ATTORNO AL TROFEO
CAMPI ENERGETICI
a LA TURBIA
di Luigino Maccario - 2011
Il maestoso Trofeo de La Turbia, fatto erigere dal Senato Romano, tra il settimo ed il sesto anno prima dell’Era Volgare; in onore dell’imperatore Augusto, per commemorare la spedizione militare del 15 a.C., viene indicato sovente quale semplice demarcazione della frontiera tra l’Italia e la Gallia Narbonese, lungo la Via Iulia Augusta. Sarebbe riduttivo assegnare a quel capolavoro uno scopo confinario, anche se il suo sfrontato gigantismo avrebbe potuto assumere scopi di visualità confinaria marittima; evidentemente, la sua predisposizione onorifica avrà trovato modalità ben più confacenti e dilatate.
Non avrebbe potuto certo limitarsi di reggere il cartello indicativo verso la riscossione della Quadragesima Galliarum, la tassa di transito, nella dogana delle Gallie. Tanto più, che la Via Iulia Augusta non era la percorrenza più usata, su quell’ampio confine; dove la maggior parte dei traffici e dei viandanti preferivano il Monginevro.
Uscito malconcio dall’Evo Antico, tra l’XI ed il XV secolo, quel monumento venne trasformato in una possente baluardo di avvistamento antisaraceno; però, il 4 maggio 1705, Luigi XIV di Francia lo fece distruggere per esplosione, al pari di tutte le fortezze conquistate, durante la Guerra di successione spagnola.
Oggi, che è stato in parte ricostruito, con grande avvedutezza, la sua altezza misura 35 metri, mentre originariamente, grazie alla statua dell'imperatore, raggiungeva i 50 metri; si trattava dunque di un monumento gigantesco, detentore di un fascino veramente particolare.
Quel rilevante Trofeo è stato innalzato in quel luogo in considerazione delle particolari “energie della terra”, che ivi si manifestano; essendo quel sottosuolo un importante ganglio nella rete dei “campi energetici” continentali. Nel novero di questi campi d’energia” ci sono, le cavità sotterranee, i depositi di minerali, i “camini tellurici”, la “rete di Hartmann” e la “rete di Curry”.
Due millenni or sono, erano ancor molti gli uomini che possedevano la possibilità di rilevare normalmente i flussi sotterranei d’energia geomantica; era quindi normale che ricercassero un punto di massima energia, quando si fosse trattato di edificare un Trofeo così importante.
Anche oggi, chiunque sia dotato di un minimo di sensibilità in quei campi, non riconosciuti dalla scienza ufficiale, per i quali determinati luoghi emanano energie geopatiche, sia positive che negative, quando si dovesse trovare attorno al Trofeo d’Augusto, a La Turbia, proverà particolari sensazioni di collocazione ambientale.
Di certo, la piazzuola del belvedere, quello sito nelle vicinanze della biglietteria, contiene una ampia “rosa dei venti” al centro della quale si trova un cerchio di mezzo metro. Prendendo posto su quel cerchio, rivolti verso sud, l’emissione della propria voce può assumere differenti sonorità all’interno della nostra testa, a seconda della sensibilità che ognuno mantiene verso i campi magnetici.
Del resto, quei luoghi erano già stati “scoperti”, nella più profonda antichità, da un personaggio che di contatti con la geobiologia se ne intendeva. Di ritorno dalla sua Decima Fatica, trasferendo la mandria dei buoi sottratti a Gerione, dalla terra di Erizia alla Grecia, Heracle, che i romani chiamarono Hercules, si soffermò, per qualche tempo, a ristabilire le proprie forze, proprio sul sito che conterrà il Trofeo.
Percorsa la Penisola Iberica, giunto in Provenza, Heracle venne attaccato dai briganti Liguri Albione e Bercino, che sconfisse nella pianura della Crau, con l’aiuto della pioggia di pietre inviata da Zeus. Compattata la mandria, decise di attraversare le Alpi proprio all’Alpe Summa, ma giuntovi vi si soffermò per qualche tempo.
Quella temporanea, ma rilevante presenza è documentata dall’antico toponimo, riferito al sito che genererà il Principato di Monaco. In memoria di quell’evento mitico, nel VI secolo a.C., i sopraggiunti Massalioti chiamarono l’approdo, fondato dai Fenici su quei medesimi luoghi: Portus Herculis Monœci.
Le ricerche di Jean e Luçien Richier Fin dal 1977, riprendendo lavori di suo fratello Jean; Lucien Richier ben rilevava gli allineamenti zodiacali della sacralità nel mondo occidentale; tra l’altro, ponendo La Turbia al vertice d’un interessante allineamento con Roma e Delo, mancando d’intuire però, come gli antichi “assi” seguissero sì lo zodiaco, partendo semmai dalle corrispondenti forze geobiologiche, verso le quali l’uomo possedeva molta più dimestichezza. Le forze celesti e quelle ctonie, avrebbero goduto, allora, di evidenti apporti speculari. In un articolo, apparso sul numero 293 di “Atlantis”, nel 1977; Luçien tratta della sorprendente assialità di luoghi sacri ad Apollo e a San Michele; nella complicità tra il gigante Gargantua e il Monte Gargano. L’argomento, riporta alle deduzioni di Marco Trotta, sulle affinità tra la lotta di Gargan col gigante Amaurry e il duello tra Ercole e Caco, capitato quando stava giungendo all’epilogo, in terra di Calabria e Sicilia; nel corso di quella Decima Fatica, che aveva visto Ercole riposare nel sito sacrale, oggi chiamato La Turbia. Da notare come il santo patrono di La Turbia sia ancor oggi l’arcangelo San Michele. |
La prof. Graziella Baduino al centro dei Campi Energetici
Alcuni studiosi sulla situazione del globo terracqueo hanno rilevato come potrebbe dipendere dal nostro pianeta il creare modifiche nel campo magnetico di terra, così come nell'acqua degli oceani e nell'aria presente in biosfera, non tralasciando zone con maggiori o minori " anomalie magnetiche".
In cinquant'anni di indagini aeromagnetiche sulle aree territoriali, o attraverso magnetometri navali in mare e tramite osservazioni orbitanti ottenute con satelliti, la "Geological Survey of Finland", tenendo conto dei valori anomali derivati dall'età della crosta oceanica, ha creato una dettagliata mappa mondiale dove segnala le anomalie magnetiche che provengono dalle rocce ignee e metamorfiche nella crosta terrestre, come certamente dal mantello superiore. Sono anomalie magnetiche stimate nella breve lunghezza d'onda (<2600 Km) dei campi associati a tali settori territoriali, per la maggior parte anomalie minori del 1% rispetto al campo magnetico dell'intero Pianeta.