Due secoli, segnati dall’invasione Gota e dalla riconquista
Bizantina, portarono gli Intemelìi a ricevere l’invasione
Longobarda con adattamento, divenendo sede di un prospero
Comitato, che settant’anni dopo servì di base alla Contea
Carolingia, ascritta dapprima alla Marca di Tuscia, ma dopo
centocinquant’anni, alla cessazione delle incursioni
saracene, venne ascritta alla Marca di Susa.
Attorno all’Anno Mille, i Conti dovettero giurare il
breve, imposto dalla Compagna intemelia, istitutrice di
un Libero Comune Marinaro, che però non riuscì a controllare
l’intero territorio, cedendo ai Conti il controllo dei
valichi montani.
Due secoli di prosperità del Comune intemelio e della sua
“marina”, provocarono l’attenzione del Comune genovese in
espansione verso la Provenza, ne’ valsero le alleanze con la
stessa Provenza e con Pisa; Genova sottomise gli Intemelìi,
dividendi di fatto il territorio roiasco, che nella parte
montana continuò ad essere amministrato dai Conti.
Questa divisione, togliendo l’omogeneità al Territorio
Intemelio, lo precluse storicamente da quella “attiva”
economia di frontiera, che aveva caratterizzato la sua vasta
prosperità, avviandolo invece ad una “passiva” economia di
scambi, che ancor oggi lo attanaglia negativamente,
benché l’adeguamento alla Unione Europea non preveda più
frontiere effettive.
Il Bacino imbrifero del Fiume Roia costituisce un territorio
storicamente omogeneo, che nell’antichità è stato abitato dalla
tribù dei Liguri Intemelìi; insediati nei “castellari” eretti
sui crinali, emergenti dalle vallate del Roia e dei suoi
affluenti.
Gli Intemelìi, dopo aver resistito per tre secoli alla pressione
dei Coloni Massalioti, nella loro espansione verso le coste
dell’attuale Liguria, si allearono con Annibale, che dalla base
d’appoggio delle Baleari, superate le Alpi, si dava alla
conquista della Penisola italica, verso lo scontro diretto con
Roma.
Con la sconfitta di Annibale, a Zama, gli Intemelìi con gli
altri Liguri ponentini, dovettero assoggettarsi alla politica
romana, convenendo un fœdus e smantellando le flotte
piratesche che armavano, nel porto canale di Nervia. Dopo
vent’anni le legioni romane conquistavano il territorio degli
Intemelìi e, nei successivi trenta provvidero a sottometterli
con la presenza di un Castrum.
Con la Lex Pompeia, gli Intemelìi sono stati riconosciuti nel
“diritto Latino”, tanto che il castrum lasciò il posto
all’assegnazione di un Municipium cum suffragio, che
territorialmente ricalcherà il territorio segnato dallo stesso
bacino imbrifero del Fiume Roia.
Partigiano di Cesare, il Municipium intemelio fu
confermato da Augusto, che lo fece attraversare, presso la
costa, dalla Via Iulia Augusta, in comunicazione con la Gallia e
la Spagna.
Nel secondo secolo dell’Era Volgare, il Municipuim
intemelio giungeva al massimo splendore, mentre il secolo
successivo retrocedeva allo jus di colonia, ascritto alla
tribù Falerina. Nel quarto secolo la decadenza continuò, fino
all’invasione Visigota, che invece convinse l’Impero Bizantino a
insediare sul territorio intemelio un attivo “castrum” a
protezione di un porto canale aperto alla foce del Roia.
IL BACINO DEL ROIA
Nelle propaggini più meridionali delle Alpi Marittime, il
territorio compreso tra il contrafforte montuoso che da Capo
d’Aglio giunge al Monte Clapier, sul lato di Ponente e
quell’altro che da Punta Marguareis giunge a Capo Nero, nel
Levante, costituisce il bacino imbrifero del Fiume Roia,
corso d’acqua che nasce dal Colle di Tenda.
Di questo bacino, il comprensorio vallivo più occidentale,
situato a Sud del Monte Bego e del Col de Turinì, presso
Sospello raccoglie le acque del Torrente Bevera, grande
affluente di sinistra del Roia. A Mezzogiorno, rivolte verso
il mare, corrono le corte vallate dei torrenti Carei e
Borrigo, sfocianti entrambi presso Mentone. Più ad Est il
Rio della Sorba ed il Rio Latte delimitano il promontorio di
Punta Mortola, appendice del Monte Longoira e del Colle
Belenda.
Oltre al Bevera, il Roia riceve numerosi affluenti: la
Beonia, il Cairos, la Levenza e la Béndola. Ad Oriente della
movimentata Val Roia, si aprono verso il mare alcune
vallate, disposte a ventaglio. La principale è l’aperta Val
Nervia, percorsa dal Torrente omonimo, con gli affluenti:
Gordale, Muratone, Bonda, Merdanzo e Barbaira.
Lungo il tratto costiero orientale, dopo brevi percorsi,
versano in mare i torrenti: Verbone, Borghetto e Sasso. Il
Nervia sarebbe da considerare affluente del Roia, perché
anticamente i due avevano in comune la Zona Umida alla foce,
mentre oggi il Nervia raggiunge la corrente del Roia in
mare, ma molto presso la riva.
Quasi a metà dello spartiacque di levante, al centro
dell’intero bacino, emerge il dominante massiccio del
Pietravecchia, col Monte Toraggio, collegato a quelli di
Cima Marta e del Monte Saccarello, da una parte, mentre il
crinale prealpino centrale, da Cima Arpetta giunge a Monte
Abeglio.
La costa, affacciata sul Mar Tirreno, chiamato in questo
caso Ligure, è frastagliata da Monaco a Capo Martino, dai
Balzi Rossi al Müru Russu e da Arziglia a Capo Nero; invece,
lunghe spiagge sono lambite dal mare davanti a Mentone, come
dalle Calandre a Capo Ampelio.
Oltre agli approdi naturali siti a Monaco, a Mentone ed in
Arziglia, le foci del Roia e del Nervia sono serviti
anticamente quali attivi porti canale.
da "Storia della Contea di
Ventimiglia", di Filippo Rostan - Istituto
Internaz. di Studi Liguri - Bordighera 1971
FUNZIONI DEL
BACINO ROIASCO
Se si aggiunge che il fiume
Roia nasce dal colle di Tenda (1870 m.), il quale è uno fra
i più bassi delle Alpi e il primo che, in verità, sia
transitabile dopo un lungo tratto venendo da occidente, si
riconosce facilmente che l’equilibrio difensivo entro il
Bacino non può essere dato da una linea che lo divide per
metà dall’alto al basso, ma bensì da tre teste di ponte:
una, posta a difesa dello stato occidentale, va grosso modo
dal monte Aution escluso per il Col di Bruis fino a Mentone;
due, intimamente legate, a difesa dello stato orientale, di
cui la prima va dal monte Saccarello al col di Bruis e,
s’intende, a Mentone e la seconda va, includendolo, dal
Monte Aution al Monte Saccarello e confina con le
precedenti.
I capisaldi delle teste di ponte sono il Monte Agello, da un
lato, e l’Aution, Saorgio, La Penna, Marta e il Saccarello
dall’altro. In passato si aggiungevano ad essi Ventimiglia e
Monaco. Ventimiglia alta sullo Scoglio, serrata contro il
mare, costituiva una piazza importante, sopratutto quando la
foce del Roia era navigabile e un lago, a qualche centinaia
di metri dalla riva, regolava lo scolo delle acque, le quali
correvano lungo le mura della città e la dotavano di un
piccolo porto fluviale
4
e d’un fossato difensivo. Monaco, anch’essa sorgente sopra
uno Scoglio, quasi interamente circondato dal mare,
costituiva una roccaforte ancor più formidabile.
Dalle caratteristiche che abbiamo esposto, e dalle reazioni
che esse producono negli stati confinanti, s’inferisce che
al Bacino del Roia incombe la funzione naturale di sbarrare
il passo alle espansioni che premono su di esso e di
contenerle entro il proprio seno, sempre che le forze locali
non possano trattenerle sui suoi confini, come, con diversa
fortuna, esse tentarono contro Marsiglia e Roma
nell’antichità, e poi contro Genova quando il loro
territorio, da un millennio unito nell’ordine
amministrativo, ebbe de facto, con la Contea di Ventimiglia,
l’indipendenza politica.
Un terzo carattere deriva al Bacino del Roia dal Colle di
Tenda, il quale permette lo sbocco d mare del Piemonte
sud-occidentale e dota la Contea di un vasto e ricco
retroterra. La strada che unisce Cuneo a Ventimiglia è di
una importanza che non ha bisogno d’essere illustrata; essa
costituisce una delle maggiori fonti di vita e di prosperità
del paese, di cui completa e fissa la fisionomia economica
legandolo al Piemonte. Senonché quando la Contea è divisa
fra gli stati confinanti può verificarsi, come fu, ed è
tutt’oggi, che tale strada venga tagliata dalle frontiere
politiche con gravissimo danno del paese, il che determina
negli abitanti il desiderio e la volontà di renderla libera
al traffico.
Questo desiderio e questa volontà si inseriscano di volta in
volta nelle vicende storiche di questo Territorio; vicende
che, per la situazione geografica che abbiamo esaminato,
vanno oltre l’interesse della storia locale e sono
profondamente legate alle alterne fortune degli stati
confinanti.
NOTE:
1) Ne
fa parte il torrente Nervia, il cui letto raggiunge quello
del Roia nella fascia subacquea antistante la riva.
2) La
strada Monaco-Nizza data soltanto dal secolo scorso.
3) Venne percorsa dalle truppe gallo-ispane nella guerra
della successione d’Austria, e da quelle della Rivoluzione
francese nella campagna d’Italia.
4) Una lapide dell’XI secolo, oggi scomparsa, si trovava
presso la fontana del Borgo, sulla sponda del Roia, con la
scritta:
AD COMMODITATEM NAVIGANTIUM ANN. MC.
Le
Alpi Occidentali non scendono diritte fino al mare, ma, a un
certo punto, si volgono verso oriente e corrono vicine ad esso,
lasciando uno spazio libero, nel quale viene a cessare la loro
funzione di separare nettamente l’Italia dalla Francia. In
questo spazio vari sono i contrafforti che si staccano dal
crinale alpino, ma ne abbiamo due soltanto che raggiungono il
mare: quello che, dal Monte Clapier (3045 m.), va al Capo
d’Aglio e quello, ad esso parallelo e distante circa 35 km.,
che, dalla Punta Marguareis (2900 m.), va al Capo Nero. Questi
due contrafforti delimitano il Bacino del fiume Roia.1
La Contea di
Ventimiglia si identifica con esso. San Remo e il suo territorio
ad oriente, l’alto Nizzardo ad occidente e Limone e Vernante a
settentrione, ai quali essa, in un determinato periodo, si
estese, non devono considerarsi paesi ventimigliesi, ma soltanto
zone d’espansione, per cui gli elementi che determinano la
storia e la funzione della Contea devono ricercarsi
esclusivamente nel Bacino del Roia.
Il primo di questi elementi è dato dalla sua direzione Nord-Sud
in contrapposto a quella dei bacini adiacenti della Vesubia, del
Paglione, dell’Argentina, dell’Arroscia e del Tanaro che sono ad
esso obliqui; il che gli da il carattere di una grande trincea
che sbarra tutto lo spazio libero dalle Alpi al mare. Un secondo
carattere, antitetico al primo, consiste nel fatto che i suoi
contrafforti recano i più facili passi che uniscono l’Italia
alla Francia. Ad occidente troviamo quello di Braus (1000 m.) e
quello della Turbia (640 m.) e ad oriente quello di Langan (1100
m.) e il passaggio attorno al Capo Nero sul livello del mare.
Una grande via di comunicazione passa per il Colle della Turbia,
Ventimiglia e il Capo Nero.2
Il Bacino del Roia separa dunque, con le sue catene trasversali,
la Liguria litoranea gallica da quella italica, mentre le unisce
con i suoi facili colli.
Questi suoi caratteri esercitano un’azione determinante sulla
politica degli stati che vengono a suo contatto, perché li
spinge ad impadronirsi di tutto il Bacino. Giungere, infatti,
sul contrafforte opposto significa, per ciascuno, dare ai propri
accessi la migliore copertura possibile, mentre disporre di
quelli dell’avversario, data la direzione obliqua delle valli
adiacenti, significa ottenere il massimo potere offensivo.
Quando, però, le spinte sono contemporaneamente e ugualmente
forti, ne deriva che esse si contrastano e si frenano entro il
Bacino stesso, tendendo a stabilirvi un equilibrio di forze per
assicurare l’efficace difesa dei rispettivi accessi.
Difesa per la cui
valutazione occorre tener conto della morfologia dei territori
ad occidente e ad oriente del Bacino e della più vasta area che
li avvolge, la Lombardia, il Piemonte e il Bacino del Rodano. Ad
occidente, il paese che va dalla Turbia al Varo è accidentato e
stretto fra il mare e le Alpi, i cui colli sono altissimi; ad
oriente invece il paese è più transitàbile e la barriera alpina
che lo serra al mare è più bassa e munita di più facili passi,
come i colli di Nava e di Cadibona.
Attraverso il primo territorio si entra in una regione a sua
volta montuosa, i cui grandi centri, Marsiglia e Lione, sono
molto lontani; attraverso il secondo, invece, si entra nella
pianura padana, dotata di centri importanti e vicini quali
Torino e Milano. Questa differenza crea dalla Francia
all’Italia, lungo il litorale, una via d’invasione che conduce a
punti nevralgici,3
mentre, seguendo la strada in senso opposto, non si possono
ricercare che obiettivi secondari.
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