SOBBORGHI
IN
RIVA DESTRA
Proseguendo a determinare il territorio sulla riva destra della Roia, a Nord dell’abitato di Ventimiglia Alta e del Sestiere Borgo, a partire dal ponte ferroviario che contiene i binari diretti in Francia, troviamo un territorio pianeggiante, che ha sempre sostenuto una vocazione agricola di buona qualità.
Dagli Anni Cinquanta, l’abusivismo edilizio unifamiliare lo ha ampiamente cementificato, creando il vasto sobborgo di Peglia, che nella sua parte Sud, quella più vicina alle mura cittadine, ha iniziato ad ospitare la costruzione dei più importanti impianti sportivi cittadini, vincolati però ad una oppressiva viabilità, determinata dalla presenza dei binari ferroviari, che oltre a condurre in Francia si dirigono verso il Piemonte, su un ampio terrapieno in curva.
Sulla collina a Ponente di Peglia, a partire dalle mura di Porta Piemonte, si estende un terreno ancora abbastanza agricolo che si chiama Orignana, contenente la Galleria del Poggio ed ospitante la Caserma Gallardi.
Proseguendo verso Nord, a media collina, si incontra l’abitato di San Bernardo ad anticipare il vetusto sobborgo di Seglia, adagiato sul crinale da dove si ammirano le dolci alture di Monte Pozzo, sovrastanti la frazione di Bevera. Proseguendo verso l’inerpicato Passo dello Strafurco è presente l’abitato di Varàse.
IL CRINALE IN RIVA DESTRA
La dorsale al culmine della riva destra è definita da quattro scenografiche alture a partire dalla sommità del “Cavu”, da dove verso il Nord-Ovest si ammira il “Poggio”. Questa altura, che ospita Forte San Paolo, è in ottica con il “Monte” e sarebbe stata sede della enigmatica “Torre Nova”, la quale sarebbe servita per comunicare con “Porta Canarda”.
L’altura più alta di questa sequenza ospita le rovine di Castel d’Appio, antica fortificazione a protezione della Ventimiglia Medievale, dalle sorprese che fossero pervenute da Nord.
TOPONIMI
Peglia : Delimitata a Mezzogiorno e a Ponente da Corso Francia e da Via Gallardi, si estende fino al greto della Roia la “Zona Peglia”, oggi, tagliata dal terrapieno della ferrovia per Cuneo, é definita a Settentrione dal terrapieno del Piazzale autostradale. In antico quel toponimo, sottostante al dirupo che contiene la “Auregnana”, si limitava ad un confine, tracciabile davanti alla Caserma Gallardi, che lo separava dal sito di “Ripa Santo Stefano”, a Nord. In zona, l’etimologia di Peglia non è ancora stata affrontata, anche perché non si trova soccorso da Peille e Peillon, presso Nizza; date come affini al mondo delle api, per la glossa “Pecchia”, l’ape anziana. La Liguria, nel genovesato, mette a disposizione “Pegli” che col dialettale Pegi, attestato sul medievale Pelio, suggerirebbe la derivazione dalla voce greca πηγή “fonte”, che Repetto, Salvi e Poggi la pongono dovuta all’abbondanza di sorgenti della costa pegliese, alla quale approdavano i navigatori per rifornirsi d’acqua. Dante Olivieri avanza come “Pellus” sia base del fiume piemontese Pellice, ma anche Peglio e Pellio d’Intelvi, in provincia di Como. Altra ipotesi, ivi desunta e supportata da Nino Lamboglia, porterebbe al nome personale romano “Pellius”, proprietario del fondo, che ritrova anche nella Tavola del Polcevera. La presenza del “Lago” che dal secolo VIII, fino a metà del 1200, ospitava il poderoso Porto Canale di Ventimiglia, favorirebbe l’idea delle sorgenti a vantaggio dei marittimi, raccomandate dall’abbondanza d’acque derivante dal sovrastante Peidaigo, secolare alimentatore di Seglia, San Bernardo e Funtanin. __________________
Orignana: Aurignána, località, suburbana di Ventimiglia. - 1063 (confini del priorato di San Michele di Ventimiglia) quoeret ei ab oriente flumen Rodoge... ab occidente monte Apio, a septentrione Auriane et flumen supradictum Rodoge (CAIS, Cont. Vent., 105); 1192 vinea de Auringnana (CAIS, Cont. Vent., 130); 1261 in Orignana (not. Amand.); 1523, 1655 Olignana, Orignana (ct. v. A, C). Ne deriva il cognome ventimigliese Olignani, con l regressivo rispetto ad r. Data la precisa indicazione topografica, la forma più antica del 1063 Auriane non può essere che un errore di amanuensi per Auriniane. Si tratta certamente di un antico fondo romano, dove infatti sono già avvenuti ritrovamenti di tombe e altri oggetti (Gr. ROSSI, in Not. scavi, 1877, p. 292; 1901, p. 291; 1909, p. 297; BAROCELLI, Albintimilium, 14; LAMBOGLIA, Lig. rom., I, 116). Il Rossi pensò ad un vicus Aurelianus. Si tratterà invece, come per Aurignac e per i vari altri omonimi raccolti in HOLDER, I, 296, di un pers. *Aurinius, facilmente postulabile su Auronius e Aurusius, tutti derivati da Aurius (v. FORCELLINI-PERIN, I, 225); oppure di Aulinius lat., già attestato (ibid., 216).
Seglia: Séglia, frazione di Ventimiglia. - 1261 terra uhi dicitur Celia (not. Amand.); 1523 in Cegìa (ct. v. A); 1618, 1655 Seglia (ct. v. B, G, passim) ; 1861 Seglia (C. Sard.). Può essere semplicemente la voce séglia «secchia» (SITULA, REW, 7962), ma assai meglio un antico riflesso di CILIUM, REW, 1913, in senso analogo all’italiano «ciglio» (cfr. il prov. seio in senso di «cresta montana», vivo nel Delfinato, MISTRAL, II, 870). Potrebbe anche risalirai al pers. Ceylla ( < Coelia lat.), attestato in uno dei più antichi documenti ventimigliesi (1166 Ceylla de Aubrigalla, cfr. il n. 5).
Bevera: Béveřa, Béura, affluente del Roia, e frazione del Comune di Ventimiglia alla confluenza di esso col Roia. - sec. XI in valle torrentis Bevere (CAIS, Cont. Vent., 113); 1096 in valle Bevera et in loco ubi dicitur Bevera (CAIS, Cont. Vent., 115).; 1177 usque ad Beveram (CAIS, Cont. Vent., 126); 1303 a Bibera versus Rodoriam (Stat. erb. Vent., III); 1344 loco dicto domus de Bevera cui coheret ab una parte aqua Riorie ... (Perg. Com. Vent.); secoli seguenti Bevera passim: Beula o Beura, nelle carte sarde e nei documenti sospellesi dei sec. XVII - XVIII, per effetto della pronunzia di Sospello Béuřa contrapposta al ventimigliese e ligure Bévera. - Piuttosto che risalire ad una voce preromana (quale potrebbe essere il noto *bebros «castoro», onde Bebronna, Brevenna, ecc.), ha ragione l’OLIVIERI, Top. Lomb., 104, a chiedersi se i numerosi Bevera applicati a corsi d’acqua della Lombardia (in Brianza bevera è tuttora usato come voce comune, nel senso di «rivo povero di acque») non siano che semplici derivati di beverare (ABBIBERARE, REW, 12). L’attuale pronuncia di Sospello Béuřa è appunto modellata sul provenzale abeuřar, di fronte al ligure abeveřà (Béula è una falsa regressione ad l da ř palatale). Il SALVIONI, It. dial., V, 303, aveva invece pensato, per gli esempi lombardi e ticinesi, a un riflesso bédola > bevola del franco BED (o gallico BEDO), come preferisce il MEYER LÜBKE (REW, 1016), onde il ligure beu, provenzale besál «ruscello». Bévera sarà dunque in origine, molto probabilmente, nel significato di «corso d’acqua dove si abbeverano le greggi».
Varàse: Valutando la documentazione presente dall’XI secolo, che spazia tra: Varaje, Varaze, Varagine, Varagii, Varaggio ed il Varaggi sardo del 1861; nel suo saggio del 1946, al numero 139, il professor Lamboglia, avvicina quell’evoluzione fonetica a quella del Roia, partendo da Rotuba. L’antico Varaje sarebbe svolto in Varage, influenzato poi dal genovese Varase. Lo collega poi col Varazze di Savona, al Varages del Var, in Provenza, nonché Varaggio, nei pressi di Briga; scartando subito la derivazione dal personale latino Varus. Lo fa coincidere invece con parrago “portico”, evolvendolo dalla voce ligure Vara, non mancando di citare Mistral per un’alterazione di vorago, derivato dall’alpino varajo “ravin – dirupo”. Nel “nostru parlà” del settore specialistico montanaro, esiste: varàixu, col significato di giogo montano o giogaia, più che il provenzale dirupo; che forse non era tra le informazioni del Lamboglia. Se stimiamo la posizione del Varazze savonese verso il valico del Giovo, come quella del provenzale Varages, rispetto al passaggio per Rians; l’abitato di Varase, passata Bevera, nei confronti del giogo dello Strafurcu; starebbe ad indicare al viaggiatore la vicinanza ad un valico, assai importante, per il nostro antico passato.
Appio (Castel d’): Castéř d’Apju, altura fortificata sovrastante a Ventimiglia, sede a partire dal secolo XIII di un forte castello genovese. - 1063 quoeret ... ab occidente Monte Apio (CAIS, Cont. Vent., 105); 1156 ex parte podii de Api (CAIS, Cont. Vent, 119); 1177 usque ad Podium et Apium et Cagallono et flumen Rodoie (CAIS, Cont. Vent., 126; delimitazione delle terre del priorato di San Michele di Ventimiglia, che ritorna in vari documenti); 1192 viam que est inter bedale molendinorum Sancti Michaelis et terris que sunt versus podium de Api (CAIS, Cont. Vent., 131); 1222 (convenzione di pace tra Genova e Ventimiglia): ... faciendo de Castro Apii quidquid volueritis (Lib. Jur., I, 668), ... facultatem et potestatem destruendi Apium (Lib. Jur., I, 674); 1303 in Castro Apii castellani duo (doc. in ROSSI, Vent., Ili); 1412, 12 ott. Gaspal de Montaldo locum tenens Iohannis de Montaldo eius filii castellani Castri Apii (Perg. Com. Vent.); 1523, 1618 in Apio, allo Castello d’Apio (et. v. A, B, passim). - Sulla costruzione del castello, nel 1222, da particolari MARCHISIO SCRIBA, Ann. Gen., ad anno 1222. La località era certamente già fortificata in precedenza, poiché ricorre, col nome di Castrum Apii per la prima volta, presso lo stesso Marchisio Scriba nella narrazione degli episodi bellici dell’anno precedente 1221; e non è escluso che coincida con queste il castello anonimo distrutto dai Ventimigliesi e ricostruito dai Genovesi nella guerra del 1158, di cui parla CAFFARO (Ann., ad a. 1158). Ma i documenti su citati mostrano che il termine «castello» fu applicato solo dopo la costruzione della vera e propria fortezza, nel 1222. È assai labile l’opinione corrente, divulgata dal ROSSI (Vent., p. 8; Lig. Intem., p. 48), che il toponimo conservi il ricordo di un Appius d’età romana, e addirittura del proconsole Appio Claudio che combattè nella Riviera di ponente nel 185 a.C. Esiste, più semplicemente, la voce comune api(u) «sedano», diffusa in tutto il dominio romanzo occidentale (APIUM, REW, 526; MISTRAL, 111), sebbene oggi non più vitale nella Liguria intemelia. Ma in C.A.S.T. 1760 trovò un Sapel de l’Apio presso Tenda e un Castel d’Apio presso Pigna, onde resta vieppiù esclusa la derivazione da un personale romano. Garavano: Garavan, sobborgo di Mentone. - 1177 braidam totam de Clusa ad Garravanum (GIOFFR., 455, nella lezione errata Gamavarii, corretta sull’originale da CAIS, Cont. Vent., 121; Doc. Ment., 546); 1315 loco ubi dicitur Garavam (Doc. Ment., 184); 1316 Garavan (Doc. Ment., 193); 1527 in loco vulgariter dicto Garavani (Doc. Mon., II, 349); sec. segg. Garavano, Garavan, Garravan passim. - Etimologizzato spesso falsamente in forme curiose: Gare à vent (denuncie catastali del sec. XIX presso l’Archivio Comunale di Mentone), Gara invano (con allusione alle contese tra Ottoniani e Vitelliani sul litorale intemelio!) e ultimamente, durante l’occupazione italiana del 1940-43, Gare avant (cfr. Top. Ment., 201 segg.). Sembra un derivato in -anu, identico a Garavana, frazione di Lodi (Pavia), della voce prerom. *CALAVA > *CARAVA «scoscendimento di pietre» (REW, 1673 b), che ha numerosi derivati romanzi e vive tuttora nel lomb. garavé e garavina, piem. garavela «mucchio di pietre», a Sospello in caravéu «scoscendimento», e a Mentone stessa in garavèn (cioè, secondo la fonetica locale, garavìn) «pendio sassoso». Numerosi riflessi analoghi nella toponomastica: Caravagna, frazione di Villanuova (Mondovì); Caravagna torrente di Rocca dei Baldi (Cuneo); Garavagni frazione di Santa Giulia (Savona); bois de Garavagne presso Corségola (Alpi Marittime); Garavetto frazione di Camporcher (Aosta); Garavetto frazione di Monastero Vasco (Cuneo), ecc. La natura della località giustifica un significato di «pendio scosceso»; ma non si può neppure escludere l’esistenza di un pers. romanoligure *Caravanus, come esistono già attestati Caravantius e Caravanca (HOLDER, s, v.), e come devono esistere *Caravanius e *Caravonius (cfr. i top. cit. e Caravonica in prov. di Imperia). N. Lamboglia |