TRADIZIONE
E
FOLCLORE
IN
Riti e manifestazioni della profonda tradizione locale
Le processioni di San Bastian, in Vallata
La rievocazione de "Ra Barca" a Baiardo
Per la Pentecoste, a Baiardo, viene
ripresa un’antica tradizione a cui partecipa l’intero paese: il girare
ra Barca.
Nella vigilia della festa, i giovani del luogo visitano gli ampi boschi
comunali con l’atavica facoltà di trarne il larice più alto e maestoso.
Con esso si fa un’altissima antenna, in piazza, al culmine della quale
si colloca un giovane e vigoroso apice ricavato da un pino che ha
funzioni vivificanti per la natura primaverile. Una volta rizzata
l’antenna e aggiunta la culminante protesi vitalizzante, tutto il paese
si radunava attorno al simbolo rituale per formare un grande girotondo
al canto di un' antico poema popolare.
In esso si racconta la storia di un
marinaio pisano giunto a Baiardo per estrarre dai boschi alte antenne
per le navi della Repubblica marinara toscana quando Genova era ancora
una città di orticoltori. Del marinaio si innamora una delle figlie del
signorotto locale, che, scoperta la tresca, trascina la figlia nella
piazza e pubblicamente le mozza la testa.
Gli Eraclidi non sono stati assenti sul territorio intemelio, sia per la presenza dei Massalioti sul mare, sia per il percorso della antica strada Eraclea, che passava nei pressi di Monte Bignone.
Nell'eiresione si portava un ramo di fico o di olivo guarnito di fili di lana, come allora il ramo dei supplici ricolmo di primizie di ogni specie, per indicare la fine della sterilità. Come l'alloro processionale della Bassa Val Nervia, l’alberello sul culmine de “ra Barca” può essere retaggio degli antichi riti della “eiresione”, che ha poi aderito a spunti più originali nel corso dei secoli.
Una curiosità sull'erezione del tronco di larice è legata alla sua identificazione che si fa con l'antenna della barca, citata nel poema popolare; però, proprio nelle campagne di Baiardo e dintorni: "a bàrca" è il pagliaio estivo, issato attorno al palo nei pressi della fienagione, in attesa di traslocare il fieno all'assustu, tanto che una voluminosa quantità di erba secca si riconosce come ina barcà de fen.
Al sito di Wikipédia su feste, fiere e sagre, a Baiardo, lasciamo il compito di illustrare i dettagli de "Ra Barca", manifestazione di Pentecoste, qui ci limitiamo a segnalare l'attenta ricerca, curata da Andrea Gandolfo sul libro web: La Provincia di Imperia: storia, arti, tradizioni.
Una bella sequenza di immagini è su ra_Bàrca_a_Baiàrdo, di JAlbum.
Da questo racconto si trae abbastanza chiaramente un esempio di
purificazione pubblica con la giovane innamorata nelle vesti del capro
espiatorio. Tutto il rituale, naturalmente, al di là della più recente
e sentimentale storia d’amore inseritavi, ha una indubbia origine atavica.
La morte violenta della figlia
del conte ha forte legame con l’antica cerimonia di eiresione
dei greci, più dettagliatamente degli Eraclidi.
L'auribaga di San Bastian
Dal 1980, la processione di San Sebastiano, a Dolceacqua e quella, non meno
nota e forse più continuativa, a Camporosso, hanno ripreso tono, anche sotto
l’aspetto laico-rappresentativo; mantenendo vive le confraternite dei “sebastianeti”,
che col saio bianco ed il corto “tabarin” cremisi, assieme al popolo dei
fedeli ed il clero, accompagnano un grande albero d’alloro decorato da
centinaia di ostie policrome.
La solenne processione riprende, in chiave
cattolica, un antico culto invernale, con l’albero dei falsi frutti a
significare la gloria della fertilità e della fruttificazione. Era ritualità
delle latine “Ferie sementine”, durante le quali si procedeva alla
lustrazione dei campi e si offriva a Cerere e a Terra una pozione di latte e
mosto cotto, mentre le giovenche, adoperate nei lavori dei campi,
venivano inghirlandate di fiori e lasciate a riposo.
Le popolazioni celto-liguri provvedevano alla
purificazione dei campi, celebrando “Imbolc”, festa lustrale del primo
febbraio e con questa la fine dell’inverno. I greci Massalioti portavano il
ramo dei supplici, ricolmo di primizie di ogni specie, per indicare la fine
della sterilità.
Nei giorni
precedenti la festa, i “sebastianeti” provvedono a tagliare e modellare, il
grosso arbusto di alloro scelto, adornandone poi ogni fronda con numerose “papéte”
o "négie", ostie variopinte preparate nel corso di lunghe veglie notturne,
nei mesi precedenti.
Per integrare le imperfezioni nella sagoma
della chioma, esperti artigiani integrano artificialmente i vuoti tra i rami
autentici con fronde ricuperate da altre piante, operando veri e propri
intarsi nel tronco originale e sostenendo i “riporti” con appositi tiranti.
Un lavoro paziente e ponderato, frutto di esperienze millenarie.
Al termine della funzione religiosa, i rami
vengono recisi ed offerti, carichi delle loro ostie, a ciascuno dei
presenti, che conserverà con particolare cura il gradito feticcio, ottenuto
in cambio di una donazione spontanea. Per tradizione, la cima svettante,
opportunamente segnata nell’addobbo, col colore uniforme delle “papéte”,
viene consegnata al donatore della pianta.
Oltre che segnalare i link sulla ritualità di gennaio, in Bassa Val Nervia, rimandiamo al riferimento per una visita all'esaustiva carrellata fotografica in Auribaga e papete, contenuto in un lavoro di ricerca divulgativa impostato nel 1984.
Per metà gennaio, da antichissima data, vige l’usanza dell’allestimento di un albero da processione. Nella bassa Val Nervia, sono numerose le famiglie che curano la crescita di una pianta d’alloro, in un angolo del loro fondo, intervenendo con sapienti potature, nel corso di parecchi anni, allo scopo che venga scelga per essere immessa nella processione di gennaio.