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1993

APPLICATO

MAASTRICHT

    Firmato il 7 febbraio 1992, nell’olandese città di Maastricht, il Trattato sull’Unione Europea, fissa le regole politiche e i parametri economici necessari per l’ingresso dei vari Stati in quella che era stata la Comunità Europea. È entrato in vigore il 1° novembre 1993, ma la sua applicazione sul territorio, qui da noi, è avvenuta il 1° gennaio 1993, con una cerimonia a Ponte San Ludovico.

 

Buon anno Europa !

    1° Gennaio 1993, a Ponte San Ludovico la cerimonia della definitiva alzata della sbarra di un ex confine, presente con autorità ed operatori locali, il ministro per le politiche comunitarie On. Raffaele Costa. Alcune risposte ad una nostra intervista in particolare sui problemi locali.

 

Hanno risposto alle domande del nostro intervistatore Bruno Sfrangio: il sig. Piero Rosso, sovrintendente dell’agenzia doganale delle ferrovie in Ventimigiia; l’ing. Genna, addetto alla computerizzazione; il dott. Pietro Zona, direttore sostituto della dogana; il sig. Giorgio Zinghinì dell’agenzia doganale dell’autoporto e l’ispettore Ciro Galasso responsabile del Commissariato internazionale della frontiera italo-francese.

 

I POSTI DI LAVORO

    Non c’è dubbio che ogni innovazione, anche ottima come questa, crea dei problemi di avvio, che sono particolarmente evidenti nella nostra zona.

    Il più grave è quello della riduzione dei posti di lavoro. Secondo gli intervistati, nessun problema per i dipendenti dalla ferrovia.

    Problema di nuove sedi per una certa parte del personale delle dogane.

    Grave invece per gli spedizionieri e per quanti sono collegati con questo lavoro.

    Ben note anche attraverso i quotidiani, sono le varie forme tese alla ricerca di un reimpiego per trovare soluzioni se non ottimali, per lo meno accettabili.

 

LE MERCI

    La vera innovazione si riferisce alle merci: acquistare a Parigi oggi sarà come è sempre stato acquistare a Milano: ci sarà fatturazione, con le incombenze annesse, ma nessuna operazione doganale.

    Perciò alla frontiera scompare la presenza della Guardia di Finanza.

    Da quasi tutti gli intervistati è stato posto il problema IVA, che si pagherà “a destino” attraverso una programmazione provvisoria sino al 1997.

    Intanto sarebbero possibili molte evasioni; e viene criticato il modo un po’ sbrigativo con il quale è stato approntato il passaggio del sistema, pur previsto già da anni.

    Teoricamente i singoli commercianti faranno il conteggio IVA, che verseranno relativamente alle merci vendute sul territorio nazionale.

    Pare che questo dia adito a possibili evasioni. Il dr. Zona esprime molto chiaramente il suo pensiero sulle merci “a rischio” come armi e loro parti, droga, opere d’arte ed altro, per le quali un controllo “mirato” è forse più efficace fuori dogana che non alla barriera.

    Rimane il controllo per le merci extra-comunitarie, che rappresentano circa il 10% dell’attuale movimento in transito. E-scono in tutto dalla frontiera italiana (specie verso la Spagna) frigoriferi, lavatrici e materiale analogo con circa un treno ogni due giorni, mentre l’importazione, assai maggiore, è relativa a grano, rottami, prodotti chimici e automobili a treni completi.

    In definitiva la grossa difficoltà ricade sui commercianti che devono riequilibrare le strutture commerciali tra Italia e Francia.

 

LE PERSONE

    Posto che sarà abolita la domanda  «Non ha nulla da dichiarare ?», rimangono alla frontiera Carabinieri o Polizia con il compito del controllo delle persone.

    La liberalizzazione totale è stata rinviata specie a causa della grossa criminalità ed in rapporto all’oltre un milione di extra comunitari presenti, spesso non in regola con i documenti di lavoro e purtroppo per loro soggetti a grosse speculazioni da parte di imprenditori poco seri.

    Interessantissima la presentazione che l’ispettore Galasso ha fatto del “Commissariato italo-francese”. Nato nel giugno 1960, era dapprima stato ritenuto quasi un’idea di immagine; invece si è constatato che con i contatti diretti non solo con la Francia, ma anche con altre nazioni, non esclusa la Gran Bretagna, superando le pesanti burocrazie ministeriali, si possono avere a tempi brevissimi informazioni che permettono un grosso freno all’avanzata criminale.

    L’esperienza è tanto positiva che sarà ripetuta in altre zone di confine tra Italia e Francia.

 

L’AUTOPORTO

    Al sig. Zinghinì, che ha previsto la chiusura dell’autoporto, è stato chiesto come questa chiusura si concilii con il prossimo entrare in funzione del parco merci ferroviario.

    Il parco merci è stato concepito in rapporto al raddoppio della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia. Sino a quel momento la sua funzione è minima. Certo alleggerirà il traffico passeggeri della stazione, ma in effetti sarà largamente sottoutilizzato.

    C’è solo da ripetere l’augurio in altre sedi fatto, relativamente ad un sollecito raddoppio: ma, purtroppo, non sarà per domani.

    Forse speranze di utilizzo rimangono, per il fatto che la circolazione stradale si fa sempre più difficile e che anche per le condizioni climatiche di questa frontiera è accettabile l’ipotesi di un intensificarsi del transito via binari.

 

INSOMMA ...

    Certo ci saranno molti disagi specie per le persone che subiranno dei contraccolpi; ma in definitiva tutti gli intervistati sono concordi nel dire che è bene che si avanzi.

    Si poteva fare in modo più coordinato, dato che il tempo non mancava: ma occorre superare gli ostacoli per giungere a forme di convivenza mondiale che sono rese necessarie dalla somma degli sviluppi morali e anche dei mezzi materiali.

    Da notare che per l’Italia c’è una sola linea di frontiera in comune con un solo stato comunitario: la Francia. Tutto il resto del nostro confine rimane immutato verso gli stati non comunitari che sono Svizzera, Austria ed ex Jugoslavia.

    Di qui l’importanza del problema per noi che per di più costituiamo l’unica frontiera intercomunitaria facilmente accessibile in qualsiasi stagione dell’anno.

LA VOCE INTEMELIA anno XLVIII  n. 1  - gennaio 1993