DOLCETTO OTTOCENTESCO VENTIMIGLIESE
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Ingredienti per circa tre dozzine.
300 grammi di farina
200 grammi di zucchero | suggerito: MENIER PATISSIER
100 grammi di cioccolato, tavoletta al 52% di materie grasse
infuso di caffè, ottenuto con moka media
acqua di fior d’arancio amaro, quanto basta - “àiga nàfra”
cannella e chiodo di garofano in polvere, mezzo cucchiaio.
Accessori: un’ampia teglia rivestita con
carta da forno, unta d'olio di oliva taggiasca
forno già caldo a 150/200 gradi circa.
Dai duecento grammi di zucchero apparterete il
quantitativo che sta’ in un sottotazza, giacché servirà per la glassatura.
Mescolerete il rimanente zucchero con la farina,
ponendoli sulla spianatoia, a fontanella. Scioglierete a caldo la
tavoletta di cioccolato, usando il caffè appena infuso, per poi aggiungervi le
spezie e piano, piano; amalgamerete il tutto con la fontanella, sulla
spianatoia, aggiungendo il rimanente caffè, se necessario, fino ad
ottenere una pasta piuttosto consistente e liscia.
Formerete delle palline non più grosse di una
castagna marrona, dalla quale il dolcetto deriva il nome. Immergerete un
lato della pallina nell’acqua di fior d’arancio per poi far raccogliere
a questa lo zucchero necessario alla glassa.
Depositerete la pallina nella teglia, sulla carta da forno
unta d'olio,
con la glassa ovviamente rivolta verso l’alto. Metterete in forno già
caldo, a circa 200 gradi, per dieci o quindici minuti. Quando la glassa
avrà preso un bel colore smerigliato ed il cioccolato si sarà schiarito, toglierete
dal forno anche se apparissero non troppo consistenti.
Nel gusto antico, era presente il
rilasciato d'olio d'oliva taggiasca, prodotto dall'unto sul fondo della
teglia, che permetteva il distacco post-cottura. Oggi la carta da forno
risolve il pronto distacco; non guasterebbe però la presenza, seppur
minima del gusto prodotto dal rilasciato.
A CASTAGNOLA
Dovute a necessità di
rima, le dosi ricavabili dalla poesia sono soltanto
molto indicative
E CASTAGNOLE Giuseppe Bosio .
Ancöi ve
parleron d’ê castagnole Luigino Maccario - 1995 La castagnola tipica non deve superare i 4 cm. di diametro e deve conservare un aspetto di spessore arrotondato. Le castagnole grosse e larghe, ma piatte ed eccessivamente mollicce, sono il risultato prodotto dalla loro distribuzione sui banchi dei negozi di alimentari, nella seconda metà del Novecento. Questi badavamo a catturare il cliente, superficiale, con la grandezza e la massima masticabilità .
Nell'anno 1969, la Cumpagnia d'i Ventemigliusi indisse un
concorso per il rilancio della "Castagnola", indirizzato
particolarmente all'attività delle Pasticcerie locali più
rinomate, che parteciparono con slancio, senza però continuità
nell'iniziativa.
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Oggi, la forma originale è messa in discussione, persino per la
specificità da ricevimento, costituendo una grave anormalità.
Riferiti al prodotto da ricevimento originale, che oggi potrebbe
esser quello preparato dalle nostre rinomate pasticcerie, gli
ingredienti dovrebbero plasmare un dolcetto di colore bruno chiaro,
di densità compatta ma duttile, il quale, sul fronte del primo
morso, possa evidenziare i segni degli incisivi, lasciativi.
La glassatura, omogenea benché ripartita in piccole placche,
dovrebbe mostrarsi di spessore poco più che delineato, lasciando
trasparire il bruno sottostante e pronta a sprigionare la potenziale
emanazione della ”àiga nàfra” che la sostiene.
Appartenendo al novero dei dolcetti speziati, il retrogusto della
castagnola dovrebbe sprigionare sufficientemente evidenziata la
sapidità di cannella e garofano. Riuscire a conservarne la
cedevolezza per un periodo di almeno quindici giorni, può essere
certamente ottenuta applicando una attenta fase di cottura, che si
avverte all’assaggio fin dai primi giorni.
L.M.
LA VOCE INTEMELIA
anno LXV n. 12 dicembre 2010
Dalla iniziale diffusione cittadina, avvenuta col sorgere del secolo
XIX; il dolcetto tipico ventimigliese, chiamato “a castagnola”,
è stato protagonista di almeno due periodi sostanziali per la
definizione del suo aspetto, estensioni di tempo che hanno
determinato gli attuali scompaginati orientamenti, tra gli
estimatori.
Nata nella sfera della “biscotteria da ricevimento”, la sua forma
considerava diligentemente il nome assegnatogli: era “castagnola”
perché deteneva la foggia di una castagna marrona; sicché, a tutela
dell’ordine cronologico, questo modello dovrebbe costituirne
l’originalità di produzione.
Col sorgere del Novecento, per un periodo durato almeno mezzo
secolo, l’attaccamento dei ventimigliesi a questa delizia, ha
attivato l’immissione sul mercato d’un prodotto da “colazione”, che
ne conteneva gli ingredienti, ma non riservava riguardi per la
forma.
Dover porre in vendita una merenda da asporto, ha stabilito per quel
prodotto la parvenza d’un panettoncino del diametro minimo di sette
centimetri; col quale si è fondata una sciagurata ambiguità.