Ricerca inutile per chi volesse localizzare oggi, in territorio di
Latte, un antico Oratorio dedicato a Sant’Anna. Eppure non pochi
residenti non mancano di indicarvi e di asserire che un tempo vi fu
in Latte una certa Cappella dal titolo di Sant’Anna. Sorgeva,
infatti, nelle terre oggi dei Biancheri; il mare con i suoi flutti e
le sue maree, lentamente, palmo a palmo, ha rubato ogni pietra e
volatilizzato ogni segno di opera muraria; rabbioso, si è affiancato
all’abitazione, quasi volesse inghiottire ogni ricordo.
Sorgeva su di uno spazio boschivo ed erboso verso mare antistante la
Casa gentilizia; di capace capienza ogni anno accoglieva devoti e
pellegrini nel giorno di Sant’Anna: attorno la vita si faceva
rumorosa e devota ad un tempo, e non solo per i villici. Dalle due
valli retrostanti, boscaioli e venditori vi si davano convegno. I
più assidui erano i pastori perché Sant’Anna era per loro la
protettrice dei greggi e della casa.
Fu ai primi anni del sec. XIV che alcune congreghe di pastori di
Tenda e della Briga, con il concorso della famiglia Galleano,
eressero un tempietto. 0gni anno, ai primi freddi, attraverso la Val
Bevera, di facile transitabilità, transumavano i numerosi greggi al
tepore della Baia di Latte. Dai Lanteri, dai Galleano, dagli Speroni
e dagli Orengo con minima spesa, versata in natura in annuale
enfiteusi, assoldavano la buona terra e più gustosi pascoli.
Mancano documenti per la datazione del primo tempietto; in un
documento di affitto datato 1454, quasi di sfuggita, si accenna che
presso la Cappella dal titolo di Sant’Anna «fu tra noi e da noi
questo atto sottoscritto ... ».
Nel mese di luglio del 1677, a seguito di alcune denunce e
conseguenti processi presso il Fisco, si fa menzione della chiesetta
e delle varie liturgie che in essa di anno in anno vi si svolgevano.
Il Canonico Roberto Galleano comproprietario di «terra nella
regione detta di Latte ricostruisce a novo l’Oratorio sotto il
titolo di Sant’Anna in loco di quello dirutto ... (forse per
incuria o forse per vetustà.
Il 26 luglio, con buon concorso di popolo si inaugura l’Oratorio.
Dalla vicina Ventimiglia arrivano i famigliari del Canonico; gli
Speroni e i Lanteri si affacciano per le celebrazioni. È tanto
l’avvenimento che alcuni da San Remo e da Sospello vi si danno
convegno in qualità di venditori e ambulanti. Il tutto arriva
all’orecchio del Capitano in Ventimiglia, che allerta il suo
Burigello ed alcuni famigli del fisco.
«... Essendomi dalli ordini di V. S. Ill. datimi a voce -
verbalizza nella sua denunzia il Burigello - mi trasportai alla
Cappella dal titolo di Sant’Anna situata nella regione di Latte e
nuovamente costruita dal Canonico Roberto Galleano, e ritrovai che
vicino a detto Oratorio molti, lì, havevano esposto le loro merci e
le vendevano nonostante che fosse il giorno di Sant’Anna e festa di
precetto ...».
Il Burigello agiva in piena regola. Il Parlamento aveva decretato
reato il vendere senza licenza del Capitano e proibito far mercato
il giorno di festa. Doveva intervenire. A Stefano Molesino di San
Remo, merciaro in Ventimiglia, sequestrò «farseti et altre robe
solite a vendersi dai merciari»; a Giovann, Gaietto e Michele
Egizio entrambi di San Remo «fermò alcune paia di grosse scarpe»
e a quello di Sospello «di cui non ebbi nominata» «segnò un paio di
capelli».
«Nella confermità datami da V.S. Ill. - prosegue nel citato
rapporto - a questi suddetti venditori diedi la multa della
quarta parte della merce ... ma mi fu impedito dal Canonico Galleano
col dirmi che detti venditori erano sulla sua terra, e che nessuno
in essa terra vi aveva giurisdizione alcuna ...».
È palese che, nel suo intervento, il Canonico non solo volesse
difendere i malcapitati venditori ma, per dignità e amor proprio,
non accettasse una tanta irruenza del fisco secolare. Il Canonico
conosceva la legge e le varie disposizioni in materia di fisco; fu
lui stesso che aveva, a nome del Vescovo, comminata la scomunica «a
certi figlioli di iniquità che avevano usato far vendite e ballo
innanzi alla Croce antistante l’Oratorio di San Bartolomeo ...».
Il suo era un caso atipico; attorno alla Cappella non si ballava e «tampoco
s’era in loco aperto ... terra di proprietà; e sacra ...». Ma volle
essere magnanimo: «avrebbe lui pagato la pena in denaro –
riferisce il Burigello - per li venditori atteso l’ostacolo
sudetto fattomi da detto Canonico ...».
Anche il famiglio stende un proprio rapporto: non fa una grinza
tanto è identico al rapporto del suo superiore.
Poiché c’è denunzia e ben circostanziata, il 14 agosto sul far della
sera nella casa del Fiscale si fa sentenza. Il Canonico ascolta ogni
accusa ed incassa; sa di essere condannato e perciò non nega i
fatti. Al Procuratore fiscale, sacerdote e
canonico, ribadisce: «Non li chiamai io a vendere, ne dissi di
vendere, ma nel mio i fiscali portino rispetto e fuori di qui fate
quello che volete, fisco, famigli. Burigello e ... ».
(Archivio Vescovile Ventimiglia, Filza 43, foglio 160, anno 1667)
LA VOCE INTEMELIA anno XLVIII - n.1 - gennaio 1993
LA PIEVE DI SANT'ANNA
E’ giunto in redazione il dagherrotipo di fine ottocento,
presente nella collezione Cudemo, che immortala un gregge
intento a pascolare sull’ampio prato, di verde erba iodizzata,
che intercorreva tra la chiesa di Sant’Anna e la spiaggia di
Latte, in quel tempo.
A Sant’Anna sono dedicate numerose chiese pievane del territorio
intemelio, ma la chiesuola sulla piana di Latte aveva la
particolarità di essere stata voluta dalla Confraternita dei
pastori che stanziavano in Val Roia.
Questi, in autunno, conducevano le greggi al mare, sul
bagnasciuga, per curarne le zampe con lo iodio marino. A fine
luglio, attorno alla chiesuola, la comunità festeggiava le
mogli, in particolare quelle partorienti, che qualche volta si
recavano in visita a questa chiesa per favorire il loro stato
puerperale.
Nel 1328, alcune congreghe di pastori di Tenda e Briga erigevano
un tempietto nella spiaggia di Latte, dedicato a Sant’Anna. Vi
concorrevano anche le famiglie Galleano, Speroni, Lanteri,
mentre gli Orengo concedevano in enfiteusi la terra della piana
di Latte, per il pascolo delle greggi, condotte attraverso la
Val Bevera, a svernare nella calda baia di Latte, col
sopraggiungere dei primi freddi.
Nel 1454, un atto notarile accennava alla presenza della
cappella sulla spiaggia, mentre nel 1677, il canonico Roberto
Galleano la ristrutturava, tanto che il 26 luglio di quell’anno,
una folla di popolo ne inaugurava la riapertura.
La chiesetta ha conservato la sua funzionalità indisturbata per
due secoli, quando nel 1869, si asportava grande quantità di
ghiaia per la costruzione ed i riempimenti dei muri di
contenimento della ferrovia che conduceva in Francia,
compromettendo appunto la spiaggia di Sant’Anna, a Latte, e
trasferendo la risacca a pochi metri dalla chiesuola.
Dopo i primi prelievi effettuati per la costruzione della linea,
nel 1911, si ricominciò a depauperare la medesima spiaggia per
portare avanti i lavori di raddoppio del binario su quella
linea, tanto che nel 1922, un’imponente mareggiata spazzava via
la chiesetta.
Il progresso, nella modernità, aveva cancellato una memoria che
interessava ancora numerose persone, riunite in confraternite
che, però stavano perdendo d’importanza.
LA VOCE INTEMELIA anno
LIX n° 5 - maggio 2004 -
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