Marise Ferro
Maria Luisa Ferro nasceva a Ventimiglia, il 21 giugno 1905, il padre Giovanni Battista, piemontese, era colonnello dell’esercito, la madre, Vilna Viale, era figlia di un armatore ventimigliese. Nel 1911, poco prima che i genitori si separassero, nasceva la sorella Silvana. Le due sorelle passarono molto tempo con i nonni materni, dei quali la nonna era di origine francese. Dopo la morte del nonno materno, nel 1922, Maria Luisa si trasferiva a Bologna dove la madre possedeva una casa, ma frequentava la Scuola Magistrale di Genova, abbandonandola poi, per seguire studi autodidattici, fino al 1930. In quell’anno, si trasferiva con la madre e la sorella a Roma dove scriveva il primo romanzo “Disordine”, pubblicato a Milano da Mondadori, con introduzione di Alessandro Varaldo. Come autrice si fece conoscere come Marise, che è stato il nome scelto per la vita privata. Nel gennaio 1933, Marise Ferro si trasferiva a Milano per dedicarsi interamente all’attività di scrittrice e di giornalista, ma anche di traduttrice dal francese, di Mauriac e Simenon. A Milano conosceva lo scrittore e giornalista Guido Piovene al quale si legava dopo pochi mesi, sposandolo civilmente, il 21 febbraio 1934, religiosamente pochi giorni dopo. I coniugi si trasferirono subito dopo a Firenze dove Piovene lavorava nella redazione della rivista “Pan”. Alla fine del 1934, usciva da Mondadori il suo secondo romanzo “Barbara”. Proprio in quell'anno, scriveva il miglior pezzo letterario in ventemigliusu, mai pubblicato; apparirà su "A Barma Grande" col titolo "Regretu". All’inizio 1935, Guido Piovene veniva assunto dal “Corriere della Sera” come corrispondente da Londra. Marise soggiornerà col marito, a Londra, da dove scriverà per il giornale “L’Ambrosiano”, le Lettere londinesi, reportages dall’Inghilterra e dall’Irlanda, che visitava in quegli anni. Collabora anche a giornali e riviste come: “Pan” e “Il Resto del Carlino”. Nel 1938, il matrimonio con Guido Piovene si incrinava. Marise tornava a Milano, dove nel 1940, da Garzanti, pubblicherà il romanzo “Trent’anni”. Negli anni dal ’40 al ’60, intensificava l’attività di traduttrice dal francese, aggiungendo tra gli autori: Balzac, Victor Hugo, Proust, Colette, ma anche le fiabe di Perrault e di Andersen e libri di storia e geografia turistica, pure dall’inglese. Nel 1941, si spezzava definitivamente il legame con Piovene. Intanto, alla fine di quell’anno Marise conosceva Carlo Bo, col quale si sviluppava subito un legame molto forte. Nel 1942, Carlo Bo e Marise Ferro lasciavano Milano per sfuggire ai bombardamenti, si rifugiarono a Sestri Levante, poi a Rivanazzano, vicino a Voghera, infine a Valbrona, presso il Lago di Como. Durante l’assenza da Milano, Marise collaborava ai giornali “La Sera” e “Corriere della Sera” e scriveva i romanzi “Lume di luna”, nel 1943, e “Memorie di Irene”, 1944; le esperienze di guerra si rifletteranno più tardi in “Stagioni, del 1946, e “La guerra è stupida” del 1949. Dall’aprile del 1945, dopo il ritorno a Milano, Carlo Bo e Marise Ferro vivranno insieme. Marise collaborerà intensamente a “Milano-Sera”, col quale scrive 217 articoli, al settimanale “Omnibus”, più tardi a “Nuova Stampa Sera” e a “Settimo Giorno”. Partecipava, molto vivamente, anche alle varie attività, universitarie, giornalistiche e sociali di Carlo Bo. Il 16 gennaio 1950, a Vienna, veniva annullato il matrimonio civile con Guido Piovene, reso esecutivo in Italia, a Torino, il 20 marzo. In quel periodo, Marise scriveva per “Tempo”, “Epoca” e “L’Europeo”. Nel 1958, usciva “Le romantiche” che raccoglie dodici monografie di personaggi femminili celebri. Nel maggio 1961, moriva la madre, poi l’8 giugno 1963, celebrerà il matrimonio civile con Carlo Bo. Nel 1967, pubblicava il romanzo “La violenza”, nel 1970, il saggio “La donna dal sesso debole all’unisex” da Rizzoli, che sarà l’ultima testimonianza dell’interesse di Marise Ferro per la situazione ed i problemi della donna nella società moderna che si era manifestata costantemente, in tutta la sua attività giornalistica. Nel 1972, pubblicava “Una lunga confessione”, nel 1974, “Irene muore”, che conclude il ciclo dedicato alla figura femminile di Irene. La carriera della scrittrice si concludeva con “La ragazza in giardino” del 1976, e "La sconosciuta", del 1978, che otterrà il Premio Stresa di Narrativa. Nell’aprile del 1979, in un incidente d’auto, moriva la sorella Silvana, con la quale era rimasta intimamente legata per tutta la vita; profondamente colpita, si è ritirata a vita privata, tra Milano e Sestri Levante. Gli ultimi anni della sua vita sono segnati da una grave malattia. Il 2 ottobre 1991, Marise Ferro si spegneva a Sestri Levante, dove trovava sepoltura nella tomba della famiglia Bo; raggiunta dal marito, il 21 luglio del 2001.
Da: LA VOCE INTEMELIA anno XXXXV n. 11 - novembre 1991.