Gli abitanti della Val Nervia sono depositari
di moltissime notizie, sull'esistenza di situazioni territoriali ad
aspettativa archeologica. Da qualche anno, un gruppo di appassionati
locali, si è imposto di catalogare queste informazioni, con la
prospettiva di verificarle sul territorio.1
In poco tempo, le
verifiche hanno portato il gruppo ad affrontare numerose scoperte di
alto valore documentale e scientifico, tanto che si sono decisi a
pubblicare i risultati sul foglio locale LA VOCE INTEMELIA, la quale è
ben lieta di farsi attore nella divulgazione di risultati così
eclatanti.
Eseguito il rilevamento, con
la collaborazione di Bruno Calatroni e Stefano Albertieri, Andrea
Eremita predispone il resoconto della scoperta e lo divulga, non dopo
averlo pubblicato sul foglio locale. Andrea vanta una ultradecennale
carriera di ricercatore e divulgatore, ma anche Bruno Calatroni, e
specialmente Stefano Albertieri sono conosciutissimi nel campo.
Quest'ultimo si è distinto
nelle ricerche attorno a Seborga, nel momento del consolidamento
dell'indipendenza dei suoi confini, ma non ha disdegnato eseguire
ritrovamenti nel territorio di Vallebona ed in Val Verbone.
Oltre che sulle pagine della
"Voce", i resoconti di tutti i ritrovamenti ed altro, sono fruibili nel
sito web:
http://archeonervia.blogspot.com/
varie epoche,
raccolti per ragioni di studio; dentro il quale conservavo una
provvidenziale lettera raccomandata, inviata alla Soprintendenza e per
conoscenza ai Carabinieri della Stazione di Dolceacqua, di competenza,
informandoli di questo possesso e della eventualità di una sua consegna ad
una pur minima sollecitazione. Segnalazione rimasta nell’oblio.
D:
Quindi vengono a cadere le accuse di “tombarolo” ?
R:
Ma certo, se fossi veramente un tombarolo, non sarei cosi sprovveduto a
divulgare i risultati delle mie ricerche sulla Voce Intemelia e sul mio blog.
D:
Quindi, ti sentirai amareggiato, dall’essere ingiustamente accusato ?
R:
Si ! Se penso a quante volte ho segnalato alla Soprintendenza interventi
distruttivi del nostro patrimonio archeologico, in Vallata, senza che
venissero prese le necessario iniziative di salvaguardia. Da tempo mi
aspettavo uno sgambetto da parte di quanti considerano uno sgarro
intollerabile gli articoli che pubblico sulla Voce Intemelia, per la
semplice ragione che pretenderebbero avere al loro servizio una squadra di
“peones” pronti a fornire le imbeccate necessario per riempire le pagine
delle loro pubblicazioni. Curerebbero così i loro interessi di carriera,
senza muoversi dalla loro comoda poltrona. In passato, tolleravano il mio
operato, sminuendolo con manifestazioni di sarcasmo nei miei confronti;
mentre oggi, non possono più lasciar correre l’avvalorata importanza sui
risultati delle nostre ricerche archeologiche, che non intendo regalare alla
penna di nessuno.
D:
Continuate dunque le vostre ricerche ?
R:
Certamente le continuiamo, proviamo troppo piacere ad ogni nuova scoperta !
Una recente comunicazione da parte dei Carabinieri mi ha avvertito che il
materiale mi verrà presto restituito in quanto non costituisce alcuna prova
in merito alla occultazione di reperti. Nella totale mancanza di attività
istituzionale in merito, i nostri rilevamenti sul territorio sono l’unica
speranza di non perdere per sempre importanti testimonianze di un remoto
passato. Voglio ricordare che le nostre indagini si limitano a rilievi di
superficie, dichiarando la mia scrupolosa consapevolezza di non possedere
competenza alcuna per compiere operazioni di scavo. Dunque, tra breve
riprenderemo a pubblicare.
L.M.
Temendo di
aver perduto l’apporto d’un prezioso collaboratore, abbiamo rivolto, in merito,
alcune domande ad Andrea Eremita: sulla sua attività di scoperte archeologiche
in Val Nervia.
D:
Per quale ragione hai smesso di pubblicare sulla Voce Intemelia il risultato
delle tue ricerche, quando ci avevi assicurato un apporto di materiale, sempre
nuovo, per la durata di almeno dieci anni ?
R:
In effetti è così, si tratta di una sensazionale scoperta archeologica che
contribuirà a ridisegnare la storia del nostro Ponente e spero: a dar vita, in
un prossimo futuro, ad un importante “parco archeologico”.
D:
Parlaci di questa tua scoperta.
R:
Ripetute ricognizioni condotte tra i boschi del monte Caggio con la
collaborazione di Bruno Calabroni, Stefano Albertieri e Paolo Ciarma, hanno
evidenziato una concentrazione di reperti archeologici, databili tra il
Neolitico e l’Età del Bronzo, IV-II millennio a.C., all’interno di un’area
sacra, dove si contano: dodici menhir, altari sacrificali, rocce coppellate,
incisioni vulvari, vaschette e micro coppelle. Sono espressione dell’arte incisa
dai clan provenienti dalla costa, nell’intento di compiere riti e sacrifici,
alla data del solstizio d’estate, nell’avviarsi alla transumanza estiva e alle
grandi cacce d’altura.
D:
Allora perché non pubblichi più con LA VOCE INTEMELIA ?
R:
Il motivo che non mi permette di pubblicare nasce dalla consegna d’un esposto
“pilotato”, presentato alla Procura della Repubblica, nel mese di marzo,
motivato dagli articoli che compaiono proprio sulla Voce Intemelia e sul mio
blog; pubblicazioni mal digerite nelle alte sfere “istituzionali” dei
ricercatori archeologici. Questi hanno voluto screditare il mio operato
“volontaristico”, cercando di tacciarmi quale tombarolo; attivando la
perquisizione compiuta dai Carabinieri della mia abitazione, che ha portato al
sequestro e al vaglio della Magistratura del mio computer, due agende colme di
appunti e misurazioni, un centinaio di fotografie, quasi quattrocento
diapositive, che ero solito proiettare durante le mie conferenze di storia
locale. Inoltre, mi sono stati sequestrati, come supposti reperti archeologici:
una copia di vasi attici, che negli Anni Ottanta vendevo nel mio negozio di
articoli da regalo “Balbo”, un chiodo di ferro arrugginito lungo sette
centimetri, un vecchio mortaio appartenente alla famiglia di mia moglie da oltre
tre generazioni, un cestino con ventitré frammenti di reperti
fittili, di
1) L'impresa si rivela assai meritoria, in considerazione di come gli apparati preposti operano nel il settore, alla stregua di come hanno quasi sempre operato.