I canti processionali erano salmi, come riferisce più volte San Gregorio di Tours: «procedono salmeggiando dopo la croce, preceduti dagli stendardi» (Hist. Franc. ,IV, 5; V, 4; V, 11). Secondo il Messale Gotico: «in questo digiuno di mortificazione, istituito per tre giorni, pregando, tracciando il segno della croce, con la moltitudine del popolo e lodando la divina Maestà col canto della salmodia, chiediamo…» (PL 72, 288). Per quanto riguarda la durata, San Cesario di Arles scrive: «Non vi allontanate dall’assemblea della chiesa, poiché non ci affatichiamo per un arco di tempo tanto lungo da non poterlo sopportare. Infatti, colui che in queste sei ore non abbandona l’assemblea della chiesa, consegue un grande rimedio per la propria anima» (Sermo 208: G. Morin, S. Caes. Arel. opera omnia, 1937, 190).
Tradizionalmente la festa dell’Ascensione si celebra il giovedì che segue la V domenica dopo Pasqua, ossia quaranta giorni dopo la Pasqua. Soltanto in tempi recenti è stata introdotta, in certi Paesi (tra cui l’Italia), la possibilità di trasferirla alla domenica successiva, per ragioni di uniformità col calendario civile. Le Litanie minori o rogazioni, quindi, si svolgono il lunedì, il martedì e il mercoledì che seguono la V domenica dopo Pasqua.
Nel sec. V, la città di
Vienna, in Gallia, fu sconvolta da numerose
calamità: frequenti terremoti, continue sterilità
dei campi, guerre incessanti atterrivano la
popolazione. Perciò il vescovo
San Mamerto,
nel 469, istituì
tre giorni di Rogazioni [dal latino
rogare =
chiedere, pregare, supplicare] prima
dell’Ascensione: «prescrisse al popolo un digiuno,
istituì una formula di preghiera, una serie di
processioni, una felice distribuzione di elemosine»
(San Gregorio di Tours, Hist. Franc., II, 34: PL 71,
231 s.). Il
digiuno, sconosciuto a Roma nella ricorrenza
del 25 aprile, a Vienna era considerato essenziale,
come afferma Sant'Avito: «Questa festa è tale che la
sua gioia consiste nell’austerità più completa, i
suoi conviti nelle lacrime, i suoi cibi nella fame;
la sua origine risiede nella necessità, il suo
mantenimento nella carità, la sua celebrazione nel
riposo e il suo riposo nella fatica» (PL 59, 293).
Le altre città
della Gallia soggette al dominio dei Franchi
adottarono a poco a poco le Rogazioni di Vienna,
prima la città di Clermont-Ferrand, su iniziativa di
Sidonio Apollinare († 482), poi le rimanenti, finché
il primo Sinodo di Orléans, nel 511, prescrisse i
tre giorni di Rogazioni.
Anche in altri
luoghi d’Europa furono introdotte le
Rogazioni: in
Spagna, nel 517, il Concilio di Gerona le
raccomandò (can. 2), ma, volendo conservare la
prassi di non digiunare durante il tempo pasquale,
le trasferì alla settimana dopo Pentecoste. A
Milano
furono adottate tra il V e il VII sec., di certo
erano in uso prima Carlo Magno, ma venivano
celebrate la settimana dopo l’Ascensione, quando «lo
sposo se ne era ormai andato» (Borella, cit. in
Righetti, Storia liturgica, II, 398-401). In
Germania il Sinodo di Magonza le istituì nell’813: i
partecipanti alla processione dovevano incedere «non
a cavallo né indossando di abiti preziosi, ma
coperti di cenere e vestiti di cilicio, a meno che
una malattia non lo impedisca» (can. 30: Mansi, XIV,
72).