Gli archivi hanno cessato da tempo di essere considerati inaccessibili e
polverosi depositi di cartacce antiche. Soprattutto negli ultimi
decenni, con il loro passaggio alle dipendenze del Ministero per i Beni
Culturali e alla scolarizzazione di massa, che ha visto esplodere le
aule universitarie, le Sale di Studio degli Archivi si sono fittamente
popolate. Abbiamo avuto il boom della storia locale, con indagini
analitiche di grande interesse su singole realtà prima oggetto soltanto
di retorica campanilistica, e alcuni romanzi o rievocazioni
medievistiche sono divenuti dei best-seller.
Gli archivi, meglio di mostre e convegni, meglio delle commemorazioni e
della carta patinata delle pubblicazioni d’occasione, insomma
dell’effimero culturale, sono a disposizione di tutti, possono
permettere di acquisire un rapporto col nostro passato e di capire e far
capire la persistenza in chiave storica di molti problemi, ancora oggi
aperti, altrimenti incomprensibili. Per questo l’inaugurazione di un
archivio e la pubblicizzazione del suo contenuto sono essi stessi -
senza retorica - un fatto storico. Perché agevolano la ricerca, perché
hanno effetti moltiplicatori sulle consapevolezze individuali e
collettive, e non solo dei pochi studiosi che eventualmente vi
metteranno piede.
Vanno ringraziati vivamente, perciò, i dirigenti dell’Archivio di Stato
di Imperia (in particolare Enrico Berio, che si capisce essere stato
l’animatore) per aver provveduto alla sistemazione della Sezione
d’Archivio a Ventimiglia in locali adeguati e in pieno centro, vicino
alla Stazione ferroviaria. Questa pubblicazione illustra bene, e anche
al non specialista, l’utilità della nuova istituzione di cui è stata
dotata la nostra città.
In apertura, tre articoli di Carlo Pozzi già apparsi su questo mensile
illustrano rapidamente la cerimonia inaugurale e la bella mostra
allestita in quella occasione. Poi, i saluti di Berio, del Vescovo
Verardo e di un dirigente del Ministero introducono agli interventi su
temi specifici.
Nilo Calvini ha giustamente sottolineato l’importanza degli archivi
ecclesiastici per la storia sociale, religiosa e del costume; in
particolare l’archivio vescovile di Ventimiglia, mai adeguatamente
studiato, potrebbe fornire molti elementi di grande interesse per un
comprensorio relativamente vasto. La direttrice dell’archivio di Nizza,
Resine Cleyet-Michaud, ha ricordato quali serie documentarie oggi a
Nizza possono illustrare aspetti di storia ventimigliese: là si dovrà
cercare soprattutto per chiarire l’importante periodo napoleonico. Aldo
Agosto, direttore dell’Archivio di Stato di Genova, in poche pagine ha
sintetizzato informazioni preziose, indicando in quali fondi a Genova si
trovano certamente molte indicazioni e fonti di storia intemelia: è
forse l’intervento più importante in prospettiva, perché si tratta di
documentazione per lo più rimasta inaccessibile al benemerito Girolamo
Rossi. Un saggio invece concreto di quanto è conservato a Ventimiglia
l’ha offerto Enrico Berio, riportando testualmente brani di atti
processuali penali di fine ‘500 (in appendice sondaggi più larghi sono
presentati da Rosella Giraudi): come sempre, essi aprono interessanti
squarci di storia sociale, linguistica, della toponomastica, etc. -
oltre che, ovviamente, di storia del diritto e della procedura penale.
Il soprintendente archivistico della Liguria, Guido Malandra, ha
ricordato il periodo della dominazione del Banco di San Giorgio
(1514-62), che è anche quello dal quale con una certa continuità inizia
la conservazione di serie archivistiche continue: quelle comunali e
notarili in particolare.
L’impressione - confermata da un primo sommario esame degli inventari
di cui è dotata la Sezione di Ventimiglia - è che a partire dal 1500 ci
sia ampio materiale per progettare una vera e propria riconsiderazione
della storia di Ventimiglia.
I nostri giovani che si laureano a Genova e a Torino dovrebbero farlo
presente ai loro docenti: si possono eseguire decine di tesi - di
storia moderna e contemporanea, di storia del diritto e dell’economia
etc. - prendendo come base il materiale conservato a Ventimiglia.
Se un ultimo auspicio è possibile aggiungere, è che questo volumetto
possa giungere in libreria, alla portata di tutti: i cultori di cose
intemelie sono fortunatamente in rapida crescita !
MARIO ASCHERI
Università di Siena
Archivio di Stato - Imperia
UNA NUOVA SEDE PER LA SEZIONE DI VENTIMIGLIA
Atti del Convegno inaugurale con una appendice di processi criminali del
1572/73 -
pp. 98, Tipografia “San Romolo”, Sanremo 1984.
LA
VOCE INTEMELIA
anno XL n. 10 - ottobre 1985
A cento anni dalla
ventitréesima edizione della "Storia" del Rossi (1886), il libro
edito per l’inaugurazione dell’Archivio di Stato pone le premesse
per una riconsiderazione della storia cittadina, almeno dal 1500 in
poi.
di Mario Ascheri - 1985
A Ventimiglia, l'Archivio di Stato vide la luce nel 1951, come
Sottosezione, divenne quindi Sezione di Archivio di Stato nel 1965,
secondo la normativa del tempo, e dipende ora dalla sede principale
di Imperia.
Nel 2001, la
palazzina che lo ospita, risalente al 1886, è stata oggetto di una
totale ristrut-turazione, che hanno reso gli ambienti di via Thomas
Hanbury 12, luminosi ed accoglienti, con accesso attrezzato da
piazza Cesare Battisti, proprio di fronte alla Stazione ferroviaria.
Dal 1° ottobre del
2004, è costantemente aperto al pubblico, dalle ore 7,40 alle 13,15;
martedì e giovedì fino alle 16,50, chiuso sabato e domenica.
Esso conserva
documentazione dal secolo XIII al XX, per circa settemila pezzi, tra
cui faldoni, volumi, registri, mappe, filze e pergamene.
La documentazione
conservata si presta a studi storici ad ampio raggio, sia di natura
politica istituzionale che relativi alla cultura materiale.
Numerosi sono i
lavori e le tesi di laurea che hanno utilizzato le carte
dell'istituto, che di per sé ha svolto intensa attività culturale,
organiz-zando mostre e convegni, curando interessanti pubblicazioni.
La squadra che
gestisce la Sezione, è diretta da Maristella La Rosa, che nel tempo
si è avvalsa della collaborazione di Claudia Salterini, Giuseppa
Ingenito, Palma Gallo, Claudio Balestra e Angela.
CENT’ANNI FA LA SECONDA EDIZIONE DELLA
STORIA DELLA CITTÀ DI VENTIMIGLIA
DI GIROLAMO ROSSI
di ANDREA CAPANO - 1988
Un secolo esatto fa usciva in Oneglia, dallo Stabilimento Tipo-Litografico Eredi G. Ghilini, la seconda edizione della Storia della Città di Ventimiglia di Girolamo Rossi. Nonostante infatti il frontespizio rechi la data del 1886, in più punti del libro si parla diffusamente del terremoto del 23 febbraio 1887 1 e lo stesso autore annota nel suo diario, sotto l’anno 1888: «10 marzo - Quest’oggi viene pubblicata la 2a edizione della mia Storia di Ventimiglia».2
La prima edizione era invece apparsa in otto dispense tra l’ottobre 1857 (quando il Rossi, essendo nato nel 1831, non aveva che 26 anni) ed il gennaio 1859, sotto il titolo completo di Storia della Città di Ventimiglia dalle sue origini sino ai nostri tempi (Torino, Tipografia Cerreti, Darosio e Dresso).3
Questa prima stesura venne giudicata da Nino Lamboglia, più di cento anni dopo, «un’opera agile e solida. (....) in cui vibra tutta la sua passione giovanile per la ricerca e la ricostruzione dei fatti sui documenti d’archivio e lo stile scorre semplice e veloce fra gli eventi di duemila anni», mentre l’edizione del 1888 parve allo stesso Lamboglia «infarcita di aggiunte e di ritocchi macchinosi, sebbene più completa di documenti e di conoscenze acquisite».4
In effetti essa era passata, dalle 380 pagine complessive del 1857/59, ad un tomo di XIII pagine di introduzione, 512 di testo e 4 tavole fuori testo, nel quale la storia di Ventimiglia dalle origini al momento della quattro capitoli, cui facevano seguito dieci capitoli di documenti e di relazioni su argomenti specifici.
Un giudizio d’insieme su un’opera di questa consistenza risulta oggi alquanto problematico, come già osservava il Lamboglia, che riconoscenza al Rossi il merito di aver lavorato «ex- novo, e in gran parte su fonti indirette (....), con un’estrema abilità di critico», mirando «alla sintesi nonostante la documentazione frammentaria, cercando di non fare soltanto una cronistoria ma di dare un esempio di vera ricostruzione organica della storia».5 Sicché l’opinione complessiva del compianto direttore dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri appare in fin dei conti positiva: «È comunque un’opera che resta, insostituita ed insostituibile fino ad oggi, perché precorre i tempi ed è in tutto una delle figlie migliori del suo tempo ».6
È ben vero infatti che i primi due capitoli (Memorie antiche e Dominazione romana) possono ormai essere completamente riscritti in seguito al progredire delle ricerche, ed è fin troppo facile rilevare come talora i riferimenti bibliografici siano imprecisi e gli argomenti suscettibili forse di un maggiore o diverso sviluppo.7 Inoltre, nel periodo intercorso fra la pubblicazione della seconda edizione della Storia della Città di Ventimiglia ed i giorni nostri, sono nati nuovi metodi e nuove tecniche di indagine, quando non addirittura concezioni diverse della storiografia stessa, come le teorie della storia totale della scuola delle Annales, fertili di enormi conseguenze pratiche, specialmente per la storia locale, anche se la loro lezione non è stata finora del tutto recepita.8
Pure non mi pare che tutto questo fermento di idee nuove e di ricerche sul terreno, in grado di avvalersi dell’apporto di diverse discipline specialistiche e di tecniche estremamente sofisticate, abbia prodotto fino ad oggi un’opera alternativa a quella di cui ricordiamo in questa sede il centenario. E, se non saremo forse più disposti a condividere le preoccupazioni moralistiche dell’autore, che dichiara: «lascerò che non manchi una parola di lode alla virtù sfortunata; che non è raro vedere soverchiati dalla sorte la fortezza e il valore, come pure non tacerò la severa parola di biasimo per chi fuorviò dal sentiero del buono, essendo questa una delle precipue missioni dello storico», apprezzeremo pur sempre l’altra sua scelta: «Sarò stretto in giudicare, essendo pressoché impossibile dopo tante rivoluzioni, con così scarsi monumenti, in così grande varietà di usi civili, con tanto povere notizie, rintracciare il vero stato delle cose; né essendo d’altra parte da savio, il giudicare di cose lontanissime colle passioni d’oggidì», ed il suo criterio metodologico: «Più che al numero dei fatti, ho posto mente alla loro importanza; e dal complesso di altri minori, ho cavato un colorito generale, con cui tratteggiare il libro».9 E avremo per il Rossi la gratitudine di chi sa che, senza le lunghe fatiche del vecchio storico ventimigliese, un quadro completo e coerente della storia della sua città sarebbe con ogni probabilità ancora da delineare.
1) Cfr per es. le pp. 300 e segg., 326, 334.
2) Cfr. G. ROSSI, Memoriale intimo (presentato, collazionato ed annotato da Leone Gasparini), Pinerolo, 1983, p. 150.
3) Cfr. G. ROSSI, Memoriale....... cit., pp. 45, 48, 49, 50, 55. Nel proemio alla prima edizione della Storia della Città di Ventimiglia, riprodotto all’inizio della seconda, il Rossi dichiara di occuparsi di questo lavoro da undici anni (р. IX), da quando cioè era appena quindicenne !
4) N. LAMBOGLIA, Girolamo Rossi 1931-1914. Bibliografia di Girolamo Rossi, Bordighera, 1967 (estratto dalla «Rivista Ingauna e Intemelia», n. 1-4 [1964], p. 3.
5) N. LAMBOGLIA, op. cit, p. 3.
6) N. LAMBOGLIA, op. cit., p. 4.
7) Lo stesso Rossi integrò con lavori posteriori quanto scritto nella Storia della Città di Ventimiglia, come è agevole rilevare scorrendo N. LAMBOGLIA, op. cit., pp. 14 e segg.
8) Le Annales d’histoire economique et sociale e infine Annales stoire sociale e infine Annales -Économies Sociétés Civilisations uscirono per la prima volta nel 1929. Una scelta antologica da questa rivista si può leggere in italiano in F. BRAUDEL (a cura di), Problemi di metodo storico e ID., La storia e le altre scienze sociali, entrambi Bari, 1982.
9) G. ROSSI, Storia...... cit., р. X
LA VOCE INTEMELIA anno XLIII n. 3 - marzo 1988 - pag. 3