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ASTRO

INTEMELIA

 

Date solari

 

 

i Santi d’u Sù

    Tutte le date astronomicamente importanti sono collegate alla celebrazione d’un Santo di altrettanta importanza; occasione che ha portato fino ai giorni nostri i legami ancestrali delle antiche popolazioni verso quelle date astronomiche.

 

 

San Giovanni, santo di stagione

                                                                                                                                                 Renzo Villa - giugno 1999

    San Giuani, ecco un santo di stagione, certamente fra i più popolari qui dalle nostre parti e in tutta la Liguria. Basti pensare ai numerosi paesi e città che lo hanno scelto come santo patrono e in cui ogni anno, il 24 giugno, viene festeggiato con particolare solennità.

    Citiamo, per tutti, Triora, e la sua quasi leggendaria Festa de San Zane, che era poi la festa tradizionale di tutta la Valle Argentina, dei cui fasti ci ha lasciato memoria il triorasco Padre Francesco Ferraironi in un opuscolo in dialetto pubblicato negli Anni Trenta.

    La ragione di tanta celebrità va ricercata anche nel fatto che la festa di San Giovanni cade proprio all’inizio dell’estate e quindi il culto cristiano del santo si innestò agevolmente sulle antichissime tradizioni pagane con le quali si festeggiava il sole e l’arrivo della bella stagione. Di questi riti rimane traccia ancora oggi nei Föghi de San Giuani, i falò che si accendono in segno di gioia collettiva proprio in questa occasione, una tradizione che sta riprendendo.

    Inoltre, la festa di San Giovanni rappresentava un po’ il giro di boa dell’anno contadino, come è ricordato in alcune regole del passato, ad esempio, quella riguardante l’uso dell’acqua canalizzata. La quale, dalla festa di San Michele (San Miché altro santo popolarissimo festeggiato il 29 settembre) a quella di San Giovanni, era riservata al funzionamento di frantoi e mulini mentre, da San Giovanni a San Michele, poteva essere usata a scopi irrigui.

    Un’altra prova della grande popolarità di San Giovanni era rappresentata dal numero imponente di persone che portavano il suo nome, soprattutto nella forma, oggi desueta, di Gio Batta, abbreviazione di Giovanni Battista. Un nome che, in dialetto diventava Bacì con le varianti Batì, Bacicia, Bacicin, Baciò mentre Giovanni si trasformava in Giuà, Giuanin, Giuanina, Giuani, alla francese Janò e Jana, oppure Zane, Zanin, Zanetu e Zanetin. Oggi vanno ancora di moda i nomi biblici, ma San Giovanni si è visto spesso declassare da Luca e Davide e, nel frattempo, per le femmine. c’è stato il boom delle Patrizie, delle Moniche e delle Barbare.

 

 

GIORNO  DI  MEZZA  ESTATE,

FONTANA   DI   VITA

SAN  GIOVANNI  DECOLLATO,  IL  BATTISTA

                                                                                                                               Luigino Maccario – 1994

IL MITO DEL SOLE TRIONFANTE

    Secondo la mitologia babilonese, durante il Solstizio d’estate, il Sole si sposa con la Luna, ovvero la Grande Madre cornuta. E’ quello il “trionfo del Sole”, mito di tutte le religioni solari.

    Le acque, simbolicamente analoghe alla luna, verrebbero fecondate dall’astro, nel corso dello sposalizio solstiziale. Questo rito sprigionerebbe un’energia benefica per gli uomini, al pari delle erbe bagnate dalla rugiada, le quali favorirebbero la fecondità delle donne, nella magica notte di mezza estate.

    Anche i miti nordici conoscevano la fonte gorgogliante, nel Solstizio estivo. La “fontana di vita” del Midsummer Day, giorno di mezza estate, di quella stagione che nelle terre intorno al polo dura due mesi, con il sole che non tramonta mai.

    Da quei paesi, molto vicini al polo, provengono i popoli indo-europei che hanno abitato le terre mediterranee ed il Vicino Oriente, molto tempo prima della gloria di Roma.

    Nei miti di questi popoli presente l’arcaico paesaggio simbolico, attraversato dal viaggio del Sole tra le case zodiacali, nel corso dell’anno. Questi descrive anche il corso della vita dell’uomo, nelle sue varie stagioni, equiparandolo alla durata dell’anno.

    Tale paesaggio dispone, nel Solstizio estivo, della fonte gorgogliante, alla quale l’uomo si ristora, prima di intraprendere il cammino verso la maturità ed il declino fisico.

    è dunque il mito di quell’età, nella quale il finire dell’adolescenza porta all’innamoramento, alla simbiosi tra due individui di sesso opposto ed all’amore, oltre che alla procreazione per la salvaguardia della specie.

    In tutte le civiltà, questa simbiosi è stata regolamentata, più o meno permissivamente, tendendo a legalizzare l’unione sessuale e la famiglia che ne sarebbe conseguita, con un vincolo basato sulla convivenza.

    Già in epoca arcaica, il vincolo ha assunto il nome di matrimonio. L’unione legale tra due sposi dunque il matrimonio, in quasi tutte le civiltà susseguitesi attorno al Mediterraneo.

 

LA PORTA DEGLI UOMINI

    Il giorno 24 di giugno, il sole, che ha appena superato il solstizio, comincia a decrescere, pur impercettibilmente sull’orizzonte. Inizia il semestre del sole discendente, che si concluderà con il solstizio d’inverno, quando l’astro sembrerà morire, per poi rinascere “sole nuovo”.

    Le festività ed i riti che, ancor oggi, molte popolazioni compiono nei giorni attorno ai due solstizi, sono il residuo di tradizioni cosmiche precristiane, ancora oggi molto radicate.

    Nella religione greca antica, i due solstizi erano chiamati “porte”. “Porta degli dei” era quello invernale, “porta degli uomini” quello estivo. Questo simbolismo si riscontra anche nei testi vedici, appartiene dunque alla tradizione universale.

    Omero, nell’Odissea, descrive il misterioso antro dell’isola di Itaca nel quale si aprivano due porte: - L’una rivolta a Borea, è la discesa degli uomini, l’altra invece volge a Noto ed è per gli dei,  dunque conduce al cammino degli immortali. - Per la porta solstiziale estiva si entra nel mondo della genesi e della manifestazione individuale, per l’altra si accede agli stati sopra individuali.

    è questa la mitica “caverna cosmica”, universalmente accettata e stimolo di riti simbolici, che avrebbero la funzione di proteggere il creato.

    Ovidio che nell’infanzia prese parte alle “Palilia” le feste dedicate alla dea Pales, nel solstizio d’estate, scrive: - ... fate come me, pastori, spandete l’acqua benedetta. Che l’alloro scoppiettante si consumi nei focolari. Ornate le vostre dimore con fronde, che le porte siano incorniciate con una lunga ed elegante ghirlanda. Voltatevi verso oriente pronunziando tre volte la preghiera di rito e tuffando le vostre mani nell’acqua pura. Accendete fuochi, poi passate le vostre nerborute gambe attraverso i mucchi ardenti di paglia crepitante. Poi, nel resto dell’anno, Pales vi proteggerà; le vostre pecore saranno feconde, vigorosi i vostri montoni. Attraverso le fiamme si rigenereranno le tribù, si rigenereranno i coloni. -

    Ancora ai nostri giorni, si accendono falò sulla cima delle colline, ruote infocate si fanno rotolare giù dai pendii, si celebrano processioni con le fiaccole. I fuochi, simboli del sole solstiziale, caccerebbero demoni e streghe, preservando dalle malattie.

 

SAN GIOVANNI DECOLLATO

    Questi riti solstiziali precristiani trovano ancor oggi sussistenza, perché legati ad uno dei santi cristiani più amati e venerati fin dall’antichità, il precursore del Cristo: San Giovanni Battista, il decollato.

    Con la cristianizzazione del “trionfo del Sole” nel culto a San Giovanni Battista, la Chiesa ha ottenuto il capolavoro, quanto a copertura di antiche religiosità scomode.

    Le prime comunità cristiane convivevano con i riti della fecondazione delle acque, quanto con le credenze sulla rugiada della notte di mezza estate e sulle loro proprietà in aiuto alla fecondazione muliebre.

    Ma il mito delle acque che venivano fecondate dal Sole, poco si addiceva ad una religione “monoteista dello spirito” ed allora si decise che le acque di mezza estate sarebbero servite solamente per aprire alla nuova vita religiosa i catecumeni.

    Non più un rito di fecondità e di unione per la procreazione ma il “battesimo”, concedendo l’attributo delle acque battesimali a San Giovanni, il Battista.

    Però, l’attribuzione di Battista a Giovanni è piuttosto tarda, nello sviluppo della religiosità cristiana. Nei primissimi anni dell’Era Volgare, l’attributo saliente nel culto di San Giovanni era la sua decapitazione.

    Il precursore del Cristo era conosciuto soltanto come San Giovanni il Decollato, che aveva preparato la via al regno di Giuda. Ricorderete che, la testa di Giovanni era stata richiesta da Salomè, dopo aver danzato per Erode Antipa, accusato dal Precursore di concubinaggio, con Erodiade, moglie del fratello Erode Filippo, deposto tetrarca di Galilea.

    Il fatto che Giovanni si fosse interessato agli scandali incestuosi, alla corte del tetrarca spodestatore, oltre che alla preparazione politica al regno terreno del Cristo, deve far pensare ad un suo preciso compito sacerdotale nei confronti della regolarità dei matrimoni e dei costumi morigerati, nel conseguire il mantenimento della specie.

    Tra i primissimi cristiani, l’aver posizionato la data della sua natività nel Solstizio estivo, già così ricco di riti pagani per la fecondità muliebre, è stato dunque un apporto alla moralizzazione del sesso.

 

SAN GIOVANNI BATTISTA

    La tradizione legata a San Giovanni battezzatore è coeva di quella legata al Natale, che avviene esattamente dopo sei mesi, nel solstizio d’inverno. Entrambe sono nate nel IV secolo, per contrastare la diffusione della religione solare, in Roma.

    La religione solare aveva in quel tempo seguaci importanti, quali l’imperatore Costantino, il quale ha riconosciuto nel Cristianesimo un ‘ottima religione solare, molto simile alle sue credenze e già molto diffusa in tutto l’Impero.

    Altri imperatori di quei tempi hanno aderito al mito del Sole Invictus, come Giuliano che nell’anno 362 scriveva di questo ed altri miti solari.

    Verso l’anno 650, Sant’Eligio mette in guardia i contadini dei “vici” dal frammischiare pratiche pagane con festività cattoliche: - …. che nessuno profani la festa di San Giovanni né alcuna altra festa di santi, o solennizzi il solstizio con danze, cori e canti diabolici ….. .-

    Nel Medioevo la “fontana della vita” è diventata “fonte di San Giovanni” che essendo attribuito al battesimo poteva far pensare a più nobili scopi, per gli attributi propri delle acque, soprattutto più casti.

    Nel costruire l’identificazione del Battista con il sole del solstizio estivo, il Vangelo narra l’episodio del battesimo di Gesù, seguito dall’episodio di Ennon, dove Giovanni risponde ai suoi discepoli che discutevano sulla improvvisa popolarità di Gesù.

    Giovanni disse: - Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo sposo: ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa gioia mi è compiuta. Egli deve crescere ed io invece diminuire. -

    Ai primi ebrei cristianizzati era forse ammesso di vedere in questa frase un rito matrimoniale. Il Cristo si era recato dal sacerdote Giovanni per maritarsi ed impostare così i presupposti ad una dinastia per il regno di Giuda.

    In seguito, con la diffusione extra nazionale del Cristianesimo, non solo il Cristo non doveva avere una dinastia, ma neppure il rito fecondatore era ammissibile.

    Allora la fecondazione si trasforma in battesimo e si prepara a diventare uno dei fondamenti della Chiesa cristiana, prima verso i catecumeni, già adulti e coscienti, poi verso i neonati, come venne decretato appena vennero “scoperti” il “purgatorio” ed il “limbo”, in pieno Medioevo.

 

RITI E FESTE SOLSTIZIALI

    Nel nostro paese, retaggio dell’atavico rito sponsale, restava diffusa fino agli anni Cinquanta, l’usanza del comparatico, cioè il vincolo di cognazione spirituale tra i padrini e le madrine di battesimo e cresima, festeggiato appunto il 24 giugno.

    Nella notte precedente, ancor ora sono pochi anni, le ragazze da marito aspettavano di conoscere il loro futuro da presagi legati a riti quasi magici.

    Un retaggio di antiche usanze celtiche è il rito di preparazione del “nocino”. Le noci per realizzarlo devono essere colte dalle donne, la notte del 24 giugno, quando la drupa è ancora verde, con un falcetto di legno. L’infusione darà un liquore, considerato medicinale.

si svolgeva con schiavi e padroni che si recavano in Transtevere, nei templi di Fors Fortuna, la dea della casualità assoluta, protettrice degli scansafatiche senz’arte.

    Onorata questa strana divinità, tutti i Romani, che per un giorno si sentivano “emarginati”, correvano a piedi ed in barca lungo il Tevere, per una scampagnata. Se vengono paragonate ai Saturnali decembrini, queste usanze offrono un’analogia solstiziale.

    Nella Roma del Medioevo, la notte di San Giovanni era trascorsa in attesa del passaggio delle streghe, con i falò accesi, mangiando e cantando nelle osterie. Questi riti venivano proibiti con apposite gride papali, nel 1753, ripetute nel 1755.

    Ma nel 1872, i funzionari del Regno d’Italia, furono costretti ad essere meno indulgenti di quelli papalini, se vollero vietare un’atmosfera carnascialesca, poco decorosa per la Capitale.

    Anche a Torino la notte di San Giovanni è vissuta con smodata allegria. Il giorno dopo, un carro allegorico viene portato sul sagrato del Duomo, da Gianduia e Giacometta, in una sorta di carnevale estivo.

 

CULTO  LOCALE

    Nella nostra città, il Battista ha trovato venerazione fin dai primordi del cristianesimo. Gli venne certamente dedicato il primitivo battistero altomedievale, come e stato per l’esistente battistero romanico dell’XI secolo.

    La Confraternita dei Bianchi, gli ha dedicato l’oratorio dei “Disciplinanti”, costruito nel XVI secolo sopra l’antica chiesa di Santa Chiara, sotto il Cavu, a balcone panoramico sulla vallata del Roia.

    Nel 1462, i Disciplinanti ottennero la concessione di tenere le proprie adunanze nel vecchio convento delle Clarisse. Nel 1512, la Confraternita commissiona a Battista Margoto, cinque episodi “a fresco” della passione di Gesù, per le pareti del nuovo oratorio di San Giovanni.

    Alla fine del XVII secolo, la facciata dell’oratorio al Capo è stata abbellita da portale monumentale, sormontato da una nicchia che ha contenuto, fino agli anni Novanta, una statua raffigurante San Giovannino, opera del marmorato ticinese Gaetano Ferro. La sassaiola che i monelli dedicavano all’opera, dal balcone del Cavu e dalla discesa verso il mare, hanno suggerito di conservare il bel marmo nella sacrestia della cattedrale.

    Nel 1545, certo Enrico Antonio, legava un suo podere all’antica usanza di distribuire ad ogni confratello la “fugasséta” di pane azzimo, con l’impronta del Santo.

    La figura del Battista è presente in numerose icone: nelle parrocchiali di Soldano e Camporosso; un pregiato Pancalino, in Sant’Agostino; un GioAndrea De Ferrari, in Cattedrale, dove il santo assiste Santa Chiara.

 

Questa ricerca è stata argomento di un pubblico incontro, indetto dalla Sezione Intemelia dell’Istituto di Studi Liguri, svoltosi nella Sala “Emilio Azaretti” del Civico Museo Archeologico “Girolamo Rossi”, in data 21 giugno 2010; seguito dalla proiezione di opere videoart transconcettuale sul tema “Solstizio d’Estate”, dell’artista ventimigliese Gaspare Caramello