Si
tramanda di come, nel XV secolo, i Canonici Agostiniani del Cuventu,
avessero fatto innalzare sette torri per concedere dimora difendibile ai
loro coloni, quelli che coltivavano il vasto territorio dal ponte sul Roia fino a quello di Nervia. Oltre
che ad abitazione per i contadini, nei piani alti di queste torri, erano
ricavate delle camere con funzione di deposito delle derrate agricole
conservabili, come in qualche caso sul cornicione del tetto terrazzato, si aprivano molte
cellette che davano ospitalità ai colombi domestici. Tale caratteristica
ha suggerito agli archeologi di riconoscerle quali “Torri colombaie”,
mentre nel corso di tutto il Rinascimento, sul nostro territorio erano
individuate col nome di “Turasse”, italianizzabile in Torrazze.
Al debutto di quest’ultimo XXI secolo, soltanto due Torrazze sono
chiaramente individuabili, per la conservazione delle caratteristiche
peculiari; di un’altra, ora assai rimaneggiata, ce ne concede notizia
Nicolò Peitavino, nel suo INTEMELIO del 1932; mentre una quarta potrebbe
esser stata quella che dal 1834 conosciamo come “Torre Ruffini”, in
Siestro, resa famosa dal soggiorno dell’esule patriota Giovanni Ruffini.
Per altre tre, dunque, non abbiamo più riscontri, né memorie, ma non
demordiamo.
Ci rivela Peitavino, come la più orientale delle Torrazze sia ubicata in
regione Nervia, ai piedi di Collasgarba, nei pressi del luogo dove nel
1927, don Pier Giovanni Semeria, Parroco di Sant’Agostino, pensò di
costruire un santuario dedicato a Cristo Re, su un appezzamento di
terreno donato dai coniugi Lavitella. Il noto canonico e storico locale,
ci assicura di come questo terreno sia ubicato subito sotto quella
Torrazza, che nel tempo è stata oggetto di alcune aggiunte.
U Casunture d'i Paschéi, posizionato nei pressi del Cuventu, è ancora individuabile
all’indirizzo di via Cavour 44, in modo particolare quando voltando
l’angolo del “Bar Enrico”, verso via Mazzini, dopo aver percorso pochi
metri, troviamo un vicolo cieco rivolto a Ponente, all’interno del quale
spicca la forma a torre colombaia del secondo caseggiato, oggi
intonacato, il quale però mostra tutti gli accessori murari dell’antica Torrazza.
Quella giunta fino ai nostri giorni senza mutare le caratteristiche
costruttive è sita lungo il tratto in salita di via San Secondo, non
lontano dall’Istituto Santa Marta, sul confine dell’area ferroviaria,
ben incastonata in un discreto parco, vezzeggiante di poderosi pini
marittimi. Oggi ubicata sotto strada, è nominata “Torre Guglielmi”,
dalla casata dell’attuale proprietario; mentre a fine Ottocento
confinava con l’antica via romana, che la lambiva a Ponente, verso il
Ponte sul Roia.
L.M.
LA VOCE INTEMELIA
Anno LXV n. 6 - giugno 2010