Perché gli abitanti di Roverino, Veranduna e Fogliaré, ogni tanto, chiedono istanza alle autorità sugli studi di prevenzione per la stabilità dinamica delle Rocche che sovrastano le loro abitazioni ??
Per svelare l’evoluzione storica della Città di Ventimiglia, con le sue
sei età ben in vista, separatamente, in sei luoghi diversi, è necessario
esaminare attentamente il territorio che attornia il costruito, in modo
di valutare le scelte che i suoi abitanti hanno intrapreso, nei tempi.
Le propaggini dei colli che racchiudono l’estuario della Roia, su
entrambe le rive, hanno la caratteristica di proteggere i loro crinali
con pareti rocciose a precipizio, che formano baluardi inaccessibili,
sia verso i crinali, sia verso il fondovalle; per un tratto di circa due
chilometri.
Tale particolarità ha sempre concesso, ai Ventimigliesi, un’opportunità
difensiva naturale di non poco conto, anche se in qualche occasione si è
rivelata un grave difetto.
Già le grotte del Paleolitico, ai Balzi Rossi, avevano usufruito di
protezione naturale da Nord, proprio dal loro carattere di baluardo
roccioso; così come tante altre “Barme preistoriche”, da Collasgarba a
Monte Fontane.
Il primo nucleo abitativo, costruito in date storiche, ha trovato sede
sulla collina di Collasgarba, presso la foce della Nervia, sopra un
poggio a sbalzo su due bastioni rocciosi inaccessibili, uno per lato. In
periodo romano, quando l’abitato si è sviluppato sull’ampia spiaggia
antistante, il vecchio nucleo ha sempre funzionato da cittadella.
In Alto Medioevo, quando la Città Nervina si era mostrata indifendibile,
la scelta dello “Scögliu”, sul poggio a sbalzo tra due baluardi
rocciosi, in riva destra della Roia; con propaggine lungo la costa
marina, fino ai Calanchi di Colle Appio, ha trovato il luogo più adatto
dove costruire, in relazione al vivace momento storico.
Fino al secolo XVIII, quando la polvere da sparo ha concesso ai cannoni
lunghe gittate, il crinale da Siestro a Monte Fontane, sulle alture a
Levante del Roia, di fronte allo “Scögliu”, si era mostrato un baluardo
insormontabile che poteva soltanto essere aggirato, sempre con gran
difficoltà, attraverso i valloni laterali: il Resentello, a Sud, e il
Vallone dei Lodi, a Nord.
Questa opportunità avrebbe protetto da Levante la Ventimiglia Medievale
ed il suo Porto Canale nella Roia, fino a farla diventare un prospero
Libero Comune Marinaro, che colse la malevolenza dei genovesi. Nel
secolo XIII, proprio i genovesi riuscirono a rivolgere contro la Città,
le proprietà di baluardo naturale del Colle Mauře e del bastione insito
in Colle Appio.
Quelle che oggi sono conosciute come le Rocche di Roverino,
visibilissime lungo la riva sinistra della Roia, di distendono su una
superficie di 2,7 chilometri, da Siestro a Monte Fontane, contenendo nel
loro scoscendimento ben venti grotte, localmente denominate “Barme”, per
uno sviluppo complessivo di 482 metri, sotto grotta. La grotta più
lunga, che è anche la più profonda è la Voragine di Ciaixe, lunga 140
metri, con 51 di profondità.
Un'altra della grotte è
conosciuta come "a Barma d'u Sarazin", nome che la dice lunga sugli
eventi storici del luogo. La Regione Liguria ha inserito l'habitat delle
Rocche in uno del 125 SIC regionali, descritto ne "LA NATURA IN RETE".