Dalle sei di mattina, fino alle ore otto, una vasta area del lato Nord era a disposizione dei commercianti all'ingrosso di frutta e verdura, che provenivano dai mercati di Genova, Savona e dalle campagne di Albenga dove avevano acquistato il fabbisogno per la giornata. I commercianti al dettaglio, che non avessero praticato direttamente quel tipo di compera, avevano la possibilità di acquistare in loco la merce necessaria al fabbisogno della loro clientela.
Alle otto, l'area del mercato velocemente si affollava di apposite bancarelle, dove i dettaglianti esponevano la merce in bella vista, per iniziare le vendite fin dalle otto e trenta, per tutta la mattinata arrivando a mezzogiorno, quando l'acuto di una sirena consigliava i venditori a lasciare liberi velocemente gli spazi, che sarebbero stati a disposizione dei coltivatori floricoli, i quali stavano affluendo con le loro pesantissime ceste.
Ogni bancarella aveva a disposizione la sua fetta di suolo pubblico, che otteneva col pagamento di un biglietto presso lo sportello aperto in via Martiri della Libertà, dal 1948, sul retro dell'Agenzia Telefonica Rigotti, aperta in via Angelico Aprosio, nel plesso occupato dalla D.E.R.P.O. eppoi della C.I.E.L.I., le locali fornitrici di elettricità.
Con le bancarelle ortofrutticole, trovavano posto anche i venditori di altri prodotti alimentari, quali salumi e formaggi, avvalendosi di appositi carrelli attrezzati di tutto punto, molto vicini ai banchi del settore presenti nei negozi cittadini.
Nel novembre 1973, cercando di sopravvivere, il Mercato dei Fiori portava sperimentalmente l’orario delle contrattazioni al mattino, costringendo il mercato annonario ad esercitare a cielo aperto sulla Piazza della Libertà, con gravi ripercussioni che durarono fino al 1976, quando il Mercato dei Fiori di Ventimiglia veniva definitivamente chiuso.
Da quella data, il plateatico aggregato ai pilastri sul lato di Nord Est, lungo via Angelico Aprosio, venne concesso ai venditori floricoli al minuto, che avrebbero potuto tenere vendita per tutta la giornata, almeno fino alle diciotto, mentre il Mercato Annonario conservava tassativamente il suo orario mattutino. Fin dai primi Anni Ottanta, molti di questi venditori floricoli si trasformarono in negozianti di fiori di plastica, buone imitazioni, ma pur sempre di plastica. Già dal 1999, assieme ai fiori di plastica comparivano oggetti di vestiario o di chincaglieria.
Quel periodo ha assistito anche alla apertura di una efficiente pescheria sul lato di via Roma del plesso servizi, a lato Nord dell'Annonario; un agglomerato di mezza dozzina di banchi marmorei e mattonelle, assai facili da tenere igienicamente adeguati, da commercianti e pescatori locali.
Dal 2002, i banchi dell'Annonario, così come quelli di merce generica, ottenevano la facoltà di rendere fisso il proprio posto, attrezzandolo a proprie spese, con strutture chiuse da saracinesche, lasciando libero lo spiazzo contenuto tra i box lungo via Aprosio e i pilastri della corsia di centro, che nella mattinata ospiterà i coltivatori diretti del Comune, per la vendita diretta dei loro prodotti, mentre l'area stradale di via Martiri veniva concessa ai produttori di piante in vaso, sia floricole che orticole. Nel pomeriggio, il plateatico verso via Aprosio servirà all'ampia esposizione dei fiori di plastica.
Dal 2008, il vecchio Mercato dei Fiori ha finalmente subito una generica imbiancata ed una bonifica verso le bestiole invadenti, che lo ha reso accettabile, ma fino a quando ?
VENTIMIGLIA
MERCATO
ANNONARIO
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Appena inaugurato, nel 1922, il Mercato dei Fiori di Ventimiglia continuò a valersi del primo pomeriggio quale orario delle contrattazioni, così da permettere la consegna delle spedizioni ai treni entro la serata. Però, la vasta area coperta a disposizione consigliò gli amministratore dell'epoca di usarla, nella mattinata, per dar spazio ad un vero e proprio mercato annonario, fino ad allora privo d'una sede idonea, da quando nei primi decenni del Novecento, Piazza d'Erbe, che era il luogo deputato a quel servizio nella Città Alta fin dal 1875, si dissolse a causa dell'esodo di moltissime famiglie verso "u Cuventu". |