Questa volta le polemiche, anziché seguire la Battaglia, la precedono mettendone in pericolo addirittura lo svolgimento. A scatenarle, oltre agli aspri contrasti di sempre fra carristi e organizzatori, c’è la crisi latente del garofano il cui prezzo, rispetto all’anno prima, è semplicemente raddoppiato. Sono questi i sintomi preoccupanti del “male oscuro” che travaglierà la Battaglia negli anni a venire fino a condurla alla morte.
Nella notte fra il 4 e il 5 giugno, a soli quattro giorni dalla manifestazione, una voce, prima bisbigliata poi annunciata rabbiosamente, si diffonde nei corridoi del palazzo comunale: «La Battaglia non si fa più !».
Nel corso di una tempestosa riunione nella sala consiliare, i carristi, esasperati per l’alto costo dei fiori, rinfacciano ai commercianti e ai floricoltori di trarre cospicui vantaggi dalla festa floreale senza concedere nulla in cambio. Volano parole grosse e Pierino Palmero, presidente dell’Associazione Commercianti, abbandona la riunione ed è a questo punto che i carristi decidono di mandare a monte la Battaglia.
È un momento di grande tensione e ci vogliono più di due ore perché il dott. Carlo D’Allio e il prof. Mario De Apollonia riescano a far recedere i carristi dal loro proposito.
Alla fine, tutti tirano un gran sospiro di sollievo: la Battaglia è salva e il contributo per aumentare l’importo dei premi sarà richiesto ai cittadini di buona volontà. Ma il fatto, gravissimo in sé, resterà come un brutto precedente.
Qualche giorno dopo, un giornalista de L’Eco della Riviera scriverà: «L’ottusità dei commercianti ha raggiunto il massimo, tutto ciò è intollerabile».
C’è malumore anche per il “cortese rifiuto” della Rai a riprendere la manifestazione mentre il presidente dei pescatori di Nizza, con una semplice lettera di invito, è riuscito ad ottenere la presenza della televisione francese alla gara internazionale di pesca nel Roia, in programma per la domenica successiva alla Battaglia.
Per fortuna, dopo i tremendi problemi della vigilia, tutto poi fila liscio ancora una volta. Tanta è la folla che per permetterne l’accesso al corso, si deve ritardare l’inizio della sfilata, che sarà commentata da tre speaker: Giuseppe Bruschi in italiano, Sika Piggot in tedesco e inglese, e l’annunciatrice di Radio Montecarlo in francese.
da pagina 241 di: “La Battaglia dei Fiori” - Alzani - Pinerolo 1987
Battaglia dei Fiori
“Chi vuole la Battaglia di Fiori ?” Potrebbe essere questa la cornice entro cui si inserisce la petizione, indirizzata alla cittadinanza di Ventimiglia, avviata dall’Ente promotore della storica manifestazione e dall’Associazione Carristi. L’iniziativa a margine della decisione della Commissione Straordinaria che, nelle scorse settimane, ha lasciato intendere di non essere disposta ad erogare il sostanzioso contributo per lo svolgimento della tradizionale rassegna nel 2014.
Dopo uno studio mirato, Ente e Comitato, hanno così proposto una drastica riduzione dei costi con un monte spesa abbattuto di settanta mila euro. Dopo alcuni incontri con la commissaria Luciana Lucianò, i carristi e i membri del Comitato hanno firmato una richiesta di contributo, indirizzata alla triade prefettizia, per 150 mila euro: vale a dire 70 mila euro in meno rispetto ai 220 mila dello scorso anno. “Riteniamo che – spiegano – sospendere la Battaglia di Fiori, la manifestazione floreale più importante d’Italia e forse d’Europa, sia un grave errore. Ventimiglia ormai viene identificata con la Battaglia che, tra l’altro, nel 2011, è stata insignita della denominazione “Patrimonio d’Italia per la tradizione”. Dalla decisione collegiale della Commissione Straordinaria, è però emerso che il budget, anche dopo la ‘cura dimagrante’, messo a disposizione per la tradizionale rassegna estiva non potrà essere messo a bilancio.
In queste settimane verranno effettuati alcuni sondaggi e questionari per testare l’umore dalla cittadinanza ventimigliese con riferimento al mancato svolgimento dell’evento clou dell’estate. In buona sostanza, occorrerà capire se i ventimigliesi si schiereranno a favore di un programma eventi spalmato su più mesi, opzione questa che prevede il taglio della ‘Battaglia’, oppure un numero inferiore di manifestazioni ma con la ‘Battaglia’. La situazione appare, tuttavia, assai complessa. Anche attraverso una raccolta fondi, sponsorizzazioni e autofinanziamento, l’importo minimo da raggiungere è di 150 mila euro. Cifra che pare, francamente, fuori portata senza stanziamento da parte del Comune.
Ma vediamo nel dettaglio dove andrebbero razionalizzati i costi: una prima parte significativa è relativa alla modifica ai carri infiorati, senza peraltro inficiarne la bellezza; la seconda, che è venuta a galla solo in queste ore, concerne la remunerazione degli scultori che dovrà essere rivalutata, dato che incide per 1/3 sul costo complessivo di ogni carro; infine l’Ente conta di recuperare circa 50 mila euro tramite sponsor, pubblicità, lotteria e contributi vari. In definitiva, nonostante i Commissari abbiamo risposto picche anche alla seconda richiesta di contributo, carristi ed Ente coltivano ancora qualche speranza affinché la tradizione non sia interrotta.
Nell’epoca più attuale, oltre al surrogato cui abbiamo assistito nel 2012, la Battaglia dei Fiori non si è combattuta nel 2004; ma i precedenti e più consistenti abbandoni sono avvenuti negli Anni Settanta e Ottanta.
Non si è battagliato per nove anni, dal 1986 al 1994 compresi, ma la sosta più eclatante si è avuta dal 1970 al 1983 compresi, che hanno assistito a defezioni continuate per ben quattordici anni.
Le sfilate allegoriche di entrambe le città svilupparono due significative manifestazioni, che hanno conquistato i calendari di molte agenzie turistiche continentali. La parte “concreta” ha saputo mantenere quei canali, che la parte “sbadata” ha invece fatto in modo di smarrire quando si è accorta d’aver perduto la vocazione turistica.
Superando la limitatezza artistica degli agrumi, le maestranze in parte “concreta” hanno saputo ottenere attraenti strutture, sia fisse che itineranti, le quali con limitato impegno riescono a mantenere la loro integrità per oltre trenta giorni, permettendo così di svolgere eventi per l’intero periodo carnevalesco, al fine di mostrare al mondo intero l’amenità del clima invernale locale. La delicatezza delle corolle floreali concede ai volonterosi maestri in parte “sbadata” di creare vere e proprie opere d’arte raffinate, che purtroppo riescono a sopravvivere integre per poche ore soltanto, in una stagione di clima favorevole già ben diffuso in tutto il continente.
Le strutture artigianali di parte “concreta” assolvono al compito di ampio richiamo turistico, arrivando persino a propagandare una inesistente coltivazione estensiva di agrumi locali, mentre oggi le largamente artistiche strutture di parte “sbadata” non riescono a richiamare neppure più l’attenzione di tutta quanta la comunità che potrebbe accoglierle, quand’anche oggi non sia più produttrice di garofani.
Informati di come nell’anno, prenotando per tempo, risultino minime le varianti di prezzo del mercato floricolo; potendo inoltre ricorrere al patto di cooperazione siglato tra le due città di confine, da tempo funzionante; nell’intento di rilanciarsi a livello continentale, gli oggi disattesi realizzatori dei capolavori floreali itineranti dovrebbero affidare lo svolgimento della loro kermesse ai concreti confinanti, i quali inserendola nel loro prolungato calendario carnevalesco, ne potrebbero aumentare il valore artistico, scongiurando al contempo la dispersione dell’ineguagliabile patrimonio di tradizione dei loro sbadati vicini, non dovendo neppure temere la relativa concorrenza in campo turistico.
... DEI FIORI E DEGLI AGRUMI
Esiste un territorio affacciato sul Mediterraneo, rivolto a Mezzogiorno, quindi costantemente baciato dal sole, protetto a Tramontana da una massiccia corona di Alpi elevate che gli forniscono un clima invidiabile in ogni stagione. Quel territorio è diviso a metà dal confine tra due Nazioni gemelle, una amministrata da politici mediamente concreti, l’altra da politici piuttosto sbadati.
Da sempre, le comunità che abitano quel territorio hanno trovato il loro sostentamento nelle risorse che il territorio forniva loro. Hanno coltivato intensamente gli agrumi, sostituendoli poi con i fiori, in specie coltivando variopinti garofani. Quelle comunità si mostravano però maggiormente favorite dal richiamo che l’invidiabile clima di cui godevano produceva verso gli abitanti dei brumosi territori continentali europei.
Da oltre un secolo, quale potente richiamo verso potenziali turisti, per Carnevale o al fiorire della Primavera, ogni città di quel territorio organizzava apprezzabili sfilate di carri allegorici, sovente guarniti dei fiori prodotti, reclamizzandoli di fatto. Quei policromi defilé hanno incentivato una solida presenza di forestieri.
A conclusione del Secondo Conflitto Mondiale, consistente devastatore per quel territorio, le due città più prossime al confine delle citate Nazioni si diedero a determinare il loro futuro, possibilmente con scelte appropriate in materia turistica.
La città dalla parte “concreta” decise di potenziare la propria naturale vocazione in quel campo, incentivando alberghi e case vacanza; mentre gli “sbadati” politici della Nazione vicina prescrivevano a quell’altra città lo smantellamento del tessuto alberghiero, a vantaggio di prediletti luoghi limitrofi.
Sulla persistenza delle sfilate allegoriche, la città di parte “concreta” decise di addobbare i propri carri con agrumi, pur dovendoli importare viste le proprie carenze produttive, ma riuscendo nel caso ad ottenendo la promozione d’un propizio aspetto climatico. La città di parte “sbadata” continuò a privilegiare i garofani, la coltivazione dei quali, nel frattempo, produsse seri guai nell’agricoltura locale, tanto che anch’essa ha poi dovuto importarli, per serbare una sterile continuità.