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CASTELVITTORIO

e

 

P I G N A

 

                   In alta Val Nervia, i paesi di Pigna e Castelvittorio furono a lungo divisi, la prima stava con Casa Savoia e l’altro, col nome di Castel Dho, sotto la Repubblica di Genova, nel mandamento di Triora. Oltre a questa divisione, regnava anche una cordiale e manifesta inimicizia.

                   Le faide tra comuni confinanti erano molto frequenti durante il Medioevo. Col passare del tempo queste lotte, talvolta anche sanguinose, si trasformarono in beghe strapaesane, molto spesso accompagnate da clamorosi e reciproci dispetti. Così accadde che durante alterne e continue scorribande i Castelüssi asportarono  tutte le lastre di pietra che pavimentavano la piazza principale di Pigna. I Pignàschi, di rimando, in piena notte riuscirono ad impossessarsi di due campane sul campanile della chiesa di Castelvittorio. A perenne ricordo di tale fatto, i Castelüssi vollero far incidere, nell’unica campana che andò a sostituire quelle trafugate, i seguenti distici:

                                                         1747-7-Augusti

                                       Pignenses rapuere duas gens impia nola

                                       Unde necesse fuit nos reparasse novis.

                                       Nota minor sileo, maior satis indicat actum

                                       Quod patet exemplum posteritatis erit.

 

                                                                                                    ><    "Liguria in parole  povere"  -  SAGEP Genova 1998

  

 

LE ACQUE DEL LAGU PIGU

 

        Tra i paesi di Castelvittorio e Pigna il corso della rivàira Nervia fa un’ampia ansa, dove le acque rallentando il loro corso formano una specie di lago un tempo chiamato “Lacum Putidum”. Questo nome deriva dall’odore poco gradevole di una sorgente d’acqua sulfurea che scaturendo dal suolo ad una temperatura superiore ai trenta gradi centigradi alimenta insieme alle acque della Nervia l’odierno Lago Pigo.

       Da documenti risalenti al secolo XIII la località era conosciuta e le acque utilizzate a scopo terapeutico dai monaci benedettini, che costruirono in prossimità di questo sito la chiesa di Maria Assunta. Alcuni ritrovamenti archeologici però fanno pensare che l’utilizza di queste acque a scopo curativo risalisse adirittura al periodo romano.

          Solo verso la metà del secolo scorso la sorgente di acque solforose viene sfruttata, per curare con bagni ed abluzioni malattie della pelle e ginecologiche, da un modesto stabilimento termale frequentato prevalentemente da inglesi, francesi, e signore della società genovese.

           È in questo periodo che il medico francese Jacques-Françoise Farina dell’ospedale di Mentone, visitando la Val Nervia, scrive una guida turistica della zona e, convinto della validità curativa delle acque, dedica due capitoli della stessa al progetto di una nuova e più moderna stazione termale.

         Il Farina acquista la concessione per lo sfruttamento della sorge4nte e invia campioni delle acque da analizzare a Parigi; ottenuti i risultati elenca le malattie che possono essere curate con le acque solforose del Lagu Pigo e avvia un progetto dettagliato di uno stabilimento termale da realizzare in breve tempo. Il progetto prevede tutto: le sale da bagno, villette e albergo per alloggiare gli ospiti, sala per concerti e per passatempo, sistema di imbottigliamento e magazzino destinato alla esportazione e vendita dell’acqua. Un progetto ambizioso e bellissimo per la Val Nervia che purtroppo verrà realizzato oltre un secolo dopo, alla fine degli Anni Novanta, con la creazione di uno dei più attrezzati e moderni centri termali per la cura delle malattie reumatiche, otorinolaringoiatriche, bronchiali ginecologiche e dermatologiche.

                                                                                                      >< “Liguria in parole povere” – SAGEP Genova 1998

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         A SAN TIBÉRIU, RAVIÖI SENZ’ÖRIU

                              Questo detto si riferisce ad un fatto storico accaduto nell’XI secolo.

 

       Durante una invasione saracena, intorno all’anno Mille, il paese di Pigna fu accerchiato e preso d’assedio. I Pignaschi, stanchi di subire i continui attacchi da parte dei pirati, ebbero l’idea di raccogliere tutto l’olio d’oliva che si trovava in paese. Così ad un ennesimo assalto delle truppe assedianti rovesciarono loro addosso tanti pentoloni d’olio bollente da metterli in fuga definitivamente, era il 4 di ottobre, giorno di San Tiberio, di molti anni or sono.

         I Pignaschi felici per la vittoria, oltre a ringraziare il santo che li aveva protetti, festeggiarono l’evento con grandi banchetti collettivi a base di ravioli, ma furono costretti a mangiarli senza condimento, essendo l’olio servito per sconfiggere gli assalitori.

 

          BIXIGNÒLI DERÒCA VESCHEVI

 

              Prima  della  costruzione  della  carrozzabile  da  Pigna  a  Buggio,  gli  unici mezzi di comunicazione erano i muli e gli asini. Anche il vescovo, quando andava alla parrocchia di Buggio per la visita pastorale, era costretto ad adeguarsi, cavalcando l’unico mezzo disponibile in loco. Durante una di queste visite, a causa della strada impervia, durante l’attraversamento di un guado, l’asino che trasportava il vescovo, scivolando su una lastra di pietra, subì uno scossone che fece cadere dalla groppa l’illustre passeggero, con grande spavento e preoccupazione delle numerose persone che lo seguivano. Per fortuna il vescovo non ebbe alcun danno, ma il fatto fu notato da alcuni contadini di Pigna e Castelvittorio che si trovavano nelle campagne limitrofe alla mulattiera, e da questo fatto nacque appunto il detto:”Bixignòli deròca veschevi

                                                                                            >< “Liguria in parole povere” – SAGEP Genova 1998

 

 

NOSTRA SIGNORA DI NOGARETO

 

SANTA MARIA d'u NUGAREU a'u LAGU PIGU

 

 

FOLCLORE IN BASSA VAL NERVIA