NOTE:
1)
Non avrebbe potuto certo limitarsi di reggere il
cartello indicativo verso la riscossione della Quadragesima
Galliarum, la tassa di transito, nella dogana delle Gallie.
Tanto più, che la Via Iulia Augusta non era la percorrenza più
usata, su quell'ampio confine; dove la maggior parte dei traffici e dei
viandanti preferivano il Monginevro.
2)
Nel novero di questi campi d'energia" ci
sono, le cavità sotterranee, i depositi di minerali, i "camini
tellurici", la "rete di Hartmann" e la "rete di Curry".
3)
Percorsa la Penisola Iberica, giunto in
Provenza, Heracle venne attaccato dai briganti Liguri Albione e
Bercino, che sconfisse nella pianura della Crau, con l'aiuto della
pioggia di pietre inviata da Zeus. Compattata la mandria, decise di
attraversare le Alpi proprio all'Alpe Summa, ma giuntovi vi si
soffermò per qualche tempo.
Sarebbe
riduttivo assegnare a quel capolavoro uno scopo confinario, anche se il
suo sfrontato gigantismo avrebbe potuto assumere scopi di visualità
confinaria marittima; evidentemente, la sua predisposizione onorifica
avrà trovato modalità ben più confacenti e dilatate.1
Uscito malconcio dall’Evo Antico, tra l’XI ed il XV secolo, quel
monumento venne trasformato in una possente baluardo di avvistamento
antisaraceno; però, il 4 maggio 1705, Luigi XIV di Francia lo fece
distruggere per esplosione, al pari di tutte le fortezze conquistate,
durante la Guerra di successione spagnola.
Oggi, che è stato in
parte ricostruito, con grande avvedutezza, la sua altezza misura 35
metri, mentre originariamente, grazie alla statua, raggiungeva i 50
metri; si trattava dunque di un monumento gigantesco, detentore di un
fascino veramente particolare.
Quel rilevante Trofeo è stato innalzato in quel luogo, a vantaggio di
particolari “energie della terra”, che ivi si manifestano; essendo quel
sottosuolo un importante ganglio nella rete dei “campi energetici”
continentali.2
Due millenni or sono, erano ancor molti gli uomini che possedevano la
possibilità di rilevare normalmente i flussi sotterranei d’energia geomantica; era quindi normale che ricercassero un punto di massima
energia, quando si fosse trattato di edificare un Trofeo così
importante.
Anche oggi, chiunque sia dotato di un minimo di sensibilità in quei
campi, non riconosciuti dalla scienza ufficiale, per i quali determinati
luoghi emanano energie geopatiche, sia positive che negative, quando si
dovesse trovare attorno al Trofeo d’Augusto, a La Turbia, proverà
particolari sensazioni di collocazione ambientale.
Del resto, quei luoghi erano già stati "scoperti", nella più profonda
antichità, da un personaggio che di contatti con la geobiologia se ne
intendeva. Di ritorno dalla sua Decima Fatica, trasferendo la mandria
dei buoi sottratti a Gerione, dalla terra di Erizia alla Grecia, Heracle,
che i romani chiamarono Hercules, si soffermò, per qualche tempo, a
ristabilire le proprie forze, proprio sul sito che conterrà il Trofeo.3
Quella temporanea, ma
rilevante presenza è documentata dall'antico toponimo, riferito al sito
che genererà il Principato di Monaco. In memoria di quell'evento mitico,
nel VI secolo a.C., i sopraggiunti
Massalioti chiamarono l'approdo, fondato dai Fenici su quei medesimi
luoghi: Portus Herculis Monœci.
Fatto erigere dal Senato Romano, tra il settimo ed il sesto anno prima dell’Era Volgare; in onore dell'imperatore Augusto, per commemorare la spedizione militare del 15 a.C., viene indicato sovente quale semplice demarcazione della frontiera tra l’Italia e la Gallia Narbonese, lungo la Via Iulia Augusta.
In un articolo, apparso sul numero 293 di "Atlantis", nel 1977; tratta della sorprendente assialità di luoghi sacri ad Apollo e a San Michele; nella complicità tra il gigante Gargantua e il Monte Gargano. L'argomento, riporta alle deduzioni di Marco Trotta, sulle affinità tra la lotta di Gargan col gigante Amaurry e il duello tra Ercole e Caco, sempre in quella Decima Fatica, di "La Turbia", quando stava giungendo all'epilogo, in terra di Calabria e Sicilia.
Fin dal 1977, riprendendo lavori di suo fratello Jean; Lucien Richier ben rilevava gli allineamenti zodiacali della sacralità nel mondo occidentale; tra l'altro, ponendo La Turbia al vertice d'un interessante allineamento con Roma e Delo, mancando d'intuire però, come gli antichi "assi" seguissero sì lo zodiaco, partendo semmai dalle corrispondenti forze geobiologiche, verso le quali l'uomo possedeva molta più dimestichezza. Le forze celesti e quelle ctonie, avrebbero goduto, allora, di evidenti apporti speculari.
La distanza fra i punti che compongono tali linee è matematicamente
data dall’ipotenusa del triangolo avente come cateti le distanze tra
le strisce che compongono il reticolo stesso e cioè 2 e 2.5 mt.. In
totale abbiamo un nodo geopatico pericoloso, lungo queste linee
immaginarie ogni 3.2 mt. circa.
Queste strisce sono molto conduttive per ciò che concerne sia le
radiazioni naturali che quelle tecniche.
b) Il reticolo di Curry, dal nome del ricercatore austriaco che l’ha
scoperto, è anch’esso costituito da fasce energetiche di dimensione
incerta, lontane fra loro circa 3.5 mt., che vanno in direzione
nord-est/sud-ovest e sud-est/nord-ovest. I nodi di Curry sono
costituiti anche qui da punti di incrocio, ma, anche in questo caso,
non tutti gli incroci sono punti geopatici. Esattamente in direzione
nord-est/sud-ovest queste fasce energetiche possono essere
costituite da punti tutti pericolosi o da punti tutti leggeri. Per
contro la stessa situazione vista nella direzione nord-ovest/sud-est
vede tutte le linee aventi alternativamente punti leggeri e nodi
geopatici. Qui non ci sono calcoli da fare ed in questa direzione i
punti si trovano seguendo le strisce ogni 7 mt., mentre nella
precedente erano alternati, ma ogni 3.5 mt..
2) Da quanto appena visto deriva una situazione di perturbazioni
energetiche più o meno gravi e di cui occorrerebbe naturalmente
essere a conoscenza quando si pone il letto in una stanza o comunque
nella scelta di quei luoghi dove soggiornare durante il periodo di
veglia. A tutti i punti perturbati che appaiono in questa cartina,
ovviamente del tutto ipotetica, vanno aggiunti quelli derivanti da
perturbazioni varie provocati dal terreno, che vanno sotto il nome
di raggi tellurici e che sono ricchi di radiazioni ionizzanti che, a
loro volta, sono agenti patogeni, come già conosciuto dalla scienza
da molti anni. Tali perturbazioni possono essere così raccolte :
a) correnti d’acqua sotterranee che determinano attrito ed
elettricità misurabile sotto forma di campo elettromagnetico.
b) crepe o faglie geologiche determinate dalla disomogeneità degli
strati della terra e che provocano radiazioni concentrate ed
emissione amplificata di raggi gamma e neutroni.
c) giacimenti di minerali nel sottosuolo soprattutto di carbone,
petrolio, gas, minerali e sali che modificano il campo radioattivo
terrestre.
Che cosa sono la geobiologia e la geopatologia.
La Geobiologia è la scienza che studia l’influenza delle radiazioni
elettromagnetiche e di quelle cosmiche e telluriche su tutto ciò che è
vivente. Tale scienza utilizza, per le sue ricerche, metodiche che vanno
dalla sensibilità umana, agli strumenti elettronici più sofisticati. La
Geobiologia si può dire infatti che sia uno dei pochi studi ad
utilizzare contemporaneamente l’approccio sensitivo, radiestesico e
quello fisico e scientifico. La radiestesia può essere considerata la
sintesi delle qualità che deve possedere un buon tecnico in Geobiologia
e consiste in un metodo di ricerca sensitiva, fatta dall’antenna essere
umano, con l’aiuto di un aggeggio sensibile che fa da prolungamento
d’antenna e che può essere il pendolo, il biotensor, le bacchette a elle
o altro ancora.
Noi utilizziamo le bacchette a elle.
Lo studio delle perturbazioni radianti, sia di genere elettromagnetico
che cosmo-tellurico, in rapporto alla salute si chiama invece
Geopatologia.
Alle radiazioni naturali si aggiungono quelle create dall’uomo o
tecniche come il cemento armato tendono a dare interferenze negative per
gli esseri viventi.
La terra è il polo negativo ed il cosmo quello positivo. Attraverso i
fulmini la terra si ricarica continuamente e mantiene la propria
potenzialità che altrimenti si scaricherebbe facilmente.
In mezzo a queste radiazioni gli organismi viventi sono sensibili ai
campi elettromagnetici e ad onde più o meno nocive che interferiscono
con lo stesso funzionamento organico.
I tipi di radiazioni che alterano l’omogeneità del campo magnetico
terrestre sono :
1) i campi reticolari e cioè :
a) il reticolo di Hartmann, dal nome del ricercatore tedesco che l’ha
scoperto, è costituito da strisce energetiche, che attraversano la terra
in direzione Nord-Sud, parallele le une alle altre, di larghezza pari a
circa 20-21 cm. e distanti fra loro circa 2.5 mt. e da altre che
l’attraversano in direzione Est-Ovest di identica larghezza, ma distanti
fra loro circa 2 mt.. I punti di incrocio di tali strisce si chiamano
nodi di Hartmann, ma non tutti tali incroci hanno le caratteristiche
della grande pericolosità. In entrambe le direzioni, infatti troviamo un
vero e proprio nodo geopatico intervallato da sei perturbazioni
energetiche leggere.
Tale situazione fa in modo che esistano delle linee immaginarie che
vanno nella direzione nord-ovest/sud-est di grande pericolosità,
intervallate ad altre sei linee immaginarie, nella stessa direzione,
poco dannose.
D’altra parte, Belenos, la divinità solare gallica (divenuto Belin,
nella mitologia francese) era molto probabilmente venerato a
Mont-Saint-Michel, che per i Romani, era il “Mons Tumba Beleni”
(2. 4a ed e). Come l’isolotto di Tombelaine (Tombella), possa aver
dato origine al suo nome:“Tomba di Belisama, la consorte di Belenos.
Durante il Medioevo, il Monte ha mantenuto il nome di Monte Tomba, e
anche dopo la sua consacrazione all’Arcangelo, era ancora chiamata
Saint-Michael-aux-deux-Tombes. Questo dimostra come Belenos e
Belisama si sono sostituiti ai genitori giganti di Gargantua.
Se ora, prendiamo a studiare il simbolismo dell’asse zodiacale
Vergine-Pesci, lungo il quale sono allineati i santuari di San
Michele e Apollo, constatiamo come la Vergine sia un segno di terra,
che, possiede tra i suoi attributi, la Gorgone, Perseo uccise Medusa
e il serpente, rappresentazioni della Terra. Per quanto riguarda il
simbolismo dei Pesci, questo è multiplo, segno d’acqua, che viene
associato con la nascita e la vita; considerato come pesce, il
delfino è legato al culto di Apollo e ha dato il nome a Delfi.
Infine, l’importanza simbolica del pesce nel cristianesimo primitivo
è ben noto, la parola greca “Ichthus” viene assunta come un
ideogramma del Cristo. Questi simboli sembrano illustrare
perfettamente il passaggio da una credenza legata alla terra e al
culto del sole con il cristianesimo.
Dopo queste rapide considerazioni mitologiche, si può esplorare con
maggior attenzione i diversi che costituiscono l’allineamento, sia
in Occidente che nel mondo ellenico.
Da Nord-Ovest verso Sud-Est, troviamo:
Skellig Michael,
un isolotto roccioso, non lontano dalla costa d’Irlanda (Skellig
= roccia, in gaelico). VI si riconoscono ancora le rovine di
un monastero dedicato a San Michele, la cui origine sembra risalire
ai primi tempi del Cristianesimo. Questo luogo è stato a lungo la
meta dei più importanti pellegrinaggi d’Irlanda.(8, 18)
Saint Michael’s Mount,
nella Mount’s Bay, in Cornovalia.
L’isola, situata presso la costa, presenta molte analogie con il
Mont-Saint-Michel, che occupa una posizione abbastanza simmetrica,
dall’altra parte della Manica. Come lui, questo è associato alla
leggenda d’una coppia di giganti, trasportatori di pietre, Cormorano
e Cormeliano, nel nome dei quali si ritrova la radice KAR =
pietra.(4c) Nei tempi antichi, quest’isola aveva il nome di “Ictis
Insula” (9) che possiamo avvicinare al segno zodiacale dei
Pesci. Il santuario dedicato a San Michele che vi venne eretto nell’XI
secolo, era sotto il patrocinio della abbazia benedettina, in
Normandia.(15)
Le Mont-Saint-Michel. Abbiamo discusso brevemente la sua
mitica origine a causa di un paio di giganti, i genitori di
Gargantua, e la storia leggendaria della fondazione del primo
santuario di San Michele nel 708. Dopo molte peripezie, la prima
istituzione affidata ad un collegio di canonici è stato sostituito,
nel 966, da un’abbazia benedettina che fu una notevole influenza in
tutta la cristianità.(11, 12)
La Sagra di San Michele, in Piemonte. Anch’esso è un
monastero benedettino, che si erge a quasi mille metri di
altitudine, sopra la chiusa di San Michele, dove scorre la Dora
Riparia. l’attuale monastero è il successore, dal X secolo, di una
piccola cappella,ugualmente dedicata a San Michele. Una
caratteristica degna di nota, per questa abbazia, è la porta
chiamata “Zodiaco”, sugli stipiti della quale, da una parte, sono
incisi i segni dello Zodiaco e sull’altra, sono rappresentate sedici
costellazioni.(15)
Tra i cinque santuari di San Michele che ci interessano, la più
orientale e la prima, come data di nascita, è quella del Gargano di
Monte Sant’Angelo. Come abbiamo notato in precedenza, l’origine di
questo luogo sacro sembra essere collegato al mito di Gargan,(4c)
del quale porta il nome.
Abbiamo anche visto quello che racconta la leggenda creativa del
santuario di San Michele, alla fine del V secolo. Originariamente
era una grotta davanti alla quale il vescovo di Siponto, avrebbe
trovato il toro che indicava la posizione del sito, come indicato
dall’Arcangelo. Questa grotta è ancor oggi il cuore del santuario,
attorno al quale ha trovato costruzione la città di Monte Sant’Angelo.
Attraversando il Canale di Otranto, si entra nel mondo ellenico,
dove, sul medesimo allineamento, possiamo incontrare per prima,
l’isola di Corfu, dove il capoluogo è Kerkyra, già Paleopoli, dove
operava un celebre tempio di Artemide, la sorella di Apollo, che gli
è sovente associata. Questo tempio è stato adorno di un notevole
frontone (ora in museo), la cui decorazione appare enigmatica,
giacché la parte centrale è occupata dalla Gorgone, accompagnata da
Crisaore e Pegaso. Jean Richer ha fornito la spiegazione,(14 bis)
con riferimento al simbolismo dello zodiaco, la Gorgone
corrispondente al segno della Vergine. La presenza, accanto a lei,
di Crisaore e di Pegaso, nati dal suo sangue dopo che Perseo l’aveva
decapitata, mostra come questa sia una vittoria simbolica sulle
potenze della Terra.
Segue poi Delfi, sede dei santuari più famosi di Apollo, la cui
leggendaria origine è stata indicata in precedenza. VI si trovava l’omphalos,
l’ombelico della Terra, che per i Greci, avrebbe dovuto segnare il
centro del mondo. Nostre ricerche sulla scala del mondo ci hanno
portato a considerare come il sito di Delfi rappresenti la
superficie del pianeta, presentando alcune caratteristiche della
natura, per spiegare questa convinzione, ma purtroppo non possiamo
sviluppare questo punto, nel contesto di questo articolo.
Posta sotto la protezione di Atena, Atene è stata anche associata
con il mito del quale stiamo seguendole le tracce. Per prima cosa,
c’è stato un forte legame tra il segno della Vergine e Atena, che
era anche frequentemente associata con Apollo.(14a) Ancora più
importante, è stata lei a guidare il braccio di Perseo, quando
uccise Medusa, tanto che, riconoscente l’eroe ha offerto alla dea la
testa del mostro, che la dea applicò sul suo scudo.
L’isola di Delo, luogo di nascita di Apollo e Artemide, è uno dei
siti più importanti dell’allineamento. È inutile ribadire
l’importanza, sia religiosa, che politica e commerciale, che questa
isola ha avuto nel mondo greco, per secoli. Inoltre, nell’isola di
Rodi, c’è Lindos che è una delle tre città fondate dai Dori,
dove troviamo nuovamente Atena, che qui fruisce del famoso santuario
di Atena Lindia.
Alla fine di questo viaggio attraverso l’Europa, da Nord-Ovest a
Sud-Est, si raggiunge la parte asiatica in un punto non meno
notevole rispetto ai precedenti: il Monte Carmelo, nel cui
nome, appare nuovamente la radice KAR. Insediamento umano, fin dal
Paleolitico, questa montagna era una roccaforte dei Cananei, dov’era
adorato Baal, il dio delle sommità, ed è stato il luogo dove il
profeta Elia celebrò il sacrificio destinato a dimostrare, contro le
pretese di Baal, come Yahvé fosse il solo vero Dio (Primo Libro dei
Re, 18, 20-40). La lotta contro il culto di Baal, ancora una volta,
illustra la vittoria di un culto celeste su una convenzione legata
alla Terra.
Abbiamo esaminato, assai rapidamente, tutti questi luoghi sacri,
arrivando a stabilire come abbiano tutti un significato spirituale,
cui è anche legato il simbolismo della direzione zodiacale, lungo la
quale sono allineati. Ci pare ugualmente notevole, aver notato come,
nel mito come nella storia, questi differenti siti sembrano
riconoscere un movimento costante da Est a Ovest: iniziando dal
Monte Carmelo, seguito dalle rivelazioni di Apollo a Delo, e poi a
Delfi e, infine, le apparizioni di San Michele del Gargano, seguite
da quelle intorno al Monte normanno.
Può esser fatta un’altra osservazione : un esame un poco più attento
su una mappa più dettagliata, potrebbe rilevare che tra ognuno di
questi luoghi sacri, possano apparire numerosi altri siti di minore
importanza, lungo lo stesso allineamento : santuari religiosi, ma
anche città di antica origine, dove ci sarà ancora un santuario alle
loro origini. Non è nostra intenzione soffermarmi su questo punto,
mentre vogliamo solo citare due città di grande importanza storica,
che occupano, l’una e l’altra, una posizione rilevante su detto
allineamento:
- Bourges, l’antica Avarico, capitale del Biturigi;
- Perugia, una delle città principali
della dodecapoli etrusca.
Sulla carta questi siti formano un allineamento che dobbiamo
riconoscere non essere di una regolarità assoluta. L’orientamento di
ogni segmento non è esattamente 60 ° NW-SE, ma le differenze non
sono mai significative e, in quanto si può definire compensato,
l’orientamento generale, da Skellig Michael fino al Monte Carmelo,
in 60°11‘, che risulta del resto piuttosto notevole. (Senza entrare
nel dettaglio, indichiamo che l’orientamento esatto tra due punti
possa essere calcolato a partire dalle loro rispettive coordinate).
Dobbiamo anche chiarire che, da Skellig Michael al Monte Carmelo,
l’«asse» di San Michele e Apollo sembra rivestire particolare
importanza, le sue estensioni al di fuori dell’Europa sono anche
rivelatrici, di come ci resti impossibile discuterne all’interno di
questa breve esposizione.
Infine, su tutte le porzioni della sua lunghezza, questo
allineamento sembra fornire un buon esempio di norme specifiche,
verso cui accogliere la posizione dei luoghi sacri. L’esatta
posizione dei vari siti permette di determinare gli intervalli tra
ciascuno di loro e vedremo che essi mantengono un intervallo assai
netto. Effettueremo misure in longitudine, come in latitudine,
calcolando la latitudine crescente, al fine di non farci portare
troppo lontano. Tuttavia, crediamo che questi intervalli di
longitudine siano abbastanza convincenti. A questo proposito,
notiamo che il calcolo delle distanze in chilometri renderà una
risultante approssimativa, a causa della rotondità della Terra, la
lunghezza di un grado di longitudine si riduce gradualmente con
l’aumentare della distanza dall’equatore. A 111 km dall’equatore,
questa lunghezza è di soli 78 km alla latitudine di 45° e di 71 km
alla latitudine di 50°. Pertanto, confrontando gli intervalli tra i
punti situati a latitudini differenti può essere validamente fatta
solo in gradi o minuti di longitudine.
Anche se si possono trovare alcune irregolarità negli intervalli -
specialmente ai lati di Monte Sant’Angelo, la cui posizione è
leggermente calante -, sembra difficile attribuire una tale aliquota
al caso. Crediamo di essere ora in grado di formulare una ipotesi
esplicativa, che sarà purtroppo impossibile di esporre nel qadro di
questo articolo. Possiamo, tuttavia, indicare che nel precedente
esempio, gli intervalli teorici di base sembra essere: 224‘ + 306’ =
530‘, le differenze possono forse venire dai movimenti della crosta
terrestre, quello che ci permetterà, un giorno particolare, di
chiarire il fenomeno della deriva dei continenti.
Possiamo osservare che le due lunghezze di 306‘ e 224’ sono nel
rapporto di 1 a √3-1 (0,732) e, che in corrispondenza, 306 e 530
sono in rapporto di 1 a √3 (1,732). Questo ci porta a specificare
che il valore di √3 è di importanza fondamentale in tutte le
osservazioni che abbiamo potuto fare e pare funzioni nel controllo
di molte delle struttura del mondo, considerato nel contesto della
nostra ricerca. Ricordiamo che altrove la tangente d’un angolo di
60° è pari a √3.
Non nascondiamo l’entità dei problemi che l’assunzione della
connessione reale del pianeta e il mondo spirituale può costituire.
Si deve tuttavia ammettere che sembra già evidente dalla nostra
analisi sull‘«asse» di San Michele e Apollo, si inserisce
perfettamente in una visione monista dell’universo.
I numeri tra parentesi rimandano ai riferimenti bibliografici al termine di questo articolo.
Dagli innovativi lavori di Jean Richer, sulla geografia sacra del mondo
greco, abbiamo avvertito lo stimolo per un netto impulso alla ricerca in
quel campo.(14) Egli ci ha indicato la strada verso la verifica di come
i grandi santuari antichi occupino, gli uni in rapporto con gli altri,
delle posizioni dove l’orientamento è corrispondente in generale alle
direzioni zodiacali; ossia, ponendosi in angoli di 30°, 60° o 90°, in
riferimento al Nord geografico. In modo particolarmente convincente,
inoltre, ha messo in luce l’importanza del simbolismo zodiacale nella
religione e nell’arte della Grecia antica.
In ragione dei suoi legami di fratello, conoscendo l’argomento fin dalle
sue origini, l’autore del presente articolo se ne è servito per produrre
uno studio, in corso di pubblicazione, nel quale, ponendosi su un piano
leggermente differente, pensa di poter mostrare i legami esistenti tra
le direzioni zodiacali, la geografia sacra e la configurazione
geografica del pianeta.
Dallo studio portato avanti indagando sul
globo, ne consegue che la localizzazione dei siti sacri sembra seguire
regole specifiche e che, nonostante le apparenze, i diversi aspetti
della superficie terrestre potrebbero corrispondere ad una struttura
molto ben organizzata.
Non c’è alcun dubbio al riguardo esaminando il problema nella sua
interezza. Questo articolo viene proposto soltanto per rivedere
rapidamente l’intero modulo con una serie di luoghi sacri che sono ben
noti in tutta Europa, costituenti un allineamento particolarmente
rilevante e dimostrativo, e anche un veroe proprio «asse» spirituale.
Questo allineamento è indicato sulla piantina allegata, che teniamo a
precisare, segue i dettami della proiezione di Mercatore. Infatti, solo
il sistema di rappresentazione offre un valore fedele ad una
riproduzione degli angoli formati, sulla superficie del globo,
dall’intersezione di direzione, che forma un angolo regolare con il
Nord.
I santuari dedicati a San Michele sono molto numerosi in Europa
occidentale e sono molte le chiese e le località chiamate col suo nome,
ma è notevole osservare come, fra i più importanti di questi santuari,
si verifichi un allineamento, molto chiaro, riportato sulla superficie
della Terra. Questo particolare è già stato osservato (4c, 15), ma non
sembra che l’orientamento di questa linea sia stato rilevato: tanto che
non risulterà indifferente, recepire come i 60° SE-NW corrispondano ad
un asse zodiacale Vergine-Pesci.
All’altra estremità del continente, una linea che mantiene lo stesso
orientamento è stata rivelata da Jean Richer come uno degli obiettivi
principali del mondo ellenico, che uniscono, tra gli altri, i grandi
santuari di Apollo a Delo e Delfi, con Atene situata in mezzo ai due.
Più sorprendente è forse rilevare come questi due schieramenti non sono
che una sola opportunità fra i tanti santuari di San Michele e quelli di
Apollo che si possono effettivamente recepire, applicando il
prolungamento con uno degli altri, lungo il medesimo asse zodiacale,
come mostra la carta.
Ma ora dobbiamo vedere le cose un po‘ più da vicino, posizionando i
santuari dedicati a San Michele, in numero di cinque, secondol’allineamento.
Da Sud-Est a Nord-Ovest, questi sono:
- San Michele di Monte Gargano a Monte Sant’Angelo, in Italia, nelle
Puglie, il Monte Gargano forma lo sperone dello stivale italiano;
- la Sacra di San Michele, anche’essa in Italia, nel Piemonte, ad Ovest
di Torino;
- Mont-Saint-Michel in Normandia;
- Saint Michael’s Mount, in
Inghilterra,. a poca distanza da Cap Land’s end (Cornovaglia);
- Skellig Michael, isolotto roccioso vicino alla
costa, a S-E dell’Irlanda.
Di tutti i santuari dell’Arcangelo, in Europa, i due principali sono
proprio quelli del Monte Gargano e Mont-Saint-Michel, la cui leggendaria
storia fornisce preziose informazioni. Il culto di San Michele è stato
fondato nel Gargano, nel 492, per poi rifluire, circa due secoli più
tardi, nel 708, sul Monte normanno.
Secondo le leggende riguardanti questi due siti, le circostanze erano
quasi identiche (2, 4, 11, 12), lasciando intravedere una deliberata
trasposizione: San Michele sarebbe apparso in sogno al vescovo di
Siponto (città prossima al Monte Gargano), come poi al vescovo di
Avranches.
In entrambi i casi, avrebbe chiesto la costruzione di un santuario a lui
dedicato, sulla montagna vicina; ma di fronte alla incredulità e alla
riluttanza dei due vescovi, avrebbe dovuto, in Italia come in Francia,
farsi avanti per ben tre volte, prima di convincere i prelati.
Infine, sul Monte Gargano come in Normandia, la sede del nuovo santuario
è stato caratterizzato dalla presenza di un toro.
Si ritiene generalmente che il toro si riferisce al culto di Mitra, che
è stato rivelato in queste due regioni da importanti scoperte
archeologiche. Si noti come, questo culto avesse un carattere solare,
perciò ne verificheremo l’importanza ulteriormente.
Ma i fatti del Monte Gargano e Mont Saint-Michel sono mossi da un
leggendario avvenimento, molto più arcaico, giacché risultano
effettivamente collegati, dal mito di Gargan / Gargantua.
Qui, ci manca lo spazio per sviluppare questo tema come meriterebbe.
Possiamo solo fare riferimento alle opere di Henri Dontenville sulla
mitologia francese (4) che è fortemente caratterizzata dal mitico
personaggio Gargantua e il suo rapporto con l’Arcangelo Michele. Si noti
che nel n. 236 di “Atlantis”, pubblicato in occasione del
millenario di Mont-Saint-Michel, F. Dupuy-Pacherand ci ha dato
un’interessante analisi, cui possiamo rapportarci.(3a)
In primo luogo, faccio notare che la leggenda di Gargantua è molto
diversa dal racconto sul personaggio letterario di Rabelais, il quale ne
ha notevolmente deformata la natura. In tutti i racconti popolari, il
gigante Gargantua appare soprattutto in relazione al movimento del suolo
terrestre. Lui alza montagne, laghi o scava il letto dei fiumi, cui
riserva persino la possibilità di farli scomparire. Anche se più
fracassona, la sua azione si equivale con quelle dei giganti della
mitologia greca, e crediamo che, come loro, simboleggi le forze della
Terra, i suoi luoghi preferiti sono le viscere della terra e le alte
cime. Ha il carattere di una divinità ctonia e, anzi, nel Medioevo, è
stato sovente considerato come incarnazione di Satana.(4c)
Dal punto di vista etimologico, è probabile che il nome deriva da una
radice pre-indoeuropea KAR / GAR = pietra. Un’altra radice, anche
molto antica, potrebbe ritrovarsi in: GANDA = terreno roccioso a
causa di una frana di montagna.(16)
Si noti, infine, che il primo di questi radicali ha probabilmente
fornito la glossa bretone GAL = ghiaia (da qui la parola francese
“galet”) che in Bretagna si espone come “galgal” un
mucchio di pietre che coprono un tomba megalitica di epoca.
Tuttavia, si presume pure che il nome di Gargantua corrispondesse invece
all’idea di gola, a ragione dell’ingordigia manifestata dal personaggio.
In realtà, non esiste una contraddizione, in assoluto, perché assumendo
la parola “gola” nel suo senso originale, rapportato con la Terra, il
latino “gurges” che significa: abisso, l’abisso. La
sconfinata sete del gigante, pari alle sue emissioni di liquido,
inoltre, sembrano corrispondere bene alle forze di azione della Terra,
sulla rete idro-grafica.
Ci appare quindi, come Gargantua, al pari dei Giganti della mitologia
greca, potrebbe essere considerato una proiezione nel mondo dell’animo
divino della Terra primitiva : Gargan.
Gargan è un appellativo presente in molti toponimi, ma a volte è
modificato, in particolare Galgan e Gargas. Si tratta, quasi sempre, di
piani sotterranei o di siti il cui nome è quindi legato a questo ctonio
divino. In Francia, ad esempio: il Monte Gargan del Limousin è sito
presso Rouen; i Monti Gargan, Galgan e Gargas, sono nelle Alpi; le
grotte di Gargas, sono un sito preistorico nei Pirenei.(4c) In Italia:
il Monte Gargano, di cui ci stiamo occupando, è probabilmente il sito
più importante, legato a quella divinità; Henry Dontenville ha
dimostrato come, probabilmente, gli fosse stato dedicato un santuario
arcaico, in quel luogo.(4c)
Per quanto riguarda Mont-Saint-Michel, è la medesima origine, che la
leggenda attribuisce ai giganti : ai genitori di Gargantua, Grant-gosier
e Galemelle-gola, i quali hanno depositato in quel luogo due rocce, che
si trasformarono in Mont-San-Michel e il vicino isolotto di Tombelaine.
Inoltre, nel Medioevo, il Monte normanno è stato anche chiamato Mont
Gargan.
Ma come si può spiegare la connessione che lega questi due luoghi sacri
tra Gargan / Gargantua e San Michele ?
Dobbiamo in primo luogo ricordare che tutti gli storici delle religioni
riconoscere la specificità dello spazio sacro (1, 5, 13, 17). Gli uomini
non hanno scelto per loro stessi le posizioni dei santuari, potevano
trovare solo luoghi “numinosi” (per usare il termine adottato a
seguito da R. Otto, di “nume” = divinità, in latino), dove
si manifesta la divinità. Questo spiega la permanenza dei luoghi sacri
in località particolari, attraverso la successione di culto.
Ora abbiamo bisogno di recarci in Grecia. Sappiamo che Apollo, il dio
del sole, è stato accolto nell’isola di Delos, come del resto sua
sorella gemella Artemide. Il sito di Delfi era allora sede di un oracolo
di Gea, la Terra, la cui cura era stata affidata al serpente Pitone,
figlio della stessa Gea. Poco dopo la sua nascita, Apollo, ha dunque
scelto Delfi per stabilirvi il suo santuario, ma ha potuto prenderne
possesso soltanto dopo aver ucciso Pitone, del cui assassinio è andato a
purificarsi in Tessaglia, nella valle di Tempé.
Questa vittoria, del dio del Sole e delle potenze celesti, contro le
forze della Terra, è lo scontro che costituisce, veramente, il fondo
della mitologia greca. La lotta di Zeus e degli altri dei dell’Olimpo
contro i Giganti assume il medesimo significato. Ritroviamo ancora lo
stesso mito, nella lotta di Perseo, figlio di Zeus, che si batte contro
la Gorgone Medusa, come pure nella Decima Fatica di Heracle, anche lui
figlio di Zeus.
Si noti come il nome della Gorgone sia straordinariamente simile a
quello di Gargan,(4c) senza dimenticare il potere di pietrificare
posseduto dai suoi occhi. Quanto alla vittoria di Heracle su Gerione e
il suo cane Gargettos, per catturare la mandria di buoi solari;
rileviamo che questi due nomi sembrano avere la stessa origine. Gerione,
il gigante dal triplo corpo, è venuto al mondo assieme a Gargettos, come
era capitato al gigante Crisaore, il quale è nato dal sangue della
Gorgone, assieme a suo fratello Pegaso, quando Perseo decapitò quell’orribile
creatura.
Si tratta dello stesso tipo di lotta combattuto dalle potenze del cielo
contro gli inferi. Quella che l’agiografia cristiana illustra con la
vittoria di San Michele Arcangelo sul drago (come anche, in misura
minore, da quella di San Giorgio). Il carattere ctonio di Gargan è stato
identificato con Satana, infatti: San Michele ammazza il drago, come
Apollo elimina il serpente Pitone. Dunque, come Apollo imposta il suo
santuario al posto di quello della Terra, San Michele rimpiazza Gargan,
in particolare sulle alte cime; fatto che sembra spiegarci la posizione
generalmente elevata dei luoghi che gli sono dedicati.
Appare così chiaro il carattere solare di San Michele, che nel suo ruolo
di “capo della milizia celeste” può essere considerato come una
incarnazione di Apollo.
Per la storia della tradizione relativa all’Arcangelo si fa riferimento
all’interessante articolo di John Phaure al n. 236 di “Atlantis”
(3b). L’autore discute la relazione del santo con Apollo, facendo
riferimento ad un lavoro di Robert Mercier (10) e al libro di René
Guénon: Le Roi du Monde (7), essenziali per la comprensione del
problema in esame.
Infatti, l’attuazione di un culto solare sembra aver preceduto il
cristianesimo in questi luoghi legati a Gargan, considerato come vi
abbiamo trovato tracce di Mitraismo, riscontrato nei luoghi del Monte
Gargano (11).
Longitudine Intervalli
(in minuti di longitud.)
Skellig Michael 10°31’W |
| 303’ |
Saint Michael’s Mount 5°28’W | | 539’
| 236’ |
Mont Saint-Michel 1°32’W |
| 236’ |
Bourges 2°24’E | | 533’
| 297’ |
Sacra di San Michele 7°21’E |
| 301’ |
Perugia 12°22’E | | 514’
| 213’ |
Monte Sant’Angelo 15°55’E |
| 241’ |
Kerkyra 19°56’E | | 561’
| 320’ |
Délos 25°16’E |
totale 2147’
media 537’
Riferimenti bibliografici
1. ABELLIO (Raymond), La fin de l’ésotérisme. Flammarion, 1973.
2. ALLEAU (Rene), Enigmes et symboles du Mont-Saint-Michel, Julliard, 1970
3. Atlantis, n- 236 (juillet-aoùt 1966) : Saint Michel et la Tradition occidentale. Voir notamment dans ce numero:
a) DUPUY-PACHERAND (F.), Le dieu Gargant et le Mont Saint-Michel
b) PHAURB (Jean), Notes sur l’ascendance, la fonction et l’iconographie de saint Michel, archange.
4. DONTENVILLE (Henri) : a) Mythologie francaise. Payot, nouv. ed. 1973 ;
b) La France mythologique, Tchou, 1966 ; e) Histoire et géographie mythiques de la France, Maisonneuve et Larose, 1973.
5. ELIADE (Mircea), Traité d’histoire des religions, Payot, nouv. ed., 1974.
6. FLACELLIÈKE (Robert), Devins et oracles grecs, P.U.F. 1965.
7. GUÉNON (Rene), Le Roi du Monde, N.R.F., nouv. ed.
8. HENRY (Francoise), L’art irlandais, Zodiaque, 1963.
9. Map of Roman Britain, Ordnance Survey, Chessington, 1956.
10. MERCIER (Robert), Le retour d’Apollon, La Colombe, 1963.
11. Millénaire du Mont Saint-Michel (Catalogue de l’exposition), Paris, 1966.
12. Millénaire monastique du Mont-Saint-Michel, P. Lethielleux, 1971.
Ouvrage collectif publié après la célébration du millénaire. Voir le tome IH : Culte de saint Michel et pèlerinages au mont, sous la direction de Marcel BAUDOT.
13. OTTO (Rudolf), Le Sacré, Petite Bib. Payot.
14. RICHER (Jean) : a) Géographie sacrée du monde grec, Hachette, 1967;
b) Delphes, Délos et Cumes, Julliard, 1970.
15. ROGNANT (Gilles), Les trois monts Saint-Michel, Jardin des Arts n° 198 mai 1971.
16. ROSTANG (Charles), Les noms de lieux, P.U.F. 7" ed., 1969.
17. VAN DER LEEUW (G.), La religion dans son essence et ses manifestations, Payot, nouv. ed. 1970.
18. WEBER (M.) et JANIOUE (A. M.), A l’extréme Occident : un sanctuaire du christianisme primitif : Skellig Michael (Archeologia, n° 16, mai-juin 1967).
Skellig Michael. La freccia indica il punto dov'era posto il monastero, gli altri edifici visibili sono i fari.