raccoglitore  di  cultura  e  tradizioni
                                 per  le Vallate  intemelie

 

        “u berriùn”, magari scritto “beŕiùn” è un contenitore tipico dell’antica civiltà contadina, il quale esalta, però, ampie caratteristiche di involucro assai ispezionabile, tendente a concedere con la stessa facilità per la quale è pronto a ricevere.
        Queste sarebbero le qualità del periodico, almeno nelle intenzioni dei redattori, i quali sono pronti a caricarsi della relativa “berriunà”, sul loro “bàstu” personale; infatti, il “berriun” è usato per rendere trasportabile un carico di fieno o di paglia, a dorso di mulo; ed è costituito da due bastoni trattenuti fra loro da due robuste corde, abilmente acconciate e legate.
        Può servire per aggregare anche un carico di foglie, onde produrre strame, oppure una quantità d’alghe rinsecchite; quelle foglie di Posidonia, che il mare rende sulle nostre spiagge, e risultavano utilissime, sia negli imballaggi, sia quale fertilizzante per molte colture, così come lo era lo strame.
        I contenuti del “magazine” spaziano tra tradizione, storia, economia, arte e regionalità, trattando: le radici, gli avvenimenti, i costumi, la società ed il territorio, per aiutare a crescere il nostro futuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

             NUMERO  QUATTRO
Il mondo di pietra - nella storia di un popolo
                                                                 di Lorella Gavazzi
Un improbabile diario di bordo di 2.200 anni fa
                                                                 di Danilo Gnech
Il Vescovo Claudio e i Saraceni   di Nino Allaria Olivieri
Campi magnetici attorno al Trofeo, a La Turbia
                                di Luigino Maccario
A proposito della soppressione della Provincia
                           di Imperia  di Erino Viola
Civitas quondam ingens            di Andrea Capano
Secolare precarietà nella viabilità costiera ligure
                                                       di Luigino Maccario
Il Dialetto: lingua ironica ?        di Renzo Villa
Caratere lig
üre            di Luigino Biamonti
I omi d'a Marina            di Gaspare Caramello
Un settembre particolare - filatelia  di Enrico Malan
Lo scrittore e la sua terra    di Elena Pozzi
Ottavio Trucchi nell'anniversario della scomparsa di un
          delicato poeta in lingua francese     di Giovanni Giraldi
Calitae de besticu
řa        di Luigino Maccario
Ridateci le biglie coi ciclisti    di Nico Orengo
Borotalco popolare        di Gianfranco Lacqua
Vorrei incontrarti tra cent'anni    di Gianfranco Castello
U mei paise       di Roberto Rovelli
                 NUMERO  CINQUE
In onore di Boris Biancheri     di Mario Ascheri
Vincenzo Mariani, fotografo    di Bernardino Veneziano
Il mestiere del seggiolaio a Ventimiglia  di Stefano Gnech
Operazione"Verde cancello del cielo"   di Dario Canavese
A sentensa                di Maria Muratore
Divagazioni semiserie sui nostri cugini d'oltralpe
                          di Marisa De Vincenti Amalberti
Le grida del capitano Stefano della Torre
                                                               di Nino Allaria Olivieri
Alla Marina c'era "Studio Uno"      di Gianfranco Lacqua
Me vagu a pende                             di Erminio Malan
Potrebbe non essere stato il ponte sulla Roia il bersaglio
            dei bombardamenti 1943  di Luigino Maccario
Il vulcano di Montenero            di Stefano Albertieri
Presenze francescane a Ventimiglia      di Luigino Maccario
Ina spassegiata a Marina                  di Roberto Rovelli
La flotta di Andrea Doria e l'Ambrosia degli dei
                                       di Erino Viola
U balu d'u Cioussu                        di Carlo Bruzzone - 1875
Fiaschetu de st
üca         di Pierina Giauna Piagentini
Le signore del Tempo        di Graziella Colombini Cortesi

La meridiana della Visitazione a Perinaldo
Le meridiane di Ottavio Allavena
                 NUMERO  S E I
Generale Paolo Moci                   di Bernardino Veneziano
Cronache ventimigliesi della Grande Guerra
                                                                        da Nicolò Peitavino
Presente ! Presente !            di Graziella Colombini Cortesi
La cappella di San Nicola da Bari al Borgo della Marina
                                    di Nino Allaria Olivieri
Il teatro comunale ovvero,
   Storia di un "piccolo leone rampante"  di Dario Canavese
Panetto di fichi secchi            di Pierina Giauna Piagentini
Pasquetta, la gita alla Madonna delle Virtù
                                                                  di Giuseppina Allavena
UBAGO Là dove l'anno è suddiviso in due stagioni:
                   l'inverno e l'inferno      di Rita Zanolla
Latte, un paese profumato      di Graziella Colombini Cortesi
Il Montenero di Bordighera              di Salvatore Bafurno
Una visita a Monte Caggio                     di Stefano Albertieri
A nat
üra                       di Maria Muratore
U RUVEU, una Cumpagnia da "BATTAGLIA" di Gianni Cortesi
'Ra Barca a Bajardo                                      di Luigino Maccario
Sciù T
ürcu m'arendu               di Scroi - Franco Zoccoli
La festa di San Roman a Torri                    di Danilo Gnech
La Pinguicola di Reichenbach:
             un mitico fiore del Roja
   di Giancarlo Castello
Aspeitame Ninì                       di Roberto Rovelli
 
                  NUMERO UNO
U berriùn   - presentazione
Libreria :    - novità
Val Roia incontro di culture di Simonetta T. Villefranque
George MacDonal, lo scozzese fantastico   di Mara Cilli
Caro vecchio cinema teatro quando verrai ricostruito ?                                 di Angelo Maccario
Lo scoglio alto            di Pasquale Cudemo
A cavallo della frontiera
proposte al tempo libero
                                        di Danila, Lara ed Ivano Ferrando
Andamento demografico
                                      di Luigino Maccario
Il Mulattiere                        di Mario Corradi
Corallari del XVII secolo, a Bordighera
                                         di Ferruccio Poggi
II diritto di gabellare nel Ponente Ligure
                                      di Barbara Amisano
Invito ad un viaggio
                                del Gruppo MTB del DLF
The Kites e dintorni              di Lucio Muruzzi
Un fiore all’occhiello per Ventimiglia del CRS della CRI
Golf Club Intemelio           di Ennio Capano
                     NUMERO DUE
Ventimiglia la città dei giardini      di Erino Viola
Catru berriun au giurnu                  di Carlo Lercari
Autoritratto di un ventimigliese    San Segundin d’argentu
Castello e Cattedrale in Epoca Feudale  di L. Maccario (E.C.)
Un boato e poi il silenzio - 89° Regt. fanteria  di Bruno Strangio
Cumpagnia d’i Ventemigliusi -       elenco pubblicazioni
L’elmetto italiano
della prima guerra mondiale di Ivano Anfosso
La Passerella   dalla cronaca di Ennio Duce
Gli agrumi nel Ponente Ligure        di Luigino Maccario
Era stazione - curiosità filateliche        di Enrico Malan
Croairöra solare                   di Luigino Maccario
Radio Ponente                     di Lucio Muruzzi
Ho incontrato Francesco Biamonti   di Elisa Ferrari
Esordio di Biamonti narratore  ricordo di Angelo Maccario
Serenità tra i fiori                       novella di Francesco Biamonti
Pro Centro Storico                   redazionale del Comitato
Nella media Val Roia proposte al tempo libero
                                                 di Danila, Lara ed Ivano Ferrando
Il Coro Polifonico                 di Alberto Massara
In un bar nell’agosto del ’48 gli studenti del dopoguerra
Ricette intemelie                 di Ebe Maccario
                    NUMERO TRE
Libreria :  “Alte vie della Liguria”
1945 sul Municipio sventola
           un altro tricolore
          di Erino Viola
Dario Mollo, un virtuoso della chitarra
 da Ventimiglia a Londra   di Lucio Muruzzi
La Fontana della Cattedrale
                                       di Luigino Maccario
Giuseppe Biancheri, chi era costui ?
                                       di Erino Viola
La Rosa Celtica            di Luigino Maccario
Echi arabi nel nostro dialetto
                                       di Marisa De Vincenti Amalberti
Otto domande e otto risposte sul Festival di Cannes
                                                      intervista di Danilo Gnech
La Polla Rovereto “A Funtana”
                                        di Danilo Gnech
Danubio 2003           Gruppo Mtb del Dlf
Passo della Morte             di Bruno Strangio
U Giacuré premio di Poesia dialettale intemelia 
                                                                    di Bruno Strangio
 

CONTENUTI   DE  "u berriun":

 
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Il titolo
 

Dal documento del Rossi si deduce la genuinità del termine dialettale, usato da San Remo fino a Nizza, per delineare l'attrezzo, il quale ha trovato utilizzazione quasi esclusivamente tra le vallate del Varo, del Roia, del Nervia, del Bevera e dell'Argentina, scollinando fino alle pendici alpine che si affacciano al Basso Piemonte.

Quando il Rossi scrive: «... per formar barca di fieno ...», vuole puntualizzare le origini marinaresche dell'attrezzo, usato per contenere gli stessi vegetali, anche nelle stive delle navi, o almeno per caricarveli, eppoi passato alla civiltà contadina delle Alpi Marittime.

L'origine del termine dialettale pare dunque aver radici nel nizzardo dove l'etimo po­trebbe aver trovato origine da BENNA "cesto", passando per il provenzale, dove ha assunto le erre, sostitutive delle enne.

Assunta l'essenzialità del titolo si è poi voluto corredarla di un esplicativo dei contenuti, ed ecco tornare in vigore: tradizioni, storia, economia, arte e regionalità.

In quella luce, questi termini apparvero un poco abusati, oppure troppo altisonanti, quindi si tramutarono nei più prossimi: RADICI, AVVENIMENTI, COSTUMI, SOCIETÀ e TERRITORIO. Quest'ultimo fu poi definito a comprendere tutto il Bacino imbrifero del Fiume Roia, inteso come massima espansione della cultura intemelia, definendolo "Vallate intemelie".

Per quanti non avessero chiara l'estensione convenzionale del Bacino roiasco, intendiamo definire quel suolo che è compreso tra Capo Nero e Capo d'Aglio, e s'incunea tra le Alpi Marittime, assumendo quali capisaldi le cime del Monte Clapier, verso Ponente e del Marguareis, a Levante.

La linea displuviale Monte Clapier - Capo d'Aglio segue le cime de L'Authion, del Diavolo, del Peira Cava, del Braus, del Merat e di Monte Agel.

Quella Marguareis - Capo Nero passa per Monte Bertrand, il Saccarello, Cima Marta, Carmo Gerbontina, Monte Ceppo, il Passo Ghimbegna, il Bignone e Montenero. Tra il Clapier ed il Marguareis si trovano le cime: di Rocca d'Abisso, del Colle di Tenda e di Testa Ciaudon, a segnare lo spartiacque verso il Piemonte.

          Intese come territorio dalla sorgente alla foce, le vallate sono, dunque, quelle del Roia, del Nervia e del Bevera, oltre a quella decina di valli litoranee, dal breve percorso, ma ol­tremodo importanti: Sasso, Battagli, Verbone, Latte, San Luigi, Carei, Borrigo, Gorbio e Cradausina.

Il titolo

u berriùn

Berrionus (rete di corda per formar barca di fieno, paglia e simili. “Liceat colligenti folia in dicto nemore, pro portando cum berrionis in fundo”. (Statuti Sancti Romuli, pag. 70). Il Toselli registra tale voce come dialetto nicese a pag. 203 del suo Rapporto.

Beriö - Berriö - termine agreste - s.m. - Reticelle di fune, a grosse maglie, sorrette alle estremità da due bastoni di legno ad uno dei quali è fissata una lunga fune a due capi; serve per formare fasci di fieno, erba o paglia da caricare su bestie da soma. (anche Berriun).

        Pio Carli, nel suo dizionario dialettale sanremasco, a pagina 45 riporta:

Appena maturata l'idea della redazione d'una "rivista" che , nella Zona Intemelia. colmasse la mancanza d'un periodico illustrato, è nata la necessità di fornire alla stessa pubblicazione un titolo che, non perdendo di vista le peculiarità locali, ne determinasse le caratteristiche nella genuinità del termine assunto.

Dopo una prolungata ricerca tra titoli che si richiamassero alle nostre radici, alla storia o al territorio, ha preso corpo l'idea della rivista come "contenitore" di varie culture: allora, la verifica tese a prendere in esame termini che delineassero contenitori, tipicamente locali, che producessero in immediato la nozione ricercata, magari sfoderando un dialetto d'ampia comprensibilità.

Dapprima, "a nassa" avrebbe favorito le caratteristiche marinaresche del paese, pur esaltando una funzione di cattura virtuale, anche per la terraferma, ma il risultato non era soddisfacente.

Vennero alla luce: "u garròsciu", ma era limitativo alla vendemmia, "u barcàgiu" era troppo legato al fiume, "a çìma" troppo gastronomica, e via così.

Ecco quindi: "u berriùn" o "beriùn", che è un contenitore tipico dell'antica civiltà contadina, il quale esalta, però, ampie caratteristiche di involucro assai ispezionabile, tendente a concedere con la stessa facilità con la quale è pronto a ricevere.

Dovrebbero essere queste le qualità del nascente periodico, almeno nelle intenzioni dei redattori, i quali sono pronti a caricarsi della relativa "berriunà", sul loro "bàstu" personale.

Infatti, il "berriùn" è usato per rendere trasportabile un carico di fieno o di paglia, a dorso di mulo; ed è costituito da due bastoni trattenuti fra loro da due robuste corde, abilmente acconciate e legate.

Può servire per aggregare anche un carico di foglie, onde produrre strame, oppure una quantità d'alghe rinsecchite; quelle foglie di Posidonia, che il mare rende sulle nostre spiagge, e risultavano utilissime, sia negli imballaggi, sia quale fertilizzante per molte colture.

A pagina 26 del "Glossario Medievale Ligure", redatto da Girolamo Rossi nel 1896, e pubblicato a Torino, è presente la voce:

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