La Porta delle Maure,
finita di abbattere nel 1972
La scura torre della
Porta delle Asse, rovinata nel primo Novecento
LE
PORTASSE
Le Portasse erano due: una sulle Maure, sbarrava
il transito da Levante, l'altra allo sbocco vallivo del
Resentello, regolava il flusso verso Ponente, a protezione della
Bastida e dell'accampamento genovese, insediato nelle Cabane.
Erano aperte nelle
mura che i genovesi avevano costruito, nel 1221, con la
determinazione di occupare definitivamente Ventimiglia. Erano
state erette sia a Levante, sulle Maure, sia a Ponente, tra le
Calandre ed Appio, per circondare la città, che col posto di
guardia realizzato allo Strafurcu era praticamente sotto stretto
controllo militare.
Quella muraglia, era dunque
proditoriamente rivolta alla egemonia sui Ventimigliesi, infatti
la strada per l’ispezione dell’intera fortificazione delle Maure,
era stata costruita a Levante delle mura: Ancor oggi se ne
conservano alcuni tratti.
Le Porte sulle Mura Genovesi
delle Maure, progressivamente abbandonate dopo la conquista di
Ventimiglia, sono rimaste inattive da quando venne ripristinata
per intero la strada litoranea, nel XV secolo. Da allora i
ventimigliesi la battezzarono “e Portasse”, parafrasando lo
stato di abbandono con l’epiteto dovuto all’odiato fortilizio.
Anche le mura attorno alla Bastida vennero progressivamente
demolite, ma non le case che alcuni ventimigliesi si erano ivi
costruite; tali abitazioni formarono il nucleo iniziale del
Sestiere di Sant’Agostino, detto poi "Cuventu", conosciuto
dall’Ottocento anche come "u Valun". Anche "Fundega" potrebbe
essere un topinimo sorto in quell'occasione.
LE FORTIFICAZIONI DELLE MAURE
Andrea CAPANO - settembre 1977
La Voce Intemelia
1 - CENNI STORICI
Molti si saranno più volte chiesti che cosa siano i notevoli
resti di mura che si scorgono in vari punti sulla collina delle
Maure.
Una tradizione, accolta nel libro del canonico Peitavino,1
li ritiene fortificazioni costruite dai saraceni. In favore
dell’ipotesi di un campo trincerato saraceno in Ventimiglia si
pronuncia anche Girolamo Rossi, basandosi sul nome stesso del
colle (Maure infatti deriva da Maurus «moro», «saraceno»).2
Secondo il prof. Lamboglia invece, il termine Maure sarebbe
un’importazione dalla Provenza, non direttamente collegato,
quindi, alla presenza dei pirati saraceni, che operarono lungo
le nostre coste tra l’889 e il 980 (date approssimative
dell’occupazione e dell’abbandono, da parte dei saraceni, della
base di Frassineto, presso l'attuale Villefranche).3
Non intendo in questo scritto entrare nel merito della
questione, data la mia totale incompetenza in campo storico e
archeologico, ma semplicemente descrivere ciò che esiste ancor
oggi di quelle antiche fortificazioni, che ho esplorato a più
riprese negli anni scorsi.
Mi limito però a ricordare che la distruzione di Ventimiglia
da parte dei saraceni, benché non esistano documenti precisi,
appare assai probabile anche agli studiosi più ferrati in
materia.4
.
2 - IL COLLE DELLE
MAURE
La sezione occidentale del colle delle Maure, sulla quale
sorgono le rovine di cui stiamo per parlare, è limitata a
nord-ovest dal rio Resentello, più conosciuto come Vallone di
San Secondo, a sud-est dal ruscelletto detto Riana delle Vacche,
e a sud-ovest dalla linea ferroviaria Ventimiglia-Genova, mentre
a nord-est le Maure si inseriscono senza bruschi distacchi nella
catena montuosa retrostante.
La cima (204 metri) è costituita da un promontorio
roccioso lievemente elevato sul forte pendio circostante, il
quale ultimo, ad una altezza di poco più di cento metri, viene
interrotto, nei lati nord-ovest e sud-ovest, da una corona di
rocce alta una ventina di metri.
La base del colle è formata per tre lati da una parete
di puddinga strapiombante, con altezze variabili, e con una sola
via di accesso vicino allo sbocco del Vallone di San Secondo.
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4 - IL LATO
SETTENTRIONALE
Di esso rimane un
tratto di mura di circa cinquanta metri, che partendo dalla
prima cintura di rocce, scende, zigzagando per frenare
l’eccessiva pendenza, fino alla mulattiera di San Giacomo.
Secondo la testimonianza di alcuni anziani, fino a
quasi sessant’anni fa esisteva, vicino all’attuale chiesa di San
Secondo, una porta. Di conseguenza ritengo che, dalla mulattiera
di San Giacomo, il muraglione zigzagante procedesse, più o meno
in linea retta, fino ad un punto da ricercarsi tra il posto di
blocco B delle F.S. e l’attuale ponte sul Vallone, ipotesi
questa convalidata dal recente ritrovamento di due tratti di
fondamenta intermedi fra le mura ancora esistenti e l’ubicazione
della porta scomparsa.
A metà circa del tratto rimanente dei muraglioni, si trova,
verso l’interno, una bassa costruzione di forse otto metri
quadrati, con volta ad arco, tetto piano, una porticina ed una
finestrella, opera quest’ultima posteriore al resto della
cameretta, che la tradizione chiama «baracca del corpo di
guardia», e che è costruita con la stessa tecnica dei muri.
La barriera rocciosa contro cui ha termine il lato
settentrionale veniva superata, all’esterno del campo, per mezzo
del cosiddetto «cammino dei chiodi», costituito da alcuni
scalini scavati nella puddinga e, nei tratti particolarmente
ripidi, da grossi chiodi, dei quali l’unico ancora intero è
lungo un palmo e spesso due dita.
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5 - IL LATO
MERIDIONALE
È costituito principalmente da due tratti di mura. Il primo
di essi, partendo dalla barriera di rocce più bassa, raggiunge
la più alta, contro cui va a terminare, e, per i notevoli
dislivelli del terreno che attraversa, è disposto a scalinata,
più o meno secondo lo schema delle terrazze attuali.
In questo tratto le mura sono leggermente meno spesse che
negli altri, e non è possibile affermare con sicurezza la
presenza su di esse del camminamento, fuorché per la costruzione
abbastanza massiccia della porta sud, sotto la quale transitava
fino a poco tempo fa la via Maule.
Tale porta, demolita qualche anno fa, era larga circa tre
metri, e alta poco più, ed era formata da due pilastri e da un
lieve arco,5 il tutto in
mattoni. In uno dei pilastri compariva un grosso buco, in cui
penso venisse infilata la spranga per sbarrare la porta.
Nella parete rocciosa più bassa è intagliata una serie di
scalini, certamente opera dell’uomo, talmente stretti e ripidi
da poter essere superati solo con l’ausilio di una corda o di
chiodi, come quelli del già nominato «cammino».
Il secondo tratto di mura del lato meridionale parte dalla
cima della seconda barriera rocciosa e, dopo aver coronato per
circa venti metri il costone, risale rapidamente verso nord-est.
Distrutto per un lungo tratto, il suo percorso è facilmente
ricostruibile fino ad una rovina isolata più o meno in linea
retta con i resti di partenza. Senza dubbio questo tratto di
mura è il meglio conservato, essendo ininterrotto per quasi
trenta metri, e dotato di parapetti e camminamenti abbastanza
integri.
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6 - IL LATO
ORIENTALE
Dalla rovina isolata di cui si è detto sopra procedendo verso
nord-est, incontriamo una costruzione di circa cinque metri per
sei, con volta ad arco e tetto piano, la cui parete di fondo è
costituita da roccia recante fino da una certa altezza una
patina verde, che denuncia la presenza, nel passato, di acqua.
La porta originaria, attualmente murata, è di dimensioni
ridottissime, e orientata verso settentrione. In epoca
posteriore questa costruzione, che penso essere una cisterna, ha
subito l’apertura di una nuova porta, verso ovest.
Procedendo sempre nella stessa direziono, troviamo un
pozzetto semicircolare, profondo dai sette ai dieci metri,
strettissimo, con tetto a cupola e porticina orientata verso la
zona d’ombra della collina.
Procedendo ancora di qualche metro, incontriamo un
altro pozzetto, simile al già descritto, demolito in parte in
epoca recente per permettere l’accesso ad una camera
sotterranea, attualmente usata come deposito d’acqua.
Non posso affermare con certezza che questa camera di
raccolta appartenga alla stessa serie di costruzioni esaminate
finora, ma, se così fosse, una sua gemella dovrebbe
presumibilmente esistere sotto il pozzo ancora conservato, e
forse sulla cisterna prima descritta si trovava un terzo
pozzetto, altro probabile sbocco di un’unica falda.
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7 - IL «CASTELLO»
Sulla cima del colle,
a quota 204, esiste un’altra zona fortificata, non molto estesa,
che ha da due lati il precipizio, dal terzo un forte pendio, dal
quarto il piano, e comprende: 1) un tratto di muro alto dai
cinque ai sei metri con camminamento e piccola porta al centro.
In esso si trovano, in corrispondenza di altrettanti pilastri,
tre grossi buchi, in cui forse poggiavano le travi sostenenti un
secondo piano, a circa tre metri da terra; 2) alcuni tratti di
fondamenta; 3) dei muraglioni di sostegno del terreno, che
presumibilmente costituivano la base di muri più alti; 4) una
base spessa un metro e con angoli a spigolo, su cui si innesta
l’inizio di un tratto meno spesso e con angoli smussati.
Nell’insieme, dall’esame dei tratti ancora in piedi e
delle fondamenta affioranti, si può ricostruire la pianta di una
piccola fortezza grossolanamente circolare, con l’ingresso
rivolto verso San Giacomo.
Sotto le mura est del «castello» si trova inoltre un piccolo
sotterraneo quadrato, di quattro metri di lato, scavato nella
roccia, con volta a forte arco, e che da l’impressione di essere
una sorgente, protetta verso l’esterno da un tratto di muro a
gomito.
Un’altra opera di fortificazione è situata sotto il salto a
nord del «castello», ed è invisibile sia da questo sia dal mare.
Si tratta di un cortile lungo circa trentacinque metri, e largo
forse sei, limitato verso il Vallone di San Secondo da un muro
non alto ne spesso, con una porta dal robusto pilastro, e, verso
il monte, dalla parete rocciosa che sporge su di esso. Nella
roccia si aprono due piccole grotte. Una di queste è esterna
alla fortificazione, ma anche davanti ad essa appaiono tracce di
muratura.
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8 - CONCLUSIONE
Le fortificazioni
delle Maure, costruite tutte con la medesima tecnica,
comprendono dunque: 1) un campo fortificato protetto da due
strisce di mura (a settentrione e a mezzogiorno) e da una
barriera di roccia (a oriente); non escluderei che verso
occidente, lungo l’attuale ferrovia, ci fosse in antico un'altra
striscia di mura, a chiusura del campo, il quale in definitiva
occupava più o meno tutto il tratto di collina attraversato oggi
da via Maule. 2) Una fortezza sulla cima del colle. 3)
Un’insieme di costruzioni (pozzi) tra quest’ultima ed il campo
propriamente detto.
Rimane il mistero sull’origine di tali fortificazioni,
certamente di notevole importanza, data la loro imponenza, e
perciò meritevoli di studi più approfonditi.
NOTE:
1) Cfr. N. PEITAVINO, Intemelio. Conversazioni storiche
geologiche e geografiche sulla città e sul distretto
intemeliese, Ventimiglia. s.a. (non prima del 1965), p. 46.
2) G. ROSSI, Storia della città di Ventimiglia, Oneglia
1886, p. 31.
3) N. LAMBOGLIA , Toponomas-tica intemelia
, Bordighera,
Isti-tuto di Studi Liguri, 1946, p. 59.
4) Cfr. B. LUPPI, I Saraceni in Provenza in Liguria e nelle
Alpi Occidentali, Bordighera, Istituto Internazionale di
Studi Liguri, 1952, p. 106 in nota, e G. ROSSI, Storia del
Marchesato di Dolceacqua e dei comuni di Val Nervia,
Bordighera, 1903, p. 40.
5) Nell’articolo: Nel vallone di San Secondo: demolite le
«Portasse» («La Voce Intemelia», 29 novembre 1972)
l’anonimo autore parla di un «arco medioevale, di forma
gotica»: posso assicurargli che l’arco in questione di
gotico non aveva assolutamente nulla !
Nell'anno
1221, i soldati genovesi comandati da Sorleone Pepe, per organizzare un asfissiante assedio alla testarda Ventimiglia,
hanno costruito la nuova città della Bastida, sulle rive del
Resentello nei pressi della chiesa di San Simeone alle Barme,
presente dal 1194, dove poi sorgerà il convento agosti-niano.
Cintarono la Bastida con opportune mura e la munirono di seimila fanti,
concedendo di potervi costruire una casa ai sempre più numerosi
fuoriusciti da una Ventimiglia affamata.
Per contenere gli approvvigiona-
menti verso Ventimiglia, costruirono due
muraglie a relativa distanza dalla città assediata. A controllo
della strada di Ponente, costruirono Porta Canarda,
congiungendola con opportune tratti di mura, sul terrazzo
naturale a strapiombo verso il mare, al potenziato Castel
d’Appio, ponendo così un occhio anche sul passo di Sant’Antonio,
mentre a Levante eressero una lunga muraglia dalla Bastida al
culmine del colle delle Maure, dove impiantarono un piccolo
fortilizio.
Nel tratto intermedio di quelle mura, ad un’altitudine di cinquanta
metri, proprio sul bastione roccioso a precipizio sulle Asse; i
Genovesi aprirono la Porta delle Mauře; mentre antistante
l'attuale chiesa di San Secondo (tra gli scambi dei binari
ottavo e decimo) era ancora presente, fino all'ultimo
anteguerra, la Porta delle Asse, entrambe conosciute come
Portasse, le quali dovevano dominare la nuova strada d'accesso
alla Bastida, che era stata spostata di sana pianta sulla
collina, allagando opportunamente le Asse.
* *
Il tratto di
mura, eretto verso Levante, oltre a contenere la Porta delle Maure, era a protezione del sottostante accampamento
geno-vese, eretto ai piedi della parete dirupata, il sito del
quale conservò, almeno fino agli inizi dell’Ottocento, il
toponimo “Cabane”.
La zona delle Asse doveva dunque essere stata convenien-temente allagata,
deviando i tratti terminali della Roia e della Nervia ad
impaludarsi nell'intera superficie litoranea.
L'acqua della Roia
avrebbe fornito anche alimento ad un lago scavato in località
"Paschei", assai discosto dalla città assediata, la quale rimase
priva del fossato naturale rappresentato dall'acqua della Roia,
a vantaggio della Bastida che con quel nuovo Lago posse-deva
anche un comodo canale d'attracco per le merci importate,
custodite nei magazzini ricavati in ampi fondaci, presso la foce
del Resentello. Quella zona ha conservato a tutt'oggi il
toponimo "Fondega". Il canale che alimentava il Lago e andava poi
ad allagare le Asse, costituiva il fossato protettivo della
Bastida e dell'accampamento genovese eretto in “Cabane”.
La strada di accesso alla Bastida da Levante si inerpicava dunque sulla
collina delle Mauře a partire dal luogo dove nell'Alto medioevo
era posta la Portiola o Portiloria, una sorta di fortilizio che
controllava l'accesso al territorio ventimigliese. Correva con
un sentiero a mezza costa per raggiungere la Porta delle Maure,
onde poi calare con una mulattiera piuttosto appesa, proprio all'interno
delle mura genovesi, fino al corso del Resentello e la Porta
delle Asse.
L.M.
- 2005
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