TRADIZIONE
E
FOLCLORE
IN
Il termine “gaumates”, a definire il tratto conclusivo dello
scosceso vallone che oggi accoglie la chiesa di Santa Devota,
deriverebbe dal provenzale “gaumate”, riferito al guado che avrebbe
attraversato il vallone, in riva al mare d’allora. Si sarebbe
trattato d’un guado percorribile grazie ad un corposo banco formato
dai rizomi di posidonia, elevatisi a strati contigui dal fondo
sabbioso della costa.
L.M.
La nuova luce che il progetto “Via
Iulia Augusta” ha gettato sui siti attorno a La Turbia, ha riproposto
l’interesse verso il boscoso rivo che dalle pendici del Col de la Guerre,
ben rifornito dalla Fontvieille, raggiunge il mare nella rada di Monaco,
quello che oggi è conosciuto come “u valun de Santa Devota”.
Fino ai primi decenni del Novecento quel rio era
nominato “a Cradausina” ed un tale idronimo sarebbe foriero di
elementi mitologici ben più antichi della agiografia di Santa Devota, fino a
far apparire la cerimonia tradizionale del 27 gennaio, la derivazione d’un
rito propiziatorio d’origine greca, legato alla necessità popolare del
“capro espiatorio”.
La Cradausina deriverebbe il proprio nome dall’antico
termine greco “kradé”, definente quel venerando ramo di fico che era
dislocato in processione, durante le Targelie, cerimonie espiatorie d’una comunità.
Presso gli antichi Greci, quegli stessi che hanno fondato il primitivo Portus Hercules Monœci,
in tali riti si eseguivano le “cradefòrie”, svolte
anch’esse in ricordo di un furto, come per le reliquie di Santa Devota. In
quel caso si trattava dell’asporto di vasi sacri perpetrato da Farmaco, dal
cui nome sarebbero state chiamate «pharmakoi» le vittime espiatorie
cerimoniali.
Sopra la Rocca di Monaco, appollaiata sulle pendici di Monte della Battaglia, La Turbia accende poderosi i Fuochi di San Giovanni, mentre si ingegna di proporre una squisita zuppa di pesto, ma è per San Michele che la cittadina propone una settimana di feste, a fine settembre, con amorevoli serenate e coreutiche danze popolari.
Una volta all'anno, ai confini di Ponente della Zona Intemelia, si rinnova l'antica tradizione legata al trasporto del Sale verso il Piemonte, lungo la Strada percorso degli "sfrodatori", in barba ai doganiera genovesi.
Alcune centinaia di camminatori percorrono le mulattiere sui crinali dei monti che da Capo d'Aglio, dalla Testa de Can portano a Limone Piemonte e viceversa, impiegandovi circa trenta ore, di media, ma alcuni anche meno.
Il 27 gennaio, nel Principato di Monaco si commemora Santa Devota, martire in Corsica, nel III secolo. Una pia leggenda racconta che la barca trasportante le spoglie della vergine e martire, presa in una tempesta di mare, venne guidata da una colomba verso la riva monegasca.
L’iconografia della santa, una vergine, sebbene nelle sole spoglie mortali, che giunge su una barca, guidata da una colomba, contiene molto dei riti isiaci precristiani eventualmente praticati nel principato.
Legata al periodo di purificazione popolare, la tradizione più significativa incorporata in questa commemorazione è il falò che i monegaschi appiccano ogni anno alla ricostruzione della barca descritta nella leggenda.
Un fuoco purificatore, vivido ancor prima dell’avvento della santa in Monaco. Ma la figura di Devota va vista quale vittima della purificazione in Corsica, assimilabile al capro espiatorio, il quale viene estraniato dalla comunità corsa con tutto il suo carico delle malefatte durante un appropriato periodo calendariale.
In Monaco Ville, spetta al Cumitau Naçiunal d'e Tradiçiue Monégasche celebrare la festa del Santo Patrono, Saint Nicolas, nella prima settimana di dicembre. Per l'occasione in Cattedrale l'Arcivescovo assiste alla celebrazione della Santa Messa in monegasco da parte di un Canonico madrelingua, sostenuta dai canti del "Cantin d’a Roca". Al termine del sacro rito, gli alunni delle scuole primarie di Monaco interpretano la storia di Saint Nicolas. L'occasione di avvicinamento dei più piccoli alla tradizione monegasca, non dimentica la realizzazione dei "Paneti de San Nicolas", deliziosi dolcetti d'antica ricetta.