SESTO SECOLO PREMONITORE
Civitas quondam ingens
di Andrea CAPANO - 1980
Girolamo De Marini, trattando nel 1666 delle Riviere liguri, ebbe a dire della nostra città:1 “Tandem Liguria ab occasii Solis claudit Vintimilium. Sedes Episcopalis, habitatores habens paacos, sed diuites agri fæcunditate: Civitas quondam ingens”; il che, in termini italiani, suona più o meno: «Infine ad occidente chiude la Liguria Ventimiglia, sede vescovile, con pochi abitanti, ma ricchi per la fertilità della campagna: città un tempo importante”. (il discorso si conclude con la famosa leggenda di Sant’Antonio abate, che si voleva originario di Ventimiglia, e di cui la nostra città avrebbe conservato per secoli la culla).
Rattrista un po’ il vedere che già 314 anni fa la grandezza di Ventimiglia era solo più un ricordo (quondam ingens). In compenso le altre caratteristiche sono mutate: la sede vescovile è a metà con Sanremo, gli abitanti sono molti (troppi ?), le campagne potrebbero ancora essere feconde se non fossero in buona parte costruite e abbandonate.
L’evoluzione in peggio è stata peraltro ininterrotta e costante se dobbiamo dar retta alla testimonianza intermedia di un altro Gerolamo, il Rossi, che nel 1886, tentando un bilancio tra perdite e guadagni, venne a scrivere:2 “Ventimiglia ... non è più che residenza di una pretura; ed ha cessato pur anco dal 1860 di dar nome ad un collegio elettorale proprio ... non ritiene più, dopo la distruzione delle sue fortezze, che un presidio militare, allogato nella caserma dell’Annunziata - Ha acquisito per altro il non piccolo beneficio di esser sede di una stazione internazionale, di una direzione ed ispezione di dogane, di una direzione di ginnasio e di poste, di una ispezione di pubblica sicurezza, conserva gli antichi uffici di ricevitoria del registro e di agenzia delle imposte dirette, di magazziniere delle privative e del telegrafo, ed è pur sede di una società mandamentale del tiro a segno nazionale, di un sotto comitato dei veterani delle patrie battaglie, non che dei vice consolati di Francia, Spagna, Portogallo, Monaco, Perù e Danimarca”.
Da quegli anni a noi, come ognuno può vedere, si sono ridotti ancora i vantaggi enumerati dal buon Rossi, che fu pessimo profeta quando scrisse:3 “Gli è indubitato che un prospero avvenire è serbato al nostro paese ...; né sarà certo millanteria lo sperare, che risorgendola città nostra ... dal miserando torpore in cui per lungo tempo è giaciuta, ... ricordando come dessa fu già Capitale della potente tribù dei liguri Intemelii, quindi Municipio e Colonia romana, e Capo luogo d’una estesa diocesi: che fu sede di un Ducato sotto i Longobardi, di un Contado sotto i Carolingi, d’una Vicaria sotto gli Angioini e Capoluogo del distretto del Roja sotto la Repubblica ligure, verrà dessa ricollocata a capo di quel distretto politico amministrativo, che la sua posizione geografica e le sue tradizioni le hanno sempre assegnato, e cui perciò ha diritto”.
NOTE:
1) Hieronymus De Marinis, Genua sive dominii, gubernationis, potentiæ, dignitatis, Serenissimæ Reipublicæ Genuensis compendiaria descriptio, Genuæ, MDCLXVI, p. 31.
2) Girolamo Rossi, Storia della Città di Ventimiglia, Oneglia, 1886, pp. 335, 336.
3) Ibidem, pp. 348, 349.
LA VOCE INTEMELIA anno XXXV n. 7 - luglio 1980