Ava lezüu d’i üsi
d’i espluratui e d’e Pele-russe: nu’ se deve fa’ d’u sciaratu, ma
besögna aspeità cun dignità che parle chi a ciü besögnu de parlà.
Passava in tren suta ae Mauře rimbumbandu, e u rimbumbu u s’è faitu
ciü forte in sciù ponte de ferru e infin u s’è persu inti Ciai versu
A Burdighea, lascianduse derrè ina nivura sutira e gianca. U veciu u
l’à issau a testa suspirandu e pöi u l’à parlau. U l’ava a vuxe in
po’ roca, ma brava. U m’à ditu:
- Ti vai a scöra ?
Gh’on mustrau u libru e gh’on ditu:
- Disgraziatamente !
- Nu’ sta a di’ lulì - u m’à faitu alura cun facia seria, sbatendu a
pipa in sciù parmu d’a man. - Tü, cun u tou latin ti anderai in sciù
tren lazü, lazü !... e mi’, ti vei, me ne vagu a pe’, sempre a pe’,
e me fermu ciü suvente che prima percose sun stancu ....
U l’à turna açesu a pipa e u l’à cuntinuau: - Ti vei,
chi ti ài tantu da imparà ..... ti vei sta scciümaira, a l’à faitu
cume mi’, a l’è deventà in pantan. A l’è cume mi’ che nu’ on vusciüu
studià, tü in scangiu ti devi esse cume u Röia ch’u va’ de longu e u
nu’ marzisce mai. Inta vita ciü ün u sa’, ciü ün u l’è:
arregòrdateřu.
Sensa ciü parlà u s’à cüglìu sacu e bastun e u s’è messu in camin,
in po’ cegu, lascianduse derrè in fümu lengeiru, u fümu d’a sou
pipeta.
On mirau u veciu ch’u spariva e, in luntananza u Röia
fandu ina smorfia e pöi me sun acurgau contempřandu u mei belu
Nervia prufümau e alegru, cun tütu ch’u l’avesse u viziu de fermàsse
tropi mesi de l’anu.
A cheli tempi a buca d’u Nervia, serrà pe’ diversi mesi de l’anu,
a furmava ina specie de lona. Se gh’arrivava dae arene d’a ciaza o dai
prai veixin. E ciante, cresciüe in libertà, i s’ingrenghigliava a ciü
purrè e caiche vota, a in tramuntu cin de lüxe o suta ae nivure basse d’ina
bürrasca, i l’audurava cuscì forte da sbalurdì. Gh’eira d’i camin batüi
che i se perdeva de corpu suta l’erba auta, e gh’eira d’i grossi canei
ch’i paresceva messi li’ pe’ fa’ sente u ciü pecin sciüsciu de ventu.
Inturnu â lona d’a buca, duve e ciante i s’inrairiva o
suta ai camin cuverti, se truvava suvente caiche omu sulitariu, de cheli
ch’i van de paise in paise cun tütu u sou ben int’in sacu, in tren de
fabricà zügheti de legnu o bastui sculpì, fumandu int’ina cürta pipa de
gissu.
In giurnu gh’on atruvau in veciu cun d’i cavegli longhi ch’i
fava tüt’ün cun a barba e i barbixi; da stu mügliu de pe’ cresciüu in
libertà cume e ciante inturnu â lona, nu’ spuntava che in grossu nasu
murelu e dui ögli negri cin de buntà ch’i ghe lüxiva ciü ancura che a
punta d’u sou nasu.
A cheli tempi mi’ fava u Ginasiu e me purtava suvente derrè
«E Vite» de Curneliu, ciü pe’ dame d’u ton che pe’ lèzire - ava imparau
dau «Conte de Muntecristu» che u brigante Vampa u lezéva i «Cumentari»
de Cesare.
U veciu, senza mancu mirà u libru u m’à salüau cu’ in
faturisu, levanduse a pipeta d’in buca. E semu restai li’ a dàsse a
mente, intantu che in frenghelu u primezava e e cane i sciüsciurava suta
au gregalin.
U nu’ sculpiva d’i bastui e u nu’ scavava d’e barchete: u fümava in
pàixe, a l’umbra, cu’ u sacu au lau.
LA BARRA DEL NERVIA
Una specifica del Torrente Nervia è proprio il "Lagassu" che si
viene a creare con la sua Zona Umida, nei pressi della foce, che nel
caso, almeno quando è aperta, si chiama: "a Buca d'u Nervia".
Durante l'anno, per alcuni mesi, dalla tarda, arida,
primavera, alle prime copiose piogge d'autunno; la "Buca" si chiude,
perché la barra di ghiaia, che tiene in vita "u Lagassu",
sempre ben salda sulla riva sinistra, si salda alla spiaggia della
riva destra, rendendo percorribile a piedi, il congiungimento della
Passeggiata a mare di Ventimiglia con quella di Vallecrosia, dopo
aver percorso cento metri di spiaggia, in quel di Camporosso Mare.
A Ponente, la riva destra del Nervia, è in Comune di
Ventimiglia, quella sinistra è in Comune di Camporosso; ora le due
Amministrazioni si sono consultate per unire le due rive con una
passerella ciclo-pedonale, che a detta degli ambientalisti, potrebbe
disturbare irrimediabilmente l'attività dell'Oasi faunistica
da LA VOCE INTEMELIA
anno XLV n° 3 - marzo 1990
Perché il Nervia viva ... abbiamo bisogno del tuo aiuto ! L’airone
cenerino, il martin pescatore, la folaga, il cavaliere d’Italia, il
germano reale, il cigno bianco, il marangone dal ciuffo ed anche il
rarissimo gobbo rugginoso, sostano ogni anno alla foce del torrente
Nervia in cerca di riposo in un luogo per loro idoneo ed accogliente.
Da molti anni le associazioni ambientaliste (LIPU, Italia Nostra, Gruppo
Eco, Lega Ambiente, G.E.B., Ass. Ecologica Valnervia) tentano di
trasformare la zona da area abbandonata e degradata in oasi di
protezione per gli uccelli.
Il progetto delle associazioni prevede la chiusura delle vie d’accesso
ai mezzi motorizzati, la pulizia, il ripristino delle polle d’acqua e
del canneto originario, la piantumazione di nuovi alberi, la
classificazione e catalogazione delle specie animali e vegetali, la
messa in opera di capanni mimetici per l’osservazione degli uccelli.
Mai come in questo momento si è vicini alla realizzazione dell’oasi
(vedi l’intervento del Comune con ruspe, per sgomberare la zona dagli
orticoltori abusivi) ed occorre stimolare l’Amministrazione ad agire
tempestivamente.
A cura del Comitato per l’Oasi del Nervia
da
LA VOCE INTEMELIA
anno XLIII n° 2 - febbraio 1988
Ponti e oasi
L’oasi del Nervia è da anni nel centro del mirino; ora l’Assessore
provinciale Roberto Raimondo ha assicurato che il demanio, proprietario
dei territori che dovrebbero divenire oasi per gli uccelli migratori, ha
sfrattato gli abusivi che li occupano; in seguito saranno cintati e si
provvedere in accordo con le associazioni naturalistiche.
Intanto, in un intervento al convegno su “Economia e occupazione”,
tenutosi a Ventimiglia, Enzo Castrogiovanni, presidente
dell’Associazione albergatori, ha tra l’altro sottolineato la necessità
del congiungimento tra le passeggiate a mare di Ventimiglia e di
Vallecrosia, tesi già sostenuta dal nostro Direttore da più di un anno:
i due elementi non sono inconciliabili.
Anche Italia Nostra si batte per questa “area umida”, assieme a quella
del Roia, sulla quale ripetutamente abbiamo sollecitato le
amministrazioni per una “pulizia” tra gli alberi grossi nel greto - i
soli che possano essere di intralcio in caso di piena - e la
salvaguardia dei virgulti, che permettono una ottima sopravvivenza di
tutta la fauna esistente.
Sono problemi annosi, ma purtroppo, tranne la Provincia che tiene
regolari sedute consiliari con una ventina di ordini del giorno, tutte
le altre amministrazioni si chiudono dentro un «non ci sono soldi»: cosa
la più parte delle volte non vera, se non nel fatto che le richieste o
non vengono formulate o vengono mal impostate, il che è ancora peggio.
da
LA VOCE INTEMELIA
anno XLII n° 7 - luglio 1987
Anche noi del Gruppo Eco, ci rallegriamo col Signor Giorgelli per la
nascita dei cigni reali, riteniamo infatti che la presenza di
avifauna di varie specie presso la foce del Roia, possa in un certo
modo avvicinare grandi e piccini ad un contatto con la natura più
diretto e quindi coinvolgente, però continuiamo a mantenere le
nostre riserve sul valore educativo, soprattutto a livello
ecologico, della operazione di ripopolamento del Roia. Infatti,
questo non è propriamente presentare ai cittadini un ambiente nel
quale le varie specie si trovano naturalmente, cioè per loro precisa
ed istintiva scelta, nel quale tranquillamente s; nutrono, vivono e
si riproducono; piuttosto è allestire una specie di zoo aperto (i
più critici dicono semplicemente “pollaio”) nel quale la
sopravvivenza e tutte le funzioni biologiche dipendono completamente
dall’intervento dell’uomo.
Potremmo accettare la foce del Roia quale oasi naturale se questa
avesse presentato o presentasse un certo numero di specie migratrici
o stanziali che colà si trovano perché l’ambiente ispira la loro
fiducia, e non perché sono state acquistate ed ingrassate e rese
dipendenti all’uomo. Se i cigni hanno finalmente nidificato non sarà
tanto merito di noi umani, quanto del fatto che si sono gradualmente
abituati al sovraffollamento ed al caos e sono riusciti a strappare
alle altre coppie della stessa specie ed alle altre specie un sito
di nidificazione, riuscendo a difenderlo sino alla fine. In ogni
caso la coppia di cigni presso la desolata oasi naturale del Nervia
ha anch’essa nidificato senza avere bisogno del servizio di
baby-sitting umano e dei resti dei nostri lauti pranzi. Ma non
vogliamo fare certo del campanilismo anche in materia di ... cigni,
il che sarebbe notevolmente ridicolo; semplicemente ricordiamo, per
l’ennesima volta, che un ambiente è naturale quando flora e fauna
non necessitano dell’intervento umano per rimanere in un equilibrio
vitale, che l’avifauna è bella ed interessante da osservare quando
selvatica (essendo l’addomesticamento una storpiatura del
comportamento animale); soprattutto che alla foce del Nervia
(rammentiamo ai campanilisti che si trova anch’essa, per una buona
metà, nel territorio del Comune di Ventimiglia) esistono tutte le
premesse perché venga ad esistere un’oasi naturale di straordinarie
capacità; premesse che sono stampate, chissà per quanto tempo
ancora, nel codice genetico delle specie che nell’area palustre che
si estendeva da Nervia a Bordighera hanno svernato e nidificato anno
dopo anno.
Qualche anno fa, quando svolgevo il servizio civile presso la Lega
Italiana Protezione Uccelli, queste specie erano state censite e
risultavano essere circa 180; un numero che la foce del Roia non può
per sue condizioni naturali raggiungere, con buona pace di tutti
quanti si affaticano per dimostrare (chissà poi perché) il
contrario. Resti pure il serraglio alla foce del Roia, ma non
chiamiamolo oasi e non dimentichiamo invece la vera oasi che sta
morendo; invitiamo cittadini, associazioni, amministratori e partiti
ad interessarsi attivamente ed a difendere questo ambiente unico
nella nostra provincia dalle speculazioni pubbliche e private.
S.0. del Gruppo Eco
P. S. - Al momento di spedire la lettera, apprendiamo che i
piccoli cigni sono stati soppressi o dai genitori stessi o da altri
mèmbri della stessa specie: una triste dimostrazione di quanto
affermato sopra. A “madre natura” non si comanda !
da
LA VOCE INTEMELIA
anno XLII n° 6 - giugno 1987
Lieto
evento alla foce del Roia
Alla foce del fiume Roia, dove da alcuni anni diverse specie di volatili
sembrano aver trovato il loro habitat naturale, sono felicemente venuti
alla luce sei cigni reali. La bella notizia, dataci con gioia e
comprensibile soddisfazione dal signor Mario Giorgelli, incaricato per
la protezione della suddetta fauna, giunge così a sfatare l’opinione di
quanti hanno sempre creduto ed asserito che solo il fiume Nervia avrebbe
potuto far da culla a questi bellissimi palmipedi.
Da buoni ventimigliesi non possiamo che congratularci con mamma cigno
per la sua felice scelta.
La Zona Umida del Torrente Nervia è da tempo seguita da Associazioni ambientaliste, che vorrebbero attrezzarla come "Oasi faunistica" per ospitare l'avifauna di transito. Fin dal 1982, la "Voce" ha riportato regolarmente tutte le novità che hanno interessato l'argomento, come le polemiche tra Nervia e Roia; ma anche gli ottenimenti positivi per l'Oasi del Nervia, fino a quando è avvenuto il quasi completo abbandono. Ora pare che si sia avviato un nuovo iter di salvaguardia attrezzata, che speriamo si realizzi, al di là dei progetti per la passerella a mare.
da
LA VOCE INTEMELIA
anno XXXVII n° 10 - ottobre 1982 |