LUCCIOLA
E PARIETARIA
NEI DIALETTI DELL'AREA INTEMELIA
Renzo Villa - 1984
Mercoledì 7 marzo 1984, ha avuto luogo,
presso l’Aula Magna “TOMASI BALLESTRA” della Scuola Media “Biancheri”,
la conferenza di Renzo Villa sui nomi della “lucciola” e della
“parietaria” nei vari dialetti della nostra zona.
Le due ricerche erano state presentate dal relatore nel 1980 e nel 1983
rispettivamente al
5ème
e
6ème
COLLOQUE DE LANGUES DIALECTALES
di
Monaco, quali contributi alla salvaguardia delle varietà dialettali
nella lingua regionale.
I
Colloques sono incontri di
dialettologia che si svolgono ogni due anni nel vicino Principato
(quello dell’82 fu rimandato all’anno successivo in segno di lutto per
la morte della Principessa Grace) ai quali partecipano studiosi
dell’area ligure e provenzale.
Nella conferenza,
organizzata dalla Cumpagnia, le due ricerche sono state illustrate con
l’ausilio di carte geolinguistiche, eseguite da
Anna Maria Crespi.
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La presente, duplice indagine è stata condotta in 45 punti della zona
intemelia, da Tenda a Monaco, da Ventimiglia a Taggia e a Realdo, per
mettere in luce le differenze, o le affinità, fra i vari dialetti.
E, a tal fine, uno dei metodi più efficaci è quello di confrontare - su
una rappresentazione cartografica - le varie forme che un termine assume
a seconda dei luoghi di una data area, quale può essere la nostra. Ciò
allo scopo di stabilire quelle linee ideali che delimitano l’estensione
spaziale di un fenomeno linguistico, chiamate dagli studiosi
isoglosse.
La
ricerca ha riguardato i nomi di un insetto, la lucciola, e di un’erba,
la parietaria, entrambi ancora vitali almeno nelle parlate delle
località rurali, anche se, per quanto riguarda il primo, è necessario
dire che la lucciola va oggi scomparendo, a causa dell’inquinamento
prodotto dall’urbanizzazione, dai diserbanti e dagli insetticidi.
E, con la scomparsa dell’insetto, tende gradualmente a cadere in
desuetudine il nome che lo designa: bassa basseta a Ventimiglia
e, generalmente, sulla costa fino a Sanremo ed Imperia; lüsseta e
parpalüssa nelle zone interne dell’area intemelia, con numerose
eccezioni che vanno dal luxernëta di Monaco al lüxambò di
Mentone, dall’arbàscia di Perinaldo al nineta tabò di
Buggio al màscia misciùn di Tenda.
Ma, lo studio sulle varietà dialettali della lucciola presenta un
aspetto assai interessante e, per molti versi, singolare in quanto, in
passato, alla lucciola veniva rivolta - specialmente da parte dei
bambini - una breve e graziosa filastrocca che variava da paese a paese
anche se il concetto fondamentale restava sostanzialmente lo stesso: “lucciola
abbassati che ti offro del pane” (o qualche altro gentile dono).
Un tempo, questo tipo di filastrocca popolare era in uso in tutti i
paesi, e non soltanto della zona intemelia, ma di tutte le regioni
d’Italia.
L’insistente ritornello dell’offerta del pane, e i riferimenti
storico-etnografici che si possono trarre, addirittura dalla Storia
Naturale di Plinio, inducono a pensare che si tratti di una
antichissima tradizione etnolinguistica, rituale e propiziatoria ad un
tempo, dovuta, molto probabilmente, al fatto che l’apparire delle
lucciole coincide con il periodo della maturazione delle messi.
E si ha ragione di ritenere che i nostri antenati considerassero di buon
auspicio, per il futuro raccolto del grano, l’abbondanza di lucciole
come è ricordato nel detto toscano: bel lucciolaio, bel granaio.
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La ricerca è stata in seguito ripetuta, negli stessi punti dell’area
intemelia, con il termine “parietaria”, la comunissima Parietaria
officinalis L. conosciuta, fin dall’antichità, per le sue virtù
diuretiche e detergenti.
Si tratta di un’erba che vive in vaste associazioni, predilige i luoghi
sassosi e sbuca sovente dagli interstizi dei muri, da cui il nome.
Anche nel caso della “parietaria”, si può notare che, lungo la costa, è
diffuso il termine gambarussa analogamente a quanto avviene per
bassa basseta. In certi casi, però, esso risale lungo le valli
Nervia e Argentina, ma, all’interno, muta in paragna (Alta Val
Roia) e paragnà in alta Val Nervia mentre, nella zona centrale
dell’area, s’incunea trasversalmente il tipo sanguraspèrgura:
Airole, Isolabona, Apricale, Perinaldo; con la variante braciàcia
in Val verbone.
Come già per il termine “lucciola”, si notano delle eccezioni a Monaco e
Mentone: candereta; alla Mortola e in Val Bevera: gaglinàira;
e in Alta Valle Argentina: paòia e panòia.
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Mettendo, infine, a confronto i risultati delle due ricerche, si può
affermare che - fermo restando alcune peculiarità riscontrabili nei
dialetti dei paesi dell’interno soggetti, un tempo, ad un maggiore
isolamento : San Biagio, Perinaldo, Bajardo, Rocchetta Nervina e Buggio
- nell’area intemelia sono individuabili, con sufficiente
approssimazione, almeno tre distinte fasce dialettali: una costiera, una
centro-orientale ed una occidentale corrispondente al corso del Roia.
Certo, l’indagine andrebbe proseguita ed ampliata prendendo in esame
altre categorie semantiche: nomi di suppellettili, attrezzi agricoli,
mammiferi domestici e selvatici, uccelli, ecc.
In questo modo - e, col valido apporto di uno studio storico-economico -
si potrebbe forse giungere a delle conclusioni affidabili sul sistema
linguistico intemelio.
Articolo apparso sul numero 3 anno XXXIX de LA VOCE INTEMELIA - marzo 1984