Attività
Scolastica
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Nel Ponente ligure, fin dai primi anni
dell'Ottocento, il gioco agonistico della tradizione è stato “u balùn”.
Si trattava di colpire una palla dura col bracciale di legno, seguendo le regole della
pallacorda francese; per uno svago adottato dagli ufficiali transalpini presenti
in Liguria e Piemonte a seguito delle truppe di sostegno degli Stati
settentrionali italiani, allo scopo di limitare l'avanzata austriaca. Da
quell'epoca, anche dopo la dipartita dei francesi, le regioni italiane
così iniziate mantennero le nuove regole, continuando a praticare il
cinquecentesco gioco col bracciale, dal peso di un chilo, che usava una
palla di cuoio.
La palla, formata da otto spicchi in
pelle di manzo opportunamente conciata, aveva una circonferenza di quasi
quaranta centimetri, per un peso di circa tre etti. Il campo di gioco
era lungo mediamente ottanta metri, per una larghezza di sedici,
l'altezza del muro di ribattuta si aggirava intorno ai diciotto metri.
Nel campo con muro di appoggio entravano tre i giocatori per ciascuna
squadra, denominati battitore, spalla e terzino
mentre in quello senza muro, definito campo alla lizza, i terzini
salivano a due formando una squadra di quattro.
Nelle cittadine del Cuneese e del
Ponente Ligure vennero innalzati degli sferisteri, campi da gioco
attrezzati di muro, o adattate piazze cittadine allo scopo, mentre nei
villaggi del circondario agricolo si adattavano al gioco le piazze
interne al paese, considerando nelle regole le difformità urbanistiche.
A metà Ottocento, con la scoperta della
gomma vulcanizzata, la palla venne costruita in gomma, assumendo un
diametro di poco più di dieci centimetri, con una massa minore di due
etti. Il gioco venne regolamentato per squadre di quattro giocatori,
chiamate quadrette: un battitore, una spalla, due terzini, che
proteggono il braccio con strisce di cuoio e bende. Il campo di gioco in
terra battuta, ha una lunghezza di 90 metri e una larghezza dai 16 ai 18
metri, fiancheggiato, ma non sempre, su uno dei lati lunghi da un muro
di appoggio e al di sopra di esso da una rete.
Sul Territorio Intemelio, “u balùn” ha
mantenuto una certa continuità di pratica nei centro dell'entroterra,
tra i quali Camporosso, Dolceacqua, Rocchetta Nervina, Isolabona, San
Biagio della Cima, Perinaldo ed Airole, lo hanno decisamente sostenuto
fino agli Anni Ottanta. Anche a Ventimiglia, fino agli Anni Sessanta, si
assisteva a qualche incontro, svolto in una Piazza della Libertà, che
ancora si poteva sgombrare dalle auto. In seguito, la pratica del
balun si è affievolita, ma oggi qualche appassionato ha iniziato a
stimolarne il recupero, con l'organizzazione di incontri e tornei nei
paesi e il coinvolgimento della FIPAP, la Federazione nazionale,
nell'inserimento della pratica “leggera” nelle scuole.
Nel marzo del 2009, la comunità di San
Biagio della Cima ha aperto l'attività in uno sferisterio
regolamentare appositamente costruito; per attivare la Pallapugno in
questo estremo Ponente, oggi che la pratica è diventata uno “sport” a
tutti gli effetti. La neonata società pallonistica “Le Valli del
Ponente” non fa riferimento alla sola San Biagio, ma chiama a raccolta
tutti gli appassionati della Pallapugno, per un impegno nel rilancio di
questo sport sano, pulito e leale.
La “Pallapugno leggera”, invece, è uno
sport a squadre giocato a livello giovanile, propedeutico alla
diffusione del gioco, anche a livello scolastico. È diffusa su tutto il
territorio italiano, grazie alla sua facilità di apprendimento e
adattabilità a diverse condizioni. Non richiede uno sferisterio o una
grossa piazza, ma si gioca sul semplice campo da pallavolo, senza la
rete, con regole semplificate e con un pallone che viene colpito con la
mano aperta e priva di protezione.
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