TRADIZIONE
E
FOLCLORE
IN
Riti e manifestazioni della profonda tradizione locale
La tradizione del fuoco solstiziale e San Peiru, a Vallebona
La forzatura alla tradizione che ha creato un Principato
Nel
954, il conte Guido Ventimiglia cedette Seborga ai Benedettini di
Lerino. Alla fine del XII secolo, Genova la pretese dando inizio ad una
causa con l'abate di Lerino, ma la sentenza del 13 luglio 1173
confermò la validità del lascito. Dopo poco tempo, Genova estese il
dominio sulle isole lerinensi, tornando così a pretendere anche Seborga,
che però continuò a dipendere dalla dalla Contea di Provenza.
La vigilia di Natale del 1666, in Seborga, i monaci aprirono una
zecca dove, in cinque anni, coniarono imitazioni del petit louis,
con il busto di San Benedetto e lo stemma seborghino.
Nel
1697, Vittorio Amedeo II stava per acquistare Seborga ai Savoia,
ma i genovesi fecero opposizione. Nel 1963, questa situazione ha messo
in moto l'indipendenza del borgo, con l'elezione del Principe.
Allora venne eletto
Giorgio Carbone, che regnò fino alla sua morte, il 25 novembre 2009, col
nome di Giorgio I°, assistito da un consiglio di 15 ministri. A Seborga si
conia
una “moneta”, chiamata Luigino,
copia perfetta delle monete seicentesche, col valore legato ai 6 dollari
USA.
Il giorno di San Bernardo si assiste alla ritualità dedicata al
Principato. Nella seconda settimana di luglio si svolge la annosa Sagra
d'i Müsculi,
seguita, a fine agosto, da Polenta e Cinghiale. Nei primi giorni di marzo,
accade la Sagra della Mimosa.
Vallebona al solstizio d'inverno
Vallebona nasce nel medioevo, al centro della fertile vallata che gli ha dato il nome, quale borgo infeudato ai conti di Ventimiglia. I dominatori genovesi lo considerano parte del Comune ventimigliese, fino al 1686, quando lo consegnano a far parte della Magnifica Comunità degli Otto Luoghi.
Dal
tempo, Vallebona celebra San Pietro e Paolo con una profumata Sagra delle
Trippe; ma la ritualità più sentita è legata al Solstizio invernale. La
gente del paese si da il turno per accudire, giorno e notte, "u fögu
d'u Banbin". Cataste di buon legno, predisposte per tempo, consentono di
tener vivace il fuoco fino all'Anno Nuovo e, molte volte, fino all'Epifania,
in aiuto del Sole, appena rinato.
Un distillatore locale produce e valorizza la "Aiga nafra", o Aiga
de sciura de çitrun, essenza di arancia amara.