Con
l'insediamento di don Luca Salomone a parroco della Cattedrale, i lavori
conclusivi, inerenti gli eterni ritocchi finali, nel restauro del
Battistero, sono finalmente terminati. Ora, anche il plesso inferiore,
contenente la grandiosa vasca per l'immersione, è fruibile, anche ai
visitatori d'ordine turistico, i quali vi possono ammirare persino una
serie di reperti archeologici d'area longobarda, di notevole pregio.
La superiore cappella barocca,
ricavata nell'ammezzato seicentesco del complesso, era stata resa
agibile da tempo, riprendendo la sua funzione di custodia del Santissimo
Sacramento.
Opportunamente spettacolari si sono
mostrati gli interventi sul pavimento del corridoio, con l'inserimento
di spesse lastre di vetro, che consentono la visione degli antichi
rifacimenti strutturali, mentre, straordinariamente pratiche sono state
le soluzioni impiegate per l'accesso, dalla navata interna, alla platea
inferiore.
Si può dire che, anche se
gli anni di attesa sono stati davvero troppi, oggi, il Battistero ha
usufruito di un restauro ampiamente conservativo di standard elevato.
A documento dell'annosità
degli interventi, pubblichiamo uno studio predisposto dall'architetto
Marco Marchesi, fresco di laurea, nel 1988; che venne pubblicato in
allegato su LA VOCE INTEMELIA.
L.M.
BATTISTERO
AMMEZZATO
RESTAURI A VENTIMIGLIA
Forse neppure tutti i ventimigliesi sanno che nella città alta si trova
un antico battistero, risalente al XII secolo, in parte celato alla
vista dalla cattedrale, rispetto alla quale si trova dietro alla zona
absidale ed a quota sensibilmente inferiore.
Questa struttura architettonica, così importante agli albori della
religione cristiana in quanto l’accesso alla chiesa era riservato ai
soli battezzati, si trova ora in stato di completo abbandono.
Il complesso monumentale di Ventimiglia, cattedrale e battistero, è uno
dei più puri ed omogenei d’Italia; ciò, purtroppo, è vero solo se si
esaminano gli edifici dall’esterno: infatti il restauro interno del
battistero è ancora da venire.
Terminati nel 1973 i lavori all’esterno, esso è
stato dimenticato dalle autorità e dalla Soprintendenza che ne avrebbe
dovuto curare il recupero totale e quindi la fruibilità. Allo stato
attuale il battistero non è visitabile in quanto privo di impianto di
illuminazione; è inoltre relativamente pericoloso a seguito dei saggi
effettuati dal Prof. Lamboglia che hanno manomesso parte del pavimento
del locale superiore (ex cappella del Santissimo Sacramento); manca
completamente qualsiasi percorso di comunicazione tra il locale
superiore e quello inferiore (gli ardimentosi che vogliono cimentarsi
devono letteralmente « scalare » tratti di muratura).
A seguito di questa sua forzata impraticabilità si è arrivati ad
utilizzare il vano inferiore come deposito, nel quale non sono curate ne
pulizia ne opere di manutenzione.
La divisione del battistero in due vani, superiore ed inferiore, non
risale alla costruzione originaria bensì ad un « ammodernamento » della
fine del XVI secolo; tuttavia la volta che separa i due piani è ben più
recente essendo stata ricostruita nel XIX secolo.
Diverse sono state le ipotesi di restauro nel corso dei quindici anni
intercorsi dal termine dei lavori del recupero dell’esterno curato dal
Prof. Lamboglia. Le tre che hanno preso maggior consistenza sono queste:
mantenere il monumento nelle forme e situazioni attuali (cioè con la
vasca battesimale in un ambiente riattato nel secolo scorso ed il piano
superiore come cappella cinque-seicentesca, con un pavimento risalente
al XIX secolo e con le finestre quasi completamente occluse dai restauri
dell’esterno), oppure dividere in due, verticalmente, i vani inferiore e
superiore eliminando metà della volta che li divide (così da conservare
metà del vano superiore nelle forme baroccheggianti e ciò che rimane
restituito alla primitiva forma romanica); in ultimo quella che a noi
pare l’unica soluzione seriamente proponibile, cioè recuperare l’intero
edificio alla sua originale forma romanica in modo da ricreare
integralmente un complesso monumentale puro ed omogeneo con la
cattedrale.
Il recupero del battistero nelle sue forme romaniche originarie è
indubbiamente fattibile, come è già stato ampiamente dimostrato dal
restauro dell’esterno.
La struttura interna è quasi integralmente intatta, se si fa eccezione
per due aperture al piano inferiore: una porta (quella attraverso la
quale si accede attualmente) ed una finestra (già chiusa nei precedenti
restauri dall’esterno) e per le nicchie ed il tratto di parete mancante
che rappresenta l’ingresso all’ex cappella del Santissimo Sacramento al
piano superiore. Per quanto riguarda la copertura delle nicchie del vano
inferiore, mancanti le originali a seguito della storia travagliata di
questo edificio, esistono comunque le ipotesi di ricostruzione
realizzate a suo tempo dal Prof. Lamboglia.
La scrostatura dell’intonaco e l’eliminazione della volta ottocentesca
che attualmente divide, snaturandolo, il monumento in due piani,
permetterebbero di recuperare gli affreschi del XV secolo ora celati
alla vista; un saggio sul pavimento potrebbe indicare la quota esatta
del livello primitivo, i rocchi rimasti delle colonne ci danno la
collocazione esatta delle stesse e non è da escludersi che il lavoro di
recupero e scrostamento del vano soprastante non possa riservare
piacevoli sorprese.
Il problema della porta che si apre in direziono del campanile
(probabilmente più tarda, posta a mezz’altezza rispetto al vano
inferiore) si potrà forse chiarire approfondendo le indagini
sull’esterno di quel lato del battistero; in un primo tempo ci si può
accontentare di recuperare la porta originaria che si apriva verso l’ex
seminario.
L’impressione generale - dopo aver ascoltato l’arch. Rinangelo Paglieri
alla “Giornata di Studio” in onore del decennale della scomparsa di Nino
Lamboglia, dedicata ai « Restauri del Battistero di Ventimiglia », è che
la Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici osteggi questo
tipo di recupero preferendo lasciare le cose allo stato di fatto; certo
rispolverare il concetto romantico della « conservazione a rudere » può
favorire chi ha intenzione di non fare nulla ma - poiché questo ci
sembra già il destino cui sta andando incontro gran parte della città
alta - noi vorremmo che almeno il complesso episcopale di cattedrale e
battistero fosse salvato da quello che sarebbe un ben triste futuro.
Arch. Marco MARCHESI
Da parte mia un ringraziamento va a don Ernesto Franco
che gentilmente mi ha concesso di accedere al battistero (ed è il primo
a lagnarsi della situazione di degrado di questo monumento) oltre che a
Minguccio Lippolis, Antonella Artuso, Emanuela Viale e Luigino Maccario,
che con la loro fattiva collaborazione mi hanno permesso di realizzare i
rilievi indispensabili per la redazione di questi disegni e le
fotografie che corredano il testo.
Marco MARCHESI
A cura dell’UNIONE
INTEMELIA
e dell’ACADEMIA
VENTEMIGLIUSA
allegato a LA VOCE INTEMELIA
del 23 Luglio 1988
Lo scavo
attorno alla vasca monumentale del nostro Battistero, visibile
al centro in alto. Sulla destra, la fossa per la fusione della
campana.
Archivio fotografico Soprintendenza Archeologica della Liguria
Durante i lavori di manutenzione all’antico Battistero di
Ventimiglia, previsti dalla Curia nel 1994, e affidati all’Istituto
di Studi Liguri con la direzione della Soprintendenza Archeologica
della Liguria, è venuta alla luce una inattesa struttura muraria al
disotto della fase romanica ed una fossa per fonderia.
Questo ritrovamento ha riaperto la discussione sulla datazione del
monumento mettendo in campo l’esistenza di un precedente Battistero
eretto assieme alla primitiva Cattedrale, a sua volta rinvenuta tra
le fondamenta di quella attuale.
Sul ritrovamento della fossa di fonderia l’archeologa Daniela
Gandolfi dice: «La dinamica delle complesse operazioni tecniche
necessario per la gettata di una campana, affidate in genere a
fonditori itineranti, la cui attività è nota già a partire dal IX
secolo, permettono di ipotizzare che la fornace venne impiantata
durante le fasi della costruzione o ricostruzione romanica del
complesso ventimigliese, destinata presumibilmente al campanile
dell’attigua chiesa cattedrale, situato nella stessa direttrice
della fossa messa in luce dalle indagini archeologiche».
Dunque, un’officina itinerante di fonditori ha gettato il bronzo per
una campana proprio tra le mura del precedente battistero, per
issarla poi sulla costruenda torre campanaria, presumibilmente prima
del secolo XI, data di edificazione dell’attuale complesso.
L.M.
LA VOCE INTEMELIA anno LVI n. 11 novembre 2001
VI FUSERO UNA CAMPANA
Da Ognissanti 2010, nella cripta
della Cattedrale e nel vano sottostante del Battistero, vengono
esposti una serie di reperti, frammenti lapidei datati a partire
dall'VIII secolo, estratti durante i numerosi e duraturi scavi del
sito "cattedrale".
L'esposizione vuol
essere un primo nucleo di un realizzando "Museo Diocesano" che da
tempo è caldamente atteso dalla "cultura" intemelia e non solo.
Nel frattempo, accontentiamoci del
ripristinato ambiente battesimale, che non fa rimpiangere affatto la
prevista demolizione dell'ammezzato seicentesco.
1606 adi 19 di lugio a l’ora ∂ 3 cascò una
saetta che spicò la croce del pinacolo
Quando, nel 1968, dopo tanti anni di sospensione, Nino Lamboglia prendeva a demolire le sacrestie esterne all’abside della Cattedrale, appoggiate sul Battistero, operazione che rivelò la bellezza del complesso absidale romanico; portò avanti anche alcuni assaggi interni al battistero. Provò a demolire un voltino a crociera seicentesco, tra quelli eseguiti a sostegno del pavimento per dividere il battistero vero e proprio, quello con la vasca per l’immersione, dalla Cappella del Santissimo, creata nei volumi soprani del complesso romanico; nell’intento di tracciare l’eventuale progetto di demolizione della struttura divisoria aggiunta, per riportare il complesso ai volumi originali.
Il voltino scelto, quello sul lato di Sud-Sud-Ovest, rivelò come la parete originale del monumento fosse affrescata, seppure con dipinti piuttosto usuali; ma la sorpresa è arrivata dallo scritto in carboncino lasciato da un addetto, tra le maestranze seicentesche impegnate a realizzare quei voltini.
Quel maestro ha volutamente lasciato un messaggio per i posteri; riportando un inusuale evento “meteo” accaduto proprio in quel tempo.
Quel grafito pitturato recita: