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I
DEL
XVII
SECOLO
A BORDIGHERA
Col termine corallo in senso lato si intendono tutti gli Antozoi, però, con
maggior proprietà, il termine vale a giudicare soprattutto gli appartenenti
agli ordini dei Gorgonari, dei Madreporari, degli Zoantari e degli
Antipatari.
Nell’accezione più banale e popolare il corallo,
è comunque lo scheletro calcareo arborescente, particolarmente quello del
corallo rosso quest’ultimo vive in colonie, dette cormi, sorrette da uno
scheletro appunto arborescente, costituito da carbonato di calcio e, come è
evidente dal nome, colorato in rosso. Questo sistema portante viene secreto
da polipi bianchi, gelatinosi, simili a minuscoli fiori, e provvisti di otto
tentacoli intorno alla bocca; proprio tale scheletro si rivela coperto da
una corteccia carnosa attraversata dai canali gastro-vascolari che mettono
in comunicazione tra di loro i polipi della colonia, che col tempo può
diventare immensa. A parte le grandi colonie e conformazioni di altre aree
mondiali nel Mediterraneo, il «corallo» si presenta sotto forma di alberetti
piacevoli e graziosi alti fino a venti centimetri e locati dalla profondità
di 80 fino a 200 metri; di organismi corallini si hanno testimonianze note
in Italia, sulla costa campana, in Sardegna e persino sul nostro litorale.
Ne abbiamo testimonianza attraverso un’operetta scritta, scritta da un
frate, Luigi Ricca di Civezza, dell’Ordine dei Minori Osservanti, nel
lontano 1865 e riedita dal Lions Club di Imperia, nel 1972.1
Viaggiando da Sanremo, verso Nizza,
descrive il tratto di costa che precede Bordighera, recitando così: “Continuando
la via incontrasi a poca distanza una chiesa campestre sotto il titolo della
Madonna della Ruota con all’intorno poche casupole. Il mare sottoposto forma
una baia deliziosa e sicura. All’Est è riparata da tre suoi capi, all’Ovest
dal promontorio della Bordighera; e mentre il mare al di fuori è tumultuoso,
ella è in piena calma e tranquillità. Il promontorio ch’entro acqua s’avanza
lungo il mare, è pescoso di corallo, ed alcuni industriali Bordighesi col
danaro che ricavano da codesta pesca recano sollievo alle loro famiglie. I
coralli, dice Deluc, sono opera e casa dei polipi che in proporzione del
lavoro gradatamente sgombrano le prime dimore sulle quali continuano a
fabbricare; e nei climi caldi i polipi sono continuamente lavoratori, ne
cessano di moltiplicare e di costruire; donde ne segue che in poco tempo
aumentano sensibilmente il cumulo delle loro dimore cui la decrepitezza non
dissolve perché della stessa natura del caccio e della conchiglia“.
Nella nota che segue: Della pesca del
Corallo il Bertolotti fa la seguente descrizione: “Il battello ha un
ordigno fatto di due panconi lungo 4 a 5 metri ciascuno, inchiodati un
sull’altro a forma dì croce. I bracci della croce sono armati alle quattro
loro estremità d’un ferro grande uncinato. Sotto gli uncini s’apre una borsa
di tela, e sopra all’intorno gira una rete di cordicella. Una grossa fune
regge quest’ordigno nel centro. Il navicellaio cola la macchina ove crede
abbondante il corallo; la sperienza gli è guida e maestra. Come l’ordigno ha
preso il fondo, egli attacca a fune al battello e senza troppo scostarsi dal
posto si aggira vagando qua e là per ogni verso, acciocché gli uncini
recidano e schiantino i coralli aderenti allo scoglio. La borsa riceve i
viventi rami cosi divelti; e la rete allargando i lembi per l’acqua,
raccoglie gli altri non caduti dentro la borsa. Quindi li pescatore ritira a
se la macchina, e si consola ai vedere la ricca preda, o s’attrista trovando
le sue speranze ite a male“.
Il pregio estetico anticamente riconosciuto al corallo è
pubblicamente celebre; esso venne da sempre utilizzato per la realizzazione
di monili particolarmente pregiati. La tradizione del corallaio è
riconosciuta e l’artigiano si valse da sempre dell’essenziale contributo dei
pescatori del prezioso materiale. Meno nota è stata la presenza nella
Liguria occidentale di corallari, detti “corallini”, che nel XVII secolo si
recavano a cercare il prezioso prodotto marino anche lungo le coste della
Corsica. A testimonianza viene riportato un atto notarile, di seguito
trascritto, da cui emerge una tradizione di “corallari”, nel XVII secolo, da
Bordighera ad Alassio. Dall’atto risulta la meticolosa cura organizzativa
con cui i «cercatori di corallo» tutelavano la propria attività: sino al
punto, documentato nella presente trascrizione, dell’assunzione a tempo
pieno di una nave armata, agile e veloce come una feluca, idoneamente
equipaggiata onde tutelare gli operatori dai rischi di incursioni
piratesche.
.
Trascrizione:
“In nome di nostro Signore Gesù seguendo l’anno
della sua natività M.D.CXVIIII, seconda indizione, li dieci di novembre, in
casa di maestro Pietro Rainero-Patroni Giò. Maria Albertiero q. Stefano
Gregorio Bosio q. Luca. Agostino Gribaudo, figlio di Benedetto, et Pietro
Piana q. Gulto, tutti del luogo della Bordigheta, constituti alla presenza
di me notaro et testimonij, Infrascritti spontaneamente et in ogni miglior
modo per sese rispettivamente et heredi suoi. Hanno permisso et permettono a
patron Batta Corrado q. Guerrino presente di detto luogo patrone della
feluca della guardia de corallatori quali quest’anno andaranno a corollare
nelli mari di Corsica, nell’estate prossima ventura, per il salario di
ducatoni 33 per ogni mese, come appare per l’istromento di detto accordio
fatto al detto patron Batta per li Patroni Allessandro Airaldo q. Pietro di
Alassio et Domenico Ardissone q. Agostino di Diano, due de i Capitani de
corallatori di detta impresa rogato per maestro Francesco Airaldo notaio.
L’anno presente li 22 di ottobre prossimo passato per me Notaio visto e
letto a qualcun. Promettono dio di servire per li quattro marinai di detta
feluca nella detta estate prossima da venire, per la guardia di detti
corallatori nei detti mari di Corsica bene, et fìdelmente in tutto et per
tutto. Come è obligato detto patrò Batta nel suddetto instrumento, a essi
quatro marinari per me notaro a loro piena et chiara Intelligenzia letto, et
volgarizato al qualcunet stare alli ordini et comandamenti di detto patron
Batta in ogni cosa che da esso li sarà comandato, et da detti Capitani
ordinato per quello spettara per la detta guardia et loro carrico; Sotto la
pena della perdita del loro salario rispettivamente et più la perdita della
loro parte delle spese fatte; et di più che sii lecito al detto Patrono
Batta se alcun d’essi quatro marinari mancheranno, di acordarsi un’altro
marinaro, o tanti quanti mancheranno, per quel salario e mercede che a esso
patron Batta piacerà, a spese danni et misfatti ditali contrafacienti, et
sii creduto a esso patron Batta al Suo Simplice detto con giuramento per
detti danni spese et misfatti. Cresemato il caso però se si amallassero che
in tal caso non incorrino in dette pene anzi debbano haver la loro retta
parte del salario come fatto et in caso di malatia si debbano tutti far
curare, et prendere delle cose alle spese comuni di tutti cinque in tutto
quello che farà bisogno; et detto Patron Batta all’incontro promette a tutti
li suddetti quatro marinai rispettivamente presenti di pagarli de detti
ducatoni 33 per ogni mese tanta parte quanto esso patron Batta haverà et si
prenderà per lui stesso tal che fra essi tutti non debba esser ne pretender
avantaggio ma tutti andar ugali et per ratta del detto Salario come
compagni, eccetto che nel comandare per quello tempo debbano ubidire tutti
al detto patron Batta come sopra et sempre che da alcuno di essi fussi
contrafatto a quanto sopra possi detto patron Batta agitare et procedere
contro tale contrafaciente alle pene suddette et ogniuna di esse nel modo
suddetto chiamati qualsivoglia magistrato et officiale civile et criminale,
et in qual si voglia parte del mondo et il presente instrumento senza alcuna
citatione o altra solennità habbi la sua licenza espedita, et apparechiata
contro tale o tali contrafacienti sempre et quando sarà contrafatto di
personalmente detrarre et pignorare, Renonciando tutti quatro al privileggio
del suo foro, et privilegio delle militie, et al statuito et ad ogni lege
statuto, et privilegio in loro favore le quali cosse tutte nel presente
instrumento contenute esse parti hanno promisso, et promettono tutti di
osservare inviolabilmente sotto pena del doppio laqual pena et sott’obligatione
et pignoramento di tutti loro beni rispettivamente, per li quali,
constituendosi con reflettione d’ogni danno spese et misfatti. Renonciando
delle quali. Per me Simone Lamberto Notare, fatto nella Bordigheta domo
sopra presenti ivi testimonij Patrono Santino Arrigo q. Batta et patron
Stefano Bosio q. Luca di detto luogo alle predette cosse chiamati et
specialmente pregati ... “2
di Ferruccio Poggi
NOTE:
1) Questa operetta ignorata perché in poche copie, e quelle rimaste
in mano di parenti andarono fatalmente a finire al macero, voleva una
ristampa che il Lions Club, nel 1972, con indovinata iniziativa, ha ridato
ai curiosi di storia nostra. Viaggio da Genova a Nizza, ossia descrizione
con notizie storiche, di statistica ed estetica e d’arti e di lettere,
scritte da un ligure, nel 1865 - due volumi - Firenze 1874.
2) Il presente documento è stato individuato presso la Sezione A.d.S.
Ventimiglia Not. Lamberti Simone Jr. (anni 1614-1629) e già conservato in
scatola 79 not. 559 pag. 38. Viene proposto in una trascrizione
“conservativa” onde rendere l’inedito in tutta la sua originalità.