La tradizione astronomica intemelia, rilevata dai segni sul territorio e dalle nozioni tramandate oralmente, dalle generazioni del passato, anche estremo.
ASTRU, NU' MIA !
Adriano Gaspani
“Astronomia e antica architettura
sull’arco alpino”
Quaderni di cultura alpina /Priuli
& Verlucca, editori - Ivrea 2009
Il calcolo astronomico, condotto con i più moderni metodi di
calcolo, ha permesso di ricostruire accuratamente sia il cielo
visibile durante quelle antiche epoche sia le condizioni di
visibilità e hanno permesso, insieme alle misure eseguite sul campo,
di rendersi conto di cosa vedevano, osservavano e calcolavano i
nostri progenitori alpini, i quali anche se dotati di minor
tecnologia rispetto a noi uomini moderni non erano da meno dal punto
di vista delle capacità intellettuali.
Un altro aspetto molto importante è relativo all’uso rituale e
simbolico che le antiche popolazioni alpine fecero delle
osservazioni astronomiche: se da un lato esse servirono per gestire
la vita agricola, pastorale, sociale e religiosa, finalizzate al
benessere quotidiano della comunità, dall’altro la conoscenza del
cielo e dei suoi fenomeni permise lo sviluppo dei calendari, taluni
molto sofisticati ed efficienti, e lo sviluppo di una cosmologia
destinata a rendere conto della struttura e del significato ultimo
dell’universo, così come era concepito da queste antiche
popolazioni. Anche a quel tempo, come ora, l’uomo era in cerca di
risposte in relazione alla sua origine al suo destino e al mondo che
lo circondava e la conoscenza del cielo e dei suoi fenomeni
contribuì in modo fondamentale ad esse.
Le popolazioni che abitarono l’arco alpino durante il Neolitico, le età del Rame, del Bronzo e del Ferro ed oltre, ci hanno lasciato una imperitura testimonianza della loro esistenza e del nostro passato. Le strutture in pietra da loro prodotte furono edificate sia per ragioni utilitaristiche, di riparo, difensive, ma anche con motivazioni religiose e di culto. In tutti i casi lo studio accurato, condotto con le più moderne tecniche di rilevamento e di geo-referenziazione, ha mostrato che l’osservazione del cielo e la conoscenza dei cicli astronomici fondamentali mostrati dal sole, dalla luna e dalle stelle, condizionarono in maniera molto determinante sia il modo di disporre le pietre sia l’orientazione delle strutture che ne derivarono, rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali. Il cielo visibile in quelle epoche remote, dalle nostre montagne, era un po’ diverso da quello che noi oggi possiamo ammirare, in quanto tra i cicli che regolano il moto apparente degli astri ne esistono alcuni che - nei secoli e nei millenni - sono capaci di modificare in maniera rilevante le posizioni delle stelle visibili nel cielo. In modo che determinate costellazioni che allora erano visibili ora non lo sono più, e viceversa altre, che allora non salivano mai al di sopra dell’orizzonte naturale locale, ora possono essere facilmente osservate.