RASSEGNA STAMPA
rivelazione Valerio Anfosso, “new entry” della Compagnia, ma già
all’altezza di consumati e abili attori.
Il cast
era completato da uno spassoso Biagio Mercenaro che nei panni di un
prete di campagna, un po’ beone ma pieno di buon senso, ha dato vita
ad un personaggio incisivo e pieno di trovate, da Camilla, la
sposina insoddisfatta che ha dato modo a Marisa Raimondo di
confermare le sue qualità ormai collaudate da anni, dall’avvocato
Vespun un sempre misurato Bruno Maggioni e dalla sempre più brava
Maria Pia Pezzana, che nei panni da scià Adalgisa ha creato una
macchietta degna di grandi compagnie strappando innumerevoli risate
ed applausi a scena aperta.
Come
sempre il cast era completato dai collaboratori abituali Zoraide
Romano, suggeritrice, Andreina Raimondo, Florina Zenato, Nino
Greggio, Franco Calderazzo, Giorgio Montebugnoli, Piero Quattrone e
Delio Amalberti.
G.R.
Successo del “Teatru Ventemigliusu”
Bissando i successi che ormai si ripetono ininterrottamente da più
di mezzo secolo, anche quest’anno la Cumpagnia d’u Teatru
Ventemigliusu ha rallegrato le platee provinciali e non, nel corso
della stagione estiva che si conclude in settembre con la
performance di Rocchetta Nervina.
Nel
corso della stagione estiva iniziata con il tradizionale
appuntamento della Battaglia dei Fiori i bravi attori intemeli si
sono prodotti sui palcoscenici di Pigna, Camporosso, Cipressa,
Torri, Villa Viani, per il pubblico di casa in piazza Libertà, e San
Secondo, nonché nella trasferta extra-provinciale di Chiavari.
La
commedia scelta dai bravi attori e dal direttore e regista Pierino
Sismondini, che ancora una volta ha dato il suo prezioso contributo
di consigli si intitolava “I mastrüssi d’a scià Amalia”, una
divertente pièce, opera dell’autore ventimigliese Alberto Rebaudo e
si è rivelata molto divertente e piena di colpi di scena che hanno
appassionato gli affezionati spettatori amanti del teatro e del
dialetto ventimigliese.
Gli
interpreti hanno saputo dar vita a personaggi spassosi e intriganti
quali a scià Amalia che ha rivelato, se ancora ce ne fosse stato
bisogno, le doti artistiche di una fra le maggiori inter-preti intemelie di tutti i tempi, l’eclet-tica Aldina Gilardi; mentre
Gianfranco Maggioni è stato un loquace e perfetto Vincé (suo
fratello), la famiglia era completata da un sempre più convincente
Mauro Piagentini, nei pan-ni di Paulin, un dongiovanni di pro-vincia
ferito nell’onore come il Bell’Antonio di Brancati, e da una vera
Quale pieçe,
consona all’occasione, la Cumpagnia ha recitato “U scangiamentu d’a scià
Bregögliu”, due atti di Andrea Capano, impiantati di recente, che già sono
ascritti al repertorio classico della nostra troupe.
Il
canovaccio è sostanzialmente agevole, ma molto ben congegnato, l’azione è
costantemente sostenuta, tanto da condurre ad un finale assai brillante, pur
nell’ovvietà promessa dal titolo. Il “ventemigliusu”, usato nei serrati
dialoghi, è riconducibile a quello scritto dai “padri fondatori” del nostro “teatru”;
condizione ampiamente accertata dall’attento e scelto pubblico presente, anche
se di recente disabituato.
L’interpretazione
dell’avarissima scià Bregögliu, tratta da Aldina Gilardi, ha raggiunto il
risultato di capolavoro personale, ben sostenuta com’è stata dai virtuosi
caratteristi della Cumpagnia, che in questo lavoro pervengono all’entusiasmo.
Schietto e
diligente Biagio Mercenaro, nei molteplici panni di un arguto e duttile Girö, a
suo agio come finto medico, notaio e nuovo parroco. Coerente ed immediata
Mariapia Pezzana, sia nel sopportare i soprusi della vecchia, quanto nell’ordire
la strategia risolutrice.
La mezza età di
Censina, sorella opportunista, ha trovato un’interprete appropriata in Marisa
Raimondo, che in Cumpagnia sta maturando, sia nei ruoli che nell’espressività.
Ben risolta, dall’efficace presenza scenica di Valerio Anfosso, la ricognizione
solidale da parte di Don Miché, il volonteroso parroco poco ascoltato dalla
vecchia.
La messa in scena, necessariamente essenziale per rispettare
i tempi del “Comunale”, ha prodotto una gradevole sostanzialità, ben accolta dai
qualificati spettatori, i quali hanno mostrato così d’apprezzare la diligente
regia, curata da Gianfranco Raimondo.
Al termine, applausi assai sostenuti hanno reso evidente la
benevolenza di un pubblico, che ancora una volta si è mostrato bendisposto verso
quella originalità che contraddistingue la “Cumpagnia d’u Teatru Ventemigliusu”,
in attività da Ottant’anni.
La "ventemigliusa": ottant'anni
portati in
maniera esemplare
di Lorella Gavazzi
Domenica 25 gennaio, presso il Teatro Comunale di Ventimiglia, si è
svolta la cerimonia per l’ottantesimo anno di attività della
“Cumpagnia d’u Teatru Ventemigliusu”. La commemorazione è stata una
vera e propria festa che ha richiamato un numeroso pubblico che ha
riempito al completo il teatro. In un clima dunque gioviale,
caloroso e familiare, brillante mattatore d’eccellenza è stato
Luigino Maccario che, “tenendo” per due ore il palcoscenico ha
rivelato ancora una volta il suo innato carisma, la sua grande
capacità di calamitare l’attenzione e la sua abilità di fine ed
intelligente presentatore. Durante la cerimonia molti e molti si
sono voluti ricordare, a ragione, di tutti coloro che dalla
fondazione e fino ad oggi sono stati importanti per la continuazione
dell’attività. Nel complesso sono quindi stati consegnate vari
riconoscimenti con dedica personalizzata. Applausi per tutti.
Dai fondatori Emilio Azaretti e Filippo Rostan, agli autori,
agli attori, alle autorità che nel tempo sono state vicine alla ”Cumpagnia”,
fino a giugere al Direttore Pierino Sismondini che dal 1946,
nonostante le peripezie e la mancanza in loco del teatro, non solo
ha-traghettato fino ad oggi questa importante istituzione ma, anzi,
l’ha resa sempre forte e vitale. E proprio al Direttore, quando gli
è stata consegnata la targa di riconoscimento, il pubblico ha
rivolto una vera e propria ovazione. Un riconoscimento per la sua
persona e il suo operato, certamente, ma anche per ciò che egli
rappresenta: la “Cumpagnia”. Ed in effetti questo insieme di persone
molto hanno donato alla città. Non solo perché sono la peretta
testimonianza di un fondamento consolidato dalla completa unione di
spirito e lavoro disinteressato. Ma anche perché, nell’integrità
delle loro intenzioni rivolte al bene comune e alle tradizioni del
luogo, è già in sé l’esemplare personificazione di una forza che
appartiene ad una stirpe ligure, storicamente nota per la sua
capacità di non arrendersi mai ma, anzi, di trovare in sé il vigore
per continuare a fortificare le proprie radici e custodire ciò che
legittimamente gli appartiene.
Il possesso d’un
fisico e da reali capacità d’attrice giovane, Marisa Raimondo entra nei panni di
attempate “mairense”, con una facilità ed una bravura incomparabili;
esilarante e pratica la sua Luigina, resa con più maturità di quella “fine
Novanta”.
Bruno
Maggioni è perfetto nel ruolo di Richin, il fisico del ruolo lo sostiene,
anche quando la preparazione non è del tutto definita; così come era stato allo
scadere degli Anni Novanta, quando ha creato questo problematico personaggio.
L’ultimo acquisto della “Ventemigliusa”, il duttile e notissimo Luigi
Bruzzone, è entrato in Miché, garzone di bottega, con la dovuta sobrietà,
poggiata sull’osservazione, ma esaltata dal ruolo di insostituibile spalla. Le
medesime doti che ha saputo condividere con l’altra stella della Compagnia nel
ridottissimo intervento da “amighi d’a buciofila”. Abituato a ben altri ruoli di
protagonista, Giuliano Taggiasco ha mostrato una reale serietà d’impegno, nel
traslocare il costipato Antò verso la sua stanza da letto.
Antò
e Marì, della “Purmunite”, nel grande Gianfranco e nell’attenta
Aldina hanno trovato la conferma migliorata per l’esecuzione di questo affermato
classico. La ricolma platea del Comunale è stata percorsa da una irrefrenabile
allegria, che il pubblico mostrava ancora chiaramente all’uscita dal Teatro,
riversandosi nel capiente piazzale, testimone del comporsi di numerosi
capannelli d’approvazione.
Pandurfu
TEATRO COMUNALE
"A VENTEMIGLIUSA" IN MAGGIO
Al
Teatro Comunale, la sera di giovedì 27 maggio, Pierino Sismondini ha
presentato i suoi “ragazzi”, a chiusura della rassegna
“Venti...miglia di teatro”, quattro appuntamenti primaverili che l’Ariston
s.r.l. ha proposto per il rilancio del “teatro” al Comunale.
Le pieçe esibite, nate nei primi Anni Settanta, sono state
all’altezza della situazione: “Tütu pe’ ina camixÖra grixia”
due atti di Emilio Azaretti, dipinge situazioni d’epoca che ancora
oggi sono in grado di solleticare lo spettatore: l’Atto unico di
Filippo Rostan “Ina purmunite dugia” è ormai un classico del
Teatro Ventemigliusu, cavallo di battaglia di molti affermati
interpreti. Mentre gli interpreti inseriti in “camixöra” hanno
contribuito ad una maggior fluidità de lavoro, non tutti gli attori
derivati dalla versione Anni Novanta sono stati all’altezza.
L’impenitente Geniu reso da Gianfranco Maggioni è ormai un
personaggio fondamentale del teatro locale, forte di una raffinata
impostazione caratteriale, mostrata con una recitazione esemplare,
migliorando di molto la resa del decennio scorso.
Non
avremmo pensato di dover verificare sorprese positive nella Sunta
espressa da Aldina Gilardi, uscita con un impressionante cambio
d’aspetto, sostenuto da una opportuna mimica ed una impostazione
recitativa da premio.
Ormai
affermato interprete, Mauro Piagentini ha generato un Pepin
perfezionato al meglio, forse prodotto della maturità acquisita, che
andrebbe ulteriormente affinata, altri interessi permettendo.
Biagio
Mercenaro si conferma, nella veste talare d’un accorto monsignore, come
insostituibile attore di ruolo, che ha saputo svincolarsi con signorilità da
frangenti persino equivoci. La sua entrata, aleggiata fin dall’inizio, si è
rivelata determinante alla soluzione del thriller.
La
rediviva “lala Catarina”, è stata resa da Mariapia Pezzana con ampia ed
attenta riflessione, ma con una verve investigativa degna della grande commedia.
La sua appropriata fisicità è stata migliorata da una ricerca costumistica
calzante.
Ofelia
Ballestra si è cimentata in un ruolo delicato e rilevante, che ha svolto con
sorprendente disinvoltura. La piccante Brigitte, cocotte concreta ed
utilitaristica ne è uscita con una connaturata signorilità.
Ma il
mattatore, questa volta, è stato Mauro Piagentini, che ha saputo trasformare il
ruolo comprimario di Eture in quello di vero protagonista. Sempre
concreto e mai fuori misura, ha saputo passare dall’amatore al pseudo-dottore,
e poi all’opportunista, con una assoluta semplicità.
Come
suggeritrice, Andreina Raimondo non è una novità, ma questa volta ha saputo
tenere assai alti i ritmi, coadiuvata da Gianfranco Maggioni nell’inconsueto
ruolo di ordinatore. La scenografia di Nino Greggio è stata essenziale, ma molto
pratica, ravvivata dalla competenza di Piero Quattrone.
La
svolgersi della nuova pieçe è corso fluido e costante, soltanto il finale si è
rivelato frettoloso, quanto farcito di evidenti abbagli, su fatti avvenuti ed
oggetti ritrovati che non trovavano conferma nel precedente canovaccio.
Pandurfu
CUMPAGNIA D’U TEATRU VENTEMIGLIUSU
A RACUMANDAÇIUN
Nell’ambito di una rassegna sulla teatralità del nostro Ponente,
indetta dall’Ariston, della famiglia Vacchino; la sera di giovedì 21
maggio, la Cumpagnia d’u Teatru Ventemigliusu ha portato sul palco
del Comunale la “prima” della commedia in due atti: “A Racumandaçiun”,
adattata in ventemigliusu da Giuliano Taggiasco, che si è rivelato
così, anche un diligente autore.
Era
tempo che i ragazzi di Pierino Sismondini non si cimentavano con
lavori inediti, e nell’occasione hanno brillantemente provveduto. La
pieçe a sciarada, tessuta su parecchi equivoci, è accattivante e
lievemente farsesca; quanto basta a produrre nel pubblico una
costante ilarità, rimarcata quella sera, dalle argentine risate del
Sindaco Scullino, che non poteva mancare all’evento.
La
regia, curata da Gianfranco Raimondo, ha contato molto sulle
caratteristiche del migliore cast disponibile, disponendo così la
creazione d’una mezza dozzina di nuovi vivaci personaggi, da serbare
nella memoria.
Una
certezza è stato Giuliano Taggiasco, nei panni del “banché”, troppo
preso dal lavoro. Misurate ed efficaci le sue gag sulla presunta
malattia, intanto che procedeva molto attento ai tempi e alla
coralità.
Aldina
Gilardi ci ha ormai abituato alla creazione accurata dei più
svariati personaggi femminili, e non solo. Questa Letissia, è
la palese effige di un’annoiata borghese, “parvenue”, che si cimenta
in efficacissimi e realistici svenimenti, per cercare di confondere
il marito, in un’atmosfera intrisa di effluvi agliacei.
Marisa
Raimondo, da affermata attrice a tutto campo, con Urtensia,
ha costruito una “colf-infermiera”, accidentalmente madre, con
accurata vivacità, ma appropriata misura, specie trattando con
svariati vasi da notte.
Altre
premiazioni: alla Compagnia Città Stabile di Sanremo premio per migliore attore
giovane, migliore caratterista e il premio speciale della Comunità Montana; alla
Compagnia Stabile “Antonio Pignatta” di Bordighera premio per la migliore
attrice giovane; alla Compagnia di Montalto Ligure premio per la migliore
caratterista e alla Compagnia Filodrammatica San Michele di Pigna premio come
migliore attore a Cristofino Allavena e come commedia più originale. Complimenti
ai premiati.
G. e P.G.
Due “ventemigliuse” premiate a Pigna
L’ultima serata
del XLI Festival della Poesia e della Commedia Intemelia, dedicata
alla Musica, Canzoni e Poesie e al ricordo del dott. Renato Rebaudo
e Antonio Rebaudo, i due scrittori pignaschi recentemente scomparsi,
si è svolta sotto le stelle fra le note della Banda Alpina allietata
dal coro, tra gli applausi di un folto pubblico.
A termine della
rassegna festivaliera la giuria ha reso noto il suo verdetto, dando
il via alle premiazioni e consegnando a tutti i Poeti presenti e
alle Compagnie teatrali una targa di partecipazione.
Anche quest’anno due nostre concittadine “ventemigliuse”
sono state premiate: per il Teatro, come “migliore attrice”. Aldina
Gilardi del Teatru Ventemigliusu nel ruolo di Amalia nella commedia
“Pescavui de cana” di Emilio Azaretti e come “migliore poesia”,
Pierina Giauna con i suoi versi “Intu silenziu”.
Aldina Gilardi nel ruolo di Amalia
Ilaria
Gastaudo, attraente e definita, ha portato una attendibilissima, quindicenne,
Segundina, pur nelle ristrettezze del copione, mentre Valerio Anfosso ha
passato a Cesarin i tratti della sua verve naturale, concedendo però il
dovuto alla costruzione del personaggio: provvedendo a cambiare dinamicità ad
ogni entrata.
Nella continuità della tradizione è stata la direzione di Pierino Sismondini, il
quale, visibilmente commosso, per la terza volta nella sua vita, ha calcato le
tavole nuove di un Teatro Comunale ristrutturato, com’era successo nel 1938 e
poi nel ’47.
Al termine dell’applaudita performance, nella sua qualità di Direttore, Pierino
è sceso in platea, a rendere ossequio alla Signora Matilde Azaretti, che
accompagnata dalla figlia Emilia, ha concesso alla Cumpagnia una gradita
condivisione.
In quest’importante occasione, si è così ricordato l’autore della piece;
riportando la memoria alle altre numerose commedie del repertorio ventimigliese,
ma soprattutto si è reso omaggio al co-fondatore della Cumpagnia d’u Teatru,
ed al promotore di tanta, e tanta, della cultura ancor viva nella nostra Città.
Del resto, egli è stato partecipe, a tutta l’avventura nella ristrutturazione
del Comunale, seguendo i lavori dal blocco marmoreo e bronzeo che lo ritrae,
sotto l’ulivo dell’aiuola che fronteggia il Teatro.
Questa volta, nel parterre erano presenti ben due sindaci, in attesa del
passaggio di poteri, quello uscente, Giorgio Valfrè, che la ristrutturazione del
Teatro ha caparbiamente portato a termine; con Gaetano Scullino, che del Teatro
dovrà essere l’esecutore del rifiorimento.
L’ultimo atto delle celebrazioni per la riapertura del Comunale da parte
dell’Assessore alle Manifestazioni, Tito Giro, è stato quello di consegnare
ufficialmente alla Cumpagnia d’u Teatru la concessione di fregiarsi della
dicitura “Città di Ventimiglia”, con tutto quello che il titolo comporta.
A
chiudere la bella serata di Teatru Ventemigliusu, a sostegno del presentatore,
Luigino Maccario; è stato Fortunato Scordo, il Direttore Artistico del mese di
spettacoli allestiti per la riapertura, il quale visibilmente commosso, ha
annunciato il fatidico: “Cali il sipario”, con l’intima speranza che si riapra
al più presto, con spettacoli almeno altrettanto degni.
L’equipe operativa mista Comune-Ariston, che ha sostenuto Fru per tutto
il mese, con definita professionalità, ha dato inizio allo svuotamento
“tecnologico” del Comunale; operazione svolta tra il magone di tutti i presenti.
Il prossimo gestore del Comunale dovrà
allestirvi anche il proprio supporto tecnico-sonoro. A questo proposito la
Cumpagnia suggerirebbe un deciso ampliamento dell’impianto di diffusione sonora
della voce.
Pandurfu
Rinviata dal periodo
d’esordio delle manifestazioni per la riapertura del Comunale, la
serata di teatro della Cumpagnia d’u Teatru Ventemigliusu ha
finito per chiudere questo impareggiabile periodo di cultura in
città. Il pubblico è intervenuto talmente in massa, da costringere
molte persone a rimanere fuori; e l’organizzazione ne chiede sentito
perdono.
La commedia di repertorio in esecuzione è stata “A rivincita de
Pascà”, tre atti di Emilio Azaretti, scritta nel 1980; dalla
comicità a tratti esilarante. Gli interpreti sono stati alquanto
all’altezza della situazione, anche con la presenza di una forte
dose di commozione diffusa, a causa dell’atmosfera che si è
respirata nel rinnovato Teatro, che ha le fattezze di un’accurata
bomboniera.
La scena è stata allestita, secondo i canoni della Cumpagnia,
dal perenne “capu machinista” Nino Greggio, coadiuvato dal
volontario geometra Luca Lacqua e da Franco Calderazzo.
Dell’ingombrante apposita botola, Zorajda Romano ha suggerito il
canovaccio, a tratti in sovrabbondante misura; mentre tra le quinte,
una dinamica ed attenta Andreina Raimondo ed un diligente Piero
Quattrone hanno ordinato ed assistito i movimenti di scena.
Nei ruoli: il Pascà ripreso da Giuliano Taggiasco, da
protagonista, è stato un personaggio molto più accurato di quello
che aveva realizzato negli Anni Ottanta: esaltante la mimica e
trascinanti quanto corretti i momenti decisivi della trama. La
crescita tecnica di Giuliano è oggi assai raffinata e matura, e lo
pone tra i più quotati interpreti di sempre della Cumpagnia.
Aldina Gilardi è stata una scrupolosa Chechina, che ha saputo
trarre il meglio dal confronto, a distanza di tempo, col “fenomeno”
Genia Viale; raffinandolo però con una presenza ed una mimica degna
di una grande attrice. Il suo personaggio, dalle fattezze di
orgogliosa borghese, ha saputo produrre spunti tanto sovversivi
quanto conformisti, che per questo ruolo non erano ancora stati
designati.
Un’accertata conferma, da parte di Maria Pia Pezzana, è stata la sua
Filumena, la sorella convivente sempre pronta ad immischiarsi
con petulanza nelle crisi di famiglia, resa con una mimica
irrefrenabile ed una recitazione confacente.
Biagio Mercenaro ha raccontato con grande verve ed, a tratti con
buona foga, il balbuziente ed imprevedibile Giaçintu. Come ha
superato l’impatto col cultuale ambiente del Comunale, ha veramente
tinteggiato un ruolo perfetto ed entusiasmante.
Emma Marcon ha rispolverato
una Tavia non molto sanguigna ed irruente, com’era stata
negli Anni Ottanta. Ne è uscito un personaggio decelerato ed incerto
che, a tratti, rendeva laborioso il dialogo. Ha però conservato la
usuale presenza, del resto nota ai suoi numerosissimi fans.
Marisa Raimondo ha disegnato una Silvana d’alto profilo, la
migliore tra quelle richieste e concesse, nel tempo, a questo
composito personaggio. Una conferma, del resto, sia nei ruoli
giovani, che invecchiando rapidamente quando è richiesto.
La disinvoltura e la
prestanza di Valerio Anfosso hanno dato corpo a un attendibile Don Miché,
parroco propenso alla ricerca della carità risolutrice, più che a sterili: fede
e speranza.
Aldina Gilardi, dunque, si
evolve in un’anziana Scià Bregögliu, avara all’inverosimile, che nasconde il
congruo gruzzolo in grembo, secondo la mentalità femminile, così corporale da
non fidarsi neppure delle casseforti.
Risulta persino maniacale
nell’avarizia del primo atto, ma diventa esilarante nella trasformazione della
abbindolata moribonda, del secondo atto. Ogni tic, ogni battuta, ogni
circostanza vengono rese con una proprietà intensamente evidente.
La profonda cultura teatrale
di Gianfranco Raimondo traspare tutta nelle trovate della messinscena, con
costruzioni di evidente miglioramento del canovaccio e caratteri ottimamente
inseriti.
La dovuta brevità della
commedia non ancora nota, ha suggerito alla Cumpagnia di abbinarvi uno dei
cavalli di battaglia di Costante Vallepiano, lo Steva Verrandu di “Chi
u l’è u mariu de Cesira”, questa volta in duello con l’azzeccato Batistin
di Mauro Piagentini, interprete ormai navigato; accompagnati dall’istrionica
Catarina Rebaudu di Emma Marcon, ben sostenuta da Zoraide Romano.
Con queste due
rappresentazioni sceniche, l’attenta direzione di Pierino Sismondini ha dato
senso ad uno spettacolo di ottima levatura, che le ormai obsolete serate
pignasche non hanno provveduto ad esaltare, come sarebbe stato meritorio. Gli
sforzi materiali di Nino Greggio e Franco Calderazzo, per allestire uno scenario
secondo i canoni della tradizione intemelia, risultano persino dilatati in
rapporto alle poltrone riempite.
Teatru Ventemigliusu
BREGÖGLIU A PIGNA
Giovedì 20 luglio,
partecipando al XXXIX Festival della Poesia e della Commedia
Intemelia, in Pigna, la Cumpagnia d’u Teatru Ventemigliusu
ha presentato una nuova commedia in due atti, scritta dal professor
Andrea Capano, con un occhio alla tradizione locale partendo dalla
sempre godibile Commedia dell’Arte.
Secondo la consuetudine, la
pieçe era nata al “maschile” ed avrebbe trovato in Gianfranco
Raimondo un interprete eccezionale, se non avesse preferito
cimentarsi nella regia, per compiacere alla richiesta di Aldina
Gilardi, la quale sentiva sua quella parte, con una lungimiranza che
è stata gratificata, trovando d’accordo finanche l’autore.
Ecco che “U scangiamentu
d’u Sciù Bregögliu” diventa quello d’a Scià Bregögliu,
ricca e scorbutica avara interpretata appunto da Aldina. Allora,
diventava più consono abbinare alla protagonista una sorella, in
luogo del fratello assennato, ma povero, del copione; ecco la parte
ideale per Marisa Raimondo, spigliata ed essenziale, certamente una
certezza in scena, qualunque età o ruolo interpreti.
Maria Pia Pezzana è padrona
della scena con una naturalezza accattivante; segue il dialogo,
partecipandone alle emozioni anche se non è impegnata direttamente,
rendendo realistico l’insieme. Da corpo alla bistrattata
collaboratrice domestica della Bregögliu, pronta a dimostrare tutta
l’arguzia possibile nel secondo atto, quando architetta con Girò la
rivincita dell’appetito.
Detto ruolo, assunto da un
Biagio Marcenaro in gran forma, è il trascurato uomo di fiducia
dell’avarona, il quale riempie il secondo atto con tre consecutivi e
ricercati travestimenti: nella parte del giovane medico, del
compiacente notaio e del bonario parroco, tutti azzeccati nei
costumi e nella cadenza.
Dopo la rituale
caramella d’intervallo, distribuita dall’Assistente Zorajda Romano; la seconda
parte, basata sulla lettura interpretata del repertorio teatrale ventimigliese,
ha proposto: «Dui marìi in galera», atto unico di Emilio Azaretti; «I sun megliu
i omi o e done ?», atto unico di Filippo Rostan e «A scöřa d’i marìi», tre atti
di Yvan Dakordiu.
In questa rassegna è emerso l’innato istrionismo di
Gianfranco Raimondo che ha espresso esaltanti interpretazioni dei personaggi
basilari nel repertorio locale, tali da poter ancor più valere sul palcoscenico.
Mentre si presentavano scontate le apparizioni di Pierino e
Luigino, sono stati ognora valide le caratterizzazioni esposte da Aldina, Emma e
Mariapia, ancor più cimentandosi, forzatamente, in ruoli maschili; intanto che
Biagio Mercenaro, ha ripreso, nella lettura, i successi conseguiti in teatro.
Stimolata dall’Unitré, si è aggregata, veramente, una bella
squadra, sostenuta da un pubblico straordinario.
G.R.
Störie, puesìe e teàtru
All’Unitre hanno avuto
luogo i quattro incontri previsti dal corso di cultura popolare
locale, guidati da Pierino Sismondini e supportati dalla Cumpagnia
d’u Teatru Ventemigliusu.
Nella sede di Ventimiglia, è stato il corso maggiormente
seguito: avendo potuto contare sulla regolare presenza di oltre
cinquanta utenti, tutti molto attratti dalle proposte, le letture e
le «interpretazioni» dei «nostri» attori.
Una prima parte di ogni incontro ha previsto la lettura di
brani letterari in ventimigliese che Pierino Sismondini ha prelevato
dal vasto archivio della Cumpagnia e da quello suo personale.
Gianfranco Raimondo ha deliziato declamando poesie del «Giacuré»
e brani che egli stesso ha elaborato su canovacci famosi, mentre
Luigino Maccario ha intrattenuto sulla tradizione temporale del
territorio.
Le donne della Cumpagnia hanno letto e declamato pagine
particolarmente gioiose. Aldina Gilardi: raffinate poesie; Emma
Marcon: aneddoti pepati e Mariapia Pezzana Calderazzo: succulenti
brani in camporossino.
La prestanza fisica ha consentito a Luigi Bruzzone di sottolineare un credibile Marescialu Ferrari, chiave di volta di tutta la trama, risolta con la sua abituale efficienza.
Soddisfacente anche il Martin tracciato da Mauro Piagentini, che ha impiegato il suo nutrito bagaglio di esperienza per quanto gli hanno concesso le ristrettezze del copione.
Sufficientemente credibile la Rensa sistemata da Ofelia Ballestra, traendola da un copione svantaggioso verso le sue prerogative.
L’aspetto giovanile custodito da Biagio Mercenaro gli ha concesso di tracciare un buon Bertu, ruolo marcato da passaggi piuttosto ostici, cui ha fatto fronte da par suo.
Affrontando nuovamente un ruolo di moglie sdegnosa, Aldina Gilardi si è impegnata non poco per suscitare una Petrunila adeguata e nella maggior parte dei tratti ci è riuscita, mostrando però una certa fatica.
Ancora una volta in primo piano, Giuliano Taggiasco ha provato a disegnare un Giacò dilettevole in ogni suo aspetto, ma le troppe difficoltà celate nel copione, glielo hanno concesso soltanto a tratti, permettendogli comunque un buon successo.
Pandurfu
Teatro Comunale
LA NOTTE DI HALLOWEEN NON PREMIA "A VENTEMIGLIUSA"
La “antica” tradizione di rendere attivo il palcoscenico del Teatro Comunale in autunno, anche quest’anno è stata rispettata. “A Ventemigliusa”, per il terzo anno consecutivo, ha presentato la sua commedia più attuale, in una data che ormai è diventata globale per via di Halloween, ma la concomitanza non la ha premiata.
Sostenuta dalla Commissione Straordinaria che amministra il nostro Comune, la Cumpagnia d’u Teatru diretta da Pierino Sismondini ha potuto contare sull’attivo staff dell’Ufficio Manifestazioni, per portare in scena “U fantarsma d’u barba Tarcisu”, due atti adattati da Giuliano Taggisco, ambientati in un recente passato. La brillante trama non sfigura nell’ampio patrimonio di copioni prodotti dai fondatori: Emilio Azaretti e Filippo Rostan, seguendo il filone dei lavori scritti da Anacleto Ughes, Alberto Rebaudo e Gianfranco Raimondo.
Il Teatro dunque non era gremito, ma il pubblico è apparso attento e ha sostenuto gli attori con misura, sfoggiando lodevoli risate. La scenografia della “Cumpagnia” non ce la fa più ad apparire apprezzabile. Suoni e luci appena sufficienti, bene qualche costume, ma mediocri le truccature, in qualche caso assenti, adeguatamente preciso il coordi-namento di scena.
U Barba Tarcisu non si mostrava un ruolo facile da espletare, sicché Roberto Pastorino ha dovuto e saputo trarre fuori una valida interpretazione, che lo colloca tra le certezze del complesso.
Anche la domestica Tecla svolta da Mariapia Pezzana, è risultata un personaggio efficace e brillante, pronta a sottolineare le incoerenze della famiglia, non senza disdegnare il completo coinvolgimento, con consono comportamento.
LA VOCE INTEMELIA anno LXVIII n. 11
- novembre 2013
Il “fisico del ruolo” di cui è stato ben dotato Roberto Pastorino, unito ad una buona dose di ermeneutica personale, hanno disegnato un validissimo Bacì Lüpi, chelu maixelà che ghe smangia u fronte, non proprio agevole da realizzare, ma riuscitissimo.
La stessa moldava mudela de gran sartù, col nome francesizzante di Zisette Bouasson, pare sia stata disegnata appositamente per la classe e le doti canore di Daniela Rebaudo, a proprio agio, per ottenere una veramente azzeccata interpretazione, da attenta e raffinata artista.
Una indubbia conferma ha suscitato Mariapia Pezzana, immersa nel ruolo della barunessa Pulunì Porro, maire de Lambertu, espresso con un’alterigia di non facile esecuzione, che immancabilmente ha finito per sciogliersi al richiamo delle “begonie” incontrate in gioventù.
Della “Ventemigliusa”, Luigi Bruzzone pare confermarsi elemento prezioso; uomo di punta che trova ormai modo di esprimere ruoli sempre vincenti, come questo del prufessù de ginastica Miché Bursetti, collegamento occultato della intricata trama, reso con proprietà di analisi e di presenza.
Pare inossidabile Mauro Piagentini, ha reso con vigore il ruolo di giovane praticante int’u Stüdiu Curbagi, un complicato Lambertu Doria, succube delle inquietudini d’a sou mamà, messe in scena con la comunicativa comica che gli è propria.
Un’altra sublime interpretazione per Aldina Gilardi, che ha tracciato una Girumina, la guvernante in ca’ Curbagi, usando tutto il bagaglio maturato nella sublime carriera; quella che la conferma assoluta primadonna della “Cumpagnia”.
Ormai da anni si mostrava attrice completa, Marisa Raimondo, cui il fisico gli consente, durevolmente, appropriati ruoli giovanili, ma questa Luisa Ascensu, nessa de l’avucatu, ha finanche definito le sue integre possibilità, mettendola in corsa per ruoli a tutto tondo che l’attendono.
Avendo adattato egli stesso i due atti, Giuliano Taggiasco non poteva che esaltarne il ruolo principale, un Tunin Curbagi, avucatu civilista, reso a livelli di quasi perfezione, potenziati da una adeguata pienezza e ricercatezza.
Pandurfu
Teatro Comunale
UN AFFEZIONATO PUBBLICO SOSTIENE "A VENTEMIGLIUSA"
Il palcoscenico del Teatro Comunale è nuovamente agibile dal 2008, ma soltanto lo scorso anno “A Ventemigliusa” ha riproposto la tradizione di presentare la commedia dell’anno, nelle prime settimane d’ottobre; confermandola anche in questo 2012, a ragione della particolare considerazione accordatagli dalla Commissione Straordinaria che ammi-nistra il nostro Comune.
Il personale municipale, opportunamente guidato dallo staff dell’Ufficio Manifestazioni, ha reso speciale la serata del 18 ottobre scorso, appunto l’evento che ha visto protagonista la “Cumpagnia d’u Teatru Ventemigliusu”, diretta da Pierino Sismondini, la quale, nell’ambito di “Autunno in scena” espresso dalla sanremese “Cooperativa C.M.C.”, ha presentato “Tunin Curbàgi, espertu in mariàgi”, due atti adattati da Giuliano Taggisco, ambientati nell’Anno Duemila.
Dopo la brillante esecuzione al Comunale, questo lavoro, che pare sia stato stilisticamente osservato da Luigino Maccario, è di buon grado entrato a far parte del repertorio congeniale alla “Cumpagnia”, andando ad aggiungersi all’ampio patrimonio delle indimenticabili pieçe, prodotte dai fondatori: Emilio Azaretti e Filippo Rostan, integrate nel tempo dagli adeguati lavori di Anacleto Ughes, Alberto Rebaudo e Gianfranco Raimondo.
Il Teatro era gremito, in ogni ordine di posti, da un pubblico attento e ben disposto, che ha sostenuto gli attori con opportuni applausi, non mancando di sottolineare l’interpre-tazione con imponenti risate.
Onesta la scenografia, pur se lasciava trasparire tutta la vetustà delle attrezzature, in dotazione alla “Cumpagnia”. Qualche smagliatura nel coordinamento suoni e luci, che ha fronteggiato altresì il troppo labile sonoro, espresso nella vastità della sala. Bene costumista e truccatori, passabile la concentrazione nelle entrate.
Occorre fare i complimenti a quanti contribuiscono allo svolgersi dell’azione scenica, non apparendo come sarebbe giusto fosse. L’attenta suggeritrice Zorajda Romano, la dinamica ordinatrice Andreina Raimondo. I macchinisti: Nino Greggio, Salvatore Cicerone e Piero Quattrone, coadiuvati dai tecnici: Franco Calderazzo, Luca Lacqua e Giorgio Montebugnoli.
In sostanziale crescita interpre-tativa, Biagio Mercenaro ha tracciato il variegato ritratto del pustin Giuà Asplanau, sbanfatù de faixörin; continua-mente disponibile ad innamorarsi, più o meno per interesse, a volte macabro, ma molto attratto dalle grazie di Viturina, l’esüberante muglié de Bacì Lüpi, personaggio tracciato da Ofelia Ballestra, che ne ha saputo ben centrare la complicata figura, dando conferma delle proprie insite doti sceniche. In un ormai lontano passato queste sono state frenate dallo stacco generazionale verso la parlata.
LA VOCE INTEMELIA anno LXVII n. 11
- novembre 2012
Bel personaggio: “Antunieta”, una “fantina d’età e
ciapetéira”, ben dosata da Mariapia Pezzana, che l’ha
raffigurata con efficacia, ottenendo un diffuso riscontro
affettuoso, tra l’attento pubblico.
La certezza artistica di Marisa Raimondo, ha ottimamente retto
il ruolo giovanile di “Paulina”, la figlia che è capace
d’affrancarsi con l’aiuto dell’amore.
A proprio agio nei panni dell’avvocato “Aldu Arringa”, Mauro
Piagentini ha mostrato una credibile rappresentazione di
fidanzato redento, quanto burlone ed opportunista.
In costante crescita recitativa, Ofelia Ballestra si è ritrovata
benissimo nei panni di “Rusina”, la nipote ospitata, che
interviene non poco tra le difficoltà della cugina Paulina.
Cresciuto nei vincoli delle trasferte estive, il debutto
teatrale di Daniela Rebaudo è stato senz’altro di valore. Da
figlia d’arte ha badato a tratteggiare una credibile “Rina
Belaria”, importante ruolo d’azione e di copertura.
Una spanna in più l’ha raggiunta Luigi Bruzzone, nel ruolo
centrale dell’opera, il “Segundin” un po’ “babulu”
quanto tenero, incessantemente scambiato e pesantemente vessato;
reso con grande perizia.
Riscontrata una
ricercata definizione dell’abbigliamento d’epoca, con vari cambi
di costume, specie femminili, sempre appropriati e preziosi.
Dietro le quinte, non sono stati da meno gli specialisti della
Cumpagnia: la suggeritrice Zorajda Romano,
l’impareggiabile e infaticabile “urdinatrice” Andreina
Raimondo; per non parlare dei tecnici: Nino Greggio, Franco
Calderazzo, Luca Lacqua, Giorgio Montebugnoli e Salvatore
Cicerone, che abbiamo notato ben appoggiati ad un ritrovato
Luigino Maccario.
Una bella serata di prosa, a demarcare la stagione invernale,
che suggerisce l’inserimento di almeno un’altra nel corso
dell’anno, magari in primavera.
Pandurfu
Teatro Comunale
SUCCESSO VENTEMIGLIUSU
Disposta dall’Amministrazione Comunale, attraverso l’impegno
dall’Assessorato alle Manifestazioni, giovedì 13 ottobre, è andata
in scena al Comunale la commedia in tre atti, “Ina muglié pe’
Segundin”, adattata da Giuliano Taggiasco; pieçe divertente ed
accattivante che ha dato modo agli attori della Cumpagnia d’u
Teatru Ventemigliusu, diretta da Pierino Sismondini, di ottenere
un lusinghiero successo.
Non è stato un caso, l’assegnazione del Premio “Ciciò, u Capu”,
che avevano conseguito a Taggia, in primavera, quale miglior
performance recitativa. L’apparato è valido, l’adattamento efficace
e le opportunità caratterizzanti sono disponibili a tutto campo.
“A Ventemigliusa” ha cercato di ravvivare la solita ormai
logora scenografia, con una luminosa veranda e un po’ d’arredo
appariscente; certo che anche quello ha contribuito al successo,
riconducendo la scena agli Anni Trenta, quelli richiesti dal
copione.
Se
il “Geniu”, grossista di formaggi, reso da Giuliano
Taggiasco, ha seguito le indicazioni dell’autore; il copione gli ha
concesso un sicuro risultato, ma l’impostazione di questo conseguito
personaggio è stata valorizzata da un notevole supporto, che i
comprimari gli hanno procurato in notevole quantità.
Già Aldina Gilardi, azzeccata “Luigina”, la moglie
tangibilmente allergica ad ogni sorta di “casearia”; ma tenace
fondatrice della incombente associazione benefica, è stata
essenziale al volgere della complicata trama, in netto contrasto con
le azioni dell’indelicato marito.
Un’interpretazione delle sue, ha concesso a Gianfranco Maggioni, di
dar corpo ad un singolare “Vinçé”, il cognato anch’egli
implicato nelle trame della recriminata “Frufrù”.
A completare la terna d’amiconi, il generoso “prufessù
Lindu”, ha trovato completezza nei caratteri innati di Biagio
Mercenaro, che ha condotto una delle sue migliori, recenti
prestazioni in crescendo.
A condire il pregiato riconoscimento, materializzato da una
elegante coppa ceramica, è arrivato anche il riconoscimento
quale “miglior attrice” partecipante alla bravissima Aldina
Gilardi, in “Luigina Lurensi”, seguita dall’assegnazione di
“miglior attor giovane”, riservata a Mauro Piagentini.
La felice
performance, oltre che alla validità del copione, è stata
possibile grazie alle interpretazioni di Giuliano Taggiasco, con
l’onere del protagonista, ben coadiuvato dai già citati
premiati, ma anche dalla figura di Antunieta, una fantastica
“fantina d’età e ciapetéira” realizzata da Mariapia Pezzana;
dall’esperienza interpretativa di Gianfranco Maggioni, da un
impagabile “Segundin” elaborato da Luigi Bruzzone, dalla
certezza artistica della giovanile Marisa Raimondo, dalla
trascinante ilarità del “Lindu” di Biagio Mercenaro, dalla
inevitabile conferma di Ofelia Ballestra, come dal credibile
debutto d’impegno di Daniela Rebaudo, in una centrata “Rina
Belaria”, vero ganglio della pieçe.
Non sono stati da meno gli specialisti della Cumpagnia: la
suggeritrice Zorajda Romano, la coordinatrice Andreina Raimondo,
coi tecnici: Nino Greggio, Franco Calderazzo, Luca Lacqua e
Salvatore Cicerone, sempre all’altezza della situazione.
Teatru Ventemigliusu
A TAGGIA, DEBUTTO COL BOTTO
I “ragazzi” di Pierino
Sismondini, dopo aver trascorso molte serate invernali nella sede di
“Casa Azaretti”, in via Roma; impegnati nelle prove e nei
perfezionamenti inerenti la commedia originale, da presentare per la
Stagione 2011, portandola al debutto nella competente piazza di
Taggia, hanno ottenuto un inaspettato riconoscimento.
L’ormai affermata rassegna di teatro “Ciciò u Capu”, che illumina
molte serate in Piazza Trinità, nel Centro Storico tabiese, ha
ritenuto di riconoscere vincente la messa in scena dei tre atti
elaborati da Giuliano Taggiasco, col titolo “Ina muglié pe’ Segundin”,
null’altro che il repertorio stagionale de “A Ventemigliusa”.
Biagio Mercenaro: Assessore ai “purganti”; Daniela Rebaudo: al
debutto di attrice; Roberto Pastorino: valido Consigliere
“verde” e Luigi Bruzzone: appropriato vero Ispettore; hanno
magistralmente integrato il cast, senza sbavature di sorta.
Al termine della recita, il Sindaco Gaetano Antonio Scullino,
accompagnato dagli Assessori Roberto Nazzari e Andrea Spinosi,
ha omaggiato con fiori le valide attrici, ma anche le assidue
specializzate di retropalco: Zorajda Romano e Andreina Raimondo,
tra i continuativi applausi del pubblico.
Teatru Ventemigliusu
UNA PRIMA DI RECUPERO
La sera
del 18 agosto, sul Belvedere del Resentello, veramente gremito di
pubblico, la Cumpagnia d’u Teatru Ventemigliusu ha riproposto
“INDUVINA CHI VEN A SDERNÀ”, tre atti scritti da Gianfranco Raimondo
agli esordi della Seconda Repubblica, che anche oggi, si sono
mostrati di grande attualità.
Doveva essere la piece dell’intera stagione di trasferte, mentre si
è poi adeguata a riempirne il terminale, godendo però di quella che
è stata una specie di prima di metà agosto; in questo momento di
riscoperta della “Ventemigliusa” da parte del grande pubblico, da
quando la Compagnia domina anche al Comunale.
La trama è basata sulle “avventure” di un Sindaco ed un Assessore,
che scambiano un “astràcu”, un perdente al Casinò in cerca di aiuto,
per l’Ispettore ministeriale impro-priamente annunciato. Col
coinvol-gimento delle famiglie, ne sorgono dei momenti d’inebriante
comicità.
Il cast della “Ventemigliusa”, diretta da Pierino Sismondini, che ha
ottenuto questo esaltante successo era composto da: Gianfranco
Maggioni: Sindaco concretizzato; Aldina Gilardi: involontaria moglie
fedifraga; Mauro Piagentini: elegante astracu; Marisa
Raimondo: figliola con velleità di sceneggiatrice; che sono stati i
veterani di base della pieçe.
La concentrazione interpretativa e la scelta dei costumi, praticata da Paola Bruno per le sue molteplici perfor-mance, nel caso è servita a definire una stuzzicante Nives Frufrù, prorompente dal ruolo della azzimata Madama Boglione, Carla Maccario ha affrontato il ruolo centrale di Ivana, la dolce moglie del protagonista, quando l’allestimento era assai inoltrato, sapendone trarre caratteri marcati, tra l’ingenuo e il bellicoso, degni della circostanza.
In generale, il cast di lungo corso continua a mostrare il mantenimento d’una interpretazione uniforme da postazione inamovibile, che ha però concesso buoni risultati a quanti hanno mostrato di possedere un’effettiva conoscenza del copione.
Un appropriato Stefà, maggior-domo di casa Palanca, è venuto fuori dalle perplessità di un avveduto Mauro Piagentini, nella spirale di pause non sempre volontarie, ma comunque efficaci.
Sufficientemente brillante e dina-mico Biagio Mercenaro ha tracciato un convincente Carlin Lurensi, da buon coprotagonista, nella forma richiesta dalla trama; così come Mariapia Pezzana ha saputo condividere i complicati ruoli di amante del dottore però consorte del generale, legati al fondamentale personaggio di Rumilda.
Il controverso ruolo di Anatoliu Anfossu, generale in pensione, ha trovato in Luigi Bruzzone l’ideale interprete, sia per fisico che per peculiarità d’azione, indispensabili nei delicati messinscena determinati da Feydeau.
Pur in veste di comprimaria, Aldina Gilardi è emersa nel ruolo d’a scià Lucia, madre di Ivana, pertanto con incombenze da suocera; ma anche con occorrenze di regalità, proposte attra-verso la sua affinata esperienza, qualità che la rende imprescindibile.
L’originale comicità di cui è dotato Giuliano Taggiasco ha definito il ruolo di Migliu Palanca, meigu e scas-sigòtu, nei parametri originati dallo adattamento, definendo così un canovaccio che ha saputo divertire il pubblico, pur eludendo laboriose trame.
Pandurfu
“Rassegna” del venerdì, al “Comunale”
PUBBLICO AFFEZIONATO PER “A SARTUIRA” D’Ê ASSE”
L’incertezza cinematografica del “Comunale” ha costretto l’attuale Giunta Amministrativa di destinare al teatro la serata del venerdì. La nuova condizione non ha potuto ancora essere valutata appieno, mentre il 21 novembre “A Ventemigliusa” ha bene-ficiato del sostegno d’una pregevole entità di affezionati spettatori.
L’evento faceva parte di una “Rassegna” dedicata al vernacolo regionale, promossa dall’Assessorato alle Manifestazioni e portata a compimento dal personale dell’Ufficio, tra mille problematiche, concedendo però alla “Cumpagnia d’u Teatru Ventemigliusu” di mettere in scena “A sartuira d’ê Asse”, tre atti ricavati da Giuliano Taggisco, adattando una nota pieçe di Feydau.
Un pubblico attento e ben disposto, collocato unicamente in platea, ha immancabilmente sostenuto gli attori con opportuni applausi, non mancando di dare rilievo ai momenti più esaltanti con gagliarde risate.
Ancora una volta, le vetuste attrezzature hanno acconsentito alla “Cumpagnia” di presentare uno scenario poco più che essenziale e per di più si sono evidenziati disguidi operativi, specie col sipario. Bene costumista e truccatori, buona la concentrazione nelle entrate. Dunque: complimenti all’attenta suggeritrice Zorajda Romano, alla dinamica ordinatrice Andreina Raimondo e alla consulenza di Luigino Maccario. Bene i macchinisti: Nino Greggio, Salvatore Cicerone e Piero Quattrone, coadiuvati dai tecnici: Franco Calderazzo, Luca Lacqua e Giorgio Montebugnoli.
Dal cast ormai sperimentato, sono favorevolmente emerse le tre attrici che vi sono appena approdate, dando una decisa svolta alla recitazione collettiva. Angela Scioli ha tratteggiato da par suo le stravaganze della attempata signo-rina Pumelina, restituendone un perso-naggio di spicco, curato nei particolari, anche estetici, che lo hanno reso adeguatamente nostrano, com’era apparso auspicabile.
LA VOCE INTEMELIA anno LXIX n. 12
- dicembre 2014