SANT’ANTONIO
CRINALE VERSO LA BEVERA
A 165 metri sul livello del mare, il sito dove sorge la chiesa di Sant’Antonio in tempi assai remoti è stato interessato da una rapida caduta d’acque della Bevera che uscendo forzatamente dalle gole dell’Avaudurin avrebbe sfilato tra le rocche dell’attuale Serro, fino proprio a Sant’Antonio trascinando i detriti provenienti dal Colle di Turinì, dal Ventabren e dal Braus.
Per qualche periodo potrebbe essere stato persino il punto di sverso, quale emissario verso la Valle Latte, di una qual sorta di lago nato a lambire un più ampio Monte Pozzo e Cima di Gavi, che si è dissolto con la cattura della Bevera da parte della Roia.
Si pensa che nel corso dell’Età del Ferro, una erosione abbia interessato le falde Sud di Monte Pozzo, incuneate nella pendice Nord-Est di Cima Gavi. Quell’evento, aprendo l’emissario ad una quota più bassa del punto dove oggi è Sant’Antonio, ha lentamente continuato ad erodere Monte Pozzo convogliando decisamente le acque della Bevera a divenire affluenti della Roia.
A portare la situazione paesaggistica delle falde sud di Monte Pozzo allo stato attuale ci ha pensato, nell’Ottocento, la Cava Acquarone con una profonda escavazione.
Antecedente a quella erosione, la Bassa Valle della Bevera sarebbe potuta presentare anche con la temporanea presenza di laghi sottostanti l’attuale sito del Serro, nei luoghi oggi sono presenti Torri inferiore, Calvo e San Pancrazio, mentre i siti di Torri superiore e Serro non ne sarebbero stati interessati.
Con la cattura della Bevera da parte della Roia, tra le pendici Ovest della Cima di Gavi e quelle Est della Cima di Terca; spariva quel bel salto d’acque verso i 115 metri, nella bassa valle del Ruassu. Questi, provenendo dal Granmondo, sarebbe stato affluente dalla Bevera, mentre oggi resta l'unico rio nella Valle del Latte.
NELL'ANTICHITA' LA BEVERA SFOCIAVA A LATTE