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A  La  Turbia

Il Trofeo delle Alpi

 Fatto erigere dal Senato Romano, tra il settimo ed il sesto anno prima dell’Era Volgare; in onore dell’imperatore Augusto, per commemorare la spedizione militare del 15 a.C., viene indicato sovente quale semplice demarcazione della frontiera tra l’Italia e la Gallia Narbonese, lungo la Via Iulia Augusta.

 

    Sarebbe riduttivo assegnare a quel capolavoro uno scopo confinario, anche se il suo sfrontato gigantismo avrebbe potuto assumere scopi di visualità confinaria marittima; evidentemente, la sua predisposizione onorifica avrà trovato modalità ben più confacenti e dilatate.1

    Uscito malconcio dall’Evo Antico, tra l’XI ed il XV secolo, quel monumento venne trasformato in una possente baluardo di avvistamento antisaraceno; però, il 4 maggio 1705, Luigi XIV di Francia lo fece distruggere per esplosione, al pari di tutte le fortezze conquistate, durante la Guerra di successione spagnola.

    Oggi, che è stato in parte ricostruito, con grande avvedutezza, la sua altezza misura 35 metri, mentre originariamente, grazie alla statua, raggiungeva i 50 metri; si trattava dunque di un monumento gigantesco, detentore di un fascino veramente particolare.

    Quel rilevante Trofeo è stato innalzato in quel luogo, a vantaggio di particolari “energie della terra”, che ivi si manifestano; essendo quel sottosuolo un importante ganglio nella rete dei “campi energetici” continentali.2

    Due millenni or sono, erano ancor molti gli uomini che possedevano la possibilità di rilevare normalmente i flussi sotterranei d’energia geomantica; era quindi normale che ricercassero un punto di massima energia, quando si fosse trattato di edificare un Trofeo così importante.

    Anche oggi, chiunque sia dotato di un minimo di sensibilità in quei campi, non riconosciuti dalla scienza ufficiale, per i quali determinati luoghi emanano energie geopatiche, sia positive che negative, quando si dovesse trovare attorno al Trofeo d’Augusto, a La Turbia, proverà particolari sensazioni di collocazione ambientale.

    Di certo, la piazzola del belvedere, quello sito nelle vicinanze della biglietteria, ha il fondo decorato da una ampia “rosa dei venti” al centro della quale si trova un cerchio evidenziato di mezzo metro. Prendendo posto entro quel cerchio, rivolti verso sud, l’emissione della propria voce può assumere differenti sonorità all’interno della nostra testa, a seconda della sensibilità che ognuno mantiene verso i campi magnetici sotterranei.

 

 

 

    Del resto, quei luoghi erano già stati “scoperti”, nella più profonda antichità, da un personaggio che di contatti con la geobiologia se ne intendeva. Di ritorno dalla sua Decima Fatica, trasferendo la mandria dei buoi sottratti a Gerione, dalla terra di Erizia alla Grecia, Heracle, che i romani chiamarono Hercules, si soffermò, per qualche tempo, a ristabilire le proprie forze, proprio sul sito che conterrà il Trofeo.3

    Quella temporanea, ma rilevante presenza è documentata dall’antico toponimo, riferito al sito che genererà il Principato di Monaco. In memoria di quell’evento mitico, nel VI secolo a.C., i sopraggiunti Massalioti chiamarono l’approdo, fondato dai Fenici su quei medesimi luoghi: Portus Herculis Monœci.

 

NOTE:

 1) Non avrebbe potuto certo limitarsi di reggere il cartello indicativo verso la riscossione della Quadragesima Galliarum, la tassa di transito, nella dogana delle Gallie. Tanto più, che la Via Iulia Augusta non era la percorrenza più usata, su quell’ampio confine; dove la maggior parte dei traffici e dei viandanti preferivano il Monginevro.

 2) Nel novero di questi campi d’energia” ci sono, le cavità sotterranee, i depositi di minerali, i “camini tellurici”, la “rete di Hartmann” e la “rete di Curry”.

 3) Percorsa la Penisola Iberica, giunto in Provenza, Heracle venne attaccato dai briganti Liguri Albione e Bercino, che sconfisse nella pianura della Crau, con l’aiuto della pioggia di pietre inviata da Zeus. Compattata la mandria, decise di attraversare le Alpi proprio all’Alpe Summa, ma giuntovi vi si soffermò per qualche tempo.

 

  

    Fin dal 1977, riprendendo lavori di suo fratello Jean; Lucien Richier ben rilevava gli allineamenti zodiacali della sacralità nel mondo occidentale; tra l’altro, ponendo La Turbia al vertice d’un interessante allineamento con Roma e Delo, mancando d’intuire però, come gli antichi “assi” seguissero sì lo zodiaco, partendo semmai dalle corrispondenti forze geobiologiche, verso le quali l’uomo possedeva molta più dimestichezza. Le forze celesti e quelle ctonie, avrebbero goduto, allora, di evidenti apporti speculari.

In un articolo, apparso sul numero 293 di “Atlantis”, nel 1977; tratta della sorprendente assialità di luoghi sacri ad Apollo e a San Michele; nella complicità tra il gigante Gargantua e il Monte Gargano. L’argomento, riporta alle deduzioni di Marco Trotta, sulle affinità tra la lotta di Gargan col gigante Amaurry e il duello tra Ercole e Caco, sempre in quella Decima Fatica, di “La Turbia”, quando stava giungendo all’epilogo, in terra di Calabria e Sicilia.

 

GEOPATOLOGIA

    Che cosa sono la geobiologia e la geopatologia ?

 La Geobiologia è la scienza che studia l’influenza delle radiazioni elettromagnetiche e di quelle cosmiche e telluriche su tutto ciò che è vivente. Tale scienza utilizza, per le sue ricerche, metodiche che vanno dalla sensibilità umana, agli strumenti elettronici più sofisticati. La Geobiologia si può dire infatti che sia uno dei pochi studi ad utilizzare contemporaneamente l’approccio sensitivo, radiestesico e quello fisico e scientifico. La radiestesia può essere considerata la sintesi delle qualità che deve possedere un buon tecnico in Geobiologia e consiste in un metodo di ricerca sensitiva, fatta dall’antenna essere umano, con l’aiuto di un aggeggio sensibile che fa da prolungamento d’antenna e che può essere il pendolo, il biotensor, le bacchette a elle o altro ancora.

 Noi utilizziamo le bacchette a elle.

 Lo studio delle perturbazioni radianti, sia di genere elettromagnetico che cosmo-tellurico, in rapporto alla salute si chiama invece Geopatologia.

 Alle radiazioni naturali si aggiungono quelle create dall’uomo o tecniche come il cemento armato tendono a dare interferenze negative per gli esseri viventi.

 La terra è il polo negativo ed il cosmo quello positivo. Attraverso i fulmini la terra si ricarica continuamente e mantiene la propria potenzialità che altrimenti si scaricherebbe facilmente.

 In mezzo a queste radiazioni gli organismi viventi sono sensibili ai campi elettromagnetici e ad onde più o meno nocive che interferiscono con lo stesso funzionamento organico.

 I tipi di radiazioni che alterano l’omogeneità del campo magnetico terrestre sono :

 1) i campi reticolari e cioè :

 a) il reticolo di Hartmann, dal nome del ricercatore tedesco che l’ha scoperto, è costituito da strisce energetiche, che attraversano la terra in direzione Nord-Sud, parallele le une alle altre, di larghezza pari a circa 20-21 cm. e distanti fra loro circa 2.5 mt. e da altre che l’attraversano in direzione Est-Ovest di identica larghezza, ma distanti fra loro circa 2 mt.. I punti di incrocio di tali strisce si chiamano nodi di Hartmann, ma non tutti tali incroci hanno le caratteristiche della grande pericolosità. In entrambe le direzioni, infatti troviamo un vero e proprio nodo geopatico intervallato da sei perturbazioni energetiche leggere.

 Tale situazione fa in modo che esistano delle linee immaginarie che vanno nella direzione nord-ovest/sud-est di grande pericolosità, intervallate ad altre sei linee immaginarie, nella stessa direzione, poco dannose.

 La distanza fra i punti che compongono tali linee è matematicamente data dall’ipotenusa del triangolo avente come cateti le distanze tra le strisce che compongono il reticolo stesso e cioè 2 e 2.5 mt.. In totale abbiamo un nodo geopatico pericoloso, lungo queste linee immaginarie ogni 3.2 mt. circa.

 Queste strisce sono molto conduttive per ciò che concerne sia le radiazioni naturali che quelle tecniche.

 b) Il reticolo di Curry, dal nome del ricercatore austriaco che l’ha scoperto, è anch’esso costituito da fasce energetiche di dimensione incerta, lontane fra loro circa 3.5 mt., che vanno in direzione nord-est/sud-ovest e sud-est/nord-ovest. I nodi di Curry sono costituiti anche qui da punti di incrocio, ma, anche in questo caso, non tutti gli incroci sono punti geopatici. Esattamente in direzione nord-est/sud-ovest queste fasce energetiche possono essere costituite da punti tutti pericolosi o da punti tutti leggeri. Per contro la stessa situazione vista nella direzione nord-ovest/sud-est vede tutte le linee aventi alternativamente punti leggeri e nodi geopatici. Qui non ci sono calcoli da fare ed in questa direzione i punti si trovano seguendo le strisce ogni 7 mt., mentre nella precedente erano alternati, ma ogni 3.5 mt..

 2) Da quanto appena visto deriva una situazione di perturbazioni energetiche più o meno gravi e di cui occorrerebbe naturalmente essere a conoscenza quando si pone il letto in una stanza o comunque nella scelta di quei luoghi dove soggiornare durante il periodo di veglia. A tutti i punti perturbati che appaiono in questa cartina, ovviamente del tutto ipotetica, vanno aggiunti quelli derivanti da perturbazioni varie provocati dal terreno, che vanno sotto il nome di raggi tellurici e che sono ricchi di radiazioni ionizzanti che, a loro volta, sono agenti patogeni, come già conosciuto dalla scienza da molti anni. Tali perturbazioni possono essere così raccolte :

 a) correnti d’acqua sotterranee che determinano attrito ed elettricità misurabile sotto forma di campo elettromagnetico.

 b) crepe o faglie geologiche determinate dalla disomogeneità degli strati della terra e che provocano radiazioni concentrate ed emissione amplificata di raggi gamma e neutroni.

 c) giacimenti di minerali nel sottosuolo soprattutto di carbone, petrolio, gas, minerali e sali che modificano il campo radioattivo terrestre.

 

 

 

 

     Libera traduzione di Luigino Maccariodalla Rivista  ATLANTIS  n. 293 - maggio - giugno 1977

 

 

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L’«Asse» di San Michele e di Apollo

Studi di geografia sacra

di Lucien Richer

I numeri tra parentesi rimandano ai riferimenti bibliografici al termine di questo articolo.

    Dagli innovativi lavori di Jean Richer, sulla geografia sacra del mondo greco, abbiamo avvertito lo stimolo per un netto impulso alla ricerca in quel campo.(14) Egli ci ha indicato la strada verso la verifica di come i grandi santuari antichi occupino, gli uni in rapporto con gli altri, delle posizioni dove l’orientamento è corrispondente in generale alle direzioni zodiacali; ossia, ponendosi in angoli di 30°, 60° o 90°, in riferimento al Nord geografico. In modo particolarmente convincente, inoltre, ha messo in luce l’importanza del simbolismo zodiacale nella religione e nell’arte della Grecia antica.

    In ragione dei suoi legami di fratello, conoscendo l’argomento fin dalle sue origini, l’autore del presente articolo se ne è servito per produrre uno studio, in corso di pubblicazione, nel quale, ponendosi su un piano leggermente differente, pensa di poter mostrare i legami esistenti tra le direzioni zodiacali, la geografia sacra e la configurazione geografica del pianeta.

    Dallo studio portato avanti indagando sul globo, ne consegue che la localizzazione dei siti sacri sembra seguire regole specifiche e che, nonostante le apparenze, i diversi aspetti della superficie terrestre potrebbero corrispondere ad una struttura molto ben organizzata.

    Non c’è alcun dubbio al riguardo esaminando il problema nella sua interezza. Questo articolo viene proposto soltanto per rivedere rapidamente l’intero modulo con una serie di luoghi sacri che sono ben noti in tutta Europa, costituenti un allineamento particolarmente rilevante e dimostrativo, e anche un veroe proprio «asse» spirituale.

    Questo allineamento è indicato sulla piantina allegata, che teniamo a precisare, segue i dettami della proiezione di Mercatore. Infatti, solo il sistema di rappresentazione offre un valore fedele ad una riproduzione degli angoli formati, sulla superficie del globo, dall’intersezione di direzione, che forma un angolo regolare con il Nord.

    I santuari dedicati a San Michele sono molto numerosi in Europa occidentale e sono molte le chiese e le località chiamate col suo nome, ma è notevole osservare come, fra i più importanti di questi santuari, si verifichi un allineamento, molto chiaro, riportato sulla superficie della Terra. Questo particolare è già stato osservato (4c, 15), ma non sembra che l’orientamento di questa linea sia stato rilevato: tanto che non risulterà indifferente, recepire come i 60° SE-NW corrispondano ad un asse zodiacale Vergine-Pesci.

 

    All’altra estremità del continente, una linea che mantiene lo stesso orientamento è stata rivelata da Jean Richer come uno degli obiettivi principali del mondo ellenico, che uniscono, tra gli altri, i grandi santuari di Apollo a Delo e Delfi, con Atene situata in mezzo ai due.

    Più sorprendente è forse rilevare come questi due schieramenti non sono che una sola opportunità fra i tanti santuari di San Michele e quelli di Apollo che si possono effettivamente recepire, applicando il prolungamento con uno degli altri, lungo il medesimo asse zodiacale, come mostra la carta.

    Ma ora dobbiamo vedere le cose un po’ più da vicino, posizionando i santuari dedicati a San Michele, in numero di cinque, secondol’allineamento. Da Sud-Est a Nord-Ovest, questi sono:

  - San Michele di Monte Gargano a Monte Sant’Angelo, in Italia, nelle Puglie, il Monte Gargano forma lo sperone dello stivale italiano;

  - la Sacra di San Michele, anche’essa in Italia, nel Piemonte, ad Ovest di Torino;

  - Mont-Saint-Michel in Normandia;

  - Saint Michael’s Mount, in Inghilterra,. a poca distanza da Cap Land’s end (Cornovaglia);

  - Skellig Michael, isolotto roccioso vicino alla costa, a S-E dell’Irlanda.

    Di tutti i santuari dell’Arcangelo, in Europa, i due principali sono proprio quelli del Monte Gargano e Mont-Saint-Michel, la cui leggendaria storia fornisce preziose informazioni. Il culto di San Michele è stato fondato nel Gargano, nel 492, per poi rifluire, circa due secoli più tardi, nel 708, sul Monte normanno.

    Secondo le leggende riguardanti questi due siti, le circostanze erano quasi identiche (2, 4, 11, 12), lasciando intravedere una deliberata trasposizione: San Michele sarebbe apparso in sogno al vescovo di Siponto (città prossima al Monte Gargano), come poi al vescovo di Avranches.

    In entrambi i casi, avrebbe chiesto la costruzione di un santuario a lui dedicato, sulla montagna vicina; ma di fronte alla incredulità e alla riluttanza dei due vescovi, avrebbe dovuto, in Italia come in Francia, farsi avanti per ben tre volte, prima di convincere i prelati.

    Infine, sul Monte Gargano come in Normandia, la sede del nuovo santuario è stato caratterizzato dalla presenza di un toro.

    Si ritiene generalmente che il toro si riferisce al culto di Mitra, che è stato rivelato in queste due regioni da importanti scoperte archeologiche. Si noti come, questo culto avesse un carattere solare, perciò ne verificheremo l’importanza ulteriormente.

    Ma i fatti del Monte Gargano e Mont Saint-Michel sono mossi da un leggendario avvenimento, molto più arcaico, giacché risultano effettivamente collegati, dal mito di Gargan / Gargantua.

    Qui, ci manca lo spazio per sviluppare questo tema come meriterebbe. Possiamo solo fare riferimento alle opere di Henri Dontenville sulla mitologia francese (4) che è fortemente caratterizzata dal mitico personaggio Gargantua e il suo rapporto con l’Arcangelo Michele. Si noti che nel n. 236 di “Atlantis”, pubblicato in occasione del millenario di Mont-Saint-Michel, F. Dupuy-Pacherand ci ha dato un’interessante analisi, cui possiamo rapportarci.(3a)

    In primo luogo, faccio notare che la leggenda di Gargantua è molto diversa dal racconto sul personaggio letterario di Rabelais, il quale ne ha notevolmente deformata la natura. In tutti i racconti popolari, il gigante Gargantua appare soprattutto in relazione al movimento del suolo terrestre. Lui alza montagne, laghi o scava il letto dei fiumi, cui riserva persino la possibilità di farli scomparire. Anche se più fracassona, la sua azione si equivale con quelle dei giganti della mitologia greca, e crediamo che, come loro, simboleggi le forze della Terra, i suoi luoghi preferiti sono le viscere della terra e le alte cime. Ha il carattere di una divinità ctonia e, anzi, nel Medioevo, è stato sovente considerato come incarnazione di Satana.(4c)

    Dal punto di vista etimologico, è probabile che il nome deriva da una radice pre-indoeuropea KAR / GAR = pietra. Un’altra radice, anche molto antica, potrebbe ritrovarsi in: GANDA = terreno roccioso a causa di una frana di montagna.(16)

    Si noti, infine, che il primo di questi radicali ha probabilmente fornito la glossa bretone GAL = ghiaia (da qui la parola francese “galet”) che in Bretagna si espone come “galgalun mucchio di pietre che coprono un tomba megalitica di epoca. Tuttavia, si presume pure che il nome di Gargantua corrispondesse invece all’idea di gola, a ragione dell’ingordigia manifestata dal personaggio. In realtà, non esiste una contraddizione, in assoluto, perché assumendo la parola “gola” nel suo senso originale, rapportato con la Terra, il latino “gurges” che significa: abisso, l’abisso. La sconfinata sete del gigante, pari alle sue emissioni di liquido, inoltre, sembrano corrispondere bene alle forze di azione della Terra, sulla rete idro-grafica.

    Ci appare quindi, come Gargantua, al pari dei Giganti della mitologia greca, potrebbe essere considerato una proiezione nel mondo dell’animo divino della Terra primitiva : Gargan.

    Gargan è un appellativo presente in molti toponimi, ma a volte è modificato, in particolare Galgan e Gargas. Si tratta, quasi sempre, di piani sotterranei o di siti il cui nome è quindi legato a questo ctonio divino. In Francia, ad esempio: il Monte Gargan del Limousin è sito presso Rouen; i Monti Gargan, Galgan e Gargas, sono nelle Alpi; le grotte di Gargas, sono un sito preistorico nei Pirenei.(4c) In Italia: il Monte Gargano, di cui ci stiamo occupando, è probabilmente il sito più importante, legato a quella divinità; Henry Dontenville ha dimostrato come, probabilmente, gli fosse stato dedicato un santuario arcaico, in quel luogo.(4c)

    Per quanto riguarda Mont-Saint-Michel, è la medesima origine, che la leggenda attribuisce ai giganti : ai genitori di Gargantua, Grant-gosier e Galemelle-gola, i quali hanno depositato in quel luogo due rocce, che si trasformarono in Mont-San-Michel e il vicino isolotto di Tombelaine. Inoltre, nel Medioevo, il Monte normanno è stato anche chiamato Mont Gargan.

    Ma come si può spiegare la connessione che lega questi due luoghi sacri tra Gargan / Gargantua e San Michele ?

    Dobbiamo in primo luogo ricordare che tutti gli storici delle religioni riconoscere la specificità dello spazio sacro (1, 5, 13, 17). Gli uomini non hanno scelto per loro stessi le posizioni dei santuari, potevano trovare solo luoghi “numinosi” (per usare il termine adottato a seguito da R. Otto, di “nume” = divinità, in latino), dove si manifesta la divinità. Questo spiega la permanenza dei luoghi sacri in località particolari, attraverso la successione di culto.

    Ora abbiamo bisogno di recarci in Grecia. Sappiamo che Apollo, il dio del sole, è stato accolto nell’isola di Delos, come del resto sua sorella gemella Artemide. Il sito di Delfi era allora sede di un oracolo di Gea, la Terra, la cui cura era stata affidata al serpente Pitone, figlio della stessa Gea. Poco dopo la sua nascita, Apollo, ha dunque scelto Delfi per stabilirvi il suo santuario, ma ha potuto prenderne possesso soltanto dopo aver ucciso Pitone, del cui assassinio è andato a purificarsi in Tessaglia, nella valle di Tempé.

    Questa vittoria, del dio del Sole e delle potenze celesti, contro le forze della Terra, è lo scontro che costituisce, veramente, il fondo della mitologia greca. La lotta di Zeus e degli altri dei dell’Olimpo contro i Giganti assume il medesimo significato. Ritroviamo ancora lo stesso mito, nella lotta di Perseo, figlio di Zeus, che si batte contro la Gorgone Medusa, come pure nella Decima Fatica di Heracle, anche lui figlio di Zeus.

    Si noti come il nome della Gorgone sia straordinariamente simile a quello di Gargan,(4c) senza dimenticare il potere di pietrificare posseduto dai suoi occhi. Quanto alla vittoria di Heracle su Gerione e il suo cane Gargettos, per catturare la mandria di buoi solari; rileviamo che questi due nomi sembrano avere la stessa origine. Gerione, il gigante dal triplo corpo, è venuto al mondo assieme a Gargettos, come era capitato al gigante Crisaore, il quale è nato dal sangue della Gorgone, assieme a suo fratello Pegaso, quando Perseo decapitò quell’orribile creatura.

    Si tratta dello stesso tipo di lotta combattuto dalle potenze del cielo contro gli inferi. Quella che l’agiografia cristiana illustra con la vittoria di San Michele Arcangelo sul drago (come anche, in misura minore, da quella di San Giorgio). Il carattere ctonio di Gargan è stato identificato con Satana, infatti: San Michele ammazza il drago, come Apollo elimina il serpente Pitone. Dunque, come Apollo imposta il suo santuario al posto di quello della Terra, San Michele rimpiazza Gargan, in particolare sulle alte cime; fatto che sembra spiegarci la posizione generalmente elevata dei luoghi che gli sono dedicati.

    Appare così chiaro il carattere solare di San Michele, che nel suo ruolo di “capo della milizia celeste” può essere considerato come una incarnazione di Apollo.

    Per la storia della tradizione relativa all’Arcangelo si fa riferimento all’interessante articolo di John Phaure al n. 236 di “Atlantis” (3b). L’autore discute la relazione del santo con Apollo, facendo riferimento ad un lavoro di Robert Mercier (10) e al libro di René Guénon: Le Roi du Monde (7), essenziali per la comprensione del problema in esame.

    Infatti, l’attuazione di un culto solare sembra aver preceduto il cristianesimo in questi luoghi legati a Gargan, considerato come vi abbiamo trovato tracce di Mitraismo, riscontrato nei luoghi del Monte Gargano (11).

    D’altra parte, Belenos, la divinità solare gallica (divenuto Belin, nella mitologia francese) era molto probabilmente venerato a Mont-Saint-Michel, che per i Romani, era il “Mons Tumba Beleni” (2. 4a ed e). Come l’isolotto di Tombelaine (Tombella), possa aver dato origine al suo nome:”Tomba di Belisama, la consorte di Belenos. Durante il Medioevo, il Monte ha mantenuto il nome di Monte Tomba, e anche dopo la sua consacrazione all’Arcangelo, era ancora chiamata Saint-Michael-aux-deux-Tombes. Questo dimostra come Belenos e Belisama si sono sostituiti ai genitori giganti di Gargantua.

 Se ora, prendiamo a studiare il simbolismo dell’asse zodiacale Vergine-Pesci, lungo il quale sono allineati i santuari di San Michele e Apollo, constatiamo come la Vergine sia un segno di terra, che, possiede tra i suoi attributi, la Gorgone, Perseo uccise Medusa e il serpente, rappresentazioni della Terra. Per quanto riguarda il simbolismo dei Pesci, questo è multiplo, segno d’acqua, che viene associato con la nascita e la vita; considerato come pesce, il delfino è legato al culto di Apollo e ha dato il nome a Delfi. Infine, l’importanza simbolica del pesce nel cristianesimo primitivo è ben noto, la parola greca “Ichthus” viene assunta come un ideogramma del Cristo. Questi simboli sembrano illustrare perfettamente il passaggio da una credenza legata alla terra e al culto del sole con il cristianesimo.

    Dopo queste rapide considerazioni mitologiche, si può esplorare con maggior attenzione i diversi che costituiscono l’allineamento, sia in Occidente che nel mondo ellenico.

    Da Nord-Ovest verso Sud-Est, troviamo:

    Skellig Michael, un isolotto roccioso, non lontano dalla costa d’Irlanda (Skellig = roccia, in gaelico). VI si riconoscono ancora le rovine di un monastero dedicato a San Michele, la cui origine sembra risalire ai primi tempi del Cristianesimo. Questo luogo è stato a lungo la meta dei più importanti pellegrinaggi d’Irlanda.(8, 18)

    Saint Michael’s Mount, nella Mount’s Bay, in Cornovalia. L’isola, situata presso la costa, presenta molte analogie con il Mont-Saint-Michel, che occupa una posizione abbastanza simmetrica, dall’altra parte della Manica. Come lui, questo è associato alla leggenda d’una coppia di giganti, trasportatori di pietre, Cormorano e Cormeliano, nel nome dei quali si ritrova la radice KAR = pietra.(4c) Nei tempi antichi, quest’isola aveva il nome di “Ictis Insula” (9) che possiamo avvicinare al segno zodiacale dei Pesci. Il santuario dedicato a San Michele che vi venne eretto nell’XI secolo, era sotto il patrocinio della abbazia benedettina, in Normandia.(15)

    Le Mont-Saint-Michel. Abbiamo discusso brevemente la sua mitica origine a causa di un paio di giganti, i genitori di Gargantua, e la storia leggendaria della fondazione del primo santuario di San Michele nel 708. Dopo molte peripezie, la prima istituzione affidata ad un collegio di canonici è stato sostituito, nel 966, da un’abbazia benedettina che fu una notevole influenza in tutta la cristianità.(11, 12)

    La Sagra di San Michele, in Piemonte. Anch’esso è un monastero benedettino, che si erge a quasi mille metri di altitudine, sopra la chiusa di San Michele, dove scorre la Dora Riparia. l’attuale monastero è il successore, dal X secolo, di una piccola cappella,ugualmente dedicata a San Michele. Una caratteristica degna di nota, per questa abbazia, è la porta chiamata “Zodiaco”, sugli stipiti della quale, da una parte, sono incisi i segni dello Zodiaco e sull’altra, sono rappresentate sedici costellazioni.(15)

    Tra i cinque santuari di San Michele che ci interessano, la più orientale e la prima, come data di nascita, è quella del Gargano di Monte Sant’Angelo. Come abbiamo notato in precedenza, l’origine di questo luogo sacro sembra essere collegato al mito di Gargan,(4c) del quale porta il nome.

    Abbiamo anche visto quello che racconta la leggenda creativa del santuario di San Michele, alla fine del V secolo. Originariamente era una grotta davanti alla quale il vescovo di Siponto, avrebbe trovato il toro che indicava la posizione del sito, come indicato dall’Arcangelo. Questa grotta è ancor oggi il cuore del santuario, attorno al quale ha trovato costruzione la città di Monte Sant’Angelo.

    Attraversando il Canale di Otranto, si entra nel mondo ellenico, dove, sul medesimo allineamento, possiamo incontrare per prima, l’isola di Corfu, dove il capoluogo è Kerkyra, già Paleopoli, dove operava un celebre tempio di Artemide, la sorella di Apollo, che gli è sovente associata. Questo tempio è stato adorno di un notevole frontone (ora in museo), la cui decorazione appare enigmatica, giacché la parte centrale è occupata dalla Gorgone, accompagnata da Crisaore e Pegaso. Jean Richer ha fornito la spiegazione,(14 bis) con riferimento al simbolismo dello zodiaco, la Gorgone corrispondente al segno della Vergine. La presenza, accanto a lei, di Crisaore e di Pegaso, nati dal suo sangue dopo che Perseo l’aveva decapitata, mostra come questa sia una vittoria simbolica sulle potenze della Terra.

    Segue poi Delfi, sede dei santuari più famosi di Apollo, la cui leggendaria origine è stata indicata in precedenza. VI si trovava l’omphalos, l’ombelico della Terra, che per i Greci, avrebbe dovuto segnare il centro del mondo. Nostre ricerche sulla scala del mondo ci hanno portato a considerare come il sito di Delfi rappresenti la superficie del pianeta, presentando alcune caratteristiche della natura, per spiegare questa convinzione, ma purtroppo non possiamo sviluppare questo punto, nel contesto di questo articolo.

    Posta sotto la protezione di Atena, Atene è stata anche associata con il mito del quale stiamo seguendole le tracce. Per prima cosa, c’è stato un forte legame tra il segno della Vergine e Atena, che era anche frequentemente associata con Apollo.(14a) Ancora più importante, è stata lei a guidare il braccio di Perseo, quando uccise Medusa, tanto che, riconoscente l’eroe ha offerto alla dea la testa del mostro, che la dea applicò sul suo scudo.

    L’isola di Delo, luogo di nascita di Apollo e Artemide, è uno dei siti più importanti dell’allineamento. È inutile ribadire l’importanza, sia religiosa, che politica e commerciale, che questa isola ha avuto nel mondo greco, per secoli. Inoltre, nell’isola di Rodi, c’è Lindos che è una delle tre città fondate dai Dori, dove troviamo nuovamente Atena, che qui fruisce del famoso santuario di Atena Lindia.

    Alla fine di questo viaggio attraverso l’Europa, da Nord-Ovest a Sud-Est, si raggiunge la parte asiatica in un punto non meno notevole rispetto ai precedenti: il Monte Carmelo, nel cui nome, appare nuovamente la radice KAR. Insediamento umano, fin dal Paleolitico, questa montagna era una roccaforte dei Cananei, dov’era adorato Baal, il dio delle sommità, ed è stato il luogo dove il profeta Elia celebrò il sacrificio destinato a dimostrare, contro le pretese di Baal, come Yahvé fosse il solo vero Dio (Primo Libro dei Re, 18, 20-40). La lotta contro il culto di Baal, ancora una volta, illustra la vittoria di un culto celeste su una convenzione legata alla Terra.

    Abbiamo esaminato, assai rapidamente, tutti questi luoghi sacri, arrivando a stabilire come abbiano tutti un significato spirituale, cui è anche legato il simbolismo della direzione zodiacale, lungo la quale sono allineati. Ci pare ugualmente notevole, aver notato come, nel mito come nella storia, questi differenti siti sembrano riconoscere un movimento costante da Est a Ovest: iniziando dal Monte Carmelo, seguito dalle rivelazioni di Apollo a Delo, e poi a Delfi e, infine, le apparizioni di San Michele del Gargano, seguite da quelle intorno al Monte normanno.

    Può esser fatta un’altra osservazione : un esame un poco più attento su una mappa più dettagliata, potrebbe rilevare che tra ognuno di questi luoghi sacri, possano apparire numerosi altri siti di minore importanza, lungo lo stesso allineamento : santuari religiosi, ma anche città di antica origine, dove ci sarà ancora un santuario alle loro origini. Non è nostra intenzione soffermarmi su questo punto, mentre vogliamo solo citare due città di grande importanza storica, che occupano, l’una e l’altra, una posizione rilevante su detto allineamento:

 - Bourges, l’antica Avarico, capitale del Biturigi;

 - Perugia, una delle città principali della dodecapoli etrusca.

    Sulla carta questi siti formano un allineamento che dobbiamo riconoscere non essere di una regolarità assoluta. L’orientamento di ogni segmento non è esattamente 60 ° NW-SE, ma le differenze non sono mai significative e, in quanto si può definire compensato, l’orientamento generale, da Skellig Michael fino al Monte Carmelo, in 60°11’, che risulta del resto piuttosto notevole. (Senza entrare nel dettaglio, indichiamo che l’orientamento esatto tra due punti possa essere calcolato a partire dalle loro rispettive coordinate).

    Dobbiamo anche chiarire che, da Skellig Michael al Monte Carmelo, l’«asse» di San Michele e Apollo sembra rivestire particolare importanza, le sue estensioni al di fuori dell’Europa sono anche rivelatrici, di come ci resti impossibile discuterne all’interno di questa breve esposizione.

    Infine, su tutte le porzioni della sua lunghezza, questo allineamento sembra fornire un buon esempio di norme specifiche, verso cui accogliere la posizione dei luoghi sacri. L’esatta posizione dei vari siti permette di determinare gli intervalli tra ciascuno di loro e vedremo che essi mantengono un intervallo assai netto. Effettueremo misure in longitudine, come in latitudine, calcolando la latitudine crescente, al fine di non farci portare troppo lontano. Tuttavia, crediamo che questi intervalli di longitudine siano abbastanza convincenti. A questo proposito, notiamo che il calcolo delle distanze in chilometri renderà una risultante approssimativa, a causa della rotondità della Terra, la lunghezza di un grado di longitudine si riduce gradualmente con l’aumentare della distanza dall’equatore. A 111 km dall’equatore, questa lunghezza è di soli 78 km alla latitudine di 45° e di 71 km alla latitudine di 50°. Pertanto, confrontando gli intervalli tra i punti situati a latitudini differenti può essere validamente fatta solo in gradi o minuti di longitudine.

Longitudine                        Intervalli         .

(in minuti di longitud.)

Skellig Michael                   10°31’W         |

                                                                         |          303’     |

Saint Michael’s Mount          5°28’W        |                        |      539’

                                                                         |          236’     |

Mont Saint-Michel                 1°32’W        |                        |

                                                                         |          236’     |

Bourges                                 2°24’E        |                        |      533’

                                                                         |          297’     |

Sacra di San Michele             7°21’E        |                        |

                                                                         |          301’     |

Perugia                                12°22’E        |                        |      514’

                                                                         |          213’     |

Monte Sant’Angelo               15°55’E       |                        |

                                                                         |          241’     |

Kerkyra                                 19°56’E       |                        |      561’

                                                                         |          320’     |

Délos                                    25°16’E       |                        |

                                                                                     totale     2147’

                                                                                               media       537’

                              Skelling Michael - col monastero                                        Saint Michael Mount, in Cornovaglia      

Mount Saint-Michel

    Anche se si possono trovare alcune irregolarità negli intervalli - specialmente ai lati di Monte Sant’Angelo, la cui posizione è leggermente calante -, sembra difficile attribuire una tale aliquota al caso. Crediamo di essere ora in grado di formulare una ipotesi esplicativa, che sarà purtroppo impossibile di esporre nel quadro di questo articolo. Possiamo, tuttavia, indicare che nel precedente esempio, gli intervalli teorici di base sembra essere: 224’ + 306’ = 530’, le differenze possono forse venire dai movimenti della crosta terrestre, quello che ci permetterà, un giorno particolare, di chiarire il fenomeno della deriva dei continenti.

    Possiamo osservare che le due lunghezze di 306’ e 224’ sono nel rapporto di 1 a √3-1 (0,732) e, che in corrispondenza, 306 e 530 sono in rapporto di 1 a √3 (1,732). Questo ci porta a specificare che il valore di √3 è di importanza fondamentale in tutte le osservazioni che abbiamo potuto fare e pare funzioni nel controllo di molte delle struttura del mondo, considerato nel contesto della nostra ricerca. Ricordiamo che altrove la tangente d’un angolo di 60° è pari a √3.

    Non nascondiamo l’entità dei problemi che l’assunzione della connessione reale del pianeta e il mondo spirituale può costituire. Si deve tuttavia ammettere che sembra già evidente dalla nostra analisi sull’«asse» di San Michele e Apollo, si inserisce perfettamente in una visione monista dell’universo.

 

Riferimenti bibliografici

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  3. Atlantis, n- 236 (juillet-aoùt 1966) : Saint Michel et la Tradition occidentale. Voir notamment dans ce numero:

a) DUPUY-PACHERAND (F.), Le dieu Gargant et le Mont Saint-Michel

b) PHAURB (Jean), Notes sur l’ascendance, la fonction et l’iconographie de saint Michel, archange.

  4. DONTENVILLE (Henri) : a) Mythologie francaise. Payot, nouv. ed. 1973 ;

b) La France mythologique, Tchou, 1966 ; e) Histoire et géographie mythiques de la France, Maisonneuve et Larose, 1973.

  5. ELIADE (Mircea), Traité d’histoire des religions, Payot, nouv. ed., 1974.

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  8. HENRY (Francoise), L’art irlandais, Zodiaque, 1963.

  9. Map of Roman Britain, Ordnance Survey, Chessington, 1956.

10. MERCIER (Robert), Le retour d’Apollon, La Colombe, 1963.

11. Millénaire du Mont Saint-Michel (Catalogue de l’exposition), Paris, 1966.

12. Millénaire monastique du Mont-Saint-Michel, P. Lethielleux, 1971.

Ouvrage collectif publié après la célébration du millénaire. Voir le tome IH : Culte de saint Michel et pèlerinages au mont, sous la direction de Marcel BAUDOT.

13. OTTO (Rudolf), Le Sacré, Petite Bib. Payot.

14. RICHER (Jean) : a) Géographie sacrée du monde grec, Hachette, 1967;

b) Delphes, Délos et Cumes, Julliard, 1970.

15. ROGNANT (Gilles), Les trois monts Saint-Michel, Jardin des Arts n° 198 mai 1971.

16. ROSTANG (Charles), Les noms de lieux, P.U.F. 7” ed., 1969.

17. VAN DER LEEUW (G.), La religion dans son essence et ses manifestations, Payot, nouv. ed. 1970.

18. WEBER (M.) et JANIOUE (A. M.), A l’extréme Occident : un sanctuaire du christianisme primitif : Skellig Michael (Archeologia, n° 16, mai-juin 1967).