Albintimilium imperiale
Ne parla Caio Cornelio Tacito nelle sue Historie, con un episodio della lotta tra Otone e Vitellio. Era detto quello: ”anno dei quattro imperatori”, successivo alla morte di Nerone. I Vitelliani. avevano raccolto dodici squadroni di cavalleria e truppe scelte fra quelle ausiliarie, a cui venne aggiunta una coorte di Liguri, vecchia coorte ausiliaria locale, di stanza a Cimiez; oltre a cinquecento Pannoni, appena reclutati, che in seguito formarono la “cohors Pannoniorum quingenaria”. Viveva, nell’attuale piana di Latte, la saggia matrona intemelia Giulia Procilla, moglie di Giulio Grecino, noto per gli studi sulla vite, esperimentati sulle falde di Piemmatone. Questa era madre di Gneo Giulio Agricola, che sarà Governatore in Britannia, imperando Tito, fino all’anno 85 dell’era volgare, quando venne richiamato a Roma da Domiziano, e sarà suocero di Caio Cornelio Tacito. Gli Otoniani predarono la villa, uccidendo la matrona, nei suoi poderi, distruggendoli con gran parte del patrimonio, che era stato l’incentivo dell’assassinio. Con questo richiamarono la venuta in Albintimilium del figlio, prode centurione, che nell’occasione abbracciava la causa di Vespasiano, aspirante alla porpora imperiale. Secondo eruditi locali del XVI secolo, la battaglia avrebbe avuto luogo a Carnolese, presso Mentone.
Una tradizione indicava: Lazzaro, Marta e Maria Maddalena, quali predicatori ed iniziatori della fede cristiana in Provenza. Anche la nostra zona, ne sembra interessata, infatti la toponomastica e le tradizioni sul culto della Maddalena sono ancor vive ai giorni nostri, nelle valli Roia, Nervia ed Argentina, fino a Taggia. Però, il modello di cristianesimo, collegato al primitivo culto di Lazzaro e Maria, proveniente dalla Provenza, si discosta molto dai dogmi cattolici dei secoli susseguenti.
Strabone,
vissuto all’inizio dell’Era Volgare, parlava di
Albintimilium come di città importante. La sua
popolazione avrebbe potuto arrivare fino a diecimila
abitanti. Tacito parlava dei dintorni della città, come:
agri pleni, domus apertae. I suoi cittadini
partecipavano con onore alle cariche civili dell’Impero:
Marco Emilio Basso fu Procuratore in Giudea, sotto l’impero
di Adriano.
SECOLO PRIMO DELL’ERA VOLGARE
VITELLIANI CONTRO OTONIANI - ORIGINI DEL CRISTIANESIMO
. 10 Manio Avelio Paterno era decurione a soli diciassette anni.
. 30 Columella L.G.M., agronomo e letterato, lasciava Cadice per recarsi nella Roma di Tiberio, percorrendo le coste liguri.
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Colummella scriveva dell’isola Gallinara, sullo scarso valore dei buoi appenninici liguri, sul florido stato dell’agricoltura spagnola e del sud della Gallia, sulla validità delle lane nere di Pollenzo, sulla conservazione del vino ligure, con la pece nematurica.
Dal colle Vaticano, dov’era il tempio dedicato a Cibele, i riti di rinascita legati al culto misterico di Attis, resi ufficiali da Claudio nella religione romana, si diffusero in tutto l’Impero, specialmente in Gallia ed in Germania. (Frazer)
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. 43 Mentre da Ostia, navigava alla volta della Britannia, la flotta di Claudio corse il rischio di naufragare due volte, per un forte vento di maestro; vicino alla Liguria e accanto alle isole Stoecadi.
. 44 Giuseppe d’Arimatea, Maria Maddalena e Lazzaro giungevano sulle coste Provenzali.
. 56 Veniva a stabilirsi nella sua villa, costruita nella Piana di Latte, Giulia Procilla, madre di Gneo Giulio Agricola, Questore in Asia e Governatore della Britannia.
. 65 Nella Sainte Baume, in Provenza, moriva Maria Maddalena.
. 68 Secondo la tradizione, i predicatori cristiani Nazario e Celso, esiliati da Cemenelum, dovevano essere miseramente affogati in mare, per ordine del Vicario imperiale Deuto, invece si salvavano e forse approdarono ad Albintimilium.
. 69 Teneva il governo delle Alpi Marittime, Mario Maturo, seguace di Vitellio, che dette caccia alle soldataglie fedeli ad Otone, con un nerbo di alpigiani poco addestrati, ma venne sbaragliato sui monti alle spalle di Albintimilium.
La flotta d’Otone, navigando sbandata ora qua ora là, metteva a saccheggio, come se fosse abitata da nemici, Ventimiglia ed il suo circondario; uccidendo la madre di Agricola, nella sua villa di Latte.
Fabio Valente, di famiglia equestre, traditore di Galba e fedele seguace di Vitellio, imbarcatosi dalla costa pisana, o per bonaccia o per i venti contrari, doveva riparare a Monaco ed essere ospitato da Mario Maturo.
In dicembre, Valente verrà ucciso, ad Urbino.
. 70 Presenza di un Sepulcrum, sulle falde Nord di Montenero.
. 71 I questa età, alto e medio imperiale, l’imperatore Vespasiano decideva la riedificazione di ampie aree della Città Nervina, rese inservibili dalle distruzioni ottoniane.
Seguirà un lungo periodo di PAX ROMANA per la città intemelia.
. 75 L’apostolo Barnaba, dopo aver predicato a Genova, Savona ed Albenga, avrebbe posto il seme per cristianizzare la colonia Intemelia, lasciando ad amministrare un primo piccolo nucleo di adepti, un diacono di nome Cleto, che avrebbe tenuto i contatti con la Diocesi metropolita milanese.
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Barnaba, secondo la tradizione, evangelizzatore dell’Italia settentrionale, era detto “figlio della profezia”. I primi vescovi milanesi, con Siro, primo vescovo di Pavia, contribuirono a cristianizzare gli Intemelii, nel II° secolo. Una prova che il culto cristiano venne accolto precocemente ad Albintimilium, la fornisce il Rossi, con gli scavi del 1882. In un sepolcro pagano, venne ritrovata una lapide pentagonale che ricordava la fanciulla undicenne Maja Paterna. Questa lapide recava sulla parte opposta alcune classiche sigle cristiane, mentre il corredo funerario confermava la professione di cristianesimo, dando adito anche alla professione di martirio, secondo i rituali funebri ritrovati.
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Nominato imperatore, Domiziano richiamava Gneo Giulio Agricola dal governatorato della Britannia; questi vivrà da privato, in Roma.
. 90 Intorno a questa data sarebbe stato eretta una chiesa cristiana nell’Albintimilium Nervina, usando le strutture d’un tempio dedicato a Diana.
. 93 In Roma, sarebbe morto per avvelenamento, all’età di 53 anni, Gneo Giulio Agricola, figlio di Giulia Procilla, matrona intemeliense.
. 324 La riorganizzazione del territorio imperiale trovava gli Intemeli inseriti nella Diocesi dell’Italia Annonaria, provincia di Liguria.
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Nelle province, l’aristocrazia senatoriale romana, rimase una fonte di autorità locale; ma tuttavia, era spesso conferita all’ufficio spirituale dei vescovi. Tanto che, nel momento in cui la chiesa cominciò a definire la propria struttura amministrativa, prese ad usare la corrente terminologia romana per descrivere le unità e la relativa gerarchia; confondendo sovente l'autorità ecclesiastica con quella secolare. La nuova organizzazione comprese tredici diocesi, di cui sei in Occidente.
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. 351 Alla guida dei cristiani intemelii sarebbe stato Eutiche.
. 353 Martino, vescovo di Tours, avrebbe predicato a Tenda ed ivi fondato una chiesa.
. 354 Veniva pubblicato il più antico calendario della Chiesa romana, la Depositio martyrum.
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La Depositio, al 20 gennaio, ricorda il martirio di San Sebastiano, avvenuto nel 288. In un Commento al salmo 118, nell’anno 390, Sant’Ambrogio riferiva che era di origine milanese e si era recato a Roma, ma senza spiegare il motivo del viaggio.
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. 355 Una lettera di Eusebio, vescovo di Vercelli, nominava la nostra Diocesi tra quelle invitate a contrastare lo scisma di Ario.
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L’Itinerarium maritimum, databile al IV secolo, individuava Albintimilium come semplice “plagia”, cioè una città priva di porto, dotata di una semplice spiaggia attrezzata o forse d’un approdo. La popolazione urbana era composta da chierici, da scarsi amministratori civili, da artigiani, da qualche commerciante, da contadini venuti a cercarvi riparo, cui si mescolavano soldati disoccupati e schiavi in fuga. All’interno della città i produttori avevano una collocazione del tutto secondaria; mentre scarseggiava paurosamente il personale veramente efficiente nella amministrazione politica ed economica. I pochi mercanti che sopravvivevano e si dedicavano al traffico locale ed al commercio del denaro, avendo rinunciato agli affari a lunga distanza, erano sempre più estranei al corpo sociale, mentre venivano sempre più emarginati dai settori produttivi dell’economia. Con questo, la città, privata della vitalità e perso l’equilibrio sociologico, non esercitava più alcuna influenza sulla campagna vicina, né era più legata ad essa. La crescente insicurezza, culminata con l’invasione gotica, indusse al declino della “città Nervina”, favorendo lo spostamento del nucleo residenziale sul colle a ponente della foce del Fiume Roia, usata già da tempo come porto canale. Anche verso il promontorio retrostante Capo Ampelio si rivolse l’esodo, dalla Città Nervina, nel luogo di Sapergo. E’ importante sottolineare la “rinascita” del IV secolo. Contrariamente a quanto si crede, i precipitosi mutamenti religiosi e culturali della tarda antichità non avvennero in un mondo che viveva all’ombra della catastrofe. Il clima era quello di una società ricca e straordinariamente in ripresa, che aveva saputo raggiungere un equilibrio e si era data una struttura notevolmente diversa da quella del periodo romano classico. Nell’impero occidentale, la società e la cultura erano dominate da un’aristocrazia senatoria arricchita dalle commesse militari e dall’accaparramento di ampi territori. Le città medie e piccole, allora, regredivano di importanza, mentre le grandi città mantenevano uno stile di vita prodiga ed un alto tasso d’incremento della popolazione. La nuova classe dirigente usciva, quasi sempre, da famiglie con forti radici locali. Erano nominati governatori di quelle provincie in cui erano già importanti cittadini. Nel tardo impero, tutti i tentativi popolari di procurarsi protezione e riparazione dei torti dovevano passare attraverso un grand’uomo, un “patronus”, che faceva sentire la propria influenza verso l’autorità centrale. Questi legami non erano affatto oppressivi. Solo una costante protezione personale e la fedeltà al grand’uomo poteva superare le immense distanze dell’impero. Una vita più locale, nell’ambito dell’impero, stava a significare che alcuni elementi della civiltà romana si erano diffusi molto lontano.
Lo sviluppo delle lingue romanze e quindi l’indebolirsi di quelle celtiche, in Gallia ed in Spagna, non è stato dovuto affatto all’impero romano classico: fu provocato dall’influenza continuata del “patronus”, dell’esattore e del vescovo del IV e V secolo, che parlavano latino.
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. 357 Il 17 gennaio, all’età di 106 anni, moriva Sant’Antonio Abate, che venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto.
. 358 Martino di Tours, fuggito da Milano, dominata dagli ariani del vescovo Aussenzio, decideva di passare un periodo di eremitaggio nell’isola Gallinara. Si avvelenò mangiando elleboro, però sopravvivendo.
. 361 Ilario di Poitiers disinfestava l’isola Gallinara dai serpenti.
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Episodio che adombra la sua lotta contro l’arianesimo, quanto quello di Martino, nella medesima isola di Gallinara, evidentemente luogo legato all’arienesimo o a culti primitivi. La leggenda di Martino segnala in particolare la guarigione dal “veleno”, dovuta ad un automiracolo provocato dal santo di Tours.
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. 362 L’editto dell’imperatore Giuliano, l’Apostata, liberava dall’esilio Atanasio, vescovo d’Alessandria. Insieme a questi venivano liberati dall’esilio: Lucifero, vescovo di Cagliari ed Eusebio, vescovo di Vercelli, esiliati nella Tebaide superiore.
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In questa età tardoantica, oltre agli affari, i mercanti siriaci, tra noi fin dall'antichità, curavano anche la corrispondenza tra eremiti delle due sponde del Mediterraneo. I monaci della Tebaide sarebbero cosi stati in fitta “corrispondenza” con i monaci della Provenza e persino con quelli del settentrione europeo. Non ci stupirà più l’arrivo di Ampelio, a dimorare sul Capo Ampelos, quello di Onorato a Lerina e cosi via. In conseguenza al rientro dalla Tebaide del rinomato vescovo di Vercelli, nel corso della seconda metà del IV secolo, per tutto il territorio incluso nell’arcidiocesi milanese era evidenziata la presenza di anacoreti e santi tebei. L’iconografia e le leggende legate a questi santi, raccontano di complicati viaggi via mare o addirittura di trasferimenti di massa, per mezzo degli eserciti romani, quale la famosa Legione Tebea. In quegli anni, sul modello del romitaggio di Martino di Tours, svilupparono simili iniziative nelle isole di. Capraia, del Giglio, a Palmaria, alla Gorgona ed all’isola del Tino. Numerose località del litorale, esteso da Portovenere alla costa provenzale, offrivano una tranquillità periferica, di fronte alla generale insicurezza causata dall’anarchia imperiale e alle successive invasioni barbariche, favorendo la moltiplicazione di gruppi di anacoreti che diedero vita a comunità destinate a conservarsi, in alcuni casi, per secoli. Negli anni attorno al 360, l’arianesimo aveva soppiantato quasi del tutto il cattolicesimo, nel secolo V°, quasi ogni diocesi della cristianità era ariana, oppure era vacante.
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. 365 La mattina del 21 luglio, le rive del Mediterraneo restarono all’asciutto per il subitaneo ritirarsi del mare.
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La conseguente violenta ondata di riflusso, del maremoto, provocò gravissime inondazioni alle coste della Sicilia, della Dalmazia, della Grecia e dell’Egitto. Il racconto di questa calamità si arricchiva da una provincia all’altra, mentre l’immaginazione spaventata esagerò le reali proporzioni del flagello. Albintimilium, posta a livello del mare, se non subì i danni del maremoto, debole alla nostra latitudine, avrebbe subito i segnali dell’immaginazione. Una pressione in più per traslocare sullo Scögliu, sovrastante la foce della Roia. A partire dal Quarto secolo, la vita urbana ricevette un duro colpo. Quelli che erano stati fiorenti centri d’industria, di commercio e di cultura, si erano ridotti a villaggi chiusi, molto spesso affamati, senza comunicazioni tra loro ed intenti solo a drizzare bastioni per difendersi dai nemici esterni. Non esistevano più classe dirigente, né vita sociale. L’unica autorità che aveva continuato a risiedervi era quella religiosa. Il Vescovo era l’unico “notabile” che non avesse abbandonato la popolazione diseredata e negletta. Il “centro” di quello che restava della città era la Cattedrale, dove si svolgevano tutti i fatti salienti della vita comunitaria.
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In quel periodo, era già consuetudine abitare l’altura dominante la foce della Roia a Ponente, dove esisteva un tempio dedicato a Giunone.
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Scavando su quel sito, per varie ragioni, dal 1776 al 1891, si è rinvenuto: una medaglia dell’imperatore Giustiniano, alcune monete d’oro d’imperatori romani, alcuni frammenti di iscrizioni romane, due monete d’oro dell’imperatore Giustiniano ed un bronzo con iscrizione di M. Emilio Basso, alcune porzioni di mura antiche, resti di sepoltura, un capitello di marmo bianco ed un asse romano corroso dalla ruggine, considerevoli resti di edifici dell’età romana, costruiti, in linee parallele e con piccoli materiali. Era tra questi notevole, una tomba decorata internamente con uno smalto color rosso.
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. 368 Il diffondersi incontrollato della lebbra aggravava le già precarie condizioni di popolazioni provate e molto povere.
. 370 Da Milano, Ambrogio, con le insegne di Consolare, governava le provincie dell’Emilia, delle Venezie e della Liguria, fino alle Alpi ed a Garavano.
. 373 Fra i Vescovi soggetti alla Chiesa milanese c’era quello di Ventimiglia.
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Con certezza si sa che, nel coro della Basilica milanese, ai lati della sedia arcivescovile, erano diciotto sedie per i Vescovi provinciali suffraganei, nove per parte, sormontate ciascuna dall’effigie di colui al quale erano destinate. Quella del pastore ventimigliese si trovava al quarto posto a sinistra: Brixiensis, Bergomensis, Cremonensis, Intemiliensis, Savonensis, Albingaunensis, Papiensis, Placentinus, Cumanus. A destra erano le: Vercellensis, Novariensis, Laudensis, Derthonensis, Astensis, Taurinensis, Augustanus, Aquensis, Januensis. Sotto il ritratto del nostro episcopo era scritto il canone: Ut per simoniacam haeresim nulla fiat consecratio.
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. 374 Simmaco Magnillo, divenne Consolare della Liguria, sostituendo Ambrogio.
Il 7 dicembre, Ambrogio veniva nominato vescovo metropolitano milanese.
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Appena nominato, convocava le venti Diocesi a lui soggette, tra le quali quelle di Ventimiglia, che per anzianità di fondazione, era nominata prima delle sedi di Savona, Albenga, Pavia, Piacenza e Como. La cura arcivescovile di Ambrogio mirò a costruire importanti basiliche, coinvolgendo la popolazione in eventi collettivi di assoluto dialogo.
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. 381 L’imperatore Teodosio rinnovava e rafforzava i suoi editti di proscrizione contro i riti ed i templi pagani, estendendole a tutto l’impero d’Occidente.
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Veniva dato incarico ai conti Giovio e Gaudenzio, due alti ufficiali dell’impero d’Occidente, di chiudere i templi, di sequestrare e distruggere gli strumenti dell’idolatria, di abolire i privilegi dei sacerdoti e di confiscare i beni del culto a beneficio della chiesa cristiana o dell’esercito. Sul poggio dominante la foce della Roia, pare fossero presenti due templi pagani. Un tempio dedicato a Giunone, nel luogo stesso dove sorgerà la cattedrale cristiana ed un tempio dedicato ad Apollo, sulla terrazza dove sorgerà la romanica chiesa di. San Michele. Tra i resti della Città Nervina, sono stati ritrovati i pavimenti a mosaico di quello che avrebbe potuto essere un tempio dedicato agli dei del mare, poco distante dal luogo dove sorgerà la chiesa di Cristo Re. Le rovine di una chiesa o battistero romanico, dedicate a Santa Maria, venivano ritrovate, costruite sulle basi di antichi templi romani distrutti, forse, per editto di Teodosio. Nella Gallia, Martino di Tours muoveva alla testa dei suoi fedeli monaci a distruggere gli idoli, i templi e gli alberi sacri della sua vasta diocesi, sostenuto da una miracolosa potenza o dalle armi materiali. L’editto di Teodosio tendeva ad abolire le feste solenni che si tenevano all’ombra degli alberi sacri, nelle campagne. Erano elencati e condannati i lumi, l’incenso, le ghirlande e le libagioni di vino, comprendendo in questa rigorosa condanna i diritti dei clan domestici e dei penati.
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. 383 Le legioni britanniche di Massimo, ribelle in Britannia, invasero la Gallia.
. 384 I popoli Liguri e Veneti, a causa della penuria di frumento sui loro territori, guardavano, con le armi, al buon raccolto ottenuto nella Bassa Rezia, cristianizzata.
. 386 I vescovi della penisola Iberica osteggiavano il monachesimo, sospettando i monaci essere seguaci di Priscilliano, radunatore di comunità di eremiti., giustiziato per ordine di Massenzio, in quell’anno.
. 387 Teodosio, imperatore d’Oriente, accettava l’alleanza di. Massimo, concedendogli le provincie oltre le Alpi.
In agosto, non pago, Massimo superava le Alpi Cozie, occupando Milano, era la guerra civile.
. 388 Battuto Massimo, ad Aquileia, Teodosio impiegò i mesi della sua residenza invernale, in Milano, per ristabilire lo stato delle afflitte province, nel settentrione.
. 391 Teodosio che aveva riunito l’impero delle province d’Oriente, con quelle d’Occidente, per diritto di conquista; restituiva l’Occidente al giovane Valentiniano.
. 392 Il 15 maggio, a Vienne, Valentiniano veniva trovato strangolato. In Milano, Arbogaste, comandante dell’esercito in Gallia, eleggeva alla porpora Eugenio.
. 394 Il 6 settembre, ad Aquileia, Teodosio batteva Eugenio.
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Dopo aver consultato Giovanni di Licopoli, famoso eremita della Tebaide; avendo il cristianesimo resi muti gli oracoli di Delfo e di Dodona, Teodosio percorse la Pannonia e superò le Alpi Giulie, con un esercito di arabi, Iberi e Goti, agli ordini di Stilicone, Timasio e Bacurio. Perse il combattimento del primo giorno, ma la mattina seguente, accettando il tradimento dei generali Galli, e favorito da un’improvvisa tempesta, vendicava Valentiniano, suo cognato. Ambrogio, vescovo milanese, che aveva respinto le lusinghe di Eugenio, veniva lodato da Teodosio, che si alleò con quella Chiesa.
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. 395 Con la morte di Teodosio I°, l’Impero venne diviso in pars occidentalis, con capitale Milano e pars orientalis, con capitale Costantinopoli.
VINCTIMILIO CASTRUM BIZANTINO
SECOLO SECONDO
. 100 Albintimilium si abbelliva di un Teatro, capace di circa quattromila spettatori.
. 114 Gli scavi hanno dimostrato un notevole sviluppo della città, in epoca traianea, con un notevole sviluppo dell’area murata, contenente ampie case e ville.
. 124 All’imperatore Adriano si dovettero consistenti opere di ripristino della viabilità, delle quali restano testimonianze in alcuni cippi miliari. Da questi apprendiamo di una piena della Roia, degna di memoria.
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L’Impero di Adriano e dei due Antonini è stato coronato da più di quarant’anni di pace e prosperità, limitata da poche lievi ostilità di frontiera. Venivano effettuate molte opere lungo le strade imperiali. Scriveva il Rossi, nel 1882: - Scoprivansi, pochi anni or sono, nel villaggio di Garquier, presso alla Turbia, due colonne miliari, della quali una dice che la via Emilia, per gli ‘uscimenti’ della Retubia e per vetustà, essendosi resa impraticabile, veniva rifatta del proprio, dall’imperatore Adriano.
Dedicate all’imperatore Marco Aurelio Antonino, detto Caracalla, sono state rinvenute in Ventimiglia almeno cinque cippi. Uno visto presso il mare, un’altro rinvenuto fuori la città ed un terzo trovato a Bordighera dal prete Girolamo Maurand di Antibo, sono andati perduti. Gli altri due sono nella chiesa di San Michele, uno murato come colonna nella cripta e l’altro usato come acquasantiera, ritrovato da Girolamo Rossi nel 1863, presso il Sestiere Marina.
- Sotto l’impero di Traiano, Plinio Caio Cecilio Secondo, detto il Giovane, descriveva alcune usanze liguri: - Il metodo per insaporire e conservare il mosto. - La stima delle piante in campagna: al terzo posto il salice, prima degli uliveti, del frumento o dei pascoli. Altri virgulti: le ginestre, i pioppi, gli olmi, i frutici sanguigni, le betulle, la canna flessibile e le foglie di canna. Parlava anche del levistico selvatico e del nardo celtico, detto saliunka. -.Il piantare la vite in favore del vento di tramontana, che tempera la calura estiva. -
Nella parte costiera più vicina alle Alpi, si avvolge con fasci di giunco l’uva seccata al sole e la si conserva dentro orci suggellati con gesso. - Con gli Antonini, la cultura del lino passava dall’Egitto alle Gallie. Il lino venne coltivato anche nelle nostre valli, fino, almeno al IX secolo, quando per l’impoverimento delle terre, dov’era seminato, gli venne preferita la canapa. Si diffuse l’uso del prato seminato d’erba medica o trifoglio, con la possibilità di appartare scorte di foraggio per l’inverno. Nel periodo imperiale, vennero potenziate le poste. Si costruirono ovunque case distanti, tra loro, soltanto cinque o sei miglia, ciascuna delle quali era costantemente provvista di quaranta cavalli. Sulle strade imperiali, cambiando cavalli, era facile percorrere cento miglia in un giorno. L’uso delle poste si concedeva a chi lo richiedesse con ordine imperiale; ma sebbene destinato in origine al servizio dello stato, era talora concesso ai privati., per affari o per diporto. Un porto canale, ottenuto nella foce paludosa del torrente Nervia, permetteva il commercio marittimo e l’attività di pesca. Stazioni di posta erano certamente: Costa Belenos, Villa Matuciana, Arziglia, Albintimilio, Lumone, Alpe Summa, Cemenelum. Rimarchiamo come il Miglio romano antico, il “Millia passuum” geometrico, sarebbe pari a Km. 1,4725.
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. 137 Esisterebbero documenti per sostenere la presenza di quello che potrebbe essere stato vescovo della Chiesa intemelia, di nome Rudrigo.
. 138 Editti imperiali di Adriano e degli Antonini, ponevano i numerosi schiavi, presenti in ogni famiglia, a trattamenti più umani. Molti schiavi maltrattati, venivano liberati.
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Nei primi anni dell’Era Volgare, si può azzardare che il territorio del municipium intemelio fosse fornito di almeno quattromila schiavi, sui diecimila abitanti presenti.
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. 155 Antonino Pio rigenerava la viabilità della via Julia Augusta, che da quel momento avrebbe potuto iniziare a chiamarsi Via Aurelia.
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L’imperatore Antonino Pio lasciava, sulla via Julia Augusta, i cippi miliari che marcavano la distanza da Roma con distanze che lasciano pensare alla congiunzione di questa con la Via Aurelia Nova, quella che da Luni sarebbe giunta a Vado, passando finalmente per Genova.
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. 189 Avrebbe potuto assumere la guida dei cristiani intemelii un vescovo, di nome Frodonio.
. 213 Dovendosi recare nella Gallia Narbonese, in primavera, l’imperatore Marco Aurelio Antonino, detto Caracalla, restaurava la Via Iulia Augusta, apponendovi cippi miliari nei punti convenuti.
. 215 Con Caracalla imperatore, il Municipio Intemelio, passava alla gius di “colonia”, governata da “duunviri” che giudicavano le cause mentre, col concorso dei decurioni e del popolo, emanavano leggi. Caracalla sarebbe passato per la nostra città.
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Anche di questo periodo esistono reperti di cippi miliari, derivanti della viabilità ripristinata, sia da Adriano che da Caracalla. Alcune delle pietre miliari di queste epoche sostengono la cripta della chiesa di San Michele, dall’XI secolo, nella città alta.
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. 241 In questa data, sarebbe capo del clero cristiano intemelio: Fabiano.
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Quinto Manzio, ascritto alla tribù Palatina, che godeva della prerogativa di militar con cavallo della Repubblica, che era edile e sacerdote lanuviuo, era duumviro a Ventimiglia; ed intorno allo stesso tempo era rivestito di simile dignità Marco Celio, ascritto alla tribù Falerina, annoverato egli pure tra gli edili. (Rossi/Storia...19)
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. 250 Dalmazzo, vescovo e martire, visitava i Vagienni ed i Vedianzi, oltre i monti a nord della nostra città.
. 252 Verano, vescovo di Cavaillon, stava evangelizzando Albenga.
. 253 L’egiziano, alessandrino, Beobasso sarebbe giunto a Ventimiglia, dove avrebbe sposato Guitta (Gietta/Ghitta), dalla quale avrebbe avuto Antonio. Trasferitisi ad Alessandria, si sarebbe sviluppata la storia dell’Abate “santo dei deserti”.
. 254 Nella vicina Gallia, il generale Postumo su proclamava imperatore e reggeva da tiranno Gallia, Spagna e Britannia. L’usurpazione durerà fino al 268.
. 275 Lucio Domizio Aureliano, imperatore, aveva stabilito di comprare i terreni non coltivati lungo la via Aurelia, dall’Etruria fino alle Alpi Marittime; per stanziarvi famiglie di prigionieri, che piantassero viti sulle alture, producendo così ottimo vino.
. 280 Proculo, nativo di Albenga, capeggiò una insurrezione militare contro l’imperatore Probo e si proclamò Augusto.
. 286 Divenuta Milano una delle quattro capitali imperiali, fatto che gli procurò un forte impulso economico e demografico; per Genova iniziava un rapporto profittevole destinato a durare nei secoli.
. 290 Diocleziano incorporava il territorio delle Alpi Marittime nella Diocesi Viennese, con capoluogo Vienne, nella valle del Rodano.
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Il confine occidentale del municipium di Albintimilium, cioè là displuviale Monte Clapier - Autione - Braus - La Turbia - Capo d’Ail, divenne la frontiera fra Gallia e Italia, come appare sull’Itinerario d’Antonino, che dell’Alpis Summa dice: - Usque hic Italia, hinc Gallia. - Intanto, andava maturando nel mondo romano un grande rivolgimento spirituale per il diffondersi del Cristianesimo, che ad Albintimilium aveva già conosciuto la parola dell’apostolo Barnaba, della chiesa milanese e l’influsso provenzale, tramite i monaci insediati nelle isole Lérins. La nuova religione sostituiva suoi scopi celebrativi, agli usi pagani inveterati, quale quello di celebrare la natività di Mitra, con l’accensione di fuochi dal 25 dicembre al 6 gennaio, che il cristianesimo aveva ereditato dalla Persia zoroastriana. Questa celebrazione è stata popolarmente infusa, nel nostro territorio, tanto che ancor oggi in tutti i villaggi dell’entroterra si accendono i fuochi a Natale; mentre luoghi come Capo Ampelio, trasudano ancora presenze mitriane o molto simili. Gli uomini che lasciarono un’impronta nel mondo romano del III e IV secolo erano tutti convinti di. comportarsi come “servi” di dio o degli dei.; quindi attingevano abbondantemente al soprannaturale, sanzione e guida in un’età di confusione. La sensazione di un’imminente “irruzione” di energia divina, nel mondo intimo dell’individuo, ebbe effetti rivoluzionari. Per innumerevoli uomini e donne umili allentò sensibilmente la pressione esercitata dalla cultura classica e dal comportamento sancito dalle usanze. Negli scritti dei pagani. e dei cristiani del tempo, della “nuova temperie”, appare il medesimo interesse per la “conversione”, nel senso più penetrante: il comportamento attuale doveva tutto a dio e nulla alla società. Il concetto di “conversione” era strettamente legato al concetto di “rivelazione”. Di qui l’avvenimento cruciale di questi secoli, il definitivo separarsi dei “demoni”, come forze attive del male, alle quali gli uomini devono opporsi. Fuori del cristianesimo, i demoni erano rimasti ambivalenti, simili a spiriti e venivano invocati per spiegare disgrazie improvvise. La chiesa cristiana, invece, fece dei diavoli il punto centrale della visione del mondo, prescrivendone i rimedi.. Mentre i culti. orientali, diffusi in tutto l’occidente, fornivano mezzi speciali per la salvezza nell’altro mondo, accettavano, come un dato di fatto, la posizione dei loro adepti in questo mondo. La chiesa cristiana, per contro, offriva un modo di vivere sulla terra. L’abile organizzazione della gerarchia ecclesiastica, la sensazione di appartenere ad un gruppo scelto, ne aumentarono l’ascendente sulle insicure generazioni del III secolo.
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. 291 Massimiano, imperatore collega di Diocleziano, - avendo attraversate le città della Gallia; ormai passava le più elevate alture di Monaco - (Mamertino).
ISTITUZIONE DELLA DIOCESI
. 292 Il nome del vescovo intemelio Eilegio, o Eulolio, si legge su una lettera a papa Fabiano, decretando la certezza dell’esistenza per la Diocesi Intemelia.
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Alcuni ruderi, ancora visibili nei primi decenni del secolo scorso, indicavano a Nervia la chiesa più antica della nostra città, quella di Santa Maria, forse proprio del IV secolo, si diceva sorta sulle mura di un antico tempio dedicato a Diana. Attuali deduzioni, starebbero ad indicare in quella Maria, non la madre di Gesù, ma Maria di Magdala, nel medioevo sovente accomunata a Maria Maddalena. La tradizione vuole che questa santa sia sbarcata in Provenza, presso comunità ebraiche ivi residenti, agli albori del cristianesimo; inoltre avrebbe goduto di un culto inusitato, sul nostro territorio, ancor oggi deducibile, specialmente nelle vallate. Alcuni documenti medioevali, pubblicati dal Rossi, indicavano, come esistenti nell’area nervina e lungo la sua valle, edifici religiosi dedicati a santi di chiara derivazione provenzale, quali: san Martino, sant’Onorato, san Saturnino e san Vincenzo, oltre a san Lazzaro e santa Maria. Le attività culturali restarono ancora abbastanza vigorose, specialmente quale ricerca filosofica e mistica, per influenza cristiana e per le esigenze dei cristiani. La scuola di retorica di Milano era famosa ed attirava molti giovani anche dal sud della Gallia. Le scuole di Arles e di Lione conoscevano una buona affluenza di giovani provenzali, perlomeno fino al termine del VI secolo. Nelle famiglie di origine romana, i fanciulli continuarono ad essere educati, grazie ad alcuni precettori, secondo norme, ormai. molto mutate, dell’antica pedagogia. Il Rossi indica i nomi di tre vescovi precedenti a Eilegio: Rudrigo, Frodonio e Fabiano, che potrebbero far coincidere l’istituzione della Diocesi intemelia con l’ascesa del protovescovo Anatolo alla Metropolita milanese.
Nella chiesa metropolita milanese, il canone del seggio intemeliense recitava:
- Ut per simoniacam hæresim nulla fiat consacratio. -
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Il comportamento simoniaco era diffuso fin dai primi momenti tra il clero cristiano, specialmente nella Gallia, dove di tennero tre Concili per provare ad estirparla, due a Orleans, nel 533 e nel 549, ed uno a Clermont, nel 535, con risultati nulli.
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. 302 Vincenzo di Saragozza, Marcellino e Donnino avrebbero predicato il cristianesimo in Liguria.
. 304 Il 27 gennaio, secondo la leggenda, dalla Corsica giungeva a Monaco la barca che portava Santa Devota, che sarà venerata come patrona del Principato.
. 313 Il 1 settembre, in Ventimiglia, come nelle città convenzionate con Roma, aveva inizio l’indizione “justa cursum”, periodo di quindici anni, cronologico per le date ufficiali, in vigore fino al XVIII secolo.
In Genova avrà inizio nell’anno successivo.
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Con l’Editto di Milano, l’imperatore Costantino offriva tolleranza al culto ed ai riti del Cristianesimo, che poteva così operare nelle costruende chiese.
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. 321 Anche la diocesi locale, obbedendo al secondo editto costantiniano, sceglieva come giorno sacro la domenica.
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Fino a quel momento, il cristianesimo aveva considerato sacro il “sabbath” ebraico. Ancora, la nascita di Gesù era celebrata il 6 di gennaio. Mentre, per il culto di. stato, dedicato al Sole Invitto, il giorno più importante dell’anno era il 25 dicembre, festa del “Natalis Sol Invictus”, la rinascita del sole quando le giornate cominciano ad allungarsi. In quel periodo, il cristianesimo si allineava con il regime e la religione di Stato, spostando il Natale al 25 dicembre e aggiungendo un giorno, dopo sei lavorativi, dedicato al Dominus ed al raduno spirituale della comunità.