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     PASSEGGIATA BOTANICO-ZOOLOGICA DAGLI  SCOGLIETTI  ALLE  CALANDRE

                                                                                                                                                             di Giancarlo Castello

      Prima che la costruzione del Porto locale produca cambiamenti irreversibili al territorio sulla Punta della Rocca, voglio dare un addio a quel pezzo di mia città che va da Marina San Giuseppe, dove nacqui molti anni fa, fino alla spiaggia, un tempo mitica, delle Calandre; salutando gli endemismi particolari, sia botanici che zoologici, abitanti di quel tratto ineguagliabile di costa.

        Dagli Scoglietti, comincio a percorrere il primo tratto. Un tempo era tutto un tappeto, adesso soltanto qua e là splende con il suo rosa tenero la Moricandia arvensis, il cavolaccio di mare. Ricordo quando, negli anni settanta, alcuni botanici vennero a fotografarlo, quasi chiedendomi il permesso. Curioso come sia diversa la sensibilità, da persona a persona, da periodo a periodo.

      La moricandia, classica pianta di Ventimiglia, non è così abbondante in nessun’altra parte del Ponente. Simile ad una violacciocca, alta non più di cinquanta centimetri, ha rami e foglie di un bel verde grigio e odora di cavolo.

        Mi abbasso tra i cespugli e ... cosa vedo ?  La gente considera degne di nota le chiocciole solo quando le chiama escargot, oppure ciùn, nel nostro dialetto. Ma se uno zoologo specializzato scoprisse, come me, una Macularia niciensis, ovvero una chiocciola macchiata, si renderebbe conto che si tratta di un raro Gastropode di Ventimiglia, molto più importante di qualsiasi conchiglia del mare sottostante. Di questa chiocciola sono forse l’unico a possedere la fotografia.

         Ma che posto è questo ?

        È ciò che mi chiesi la prima volta. Ora me lo domandano in molti, da tante parti d’Europa, quando scoprono, stupiti, le ricchezze di una natura unica al mondo. Proseguo, altrimenti non arrivo più alla spiaggia. Infatti, dopo pochi passi, mi devo fermare. Giunto all’inizio della stradina sul mare, non posso fare a meno di ammirare un fiore che amo da sempre. I bellissimi cespugli, là in alto, sopra le rocce, fanno parte di quel gruppo di piante che solo pochi fortunati al mondo possono ammirare.

         Si tratta della Globularia alypium (in italiano vedovella, ma con questo nome ci sono almeno venti specie diverse). È una pianta medicinale molto rinomata nell’antichità. Nasce soltanto nella Liguria di ponente, in Maremma e nelle isole. In più, nelle poche zone dove vive, è anche rara. Puoi girare per tutte le colline di Ventimiglia, ma la troverai solo in certi punti precisi. C’è gente che, avendola sempre vista, pensa che sia comune, pur non conoscendone il nome. Ha i fiori blu e i rami bruno rossastri, con le foglioline a punta. Sta nella macchia bassa, in terreni asciutti e calcarei. Gli studi scientifici hanno stabilito che siano le foglie a contenere il maggior numero di sostanze, ovvero: globularina, resina, mucillagine, sostanza amara, steroli, acido cinnamico, clorofilla, colina, mannitolo, rutoside, globularoside, acido tannico e acido globularico. Le proprietà reali, stabilite dalla scienza, sono: antireumatiche, stimolanti e purgative.

         Queste ultime, che nella specie Alypium sono vigorose, vanno sfruttate con attenzione e solo in caso di vera stitichezza, ma in dose giusta. Fa comunque bene allo stomaco e alla digestione. È interessante anche il suo uso per artrite e gotta, nonché per emorragie gastriche e dei polmoni.

         Dopo il piacevole contrattempo, proseguo nei luoghi più cari di quel luogo. Adesso dovrò inondarmi gli occhi con il dolce panorama, per non vedere il resto. Riesco a resistere pochi metri. Sento il bisogno di ritrovare un amico alla mia sinistra. So che una pianta così rara, così unica, la potrei osservare poche volte nella vita. È il Limonium echioides, specie delle rupi marine di Ventimiglia. I floricoltori conoscono un suo simile, molto più grande e dal colore più cupo. Il Limonium è infatti uno Statice selvatico, con fiorellini lillà-viola su piccole spighe ricurve. Se cercassi bene potrei trovare anche il Limonium cordatum, fiore unico, ricoperto da una diffusa peluria. Mi devo allontanare in fretta, usando il paraocchi, altrimenti viene notte ...

          Supero quasi di corsa la zona d’ombra delle tamerici, poi le rocche a strapiombo sul mare, con le agavi americane che muoiono dopo la fioritura, passo vicino al lentisco, pianta ormai inutile, un tempo importante come l’ulivo per l’olio che se ne traeva. L’ultimo strappo lo faccio tra i cespugli di rosmarino e le braccia tortuose e striscianti dei pini d’Aleppo, finché non incontro il Samolous valerandi, la primula di mare, e mi commuovo come l’ulivo per l’olio che se ne traeva. L’ultimo strappo lo faccio tra i cespugli di rosmarino e le braccia tortuose e striscianti dei pini d’Aleppo, finché non incontro il Samolous valerandi, la primula di mare, e mi commuovo.

         Giungo infine alla spiaggia senza rive. Manca la materia prima, la rena è scomparsa, e rimango qualche attimo per rivolgere un requiem ad uno dei più bei posti della mia giovinezza. Un tempo, su quella spiaggia color dell’oro, le ore passavano con gli occhi socchiusi. Ogni tanto ammiravo speciali insetti dal nome esotico, con la loro livrea arlecchino, i Coniatus tamarisci, o i Brachinus sclopeta, che producevano piccole esplosioni per spaventarmi.

             Creature scomparse, per la maggior parte, con il destino segnato, come tutte le altre. Ma a chi potrebbe interessare una storia così piccola, se non a chi è ancora capace di amare ?

                                                                           LA VOCE INTEMELIA

 

 

             Limonium echioides

                             Globularia alypium

Macularia niciensis