerra
Caterina
Gaggero Viale
|
PRESENTAZIONE
Stranamente, della millenaria storia
di Ventimiglia, si conosce meglio la parte antica che la moderna,
intendendo per moderni gli avvenimenti di questi ultimi cent’anni.
Non molto si sa del periodo bellico e, specialmente, degli anni
cruciali 1943-45, a parte quanto tramandato da Mons. Nicolo Peitavino ne
« La Città Martire » (Edizioni Arti Grafiche Silvestrini & F.,
Ventimiglia 1948).
Notizie interessanti, benché succinte, si possono trovare pure
nel «
Diario di GiPi » scritto dall’Ing. Giuseppe
Biancheri-Chiappori e pubblicato in due puntate nei numeri di Ottobre e
Dicembre 1984 de La Voce Intemelia.
Un contributo dettagliato e certamente determinante alla
conoscenza ài questo tragico capitolo di storia ventimigliese, e
intemelia, viene però ora dal Diario di guerra tenuto per due
anni dalla nostra concittadina Caterina Gaggero vedova Viale, detta
A Lila.
Nata a Bordighera nel 1891, da una famiglia di origine
genovese, era titolare della rinomata osteria-trattoria da Bataglia,
posta in una zona stupenda, nella parte meridionale del territorio
delle Ville, frazione di Ponente del Comune di Ventimiglia, in
prossimità di Latte.
La gestione dell’osteria non impediva ne a lei ne alla figlia
Ada di coltivare la campagna circostante e di portarne quotidianamente i
prodotti al mercato ortofrutticolo di Ventimiglia, almeno fino a che le
vicende belliche non lo resero impossibile.
L’Autrice è consapevole che si sta attraversando un momento,
pur nella sua gravita, assolutamente eccezionale e decide di conservare
memoria scritta degli avvenimenti di cui è quotidianamente testimone
diretta o indiretta.
Con tutto ciò non intende fare opera storiografica che il Diario
ha una motivazione esclusivamente familiare in quanto è dedicato al
figlio Aldo, prigioniero di guerra in Nord Africa, in modo che egli, al
suo ritorno, possa venire a conoscenza di quanto è accaduto a
Ventimiglia e dintorni durante il periodo di forzata assenza.
Per l’Autrice, scrivere il Diario è un po’ come parlare
ogni giorno col figlio lontano del quale non ha notizie e col quale non
può comunicare.
Come spesso avviene nelle cose umane, anche in questo caso, si
verifica quella che il Vico definiva «eterogènesi dei fini» tanto
che i sette quaderni scolastici manoscritti, concepiti come «documento
domestico» travalicano questo scopo per assumere il valore di
testimonianza storica locale di considerevole interesse.
Sempre attenta a quanto succede e, solitamente bene informata
dai giornali, dall’Eiar, da Radio Londra o, più semplicemente
dagli avventori dell’osteria, la Gaggero riesce ad offrirci, giorno per
giorno, un quadro succinto, ma sempre esatto e completo, non soltanto
degli avvenimenti locali, ma anche di quanto sta succedendo sui vari
fronti dove la guerra infuria con sempre maggiore violenza.
Lo stile è asciutto e incisivo e l’Autrice non indulge che
rarissimamente a autocommiserazioni e sentimentalismi. Si limita a
narrare i fatti e, quando vuoi fare qualche commento, preferisce usare,
in modo ironico, due slogans propagandistici di guerra, divenuti
drammatica realtà: «Adesso viene il bello» e «Nudi alla
mèta».
Scritto quasi
mezzo secolo fa, il Diario è di gusto che potremmo definire
«moderno» e di agilissima e avvincente lettura. Inizia,
significativamente, il 10 dicembre 1943, data del primo disastroso
bombardamento aereo e prosegue ininterrottamente, giorno dopo giorno,
fino al 21 dicembre 1945 quando la guerra è terminata da otto mesi, ma
le sue conseguenze si fanno ancora sentire e, purtroppo, il figlio Aldo
non è ancora rimpatriato.
Al di là delle vicende tragiche che vi sono descritte, il Diario
rispecchia fedelmente il modo di vivere e di pensare di quel particolare
momento in cui, alle rovine e ai lutti, si affiancava un pauroso
disorientamento delle coscienze, provocato dalla caduta di ogni
certezza, non soltanto politica, ma anche morale e civile.
Nel Diario si colgono le contraddizioni e le incertezze
proprie di quel periodo quando i tedeschi, da scomodi alleati, diventano
temibili padroni di casa, i «ribelli» si trasformano, a poco a poco, in
patrioti e gli anglo-americani vengono definiti indifferentemente nemici
o «liberatori» dei quali si condannano le catastrofiche incursioni aeree
ma, nello stesso tempo, si attende ansiosamente l’avanzata.
Allo stesso modo come si spera sempre nella prossima sconfitta
della Germania e nella caduta della R.S.I., due fatti a venire
intrinsecamente connessi e che restano la «conditio sine qua non» per il
ritorno della pace.
Ed è curioso notare come l’Autrice, parlando della situazione
in Italia, usi sempre il termine «repubblica» nella sua genuina
accezione dialettale che lo fa equivalere a «caos» e «anarchia».
Sullo sfondo di questo fosco scenario degli avvenimenti narrati,
la figura dell’Autrice appare in controluce come quella di una donna
tipicamente ligure, pragmatica, forte di carattere e con la religione
della casa, della terra e del lavoro. Un culto tanto più sentito proprio
in quanto la guerra stava sconvolgendo i modelli tradizionali di vita e
di attività.
Malgrado il pericolo incombente, A Lila, con l’aiuto
della coraggiosa figlia Ada, riesce a portare a termine la vendemmia e
la raccolta delle olive salvaguardando gli averi familiari,
invisibilmente murati in un sottoscala. Con infiniti stratagemmi e
cautele anche la preziosa mula Cita (quasi un personaggio di
famiglia), l’indispensabile barroccio e il bestiame minuto saranno
sottratti alle razzie. Il tutto, in vista del giorno, ardentemente
desiderato, in cui la guerra avrà finalmente termine e sarà giunto il
momento di ricominciare da capo e andare avanti.
Ma ciò che maggiormente sorprende è il fatto che nella
Ventimiglia di allora, Beirut ligure degli anni ‘40, vi fosse ancora
qualcuno desideroso di lasciare scritta sui fogli di quaderno la storia
di quei giorni interminabili che furono soltanto di paura, sofferenza,
distruzione e morte.
Ventimiglia, ottobre 1988.
Renzo VILLA
Console
Rappresentante
della “Cumpagnia d’i
Ventemigliusi”
PREFAZIONE
All’osteria da Bataglia, nella
seconda stanza a fianco della cucina, quella con le volte, sono nato nel
maggio del ‘52. Mio padre, Aldo, era tornato dalla prigionia da sei anni
e, da poco, era guarito dalla malaria.
L’osteria continuava a funzionare e, nella fascia sopra il forno,
all’ombra di tre grandi ulivi, c’era ancora il gioco delle bocce in
terra battuta.
La domenica, i clienti venivano a piedi dai dintorni a mangiare il
coniglio con le olive e, in primavera, fave e salame. Io giravo per la
cucina e volevo un pezzetto di coniglio per me, ma bisognava sceglierne
un pezzo piccolo in modo che i clienti non si accorgessero che mancava.
Si mangiavano pure castagnole, amaretti, mignin,
övi düri, fichi secchi e fiori di zucca ripieni. Il vecchio Enrico,
che era quasi completamente senza denti, prendeva la sua rosetta di pane
e, col coltellino, toglieva tutta la crosta prima di mangiarla.
Si beveva il rossese prodotto a Canun, quello di
Mamante e di Tunin d’Andrì. Qualche volta, andavo anch’io a
prenderlo col barroccio e facevamo anche due viaggi di seguito per
risparmiare una bolletta del dazio.
I ragazzi bevevano gazzose e aranciate; d’estate andavamo al
Borgo, da Lupi, a prendere una sbarra di ghiaccio che, allora,
sostituiva il frigorifero.
In camera, nel cassettino del comò, c’erano i sette quaderni che
formano questo diario. Quando sapevo già leggere (a cinque anni avevo
fatto la « primina » da suor Cristina), nelle giornate di pioggia e
freddo, li leggevo con mia nonna Caterina, A Lila, davanti alla
stufa a legna. Secondo come tirava il vento, si affumicava la casa e
bisognava aprire le finestre.
A sei anni andavo a Ventimiglia Alta alla «dottrina», il
catechismo che ci insegnava Dina Belloni, amica di mia nonna. Ci
guardava in faccia e indovinava se avevamo studiato la lezione o no
perché, ci diceva, «gli occhi sono lo specchio dell’anima».
Mia nonna morì nel ‘59 nella stessa stanza dov’ero nato io:
l’accompagnammo a piedi da casa fino alle Gianchette con una
sosta in Cattedrale per la messa.
Sedici anni dopo morì mio padre; i funerali si seguivano già in
macchina, partendo dall’ospedale.
Da almeno vent’anni pensavo di pubblicare questo diario e,
qualche volta, ne avevo anche iniziato la trascrizione a macchina.
Poi, lo scorso inverno, mi è capitato di parlarne tra amici a
Latte dove mi trovavo per motivi di lavoro. Ne ho fatto leggere qualche
pagina ed ho capito che si trattava di un documento molto interessante,
non solo per me.
Tutti abbiamo radici, un passato; alcuni, leggendo questo diario,
ricorderanno un certo periodo della loro vita. Per quelli che, come me,
non c’erano ancora sarà più facile capire da dove proveniamo.
Arturo VIALE
Edizioni
ALZANI
Pinerolo
PROSPETTI SEMESTRALI
e BRANI SCELTI
Poi, giungerà l’ordine di evacuazione per tutta la popolazione di
Ventimiglia, ma l’ordine, dopo vari rinvii, non verrà mai completamente
eseguito.
Intanto, la vita sta diventando impossibile: a parte il pericolo
continuo delle granate, furti, razzie, requisizioni, retate dei tedeschi
che vogliono assicurarsi la mano d’opera maschile, sono all’ordine del
giorno.
L’Autrice del Diario è una delle
ultime persone ad abbandonare la sua abitazione da Bataglia per
trasferirsi forzatamente nei pressi di Porta Marina.
Tutto sembra andare di male in peggio, soltanto la Natura,
incurante della guerra e della follia umana, ha regalato un eccezionale
raccolto di olive che ora rischia di andare completamente perduto perché
le campagne sono deserte e chi oltrepassa la caserma Umberto I in
direzione della frontiera va incontro al pericolo di essere catturato
dai tedeschi e magari fucilato.
Tuttavia, per ricuperare almeno una parte di tutto quel ben di
Dio che i secolari alberi d’ulivo hanno prodotto, i tedeschi stessi
organizzano delle squadre di raccoglitori, composte da civili ai quali
concedono il permesso di recarsi, sotto la loro scorta, in quella specie
di terra di nessuno che sono le frazioni di Ponente.
Ada, la figlia dell’Autrice, incurante del pericolo al quale va
incontro ogni giorno, entra a far parte dei raccoglitori soprattutto per
avere la possibilità di sorvegliare la casa abbandonata dove, in un
sottoscala, è stata murata tutta la roba più preziosa, e per raccogliere
i prodotti della campagna e l’erba necessaria al sostentamento della
mula.
Per questo motivo, le due donne, malgrado gli ordini di
sfollamento, rimarranno a Ventimiglia proprio per essere il più vicino
possibile a casa e per non doversi disfare della Cita.
Nel mese di dicembre, giunge notizia in città di due atroci
episodi: a Grimaldi e a Torri, i tedeschi hanno fucilato dei civili, fra
cui vecchi e bambini, rei di non aver obbedito all’ordine di
sfollamento.
Brutte notizie anche dai fronti di guerra: la Germania ormai
allo stremo delle forze, riesce ancora a scatenare un’offensiva nelle
Ardenne che ritarderà l’avanzata delle forze alleate.
È così, in questo quadro poco confortante, che si chiude il
1944, l’anno certamente peggiore per Ventimiglia, ma non soltanto per
essa.
Un giovane che
era anche lui rifugiato in galleria, e che veniva verso Latte, mi
faceva compagnia e coraggio e gridava anche lui alla mula per farla
galoppare di più.
Sono arrivata a casa senza che gli aeroplani mi rombassero più
sulla testa. Non andrò più a Ventimiglia con la bestia. È stata una
giornata terribile per tutti, la gente non è più uscita dai rifugi,
tutti zeppi di persone. Anche le gallerie del treno sono state
occupate, famiglie intere vi hanno preso alloggio. Verso le 10,30,
hanno gettato di nuovo le loro bombe per colpire il ponte, ma non vi
sono riusciti neanche questa volta. Molte bombe sono cadute nel Roia
e qualcuna alle Gianchette, che ormai sono addirittura rase
al suolo.
Anche il ponte di Nervia è stato preso di mira, ma è rimasto
intatto. In serata sembra che l’uragano di ferro e di fuoco si sia
calmato un po’, ma non abbiamo quasi il coraggio di andare a letto.
* * *
1° ottobre
Tutti dicevano che, per settembre, la guerra sarebbe stata
finita; purtroppo ci sembra che incominci ora perché, come ha detto
il Duce, «Adesso viene il bello».
Questa notte, il cannone ha tuonato continuamente e il
pomeriggio di oggi l’abbiamo passato quasi interamente nella stalla
perché venivano giù shrapnel * e granate, questa volta
non contate. Il bombardamento è ripreso in serata ed è coninuato
nella notte. Verso le 6 di stasera, all’imboccatura della
galleria-rifugio, dalla parte verso il mare, vi sono stati 5 morti e
parecchi feriti; fra i morti vi è il figlio di Gildo.
Anche in corso Umberto I **, ieri, vi sono stati
diversi morti e feriti.
Oggi, secondo giorno senza pane. Come comincia ad essere
affamata e Impaurita la gente e seminuda o, per lo meno, senza casa,
mobilio e vestiti ! «Nudi alla meta».
* Granate che esplodono per aria.
** Attuale corso Genova.
2 ottobre
Anche oggi sono arrivate parecchie cannonate nei nostri
dintorni e siamo stati all’erta quasi tutto il giorno. La notte non
c’è stato male, è stata passabile. In Piemattone, da
Mascarello, vi è l’incendio, il Butassu e i dintorni sono
stati molto battuti.
LUGLIO
1944
1° luglio
Stamane Pinuccio è partito per Baiardo, accompagnato da Manetta.
Chissà se riuscirà a raggiungere i ribelli ! La settimana scorsa è morto
Cassini, il genero di Pepinetu; la morte è stata causata da una
mina disseminata nel suo terreno a Grimaldi.
I prigionieri di Airole sono stati liberati, tranne due di cui
fino ad ora si ignora la sorte.
2 luglio
Si sentono spesso sganciare bombe non tanto distante da noi. Su
tutti i fronti continua l’avanzata degli anglo-americani. I ribelli sono
scesi fino a Calvo, ma nessun fastidio hanno dato alla Milizia e nemmeno
alla popolazione.
Oggi abbiamo cominciato a vendere il vino a Lire 36 alla
bottiglia.
3 luglio
Pinuccio è tornato, si è presentato ieri l’altro, l’hanno subito
mandato dietro un mulo e poi la fatalità ha voluto che, assieme ad
altri, fossero circondati dai tedeschi e fossero presi prigionieri. Lui
però si è scusato dicendo di essere andato a Baiardo a salutare un amico
sfollato. Avendo ancora la sua licenza non scaduta, lo hanno lasciato
libero. Cercherà egli un’altra via di scampo ?
I ribelli sono tornati a Calvo.
* * *
1° agosto
Stamattina sono andata a Ventimiglia per riscuotere il sussidio
e ho passato l’intera mattinata nella galleria del Cavo. È stata una
giornata di allarmi consecutivi, e dire che non abbiamo ancora visto il
bello !
2 agosto
Giornata come ieri, la sirena ha fischiato continuamente.
È stato ucciso il figlio del Barun di Siestro. Il dott.
Cassano * è stato arrestato e portato via dalle SS. Attendiamo
delle giornate nere e, pur di salvare la vita, siamo pronti a qualsiasi
sacrificio.
* Medico condotto di Latte, poi rilasciato.
3 agosto
Dopo una notte di rumore continuo, prodotto dalle zattere e dagli
apparecchi, la mattinata è stata abbastanza brutta. Verso le 10,
formazioni di apparecchi hanno combattuto con i caccia. Un’infinità di
piccole bombe sono state gettate a San Bemardo, Seglia, Peidaigo e
Ville. Le più vicine a noi sono cadute da Rocco: 5 di numero. Alle
Ville, abbiamo da lamentare una morta, la Magnuna che lavorava da
Enrico a raccogliere ceci. Hanno sganciato pure su Bevera con diversi
morti anche là. La giornata è proseguita con un ininterrotto rombo di
apparecchi che sorvolavano continuamente le nostre teste.
4 agosto
Sebbene molto a malincuore, sono partita lo stesso, data la
mia solita abitudine di andare al mercato. Erano le 6,30 e gli
apparecchi già ronzavano sulle nostre teste. È stato un attimo e la
gente è scomparsa tutta. Sono rimasta sola con la mia Cita che
frustavo più che potevo per farla correre e potermi mettere in salvo.
Quando sono giunta sul ponte Roia, gli apparecchi bombardavano Bevera,
ma mi sembrava che fossero sulla mia testa. Ero terrorizzata, ho
raggiunto la galleria del Borgo e mi ci sono infilata, finalmente al
sicuro, ma angosciata per la mula che avevo lasciata esposta al
pericolo. Certo, appena tornata un po’ di calma, sono ripartita, ma le
frustate che prendeva la povera bestia erano continue.
PRESENTAZIONE DEL
PERIODO
LUGLIO - DICEMBRE 1944
Si intensifica
l’attività dei «ribelli» alla quale tedeschi e fascisti dei vari corpi:
Milizia, G.N.R. e Brigate Nere rispondono con feroci rappresaglie di cui è
spesso vittima la popolazione civile. Ventimiglia e la Zona Intemelia
continuano a subire attacchi aerei che causano morti e feriti un po’
ovunque.
Il 20 luglio il Führer sfugge ad un
attentato, gli alleati continuano ad avanzare in Francia e, il 15 agosto, ha
luogo un secondo sbarco sulle coste della Provenza. La liberazione sembra
ormai a portata di mano ma, intanto, la guerra, con tutte le sue disastrose
conseguenze, si avvicina sempre di più.
Ai primi di settembre, gli alleati raggiungono Mentone e quindi la
Zona Intemelia viene a trovarsi in -prima linea. Subito iniziano i
cannoneggiamenti da terra e dal mare contro la città e il territorio
circostante.
Col passare dei giorni, la speranza di essere liberati va
affievolendosi perché il fronte si è fermato lungo la linea di confine e -
anche se, in quel momento, nessuno può prevederlo - vi rimarrà fino
all’aprile 1945.
Ormai non si è più sicuri da nessuna parte, anche i paesi vengono
bombardati e mitragliati dagli aerei. Gli abitanti di Ventimiglia e delle
frazioni abbandonano le case, divenute pericolose, e si trasferiscono negli
scantinati, nei ricoveri di fortuna,
nei tunnel ferroviari. In città, la popolazione si riversa nelle due
gallerie-rifugio del Borgo e di San Secondo.
Ma, un nuovo provvedimento delle autorità tedesche viene ad
aggravare ulteriormente la situazione. Con sole 48 ore di preavviso, gli
abitanti delle frazioni di Ponente e delle valli Roia e Bevera devono
sfollare. La massa dei profughi, con le poche masserizie e il bestiame
minuto che riesce a portarsi appresso, si riversa in Ventimiglia, una città
pressoché distrutta, dove i viveri e l’acqua scarseggiano e manca la
corrente elettrica.
Molti degli sfollati, dopo avervi fatto tappa, proseguono il cammino
e si spargono nei centri limitrofi, comunque il più lontano possibile
dall’inferno ventimigliese.
Con tutto questo, gran parte delle vittime del bombardamento di
Ospedaletti del 5 marzo 1945 saranno cittadini di Ventimiglia colà sfollati
ed alloggiati all’Hotel Suisse.
In
serata, le prime pattuglie delle truppe degaulliste, accompagnate dai
civili che sono andati loro incontro, entrano in città. Così, in questo
modo singolare, si conclude la lunga tragedia di Ventimiglia.
L’Autrice, nello stilare le note dell’avvenimento, non si perde
in considerazioni o commenti benché questo giorno, atteso da tanto
tempo, sia certamente il più importante di tutti quelli ricordati nel
Diario. Forse non ha nemmeno il tempo di
scrivere molto perché si sta già preparando a fare ritorno immediato da
Bataglia, la casa che ha dovuto dolorosamente abbandonare sei mesi
prima.
La guerra è finita, ma la pace, guadagnata a prezzo di tante
sofferenze, non va esente da problemi e incertezze per l’avvenire.
Ventimiglia e il suo circondario - come, del resto, la Valle
d’Aosta ed alcune zone di frontiera in Piemonte - sono sfate raggiunte
dalle truppe del generale De Gaulle prima dell’arrivo degli
anglo-americani, che completeranno, soltanto dopo, l’occupazione del
territorio nazionale, eccezion fatta per Trieste e la Venezia Giulia.
La zona di occupazione francese all’inizio arriva a Nervia, poi
si sposta a Vallecrosia e, da ultimo, si spinge fino al vallone di
Borghetto San Nicolò, alle porte di Bordighera. Qui i francesi
stabiliscono una linea di confine che può essere varcata in entrata
soltanto dai residenti a Ventimiglia e paesi limitrofi purché muniti di
documenti vistati dall’autorità militare.
In città appaiono scritte murali inneggianti a «Vintimille
française» e si comincia a parlare sempre più insistentemente di
annessione alla Francia. In alcuni centri dell’entroterra intemelio, si
indicono plebisciti per l’oui o il non al «rattachement».
Intanto, in questa nuova situazione, del tutto imprevista, la
vita riprende a poco a poco, ma tanti e tali sono stati gli
sconvolgimenti e le distruzioni provocate dalla guerra che, passata
l’euforia dei primi giorni di libertà, i problemi appaiono in tutta la
loro enorme dimensione e ci si rende conto che dovrà passare molto tempo
prima di un completo ritorno alla normalità.
I primi reduci rientrano dai campi di prigionia, il che fa
aumentare le speranze che, anche per Aldo, figlio dell’Autrice, si
avvicini il giorno del rimpatrio. Purtroppo non sarà così anche se,
d’ora innanzi, le sue lettere arriveranno con maggiore frequenza e
regolarità.
Gioia in famiglia, invece, per il ritorno del nipote Turetu
che faceva parte della Milizia Ferroviaria
e, dopo il 25 aprile, non aveva più dato notizie di sé.
25 aprile, mercoledì
Sono scrosciate cannonate per tutta la notte. Ma allora è
proprio noi che vogliono ammazzare ? Ada è partita per andare a
casa, ma dicono che i tedeschi, prima allontanarsi, abbiano minato
dappertutto.
Di qui dalla Marina San Giuseppe è partito un battello con sopra
Bottiero, Rocca e Dàrdano: vanno a Mentone a chiamare i francesi e a
dire loro che ormai tedeschi a Ventimiglia non ve ne sono più.
Ada, nell’andare a casa, ha incontrato Lorenzo Vacca che le
ha proposto di andare ad avvisare i francesi. Così sono andati fino
a Mentone dove sono arrivati prima della barca. Sono tornati al
pomeriggio, sani e salvi dalle mine, conducendo con sé i liberatori.
Poco prima, un piccolo aereo militare, a causa di un’avaria al
motore, era atterrato qui davanti a noi su un isolotto del letto del
Roia e tutta la gente attraversava il fiume per avvicinarvisi il più
possibile.
Ci sarebbe stato proprio da girare una pellicola ! E dire che
stamane sono ancora passati gli aeroplani e, subito dopo aver
pranzato, abbiamo dovuto rifugiarci in galleria perché c’è stato un
mitragliamento su per la vallata di Camporosso e hanno sganciato
diverse bombe dalle parti di Vallecrosia.
I tedeschi che avevano fatto saltare il ponte sono stati uccisi dai
patrioti a Vallecrosia. Altri tedeschi in ritirata hanno trovato la
morte fra Ospedaletti e San Remo. Del ponte, soltanto due arcate
sono andate distrutte e ci si può benissimo passare sopra con un
carretto a mano. Il cavalcavia di Nervia è, invece, impraticabile.
Nelle vicinanze della proprietà del signor Grazio, a causa delle
mine, un soldato francese è morto, tre sono rimasti feriti. Pure
ferita una suora e Benedé.
La bandiera bianca sventola sulla Torre Littoria. Le campane
suonano a festa, per lo meno quelle poche che vi sono ancora. Quella
che si trovava alla Madonna delle Virtù giace abbandonata davanti
alla sede dell’U.n.p.a.. La gente, quasi incredula, esce dalla
galleria, dai rifugi e dalle cantine dove ha trascorso lunghi mesi
in condizioni di vita terribili.
26 aprile
Stamane sono passati Pippo e Adriano che andavano da
Bataglia. Ho deciso di andarci anch’io e di dormirci. Ada trasporta
a casa la roba che abbiamo qui a Ventimiglia; porta su anche le
galline ed io ho intenzione di trasferirmi nella nostra casa. Ora
vedrò fin dove arriva il mio coraggio.
Continuano a passare truppe francesi, molti soldati sono negri.
Sia i militari che i civili passano per la strada Romana.
Un mulo è stato ucciso da una mina nei pressi del signor Orazio.
GENNAIO
1945
1° gennaio
L’anno l’abbiamo incominciato male, ma la fine la vedremo ?
Oppure saremo già scomparsi dalla faccia della terra ? ... La giornata
di oggi, calma e quasi senza spari, ci ha permesso di meditare fin che
abbiamo voluto.
2 gennaio
Ada, sebbene tanto raffreddata, è voluta andare lo stesso a casa
nostra. Tre persone, che abitavano qui vicino alla cantina dove siamo
alloggiate, sono andate via. Hanno detto che torneranno ancora, ma
intanto la solitudine cresce sempre, più sola rimango e più lunga mi
sembra la giornata, più triste e paurosa.
Oggi non è stato più come ieri; hanno sparato continuamente.
* * *
1° febbraio
Notte quasi completamente in bianco. Sul calar della sera, i
tedeschi hanno fatto il solito baccano qui sotto alla Marina e, a
mezzanotte meno un quarto, li sentiamo camminare e poi colpire
accanitamente, col calcio del fucile, la nostra porta. Ada si è alzata
ed è andata ad aprire. I tedeschi hanno perquisito alla meglio la nostra
abitazione e, visto che non c’erano uomini, sono andati a bussare alle
porte del vicinato portandosi via quelli che trovavano. Sabino, Italo,
Ricca, Scarpetta, Bono, il figlio di Leone Calsamiglia e, infine, quasi
tutti quelli che hanno avuto la disgrazia di non potersi nascondere sono
stati presi. Giulin Toscano è riuscito a farsi chiudere in un armadio.
Ada, stamane, è dovuta andare dalla Milizia perché volevano
informazioni riguardo al figlio di Giunti. La Cita è di nuovo il nostro
tormento: Italo,* che si curava di custodirla, è stato preso dai
tedeschi e, se è vero che lo tratterranno per venti giorni, ci sarà un
altro fastidio per Ada, mattino e sera. Anche oggi il bombardamento ha
preso una piega violenta.
* Italo Muratore, il cui nome ricorre spesso nel
Diario, era il magazziniere della Cooperativa Muratori di Ventimiglia
che aveva sede in piazza Vittorio Emanuele nei locali oggi occupati
dagli uffici dell’A.C.I.. Nel magazzino della Cooperativa era stata
ricavata la stalla nascondiglio per la mula «Cita» e per il barroccio.
* * *
1° marzo
Colpi come quelli di questa notte non ne avevamo ancora sentiti,
tanto che non abbiamo potuto chiudere occhio.
Forse non hanno fatto nemmeno troppo danno perché devono essere
caduti nel fiume. Schegge e ghiaia arrivavano fin quassù accrescendo
l’infernale rumore con il loro scroscio. Ma, poi, la giornata è stata
calma.
Da oggi, Italo è entrato a far parte dell’U.n.p.a., ciononostante
non mancherà di governare la mula e comprarmi il pane perché io ho
sempre un’immensa paura a uscire di casa.
Una cosa che mi vergogno a scrivere è che do’ due Lire a una
vecchia perché mi vada a prendere un secchio d’acqua.
Abbiamo ricevuto oggi una lettera di Carlini che ci rinnova l’invito ad
andare a casa sua. Ada è andata a raccogliere le olive fin sopra ai
Cadetti, è tornata che non l’aspettavo ancora, più presto del solito.
* * *
1° aprile. Pasqua
Ada si è alzata prestissimo ed è subito partita per Bordighera.
Sono stata molto in ansia perché le navi hanno sparato a lungo. Si
continua a parlare di pace, ma noi siamo sempre allo stesso punto, sotto
bombardamenti incessanti.
Possiamo paragonarci a Cassino, se addirittura non saremo peggio.
2 aprile
Corre voce che il Führer abbia preso il volo e che Goebbels si
sia suicidato. Il giornalino «Il Quotidiano» * che ogni tanto,
arriva fin qui da noi, ammette nel suo bollettino di guerra che i
tedeschi perdono terreno; però continua a parlare di immancabile
vittoria dell’Asse.
* «Il Quotidiano», Giornale della Federazione
Fascista Repubblicana di Imperia, era un bollettino di due fogli. Usciva
in sostituzione de «L’Eco della Riviera» ed era l’unico giornale che,
ogni tanto, riusciva ad arrivare nella disastrata Ventimiglia di quegli
ultimi mesi di guerra. L’ultimo numero fu pubblicato il 21 aprile 1945.
PRESENTAZIONE DEL
PERIODO
GENNAIO - GIUGNO 1945
Col nuovo anno, la
situazione di Ventimiglia continua a peggiorare. La città è ormai ridotta ad
un cumulo di macerie contro le quali ogni giorno si accaniscono inutilmente
i cannoni di Mont Agel e delle navi mentre lo scalo ferroviario è stato
distrutto dai tedes chi.
Salvo alcuni negozi di generi alimentari, aperti per qualche ora al
giorno, non vi è in città più alcun segno di vita commerciale o economica in
genere.
La vita civile si va degradando di giorno in giorno tanto che non
esiste più nemmeno il servizio di pompe funebri. Un comune carro da
trasporto, a trazione animale, fa il giro della città per raccogliere le
bare che vengono poi trasportate frettolosamente al cimitero.
Il 14 febbraio 1945 può essere considerato il giorno in cui si tocca
il fondo dell’abiezione: in prossimità del cimitero i tedeschi fermano due
uomini che stanno trainando un carretto a mano con la salma di un loro
amico, ucciso da una granata, e li obbligano a scoperchiare la bara per
controllarne il contenuto.
La pressoché totale mancanza di notizie fa sì che, in città, si
diffondano le voci più strane e incontrollate come quelle della morte di
Vittorio Emanuele III e della scomparsa di Goering.
Dicerie che l’Autrice riporta «per dovere di cronaca» ma, dalle
quali, si premura di prendere le distanze, memore forse di quel detto
dialettale «tempu de gherra, ciü buxie che terra».
La gente non sa più cosa credere ne cosa pensare e finisce per
affidarsi alle previsioni del Gran Pescatore di Chiaravalle,
il popolare almanacco che, anche quell’anno, è stato puntualmente
pubblicato.
Ma, ormai, la guerra sta per finire e, questa volta, per davvero:
gli anglo-americani da occidente e i russi da oriente si stanno avvicinando
al cuore della Germania.
A Ventimiglia, già dalla sera del 23 aprile, tedeschi, bersaglieri e
milizie fasciste cominciano a ritirarsi. Nella notte fra il 24 e il 25, dopo
aver fatto saltare il ponte stradale sul Roia e il cavalcavia di Nervia,
anche gli ultimi occupanti lasciano la città.
Ma, sia durante la notte che nella mattinata seguente, 25 aprile, i
proiettili continuano a piovere su Ventimiglia e dintorni come se nulla
fosse accaduto.
È allora che due delegazioni di cittadini, una per mare e l’altra
per terra, partono alla volta di Mentono per avvisare gli alleati del nuovo
stato di cose. Nel primo pomeriggio, un ricognitore in avaria atterra
fortunosamente su un isolotto nel letto del Rota. Tutta la popolazione
accorre e i piloti, ignari della situazione, vengono invitati a comunicare
via radio ai comandi che i tedeschi sono andati via.
Si cominciano a riparare i danni, specialmente quelli delle opere
pubbliche più importanti: strade, ponti, ferrovia.
La gente vuole dimenticare a tutti i costi e il più presto possibile le
sofferenze patite e, quasi ogni sera, durante questa prima estate di
pace, in città e nelle frazioni, si diffonde la musica delle feste da
ballo all’aperto.
Nel luogo di residenza dell’Autrice, si fanno grandi preparativi
per la tradizionale festa della Madona da Vila,
che cade l’8 settembre e attira sempre molta gente. Grande concorso di
pubblico si registra anche alla Mortaio il 14 settembre, festa della
Croce.
Continua il ritorno dei reduci, ma, di Aldo giungono soltanto
lettere e cartoline. L’osteria da Bataglia ha riaperto i
battenti; la pioggia abbondante ha posto fine alla siccità; un vignaiolo
viene ad offrire il suo vino, come già faceva in passato, ai bei tempi.
Il Diario di guerra di Caterina
Gaggero Viale termina qui, ma la sua attesa dovrà continuare fino al
maggio 1946 quando finalmente avrà la gioia di riabbracciare il figlio,
dopo quattro anni e mezzo di lontananza.
1° ottobre
Nei giorni scorsi un uomo dei Ciotti è stato ucciso da tre
individui che stava accompagnando oltre il confine.
6 ottobre
Sono andata col barroccio a Ventimiglia dalla signora
Guidotti a riprendermi due damigiane e due materassi.
7 ottobre
Vincenzo ha cresciuto famiglia; la cettarola * gli ha
regalato un bei maschietto. Quanta contentezza in casa dei Petaleti;
la signora Sabina non si contiene più.
* Originaria di Cetta, in alta Valle Argentina,
luogo di nascita della moglie.
9 ottobre
Oggi, è l’anniversario della morte di Bianchina e, qualche
giorno fa, sono andata alla messa di suffragio.
10 ottobre
Anche oggi, le mine hanno fatto la loro vittima. Questa volta
ai Ciotti, uno dei paesi più colpiti da questo flagello.
* * *
1° novembre
Ieri Ada ha comprato quattro crisantemi (Lire 100) e li ha
portati al cimitero. Questa mattina due li avevano già rubati.
Oggi, il cielo è nuvoloso, ma la giornata è trascorsa senza
pioggia.
2 novembre
Stanotte ha ricominciato a piovere e oggi, ogni tanto, ne
viene giù un po’. Corre voce che Elfizio sia arrivato a Napoli e che
abbia mandato un telegramma a casa. Italo cerca di riparare le
finestre della stanza al piano superiore. I vetri rotti li
sostituisce con quelli dei quadri e poi esegue molti altri
lavoretti.
3 novembre
Ieri, giorno dei morti, è stata una giornata piuttosto
uggiosa: ha piovigginato in continuazione. Da due giorni avevo
raccolto l’insalata e, stamattina, sono partita per andarla a
portare al mercato. Nella curva dei cipressi ho incontrato molta
gente a piedi, di quelli che vanno verso il confine per passare
clandestinamente in Francia. Mi hanno detto che era inutile andare
avanti perché la strada era interrotta in più punti.
Al pomeriggio, sono andata al cimitero con la signora
Sabina.
* * *
8 dicembre
Triste anniversario della partenza di Aldo. Sono già passati
quattro anni dacché siamo rimaste sole. La giornata è brutta; sembra
voglia nevicare.
9 dicembre
Questa mattina la neve è discesa fin sotto Canun,
poco distante da noi. Qualche fiocco di neve si vede anche sull’erba
della nostra campagna. La temperatura è rigidissima.
11 dicembre
Da ieri sera piove a dirotto. L’acqua ha già provocato una
frana nella fascia del caco.
21 dicembre, venerdì
Continuano le giornate piovose e ora le fontane rinvengono. La
siccità, questa volta, è davvero finita.
I giornali di questi giorni parlano dell’imminente arrivo di
prigionieri dal Marocco. Attendiamo con ansia !
Stamane, verso le 10,30, una visita che ci ha fatto piacere:
Capello che ci ha portato delle buone notizie.
Al pomeriggio, Bacì Bagnela è venuto a vedere se
vogliamo il vino.
LUGLIO
1945
1° luglio
Italo ha finito di ricostruire la cantonata dell’Erba Luisa,
distrutta da una cannonata. La fascia in alto, dove erano cadute tre
frane, è ormai in ordine. Stamattina, mi sono recata a riscuotere in
moneta di occupazione la somma che avevo depositato in franchi francesi.
Mi hanno dato il doppio per cui i 10.900 franchi mi sono stati cambiati
in 21.800 Lire.
In serata, abbiamo avuto una lieta sorpresa: Bertacchi e sua
figlia sono venuti a trovarci, in bicicletta.
6 luglio
Oggi, nel pomeriggio, altra improvvisata: malgrado il caldo,
anche Carlini è giunto da noi in bicicletta.
7 luglio
Bertacchi è partito stamane presto, alle 6. Le truppe francesi se
ne stanno andando via. Per la strada è un continuo passare di carri
armati, cannoni e autocolonne di camion dirette in Francia. Sarà meglio
o peggio ?
8 luglio
La Cita ha le labbra gonfie, Italo e Felice l’hanno
medicata. Si tratta che abbia i denti da limare, nientemeno !
* * *
14 agosto
Oggi, finalmente, i soci del consorzio di Peidaigo hanno avuto
l’acqua.
19 agosto
Questa sera, nel «Bosco del Principe» alla Mortola, vi sono state
altre vittime delle mine: quattro morti e un moribondo.
Le mine hanno provocato morti e feriti anche sulla spiaggia di
Grimaldi e ne causano continuamente su per i valichi dove c’è sempre
gente che tenta di passare il confine clandestinamente. Le ultime
vittime sono quattro polacchi che tentavano appunto di andare in
Francia.
Il vino nuovo è già fatto ed è abbastanza buono. Pensare che
siamo in anticipo di un buon mese !
A San Bernardo, grande festa da ballo.
26 agosto
Oggi, festa di San Secondo.
28 agosto
Negli ulivi di Tremayne e dal dottor Ughetto vi è gente che
spigola ancora le olive. Chi aveva mai visto una cosa simile al mese di
agosto ?
* * *
1° settembre
Alle Ville, gran movimento per i preparativi della festa dell’8
settembre. Ieri l’altro è tornato, reduce dalla prigionia in Germania,
Gino di Pinella. Oggi abbiamo ricominciato a vendere il vino, ossia
abbiamo riaperto l’osteria. Stastera, Italo e Ada mettono nelle botti il
vino della seconda vendemmia.
4 settembre
Gino e sua moglie, stasera, sono passati a salutarci. Il figlio
di Ciccio, Giuanin, è tornato pure lui dalla Germania dove si
trovava assieme a Gino.
6 settembre
Oggi, per la Cita. è stata una giornata faticosissima, ma
per me non lo è stata di meno. Siamo state a trasportare l’uva di
Carmagnò alle Ciasse. La fatica non è neanche tanta per il
carico quanto per la strada che è molto brutta. Da parecchi giorni i
badianti del ballo delle Ville sono indaffaratissimi.
PRESENTAZIONE DEL
PERIODO
LUGLIO - DICEMBRE 1945
Nel mese di luglio
si verifica un fatto di notevole importanza per il futuro di Ventimiglia: le
truppe francesi evacuano la Città e la zona circostante che passano sotto la
giurisdizione dell’A.M.G. (Allied Military
Government). Sulla torre comunale torna a
sventolare la bandiera italiana e si può nuovamente andare a Bordighera
senza bisogno del «passaporto».
La guerra è finita da oltre due mesi, ma continua implacabilmente a
uccidere «per procura». Lo stillicidio di morti e feriti, vittime delle mine
disseminate dai tedeschi, è interminabile, specie nelle frazioni di Ponente.
Oltre agli abitanti, trovano la morte nei campi minati anche coloro - e sono
molti - che tentano di passare clandestinamente la linea di confine.
Continua la pietosa opera di recupero e identificazione delle salme
dei fucilati dai tedeschi, a Grimaldi, Latte, Forte San Paolo.
Intanto una grave siccità colpisce le campagne e manda in rovina i
raccolti di cui vi sarebbe estremo bisogno. Un altro flagello, quello dei
topi, rende difficile la vita nelle zone che sono state a lungo disabitate a
causa dello sfollamento.
GENNAIO 1944
1° gennaio
Giornata animatissima per noi, molto lavoro per tutto il
giorno. Abbiamo venduto più di 80 litri di vino, nella nostra sala
non sembrava affatto che vi fosse guerra, pareva quasi che fosse una
gran festa.
6 gennaio. Epifania
Anche oggi molta gente qui nella nostra osteria, come del
resto quasi tutti i giorni; abbiamo avuto un allarme solo alle
undici.
7 gennaio
Stamane, Antonia e Manin si sono alzate alle 5 e mezzo per
andare a San Remo a trovare lo zio Andrea e sono state molto in
dubbio nel partire dato che si sentiva un violento bombardamento.
Sebbene fosse lontano tremavano i vetri.
Sono partite, ma anche a San Remo non se la sono passata tanto bene,
si sono rifugiate verso Bignone.
8 gennaio
Oggi tre allarmi, anche stamane verso Nizza (dicono
Saint-Raphael) violento bombardamento. Anche a San Remo sono state
gettate alcune «pillole», sul porto e in città, ma nulla è capitato
allo zio Andrea.
La città più devastata nella nostra Riviera è
Imperia-Oneglia; quasi tutti i giorni vi fanno visita gli aeroplani
inglesi.
9 gennaio
Anche oggi due allarmi e abbiamo sentito il violento
bombardamento in Francia. Qui da noi molta gente, come del resto
tutti i giorni e noi siamo arcistufe * essendo stanche di
fare una vita così. Sebbene ci sia ancora il guadagno, preferiremmo
il lavoro della campagna.
* L’Autrice si riferisce a se stessa e alla figlia
Ada che convive con lei.
* * *
3 febbraio
Ieri il bombardamento è stato fatto a Tolone, pare vi siano
4.000 morti e abbiano distrutto molta ferrovia. Stamane sono stati a
Savona, dicono che anche laggiù vi siano molti danni.
7 febbraio
Oggi si riapre il mercato dei fiori al pomeriggio, come di
consueto. Ieri, a Latte, hanno perquisito parecchie case alla
ricerca di roba mangereccia.
* * *
20 giugno
Stamane, all’Umberto I,* vi erano dei soldati di sentinella
col fucile e l’elmetto in testa, ma per il resto vestiti in
borghese. È la classe del ‘26 che è stata appena chiamata alle armi.
A Ciotti, due militi della Confinaria sono morti in seguito allo
scoppio di mine disseminate dai tedeschi. La scorsa notte, circa 200
uomini, fra richiamati e operai della Todt, hanno preso la via della
montagna per raggiungere i ribelli che, oggi, hanno fatto saltare il
ponte di Perinaldo.
* La Ridotta dell’Annunziata, adattata a caserma,
aveva per titolo “Umberto I”.
21 giugno
Anche stanotte, altri giovani sono andati a raggiungere i
ribelli. Continuano i bombardamenti, sulla Riviera e ovunque. Torino
ha subito la 35a incursione aerea, anche a
Genova le rovine sono immense.
22 giugno
Stanotte, alle due e un quarto, abbiamo avuto un brusco
risveglio. L’allarme, seguito poi da un’infinità di apparecchi.
Come al solito, non avevamo idea di alzarci, ma il grande
chiarore ci ha fatto andare a curiosare dalla finestra. Che
spettacolo, il primo per noi ! Che fuochi e poi certo anche spari !
Non siamo stati ad indugiare prima di uscire di casa e metterci al
sicuro. Se avessimo aspettato ancora un po’ saremmo stati tutti
belle finiti. Tre bombe sono cadute sotto la casa di Lanfredi, delle
quali due solo esplose. Povera nostra campagna, come è rimasta
desolata, quanto danno abbiamo avuto ! Però, possiamo dirci
fortunati che non hanno avuto nessuna avaria le vasche e la
tubazione. I danni della casa, neanche questi sono ingenti. Il danno
più grosso è nella vigna perché anche le viti sono rovinate.
La durata dell’allarme è stata di 50 minuti, il bombardamento
di 22 minuti, le bombe, lasciate cadere su Ventimiglia e dintorni,
un’infinità. Cominciando dalla salita degli Scüri, Rivai, Marina,
Piazza Vittorio Emanuele, Gallardi, Siestro, Via Chiappori, Via
Roma, Sottoconvento, Via Cavour, Via Mazzini, La Mortola. Queste
sono le zone che più delle altre presentano i segni della
distruzione causata dalle bombe nemiche.
La città, ovunque, mostra mutilazioni dolorose. La cosa
incredibile è che le uniche bombe sganciate nella nostra zona sono
quelle cadute da noi. Il destino ha voluto che fossimo noi i
colpiti.
I morti finora accertati sono 23 e una sessantina i
feriti, numerosissime sono le persone senza tetto. L’attacco nemico
si è esteso fino a Vallecrosia che è stata pure duramente provata
dall’incursione. Il bombardamento ha provocato l’interruzione della
via Aurelia, ha seriamente danneggiato l’acquedotto e il telefono,
la luce è rimasta interrotta e anche la ferrovia: i treni arrivano
solo fino a Bordighera.
DICEMBRE 1943
10 dicembre 1943, venerdì
Prima incursione aerea su Ventimiglia, alle ore 13,30 circa.
Prima è stato sorvolato e bombardato il ponte sul Nervia, verso
Vallecrosia. Il ponte è rimasto intatto, ma sono state mietute molte
vittime.
Pochi minuti dopo, altro stormo di aeroplani, circa 26, che ha colpito
le Gianchette, in via Tenda. Le vittime, fra un posto e l’altro,
oltrepassano il centinaio. Il frantoio, la casa Palmero e tutte le case
vicine sono state rase al suolo.
22 dicembre
Morte del nonno, ore 10.
23 dicembre
Alle ore due del pomeriggio si deve fare il funerale. Poco prima
dell’ora stabilita, seconda incursione su Ventimiglia. Bombe sganciate,
qualcuna in mare e le altre in via Saonese, vico Colletta e viuzze
vicine. Meneghin Palmero u Descaussu e qualche altro non
sono stati più trovati.
Un posto che è stato proprio centrato in pieno è dove abita
Giuanin de Lüchin. Ben cinque sono state le bombe sganciate in quel
sito che hanno spianato tutto schiantando le piante d’olivo e rovinando
ogni cosa.
Maria era sola in casa e si è salvata miracolosamente.
Giuanin è venuto al funerale del nonno e questa è stata forse la sua
salvezza. Se fosse stato in casa o in campagna chissà se ora sarebbe
ancora vivo. Funerale davvero da ricordare; la gente che era venuta per
l’accompagnamento spaventata, parecchi sono corsi via. Perfino il curato
ha detto di sospendere il funerale, che poi è stato fatto circa mezz’ora
dopo, appena saputo che il ponte e la strada erano intatti.
Lo spavento è stato indescrivibile per tutti, si vedevano due
grandi nubi di fumo salire, su dietro Peidaigo. Giuanin è corso
via perché temeva che fosse successo qualche cosa nel luogo dove abitava
e così fu infatti: è stato un posto molto colpito.
Lo zio Andrea è stato ferito, si trovava al Campassu,*
è stato colpito da schegge ad una coscia ed ha un braccio rotto. L’hanno
portato a Sanremo, assieme agli altri feriti. Il funerale del nonno è
finito con solamente pochissimi parenti, ossia quelli di casa.
* Così è chiamata la parte dello
scalo ferroviario di Ventimiglia che, dalla stazione, si estende fino al
cavalcavia di Nervia.
24 dicembre
Giuanin, dopo aver passato la notte scorsa di vedetta
alla sua casa rovinata, stasera è venuto a prendere alloggio nella
nostra casa, che certo a noi non disturba e siamo contenti di offrire
quel che possiamo. Anche la zia Antonia è qui.
25 dicembre. Natale
Moltissimo lavoro abbiamo * perché la gente è tutta in
giro per le campagne. Per paura dei bombardamenti, nessuno vuole più
stare a Ventimiglia.
* Come si è detto, l’Autrice del Diario Caterina
Gaggero ved. Viale gestiva, con l’aiuto della figlia Ada,
l’osteria-trattoria da Bataglia, sita nel
territorio della frazione Ville, ma nelle vicinanze di Latte.
26 dicembre
Anche oggi moltissima gente in giro, causa gli allarmi. Per
fortuna che fanno bellissime giornate, sembriamo essere al mese di
maggio.
27 dicembre
Oggi ha portato il mobilio la zia Manin. Gli abitanti di
Ventimiglia non fanno che portare via dalla città bauli e tutto quello
che possono.
28 dicembre
Anche Gasti ha smontato la sua casa e portato la roba più
importante qui da noi. Di giorno, abbiamo sempre gente. Al mattino
partono tutti, ritornano per il desinare e poi stanno fuori fin verso
sera. Abbiamo avuto per diversi giorni tre allarmi al giorno e tutti
hanno paura di qualche nuovo bombardamento.
29 dicembre
Oggi non vi sono stati allarmi. In campagna non si trova più una
casa ne una stalla vuota; non vi è buco dove la gente non sia
alloggiata. Tutti hanno paura di stare a Ventimiglia dopo i
bombardamenti dei giorni scorsi. Noi abbiamo sbarazzato la tua camera
* nella quale prenderanno alloggio Giuanin e Maria,
nell’altra vi è Giulina; ora siamo al completo, la nostra casa è piena.
* L’Autrice si riferisce alla camera del figlio Aldo,
prigioniero di guerra, per il quale scrive il Diario.
30 dicembre
Oggi, un allarme solo, però dicono che abbiano bombardato in
diversi posti. Ormai non esistono più zone che non siano state colpite.
Oggi abbiamo ricevuto due tue lettere, però non abbiamo ancora
il tuo indirizzo. Sono state scritte il data 27 giugno 1943 e sopra vi è
il timbro di New York; abbiamo idea che tu sia laggiù.*
* L’Autrice si riferisce alle lettere del figlio Aldo,
giunte attraverso la Croce Rossa Internazionale ed effettivamente
partite dall’America benché, in realtà, egli si trovasse prigioniero di
guerra in Nord Africa come si saprà in seguito.
31 dicembre
La fine dell’anno è trascorsa calma, senza allarmi e con ben
bene di gente nella nostra osteria.
Il 26
aprile avviene un fatto doloroso per tutta la cittadinanza: i tedeschi
fanno saltare la passerella sul Rota. Nella cosiddetta «notte dei
bengala» o «di San Luigi», fra il 21 e il 22 giugno, Ventimiglia subisce
un terribile bombardamento aereo notturno che provoca nuove vittime e
aggiunge rovine alle rovine.
In ogni famiglia in cui ci sono giovani di leva si vive il
dramma della scelta: o ottemperare ai bandi di chiamata alle armi e
arruolarsi nei corpi della R.S.l. o prendere la via della montagna ed
unirsi ai «ribelli» le cui file si vanno ingrossando ogni giorno di più.
C’è anche chi tenta vie di mezzo che garantiscano l’esonero dagli
obblighi militari come l’assunzione nella Todt o il servizio
nell’Unpa, la protezione civile di allora.
C’è, infine, chi sfortunatamente, incappa in qualche retata dei
tedeschi e finisce in Germania, nei lager dove già si trovano molti
militari italiani che, dopo l’8 settembre, non sono riusciti a sfuggire
alla cattura.
Sul fronte italiano gli alleati compiono qualche piccolo
progresso, ma assai lentamente, fino a che due fatti di notevole
importanza riaccendono nei cuori la speranza della liberazione: il 4
giugno Roma viene occupata e, due giorni dopo, gli angloamericani
effettuano il colossale sbarco sulle coste della Normandia. Sul fronte
orientale, i russi si preparano a sferrare una potente offensiva.
Hitler si vendica degli scacchi subiti scaraventando
sull’Inghilterra le sue V1 «l’arma di rappresaglia» con la quale
vuole anche rispondere alle terrificanti incursioni aeree alleate che
stanno radendo al suolo, ad una ad una, le città tedesche.
È su questo scenario, di distruzioni e angoscia per quanto di
brutto l’avvenire tiene in serbo, che si chiude il 1° semestre del
Diario.
PRESENTAZIONE DEL
PERIODO
DICEMBRE 1943 - GIUGNO 1944
Il Diario inizia alla data del 10
dicembre, quando Ventimiglia viene attaccata per la prima volta dagli aerei
alleati che seminano distruzione e morte a Nervia e alle Gianchette.
Gli abitanti, terrorizzati, all’indomani stesso iniziano l’esodo verso le
frazioni, luoghi ritenuti più sicuri.
Una seconda incursione aerea ha luogo l’antivigilia di Natale, il 23
dicembre, ed una terza l’indomani di Capodanno, la domenica 2 gennaio 1944.
Come annota l’Autrice, nelle zone rurali non si trova più una casa o
una cantina da affittare tanta è la gente che ha abbandonato la città. La
presenza di un cosi gran numero di persone per la campagna si traduce in un
ottimo « business » per l’osteria da Bataglia sempre affollata di
clienti che cercano di dimenticare le amarezze e le preoccupazioni del
momento davanti ai buoni piatti de A Lila e allo squisito vino per il
quale l’osteria va giustamente famosa.
Ma, anche se gli affari vanno bene dal punto di vista economico, nel
cuore della proprietario vi è sempre conficcata una spina dolorosissima: la
mancanza di notizie del figlio Aldo, prigioniero di guerra. Un dolore che le
sporadiche cartoline, giunte con molti mesi di ritardo, attraverso le
organizzazioni assistenziali internazionali, non riescono a lenire.
Nel frattempo, la situazione in zona si va aggravando: i tedeschi
fortificano e minano dappertutto e la loro presenza rappresenta sempre più
una minaccia. Gli allarmi aerei sono ormai quotidiani e i bombardamenti
causano continue interruzioni della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia.
I generi alimentari scarseggiano e, per sfamarsi, non bastando le
misere razioni delle tessere annonarie, bisogna ricorrere al cosiddetto «
mercato nero » i cui prezzi aumentano paurosamente.
Per motivi di sicurezza, nel mese di febbraio, gli uffici
finanziari, Registro e Catasto, vengono trasferiti a Bordighera. Anche gli
uffici comunali, da Ventimiglia Alta, scendono nella Casa Littoria,
l’attuale palazzo del Comune.